
Anno | 2025 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Canada |
Durata | 118 minuti |
Regia di | Lynne Ramsay |
Attori | Jennifer Lawrence, Robert Pattinson, Nick Nolte, Sissy Spacek, Lakeith Stanfield Sarah Lind, Victor Zinck Jr., Debs Howard, Phillip Forest Lewitski, Luke Camilleri, Marcus Della Rosa, Tom Carey (I), Saylor McPherson, Lauren Viau. |
Distribuzione | Mubi |
MYmonetro | 2,72 su 9 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 30 maggio 2025
Il dramma di una donna vittima della depressione post-partum.
CONSIGLIATO SÌ
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Grace e Jackson si amano con intensa passionalità e si trasferiscono da New York a un'isolata casa del Montana appartenuta allo zio di lui, morto suicida. Jackson voleva suonare in una band, Grace scrivere il "grande romanzo americano". Ma la giovane donna rimane incinta e la nascita del figlio sposta tutti gli equilibri di coppia: lui accetta un lavoro manuale lontano da casa e lei si ritrova in totale isolamento domestico, con un neonato che richiede tutte le sue attenzioni. Intorno a lei mamme, zie e nonne che dispensano consigli non richiesti, e la madre di Jackson, Pam, che ha da poco perso il marito ed è smarrita quanto Grace. La giovane madre sprofonda in una violenta depressione post partum, Jackson non capisce e fa da parafulmine alla sua disperazione. E lei è tentata dalle attenzioni di un misterioso vicino che passa davanti alla casa isolata in moto, con il volto nascosto da un casco.
Con Die, My Love, adattamento del romanzo omonimo dell'autrice argentina Ariana Harwicz (pubblicato in Italia con il titolo "Ammazzati amore mio", parte della cosiddetta "trilogia della passione"), la regista e sceneggiatrice scozzese Lynne Ramsay torna a esplorare il mondo delle relazioni disfunzionali in cui un marito amorevole non riesce a comprendere il disagio profondo della consorte, e in cui la maternità è vissuta con pericoloso straniamento, come nell'agghiacciante ...e ora parliamo di Kevin. Alla sceneggiatura c'è anche la mano di Alice Birch, pluripremiata drammaturga teatrale e sceneggiatrice di serie come Succession e Normal People.
Ramsay è maestra nell'immergerci polisensorialmente negli stati di alienazione progressiva di un personaggio, e qui questo viaggio agli inferi è veicolato da un'impavida Jennifer Lawrence che si butta senza rete nel ruolo di Grace, mettendone in scena gli istinti ferini e la mimesi primordiale con la natura che la circonda. Non è difficile accostare la sua interpretazione a quella regalata in Madre! di Darren Aronofsky, film per certi versi simile nella dimensione delirante fra rapporto con la natura e rapporto interpersonale. Accanto a Lawrence ci sono un Robert Pattinson opportunamente imbambolato (ma forse quella è la sua unica espressione) nel ruolo di Jackson e una Sissy Spacek ricca di sfumature in quello di Pam.
Ramsay perde la bussola come la sua protagonista, e il suo background nelle arti visive è evidente nella raffigurazione dello straniamento sempre crescente di Grace, così come lo era in quello della protagonista di ...e ora parliamo di Kevin, ma anche del protagonista di A Beautiful Day - You Were Never Really Here, anche lui vittima di dinamiche famigliari distorte. Questo perdere la bussola della regista è allo stesso tempo appropriato per la storia che racconta e respingente per lo spettatore, invitato ad assistere a un crescendo di situazioni estreme che erodono l'empatia verso la protagonista.
Il formato 1.33:1 del film aggiunge una dimensione claustrofobica alla parabola di Grace, così come la musica a tratti assordante è pensata per frastornare gli spettatori così come è frastornata la giovane coppia al centro della storia. La violenza insita nel loro rapporto visceralmente passionale emerge in tutta la sua potenza devastante, rompe la quiete apparente (e ipocrita) di una comunità rurale, e non fa prigionieri.
Il cinema tattile e materico di Ramsay è il veicolo naturale per questa storia di furioso contatto con un reale che sfugge di mano, in cui due persone che si amano smettono di vedersi veramente e si ritrovano l'una contro l'altro armati. La comunità che li circonda non fa che perpetuare la mitologia della maternità, rivelando come segreti da tenere nascosti gli aspetti drammatici dell'affrontarla.
Grace vorrebbe bruciare tutto, si aggrappa ferocemente al suo bambino e a qualunque brandello di felicità le arrivi a tiro, e affronta come una tigre lo spappolamento della sua esistenza. Ramsay racconta questo scardinamento senza freni o inibizioni, preoccupandosi poco di mantenere un patto di complicità con il pubblico. Ma il pubblico potrebbe trovare esasperante ed eccessivamente sopra le righe il ritratto di una moglie in zona Cassavetes ma estremo fino al paradosso, e molto oltre l'orlo di una crisi di nervi.
«Non se ne parla abbastanza, di depressione post partum» dice, affettando compassione, una mamma modello alla sregolata Grace, neo madre uscita da un istituto di cura. «Veramente mi pare che non si parli d'altro» risponde Grace prima di denudarsi e buttarsi in piscina davanti agli ospiti costernati: il succo del film della britannica Lynne Ramsay ci pare sia tutto qui, nel tentativo esasperato di rompere [...] Vai alla recensione »
Non si può certo dire che la regista scozzese Lynne Ramsey sia molto prolifica, però quando i suoi film escono sia ai festival che in sala non solo fanno positivamente discutere, ma sono accolti con grande entusiasmo dalla critica (Ratcatcher, 1999) e, come ...e ora parliamo di Kevin sono delle trasposizioni letterarie. Die, My Love, sembra mantenere questa linea.
Grace e Jackson sono un'affiatata coppia di trentenni. Lei, scrittrice in cerca di ispirazione, è incinta; lui decide che per crescere il loro bambino il luogo ideale è la casa dello zio, morto anni prima in circostanze che per ora è meglio non dire. Il luogo è isolato, immerso in una natura selvaggia e matrigna; la casa si mostra con il peso degli anni dell'abbandono, con i lampadari in terra, il [...] Vai alla recensione »
Il bosco è in fiamme, il calore e il rumore insopportabili. E dire che un attimo prima eravamo sulla porta e poi nella cucina di una vecchia, grande casa di campagna, un po' malconcia ma, una volta risistemata, di quelle che dovrebbero rappresentare, nell'inconscio collettivo, un porto sicuro, il luogo nel quale mettere su famiglia, riunirsi con parenti e amici, avere un cane, un gatto e magari un [...] Vai alla recensione »
La cineasta scozzese Lynne Ramsay non manca mai di coraggio, ama prendere sentieri impervi e raccontare personaggi disturbati o disturbanti. Così, con il suo quinto lungometraggio, torna a Cannes raccontando senza reticenze e anzi con molto vigore espressivo un grande tabù circa il materno, la cosiddetta "depressione post partum". Ma sarebbe parecchio consolatorio vedere in Die, My Love (tratto dall'omonimo [...] Vai alla recensione »
Fin dall'inizio della sua carriera, Jennifer Lawrence si è sempre mostrata interessata ad esplorare, secondo un punto di vista personale, i temi della femminilità e della maternità. Infatti, davanti a questo Die, My Love, quinto lungometraggio di Lynne Ramsay, regista tra gli altri di ...e ora parliamo di Kevin e A Beautiful Day, è impossibile non pensare alle interpretazioni di donne borderline e [...] Vai alla recensione »
Un giorno forse capiremo perché Lynne Ramsay trovi credito tra i direttori di festival, con il suo cinema del dolore violento, così programmatico e forzato; con i suoi racconti di conflittualità disagiate che sanno solo esplodere in una flagranza compiaciuta e incontrollata; con il suo bisogno strategico di assalire lo spettatore, di mostrare turbamenti e schegge di pazzia dei protagonisti, aumentando [...] Vai alla recensione »
Non l'hanno - l'abbiamo - visto arrivare Die, My Love. Aficionada del festival di Cannes - il precedente A Beaufiful Day ha vinto per la sceneggiatura e con Joaquin Phoenix nel 2017 - con quest'ultima sortita Lynne Ramsay ha scelto fari spenti e, sì, un tot di mistero: che fosse con Jennifer Lawrence e Robert Pattinson lo si è saputo a cose fatte, a inserimento in Concorso della 78esima edizione.