The Curse

Whitney e Asher Siegel sono una giovane coppia felicemente sposata che sta tentando di lanciare un reality show, dove i due raccontano la loro vita di impresari edili in una degradata cittadina del New Mexico. La loro impresa ha realizzato case "passive" a impatto energetico zero, dalle superfici riflettenti, del tutto fuori contesto rispetto alla povertà del quartiere in cui sorgono. Ciò nonostante Whitney e Alex cercano di far apparire la loro impresa come integrata nella comunità, dimostrandosi molto generosi con le persone del posto, offrendo loro posti di lavoro. La coppia però, dietro le quinte dello show, affronta una crescente crisi, che l'amico di Asher, il regista Dougie, sfrutta per innervare di dramma il programma televisivo.

Non inganni la presenza come attore e sceneggiatore di Benny Safdie, The Curse non ha assolutamente il ritmo dei suoi film e anzi gioca alla pari con i lunghi tempi morti della reality Tv. Un'operazione teorica anche interessante, a volte divertente, ma mai avvincente.

Come un Scene da un matrimonio nel mondo dei reality, The Curse è una serie senz'altro originale, che prosegue il lavoro di Safdie e Nathan Fielder sul mondo della Tv, già affrontato in The Rehearsal. È soprattutto a Fielder che va d'altra parte ascritta l'autorialità, perché regista o co-regista di tutti e dieci i lunghi episodi, e infatti l'atmosfera dominante è quella del "cringecore", una sorta di evoluzione del "mumblecore", meno sentimentale e più cinica, costruita su personaggi e situazioni imbarazzanti. La palese ipocrisia della coppia protagonista, dove lei è non solo di ricca famiglia ma pure figlia di due speculatori edilizi senza troppi scrupoli, crea di continuo situazioni "cringe", anche relativamente divertenti. E la serie non perde tempo a calare l'asso e presentare un full-frontal del protagonista ipodotato, che scoprirà di avere un suocero ancora più ipodotato di lui. Il dialogo tra i due nel primo episodio centra un punto che sarà più volte ripreso nella serie e soprattutto nel finale: il suocero consiglia al genero di accettare la propria condizione e di essere lo zimbello degli altri.

Nathan dimostrerà nel corso degli episodi di non avere carisma, né di fronte allo schermo, né con gli amici e nemmeno con la moglie, che se inizialmente appare davvero innamorata di lui presto ne vedrà tutti i limiti. Arriverà ad essere disgustata dalle fantasie "cuckold" di lui, che per lei non possono essere una sorpresa visto il menage sessuale della coppia con i sex toys chiamati per nome di persone, ma come capita in molte relazioni quello che - anche per lungo periodo - era sembrato trascurabile o tollerabile diventa a un certo punto sempre più insopportabile. Nathan cerca di essere pragmatico e adulto, persino coraggioso, mentre Whitney è una principessina che prova a risolvere situazioni difficili con malriposta generosità, per esempio quando lascia a un'impiegata la sua carta di credito perché non denunci i furti in un negozio ma metta invece sul suo conto la merce rubata.

La giovane del resto cerca di convincere se stessa di avere meriti artistici, e vive malissimo la scarsa considerazione che riceve da un'artista nativa, così come non sopporta le accuse di plagio ricevute sui social. Per Whitney la facciata gentile di Nathan non è abbastanza: sa che in fondo la sua generosità è di comodo e vede in lui un volgare attaccamento al denaro. Nathan però non cerca di riportare lei con i piedi per terra e le si offre invece sempre più in sacrificio, accettando persino il pubblico ludibrio televisivo con il quale Whitney spera di liberarsi di lui.

In parallelo alla storia della relazione tra i due, Nathan viene maledetto da una bambina afroamericana, alla quale aveva promesso cento dollari che però, terminate le riprese di una scena, si fa restituire. Cercherà di rimediare alla gaffe, anche perché spronato dalla moglie, con crescenti slanci di generosità verso la famiglia della bambina, ma nel mentre ferirà i sentimenti dell'ambiguo e viscido Dougie, che lo maledirà a sua volta. Gli elementi di realismo magico rimangono sporadici, solo suggeriti e pure derubricabili a banali coincidenze o autosuggestioni, per i primi nove episodi e mezzo. Nell'ultima metà dell'ultima puntata invece accade qualcosa di davvero sovrannaturale, con esiti spiazzanti, ma pure ridicoli. Quello che avviene è infatti presentato quasi con una comicità splapstick, più che come qualcosa di minaccioso, e nel suo gusto surreale il finale rimane la cosa più memorabile. La serie è però nel complesso davvero troppo autoindulgente verso il proprio girare a vuoto. 