
Il film di Francesca Mannocchi si è aggiudicato il prestigioso riconoscimento.
Francesca Mannocchi giunge a Bucha due giorni dopo la liberazione dalle truppe russe che l’avevano occupata per 33 giorni. Documenta, senza risparmiare nulla alla vista, l’eccidio compiuto ai danni della cittadinanza. Avvicina le persone conquistandone la fiducia perché le lascia parlare di ciò che hanno vissuto e che ancora stanno vivendo senza interrompere i loro racconti. Ne esce un film carico di dolente compassione nei confronti di un’umanità provata ma non sottomessa. Qualcuno potrebbe pensare che da quel febbraio del 2022 di immagini della guerra in Ucraina ne abbiamo viste abbastanza. Ne abbiamo viste tante certamente ma spesso per frammenti da telegiornale o per reportage che non avevano il desiderio di non nascondere nulla mettendo chi guarda di fronte all’orrore più atroce ma anche alle più diverse reazioni degli esseri umani. Francesca Mannocchi dà voce a queste voci senza sovrapporvisi. Lascia che si esprimano facendo sì che, uno dopo l’altro sommandosi, quelli che nel titolo per la distribuzione internazionale vengono definiti sussurri (whispers) divengano grida.