Un conto è la storia e un conto è un film che nel caso anche per evidenti motivi sentimentali ovvero per necessità cinematografiche tende a banalizzare una vicenda complessa. Diceva Chesterton "Dreyfus è innocente, forse non lo sono i dreyfusardi".
Cominciamo dall'antisemitismo o meglio dell'antiebraismo diffuso In Francia nei settori i più svariati, molti dimenticano Voltaire (quello che faceva soldi con la tratta degli schiavi neri) che nel "Dizionario filosofico" affermava che "l'ebreo è il più abominevole popolo del mondo". D'altra parte quando succede l'affaire, Mercier Ministro della guerra era un repubblicano progressista, il Presidente del Consiglio Dupuy è un massone, il Presidente della Repubblica Laubert è il propugnatore delle leggi anticlericali che comporteranno l'espropriazione dei beni dell Chiesa Cattolica comprese le chiese, la soppressione degli ordini religiosi e determinarono le dimissioni di centinaia di pubblici funzionari cattolici (compresi militari). L'esercito non era affattto dominato dai cattolici, ma da una casta miltare nazionalista bonapartista. I Complotti ci furono ma furono creati dopo la condanna. Tutto parte dal borderau , venne fatto un profilo della spia e qui fu il primo errore: il profilo era sbagliato la spia non era un esperto in cannoni, ma semplicemente un ufficiale Esterhazyy (Laurent Mantella) che raccoglieva notizie di second'ordine e le passava ai tedeschi per un pò di soldi. Fra i 4 o 5 profili individuati fu scelto quello di Dreyfus non perché ebreo come racconta il film ma solo perché la scrittura del malcapitato vagamente assomigliava a quella del borderau. L'errore fu compiuto dal maggiore Henry (Grègory Gadebois) e dal suo capo del controspionaggio, ma Henry oltre ad essere un inetto, era anche un fellone, redasse documenti falsi per incastrare Dreyfus rendendosi conto che le accuse erano troppo deboli, dopo divenne anche un traditore perché protesse la vera spia.
In seguito si crearono i fronti: da una parte un fronte progressista che cercò di tramutare un errore giudiziario in un complotto di reazionari e un fronte di destra che per i medesimi motivi sosteneva un complotto di ebrei e massoni contro l'esercito per indebolire la Francia. In mezzo l'esercito permeato da uno spirito nazionalista-massonico-bonapartista con generali ottusi e incapaci (saranno quelli che pochi anni dopo manderanno al macello 1.400.000 soldati) che invece di riconoscere un errore giudiziario, si interstardirono.a coprire il vero colpevole. Il film rende bene il personaggio del colonnello Picquart anche per l'interpretazione di Jean Dujardin, chi in qualche modo ristabilì l'onore della Francia, gli bastò vedere gli atti per capire l'innocenza di Dreyfus e lottare, andando in carcere, anche se il maggiore non gli era simaptico, agendo per ragioni di giustizia e salvare la rispettabilità dell'esercito. Il film ricostruisce abbastanza bene l'ambientazione dell'epoca bravi gli attori meno quello che interpreta Dreyfus (Luis Garrel) che sembra una marionetta. Il maggiore era un uomo ricco, di cultura, moto affezionato all'esercito e fedele repubblicano con molte relazioni importanti, qualità che gli nocquero perché sembrò che la sua famiglia usasse i mezzi e la sua influenza per salvare una spia. La storia di amore di Picquart con Pauline (Emmanuelle Seigner) appare un pò forzata nella trama del film, fuori luogo le dichiarazioni di Polanski che cerca di paragonare le sue disavventure giudiziarie con quelle di Dreyfus.
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