
Titolo originale | Semmelweis |
Anno | 2023 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Ungheria |
Durata | 127 minuti |
Regia di | Lajos Koltai |
Attori | Miklós H. Vecsei, Katica Nagy, László Gálffi, Ferenc Elek, Lajos Kovács Blanka Mészáros, István Znamenák, Tulián Aczél, Károly Hajduk, Ferenc Lengyel, Márton Patkós, Nelli Szücs, Emöke Zsigmond. |
Uscita | giovedì 14 agosto 2025 |
Distribuzione | Unicorn |
MYmonetro | 2,19 su 5 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 28 agosto 2025
Il film si svolge nella Vienna del 1847 quando una misteriosa epidemia uccide le giovani madri e i loro figli durante il parto. In Italia al Box Office La battaglia del Dottor Semmelweis ha incassato 442 .
CONSIGLIATO NÌ
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Vienna. 1847. Un'inarrestabile epidemia sta decimando madri e neonati d'una rinomata clinica ostetrica della città mentre il direttore dell'istituto Klein e la sua equipe, incapaci di debellarla, si scontrano con l'intraprendenza visionaria dell'ungherese Ignác Semmelweis. Il giovane dottore, spendendosi giorno e notte tra i libri e il reparto, scopre una nuova terapia anti-contagio: grazie all'amata e valente infermiera Emma Hoffmann, sconfessa la scienza tradizionale, sostenendo che siano i medici stessi a trasmettere ai pazienti la febbre puerperale. Klein, però, insorge contro Ignàc intentandogli un procedimento disciplinare: vuole provare in pubblico che il dottor Semmelweis non propone teorie fondate e praticabili ma illazioni inefficaci, inventate per screditare la clinica.
Lajos Koltai, già allievo di Szabó, alla terza regia dopo Un amore senza tempo e Senza destino, confeziona un biopic esemplare sul "salvatore delle madri" Ignác Semmelveis favoleggiando con accuratezza la Storia ma inciampando in una regia stagnante, troppo controllata e illustrativa, mai davvero evocativa e avvincente.
Period drama di grande successo al botteghino ungherese nel 2023 e distribuito ora in Italia dalla neonata Unicorn, esalta l'ostinazione, la caparbietà, l'ardire di un medico e docente deciso ad arginare, tramite la Scienza, il volto più letale e spaventoso della Natura. Koltai si mostra positivista e razionalista senza remore; per esorcizzare l'incubo pandemico ancora strisciante, rispolvera il vivere (in)imitabile di uno scienziato e di un'infermiera avversati dal mondo accademico, celebrando il potere redentore della conoscenza contro il dogmatismo gerarchico (il primario Klein, incarnato da László Gálffi) e il fanatismo razziale: tra l'altro, il film riporta a galla pregiudizi e discriminazioni che subirono i connazionali ungheresi in Austria nel XIX secolo.
Pur senza rinunciare all'umorismo dei caratteri secondari (l'avido becchino e il custode della sala autopsie), il tono drammatico è caricato sulle spalle della coppia semi-esordiente composta da Miklós H. Vecsei e Katica Nagy. Il primo offre una recitazione trattenuta, in levare, affidata all'ombrosità del viso e alle freddure taglienti della sceneggiatura di Balázs Maruszki, mentre l'attrice, ingabbiata in certosini costumi d'epoca, condensa calore recitativo e varietà di toni nell'espressività degli sguardi.
Eppure, con uno script così canonico e moraleggiante, il film è appesantito da più dialoghi sfrondabili, vari sovraccarichi narrativi (annotiamo, per brevità, solo la scena da matita rossa del medicamento e conseguente sesso tra Emma e Ignác), una messinscena dettagliatissima al limite dell'artificio (scenografia di Bálint Diószegi) e una fin troppo fulgida fotografia d'echi pittorici (András Nagy ne è l'autore, ma Koltai fotografò per Tornatore Malèna e La leggenda del pianista sull'oceano).
Il regista, dunque, gioca a carte scoperte, indica sin da subito buoni e cattivi, aiutanti e oppositori, rendendo tutto assai solare e autoesplicativo, senza spazio d'intuizione, elaborazione o sforzo intellettivo per lo spettatore.
La battaglia del dottor Semmelveis, tuttavia, pur sciupando anche la sottotrama amorosa per eccesso di fedeltà storica, eleva a potenza l'autodeterminazione femminile; dietro il monumento eretto alla liberalità taumaturga di Semmelveis, nidifica, infatti, la denuncia degli squilibri di genere in ospedale (metafora in microcosmo, si capisce, della nostra società): all'epoca agli uomini erano assegnati il monopolio del sapere e le cariche apicali, cosicché nel reparto maternità le donne potevano essere solo ostetriche. Fin quando non si rivelarono fondamentali per gli stessi medici, per i bambini, per le madri. Per l'umanità.
I film biografici, specialmente se riguardano personaggi che hanno acquisito una reputazione di eroi o, ancora più prosaicamente, di salvatori, sono estremamente insidiosi e fraintendibili, perché si prestano a letture e rappresentazioni (auto) celebrative ed edificanti. Purtroppo questa terza regia dell'acclamato diretto della fotografia ungherese Lajos Koltai, abituale collaboratore di Istvan Szabo [...] Vai alla recensione »
È il 1846 e in una clinica ostetrica di Vienna troppe donne muoiono di parto. Perché? «Non stiamo sbagliando niente». Invece il giovane dr. Semmelweis pensa che proprio i suoi colleghi siano i responsabili di quelle morti: non si lavano le mani tra un intervento e l'altro. Intuizione corretta, ma in clinica la prendono male: gli muovono guerra. Semmelweis fu oggetto della tesi di laurea in Medicina [...] Vai alla recensione »
La battaglia del dottor Semmelweis è un film utilissimo. Serve a ricordarci che l'Ungheria non è solo il paese di Viktor Orban. Ci sono stati grandi personaggi, nella storia di quel paese, e il film ce ne fa incontrare due. Il primo è il protagonista: Ignac Semmelweis (1818-1865), medico, soprannominato "il salvatore delle madri". È lo scienziato che nella Vienna dell'Ottocento scoprì le cause della [...] Vai alla recensione »
1847. Nella clinica ostetricia dell'ospedale di Vienna - al tempo, il più moderno d'Europa - un numero crescente di donne muore di febbre puerperale. È giallo. Mentre il reparto si guadagna il titolo di «fabbrica di morte» e gli alti papaveri dell'accademia passano al vaglio le teorie più fantasiose (dall'allineamento degli astri alla paura delle partorienti - con quest'ultima ipotesi il film avrebbe [...] Vai alla recensione »