L'amore bugiardo - Gone Girl |
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Un film di David Fincher.
Con Ben Affleck, Rosamund Pike, Neil Patrick Harris, Tyler Perry, Kim Dickens.
continua»
Titolo originale Gone Girl.
Drammatico,
durata 145 min.
- USA 2014.
- 20th Century Fox Italia
uscita giovedì 18 dicembre 2014.
- VM 14 -
MYMONETRO
L'amore bugiardo - Gone Girl
valutazione media:
3,61
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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L'urlo di Fincherdi IlpoponzimoFeedback: 515 | altri commenti e recensioni di Ilpoponzimo |
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domenica 21 dicembre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Stupore. Angoscia. Silenzio. Si fa quasi fatica a commentare un film del genere. Si fa quasi fatica a rimanerne impassibili. Perche Gone Girl è un film irreale, ma che si guarda con un’atroce senso di realtà. Tutti noi ci sentiamo parte di quel mondo caotico, subdolo, vorace e nauseante che ci viene mostrato da uno degli occhi più complessi del cinema moderno. Già, perche David Fincher è una figura complessa e spesso irrisoluta, che percepisce e fa percepire il suo cinema come un grido d’aiuto. Un grido che agghiaccia lo spettatore e lo condanna al più macabro dei mondi possibili. Una figura complessa e spesso irrisoluta come dicevamo, ma estremamente banalizzata dietro l’immaginario comune che pone Fincher come un punto di passaggio necessario nella dialettica del cinema d’intrattenimento. Ma Fincher è tutt’altro. E’ colui che smaterializza la componente autoriale all’interno di un’apparato filmico totalmente classichegiante e lo imbeve di cinema moderno. Non esiste Fincher senza Hitckock dicono molti, e nella realtà dei fatti hanno ragione. Non esiste Fincher senza cinema classico. Ma non esiste cinema moderno senza Fincher, è questo il punto. Come in Seven e (il mai apprezzato abbastanza) Zodiac, offre allo spettatore i punti d’appiglio alla quale è cosi strettamente legato e con l’ancedere della narrazione li sposta uno ad uno fino a lasciarlo fluttuante nel vuoto più assoluto a godersi lo spettacolo. E sta li la magia di questo grande regista. Ci sottomette all’immagine, che scorre violentemente e inesorabilmente verso il prossimo colpo di scena, e lo fa senza mai farcelo percepire. Scrive,elabora e riscrive un genere che pende sempre maggiormente dalle sue labbra e dal suo occhio: il Thriller. Questa volta non si accontenta però. Solca i generi e li mischia tra loro in modo perfetto, come se ognuno fosse il pezzo necessario di un puzzle. NECESSARIO, quando in realtà non lo è. Nella prima ora di film Fincher costruisce un Thriller in piena regola, con tutti i crismi che lui conosce meglio di ogni altro e proprio quando siamo sicuri che sia quello sia il film che stiamo guardando, il regista cambia tutto. Si invertono i soggetti, il MacGuffin iniziale viene svelato e la storia si mostra per quello che è in realtà. Una critica spietata alla società dell’immagine, come se ne vedono tante in questo periodo, ma nessuna di esse con questa fredda lucidità. Infatti mentre il Thriller in piena regola si trasforma in una commedia grottesca e i personaggi invertono le proprie sfaccettature, c’è un’unica cosa che rimane costante. L’occhio. L’occhio della macchina da presa che rimane nitido su ciò che è la realtà dietro l’immagine pubblica. I personaggi si evolvono in una maniera che sembra quasi incomprensibile, ma che mantiene la coerenza di quel mondo che ci viene mostrato. Il colpo di scena non è mai fatto solo per sorprendere lo spettatore, ma si va ad incassellare alla perfezione nel mosaico che riusciremo a vedere con chiarezza soltanto alla fine. Ben Affleck ( paradossalmente adatto al personaggio) e Rosamund Pike sono la perfetta nemesi l’uno dell’altro e non possono far altro che vivere di questo rapporto. Come il miglior Polanski in Rosemary’s baby prima, e successivamente in Carnage analizza il rapporto di coppia e la sua tremenda realtà aldilà dell’opinione comune, anche Fincher fa della vita matrimoniale il più temibile dei ritratti, nella quale le pulsioni, i difetti e le tragicità dei personaggi vengono alla luce. E non ci lascia via di scampo. Tutti siamo imperfetti. Tutti siamo alla fine costretti a desistere e a quel punto possiamo solo farci scudo con la nostra artificiosa felicità da mostrare a un pubblico ignobilmente compiaciuto che sa e non vede l’ora di essere ingannato. Una colonna sonora stupefacente ci ingloba totalmente all’interno della vicenda e segue con un ritmo estremo il mutare dei personaggi e del vero protagonista di questa vicenda: Rosamund Pike. Uno dei personaggi più complessi e geniali degli ultimi anni attraverso il quale tutto l’impianto narrativo prende forma e si smonta autonomamente. Come Rooney Mara nel suo Millenium è la carnalità dell’immagine femminile che diventa spietata e piega ogni tipo di realtà al suo volere. Un volere di libertà, di indipendenza e soprattutto di dominio nei confronti dell’uomo, e della società da lui costruita. Per questo Gone Girl nonostante non sia il miglior film del regista e considerabile comunque la summa del suo cinema e forse il suo film più completo. Tutto ciò che vuole dire lo dice alla perfezione, dalla prima immagine fino all’ultima che ci lascia sgomenti, con un vuoto e con un’angoscia che solo una figura complessa e spesso irrisoluta può regalarci. Alla fine, si rimangono a fissare i titoli di coda e ci si sente male e le uniche cose che ci rimangono sono lo stupore,l’angoscia, il silenzio assordante della nostra asfittica,artificiosa felicità e quell’assordante grido d’aiuto che ancora una volta David Fincher ci lancia sperando che questa volta non rimanga inascoltato.
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