clara stroppiana
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lunedì 19 giugno 2023
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i pugni di bellocchio
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Una carrozza tirata da cavalli al galoppo attraversa così veloce le strade della notte che quasi le ruote di legno escono dal loro asse. Il mantello del cocchiere svolazza nero come le ali di un uccellaccio. Se non fosse per il colore diremmo di trovarci dentro uno dei primi film horror degli anni ’30 e forse quella è la carrozza che va a prendere un cadavere per il dottor Frankenstein. No, l’atmosfera da brivido e carica di oscuri presentimenti c’è, ma la storia è un’altra. Si racconta del rapimento di un bambino ebreo di sette anni nella Bologna papalina del 1858. A sottrarlo alla sua casa però non sono dei malviventi, degli sgherri al soldo di un signorotto, ma gli inviati del tribunale dell’Inquisizione per conto di Papa Pio IX.
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Una carrozza tirata da cavalli al galoppo attraversa così veloce le strade della notte che quasi le ruote di legno escono dal loro asse. Il mantello del cocchiere svolazza nero come le ali di un uccellaccio. Se non fosse per il colore diremmo di trovarci dentro uno dei primi film horror degli anni ’30 e forse quella è la carrozza che va a prendere un cadavere per il dottor Frankenstein. No, l’atmosfera da brivido e carica di oscuri presentimenti c’è, ma la storia è un’altra. Si racconta del rapimento di un bambino ebreo di sette anni nella Bologna papalina del 1858. A sottrarlo alla sua casa però non sono dei malviventi, degli sgherri al soldo di un signorotto, ma gli inviati del tribunale dell’Inquisizione per conto di Papa Pio IX. Edgardo (un bravissimo Enea Sala alla sua prima prova cinematografica) è cristiano e come tale deve essere educato, sostengono, per via del battesimo che una domestica cattolica gli ha somministrato quando, a pochi mesi, sembrava in punto di morte. Va dunque portato via dalla famiglia di Giudei in cui era nato, anche se questa nega che quel battesimo sia mai avvenuto e si oppone con tutte le sue forze alla perdita del figlio.
Non siamo dentro una storia inventata, un romanzo di Dan Brown. E’ tutto vero. Un fatto realmente accaduto, ma così particolare e con tale risonanza in gran parte dell’Europa del tempo da diventare un caso, il “caso Mortara”, già affrontato e discusso in diverse pubblicazioni. Nel raccontarlo con il suo film, Bellocchio affida un ruolo importante all’ottima fotografia di Francesco Di Giacomo per sottolineare le atmosfere cupe e inquietanti dei luoghi illuminati dalle lampade ad olio e dalle candele, dove le presenze prendono forma all’improvviso in un mescolarsi deformante di bagliori e di ombre. Dove ragioni e passioni si scontrano. Dove la discussione e la critica sono negate dai dogmi. Dove la sopravvivenza delle minoranze, come quella degli ebrei romani, nella monarchia assoluta dello Stato della Chiesa, comporta l’umiliarsi con un atto di prostrazione, mentre la macchina da presa inquadra in dettaglio il susseguirsi di baci a fior di labbra della pantofola papale. Anche le musiche, composte da Fabio M. Capogrosso, sottolineano, sebbene con una presenza a tratti ingombrante, e un’enfasi forse eccessiva, la drammaticità delle situazioni.
“L’abito non fa il monaco”, si dirà, ma al bambino, spogliato dei suoi vestiti, viene “cucita addosso” una divisa uguale a quella di tutti gli altri ospiti del collegio. Primo passo verso un nuovo Edgardo da plasmare secondo la dottrina cattolica. Messo dunque nei “panni di un altro”, eccolo catapultato in un mondo alieno, dove non ci sono violenze fisiche, ma la pressione psicologica è tale da fargli deragliare la mente tra incubi notturni e smarrimenti nella luce del giorno. I toni del thriller psicologico si fanno via via più forti. “Quel Cristo in croce sono stati gli Ebrei ad ucciderlo” gli dicono indicando il grande Crocifisso appeso dietro l’altare. Una colpa, un peso insopportabile per il piccolo ebreo che con un gesto riparatore tanto ingenuo quanto allucinatorio, ad uno ad uno toglie i chiodi dalle mani e dai piedi piagati di Gesù che si stacca dalla croce, si libera della corona di spine e si incammina scomparendo in dissolvenza come un Avatar. Una sequenza che non può non suscitare pietà per le angosce patiteda quel ragazzino in nome di una legge che si pretende divina e superiore a tutte le leggi degli uomini.
Con un salto temporale, e con sorpresa se non si conosce il caso, ritroviamo Edgardo giovane prete. Bene lo interpreta Leonardo Maltese che ci mostra l’agitarsi nel suo animo di un’inquietudine e di una ribellione che a tratti riemergono prepotenti dal passato, mentre il presente scorre tra slanci di fede e amore per il “suo” Papa.
I genitori, che non hanno mai smesso di lottare contro la violenza subita dal loro bambino, dalla loro famiglia e dalla comunità ebraica, moriranno sconfitti anche dai tribunali laici dell’Italia unita e senza il conforto dell’affetto filiale.
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(di ejejs)
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angelo umana
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giovedì 15 giugno 2023
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sinite parvulos venire ad me
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“ Anche Cristo scenderà dalla croce” preconizzava una canzone di Lucio Dalla per un nuovo anno: ma ora è successo per davvero, tutti lo hanno visto... così mostra Marco Bellocchio nel suo ultimo film Rapito . I credenti magari se ne sorprenderanno, siamo abituati a vedere Gesù crocefisso e nessuno immaginerebbe che un giorno Egli, liberato dei suoi chiodi e postura dal bambino protagonista, assuma le sembianze di un bel giovane che sorride al suo liberatore (o redentore?), lo saluta e se ne va.
L'autore di questa liberazione è Edgardo, un bambino rapito dai suoi affetti più cari - genitori e fratellini della famiglia Mortara, ebrea di Bologna - e confinato nella reggia papale di Pio IX, con annesso seminario che, postulato da non dover dimostrare, cura le anime e le toglie dai mali del mondo.
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“ Anche Cristo scenderà dalla croce” preconizzava una canzone di Lucio Dalla per un nuovo anno: ma ora è successo per davvero, tutti lo hanno visto... così mostra Marco Bellocchio nel suo ultimo film Rapito . I credenti magari se ne sorprenderanno, siamo abituati a vedere Gesù crocefisso e nessuno immaginerebbe che un giorno Egli, liberato dei suoi chiodi e postura dal bambino protagonista, assuma le sembianze di un bel giovane che sorride al suo liberatore (o redentore?), lo saluta e se ne va.
L'autore di questa liberazione è Edgardo, un bambino rapito dai suoi affetti più cari - genitori e fratellini della famiglia Mortara, ebrea di Bologna - e confinato nella reggia papale di Pio IX, con annesso seminario che, postulato da non dover dimostrare, cura le anime e le toglie dai mali del mondo. Il re del non possumus e dello Stato Pontificio, poco prima della venuta del regno d'Italia, lo ha fatto rapire perché di anime il suo regno necessita, le anime e i seguaci rappresentano il suo potere, costituiscono il suo esercito.
Essendo venute a conoscenza le autorità ecclesiastiche, addirittura la santa inquisizione, che quel bambino era stato ai suoi sei mesi di vita battezzato in qualche modo da una servotta della famiglia
Mortara, la sua nutriente, una credente senza cultura ma che osservava il culto a suo modo, beandosi anche delle sue “fotte”, La Chiesa si considerò in diritto di sequestrare il bambino nato nel 1851 e “rapito” nel 1858, per riportarlo all'ovile, sulla retta via che per il papa non poteva essere che la sua religione. Sostenne così che quel bambino era destinato al suo regno, “pregava” perché il cielo togliesse il velo dai cuori degli ebrei. Non poteva venir meno alla sua “infallibilità”, da lì il suo non possumus.
Ogni religione ha il suo credo, ogni congrega lo celebra secondo i suoi riti inviolabili e immutati, ognuno è credente, ognuno crede di essere il prescelto da un dio, chissà quale. Marco Bellocchio ha presentato questo film a Cannes 2023, risultato il più gradito tra i film italiani: tratta del “potere, politico ecclesiale o familiare poco importa” (così si legge su un commento di Rapito).
Ciò che della vita di Edgardo Mortara (n. 1851 m. 1940) non si comprende, è perché un bambino strappato ai suoi affetti, che piange confinato in quel seminario costrittivo, non torna da adulto ai suoi affetti ma diventa un prelato della chiesa cattolica . Questo fu un successo per papa Pio IX (il quale nel film gli dice Mi sei costato caro!), non viene convinto nemmeno dal fratello che combatte tra i soldati del Regno d'Italia nella breccia di Porta Pia e conserva poi contatti sporadici con la famiglia. Emigrazione per l'Europa, predica e cerca di convertire quanti più ebrei (o di altri fedi) possibili. Morì a Liegi. Sinite parvulos venire ad me,che poi ve li sistemo io.
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luciana razete
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martedì 13 giugno 2023
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opera somma
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Rapito opera somma del maestro Bellocchio che , con straordinaria sensibilità artistica ,riesce a coniugare sempre sapientemente la narrazione di una vicenda umana drammatica con la ricostruzione di un contesto storico , particolarmente critico ( in "Buongiorno notte" nel sequestro Moro , i sentimenti della vittima e di una dei sequestratori si stagliano sullo sfondo degli anni di piombo ) .In “Rapito” è narrata , con fedeltà biografica , la reale vicenda umana del piccolo Edgardo Mortara , bambino istraelita ,di sei anni , battezzato , anni prima ,con un sotterfugio da una domestica cattolica all'insaputa dei genitori- ebrei osservanti .
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Rapito opera somma del maestro Bellocchio che , con straordinaria sensibilità artistica ,riesce a coniugare sempre sapientemente la narrazione di una vicenda umana drammatica con la ricostruzione di un contesto storico , particolarmente critico ( in "Buongiorno notte" nel sequestro Moro , i sentimenti della vittima e di una dei sequestratori si stagliano sullo sfondo degli anni di piombo ) .In “Rapito” è narrata , con fedeltà biografica , la reale vicenda umana del piccolo Edgardo Mortara , bambino istraelita ,di sei anni , battezzato , anni prima ,con un sotterfugio da una domestica cattolica all'insaputa dei genitori- ebrei osservanti . La storia si sviluppa tra il 1852 ed il 1870 tra una Bologna ,allora appartenente allo stato pontificio e la Roma papalina di Pio IX. , il papa re, sovrano di uno stato pontificio in declino sotto la spinta dei moti rivoluzionari e delle aspirazioni unitarie sostenute dalla monarchia sabauda . Dopo qualche anno dal battesimo ,occulto ed ignorato alla famiglia ,il bimbo viene sottratto ai genitori dalla forze dell’ ordine al servizio dello Stato Pontificio , e condotto a Roma in un collegio cattolico di catecumeni
Un film che pone tante domande , senza risposte, e ha mille sfaccettature
Grande potenza espressiva gia nella scarna essenzialità del titolo ( rapito) , nella splendida fotografia - dai toni cupi ma fortemente suggestivi con le atmosfere brumose di viaggi fluviali ( verso un destino ignoto ) tra canali e nebbie ,, nelle vibranti musiche di sottofondo e nell’ interpretazione magistrale di tutto il cast . Merita particolare menzione l Edgardo giovinetto ( Leonardo Maltese , promettente giovane talento del cinema italiano (, il tragico Ettore Tagliaferri del “signore delle formiche= di Amelio ) e la superlativa performance di Pierobon , Papa Pio IX la cui figura viene da alcuni commentatori , secondo me a torto ,ricondotta all “horror . Mi dissocio da questa conclusione per la complessità del personaggio , un Pontefice , - angosciato dalla prospettiva di dissoluzione dello stato pontificio e di un mondo che gli gira intorno sull 'orlo del baratro - che unisce alla dedizione e a momenti di quasi tenerezza verso il piccolo Edgardo ,la protervia del potere temporale e dell ‘ intollleranza religiosa con la ostinata separazione del bambino della famiglia ebrea , in un contesto storico ( di antisemitismo post medievale ) in cui l 'ebraismo è considerato il paradigma della diversità ed i suoi riti una superstizione da combattere con il ghetto e la conversioni forzate ( In un ben diverso contesto la canonizzazione forzata del film “l ora di religione “dello stesso maestro Bellocchio ). Il regista ha sempre dichiarato che in Rapito prevale il romanzo e l ' appassionata narrazione della vicenda umana del piccolo Edgardo e del suo tormento nel difficile percorso di adattamento ad un realtà inaspettata di cui finisce per subire la fascinazione con l ‘ accoglienza dei nuovi riti . La regia insiste con l’ intermittenza e l' alternanza ravvicinata tra le scene delle solenni celebrazioni liturgiche del Collegio in Vaticano e quelle dei riti domestici ebraici, attorno al desco familiare , Pare un emblema del profondo contrasto tra due monoteismi , quello cristiano cattolico , ( con struttura dommatica e gerarchia clericale e Pio IX è proprio il papa del Concilio vaticano primo e del dogma dell infallibilita ) e quello ebraico ,, privo d struttura dogmatica e casta sacerdotale , , basato essenzialmente su riti domestici e tradizione familiare , entrambe le fedi intransigenti e praticate con la ripetizione di riti e formule cui il piccolo Edgardo ( dalla memoria prodigioa secondo il rettore del Collegio ) si adatta , in modo pedissequo ,ripetendole in lingue che forse comprende poco - l’ yiddish ed il latino -;ed in questa ripetizione , prima in ambiente familiare e pii nella comunità dei catecumeni - trova la sua chiava di adattamento e di appartenenza alla comunità..
Un film cha fa già discutere , specie della controversa figura di papa Pio IX e se l “Osservatore romano “ricorda che la vicenda risale ad epoca ben anteriore al concilio Vaticao II , la comunità ebraica di Roma , pur dando atto di un clima ormai cambiato , non dimentica le conversioni di tanti bimbi ebrei sfuggiti all olocausto , manifestando stupore per la difesa d’ ufficio del Papa Re ( poi canonizzato ).
Film avvincente con una tensione narrativa costante nella non breve durata di 2 ore e trenta .
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luciana razete
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martedì 13 giugno 2023
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opera somma
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Rapito opera somma del maestro Bellocchio che , con straordinaria sensibilità artistica ,riesce a coniugare sempre sapientemente la narrazione di una vicenda umana drammatica con la ricostruzione di un contesto storico , particolarmente critico ( in "Buongiorno notte" nel sequestro Moro , i sentimenti della vittima e di una dei sequestratori si stagliano sullo sfondo degli anni di piombo ) .In “Rapito” è narrata , con fedeltà biografica , la reale vicenda umana del piccolo Edgardo Mortara , bambino istraelita ,di sei anni , battezzato , anni prima ,con un sotterfugio da una domestica cattolica all'insaputa dei genitori- ebrei osservanti .
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Rapito opera somma del maestro Bellocchio che , con straordinaria sensibilità artistica ,riesce a coniugare sempre sapientemente la narrazione di una vicenda umana drammatica con la ricostruzione di un contesto storico , particolarmente critico ( in "Buongiorno notte" nel sequestro Moro , i sentimenti della vittima e di una dei sequestratori si stagliano sullo sfondo degli anni di piombo ) .In “Rapito” è narrata , con fedeltà biografica , la reale vicenda umana del piccolo Edgardo Mortara , bambino istraelita ,di sei anni , battezzato , anni prima ,con un sotterfugio da una domestica cattolica all'insaputa dei genitori- ebrei osservanti . La storia si sviluppa tra il 1852 ed il 1870 tra una Bologna ,allora appartenente allo stato pontificio e la Roma papalina di Pio IX. , il papa re, sovrano di uno stato pontificio in declino sotto la spinta dei moti rivoluzionari e delle aspirazioni unitarie sostenute dalla monarchia sabauda . Dopo qualche anno dal battesimo ,occulto ed ignorato alla famiglia ,il bimbo viene sottratto ai genitori dalla forze dell’ ordine al servizio dello Stato Pontificio , e condotto a Roma in un collegio cattolico di catecumeni
Un film che pone tante domande , senza risposte, e ha mille sfaccettature
Grande potenza espressiva gia nella scarna essenzialità del titolo ( rapito) , nella splendida fotografia - dai toni cupi ma fortemente suggestivi con le atmosfere brumose di viaggi fluviali ( verso un destino ignoto ) tra canali e nebbie ,, nelle vibranti musiche di sottofondo e nell’ interpretazione magistrale di tutto il cast . Merita particolare menzione l Edgardo giovinetto ( Leonardo Maltese , promettente giovane talento del cinema italiano (, il tragico Ettore Tagliaferri del “signore delle formiche= di Amelio ) e la superlativa performance di Pierobon , Papa Pio IX la cui figura viene da alcuni commentatori , secondo me a torto ,ricondotta all “horror . Mi dissocio da questa conclusione per la complessità del personaggio , un Pontefice , - angosciato dalla prospettiva di dissoluzione dello stato pontificio e di un mondo che gli gira intorno sull 'orlo del baratro - che unisce alla dedizione e a momenti di quasi tenerezza verso il piccolo Edgardo ,la protervia del potere temporale e dell ‘ intollleranza religiosa con la ostinata separazione del bambino della famiglia ebrea , in un contesto storico ( di antisemitismo post medievale ) in cui l 'ebraismo è considerato il paradigma della diversità ed i suoi riti una superstizione da combattere con il ghetto e la conversioni forzate ( In un ben diverso contesto la canonizzazione forzata del film “l ora di religione “dello stesso maestro Bellocchio ). Il regista ha sempre dichiarato che in Rapito prevale il romanzo e l ' appassionata narrazione della vicenda umana del piccolo Edgardo e del suo tormento nel difficile percorso di adattamento ad un realtà inaspettata di cui finisce per subire la fascinazione con l ‘ accoglienza dei nuovi riti . La regia insiste con l’ intermittenza e l' alternanza ravvicinata tra le scene delle solenni celebrazioni liturgiche del Collegio in Vaticano e quelle dei riti domestici ebraici, attorno al desco familiare , Pare un emblema del profondo contrasto tra due monoteismi , quello cristiano cattolico , ( con struttura dommatica e gerarchia clericale e Pio IX è proprio il papa del Concilio vaticano primo e del dogma dell infallibilita ) e quello ebraico ,, privo d struttura dogmatica e casta sacerdotale , , basato essenzialmente su riti domestici e tradizione familiare , entrambe le fedi intransigenti e praticate con la ripetizione di riti e formule cui il piccolo Edgardo ( dalla memoria prodigioa secondo il rettore del Collegio ) si adatta , in modo pedissequo ,ripetendole in lingue che forse comprende poco - l’ yiddish ed il latino -;ed in questa ripetizione , prima in ambiente familiare e pii nella comunità dei catecumeni - trova la sua chiava di adattamento e di appartenenza alla comunità..
Un film cha fa già discutere , specie della controversa figura di papa Pio IX e se l “Osservatore romano “ricorda che la vicenda risale ad epoca ben anteriore al concilio Vaticao II , la comunità ebraica di Roma , pur dando atto di un clima ormai cambiato , non dimentica le conversioni di tanti bimbi ebrei sfuggiti all olocausto , manifestando stupore per la difesa d’ ufficio del Papa Re ( poi canonizzato ).
Film avvincente con una tensione narrativa costante nella non breve durata di 2 ore e trenta .
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giovannivestri
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sabato 10 giugno 2023
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il maestro bellocchio presenta un film libero e che non giudica
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Vedere il maestro in sala dopo il film raccontare di come la sua storia a Cannes sia stata apprezzata e appena arrivato in Italia siano arrivate le polemiche da parte della comunità cristiana ed ebraica rimarca il fatto che siamo un paese che non concepisce la libertà d’espressione e l’arte cinematografica. Un film intenso e diretto da 10. Bellocchio alle critiche risponde giustamente. “Io stavo solo lavorando e non stavo pensando a cosa avrebbe detto quello e quell’altro. In effetti al maestro Bellocchio dopo un onorata carriera è concesso fare un film libero. Come dovrebbe essere.
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rosmersholm
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lunedì 5 giugno 2023
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sterile
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Bellocchio è uno dei pochissimi registi italiani a fare Cinema con la C maiuscola. E qui, ci sono dei valori assoluti nella regia, fotografia e interpretazioni. Tuttavia non può essere definito un grande film perchè è del tutto assente la dimensione del Trascendente e in una storia che tratta di Conversione (la prima ottenuta con la violenza, ma la seconda con una libera scelta) è una debolezza che emerge stridente. Per Bellocchio tutto si riduce ad una lotta di Potere e sopraffazione ai limiti del sadismo, ignorando completamente ogni altra dimensione . Ci sono solo le manifestazioni esteriori della Religione: i riti in latino ed ebraico, le sanguinolente iconografie cristiane, i Dogmi inculcati a forza.
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Bellocchio è uno dei pochissimi registi italiani a fare Cinema con la C maiuscola. E qui, ci sono dei valori assoluti nella regia, fotografia e interpretazioni. Tuttavia non può essere definito un grande film perchè è del tutto assente la dimensione del Trascendente e in una storia che tratta di Conversione (la prima ottenuta con la violenza, ma la seconda con una libera scelta) è una debolezza che emerge stridente. Per Bellocchio tutto si riduce ad una lotta di Potere e sopraffazione ai limiti del sadismo, ignorando completamente ogni altra dimensione . Ci sono solo le manifestazioni esteriori della Religione: i riti in latino ed ebraico, le sanguinolente iconografie cristiane, i Dogmi inculcati a forza... nessuno dei personaggi appartenenti alla chiesa (e neppure nella comunità ebrea) pare avere il minimo afflato verso la dimensione verticale dell'esistenza. Al limite è un conflitto "giurisdizionale" da risolvere in tribunale. Si dilunga inutilmente sulla parte di Edgardo bambino e fallisce completamente quello che mi pare l'aspetto più interessante: Edgardo ormai adulto, liberato dalla prigionia che sceglie deliberatamente di restare cristiano. Quali enormi implicazioni avrebbe potuto aprire questa consapevolezza! Perchè il cristianesimo è Dogma e Fanatismo, ma è anche Mistero e Fede; statue sanguinolente del Cristo crocifisso e anche Resurrezione "scandalo per gli Ebrei e follia per i Gentili", Rito astruso e Parola evangelica (e la dirompente differenza tra i due monoteismi causata dai Vangeli che raccontano di un Dio altro...). La visione di Bellocchio (che reputo un Maestro di cinema) è troppo limitata e rischia di apparire un inutile, fuori tempo massimo ed infine sterile, polemica. (ps. scritto da un agnostico)
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francesca meneghetti
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sabato 3 giugno 2023
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qundo la religione va conto l''umanità
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La vicenda che ha ispirato il film, oramai nota, imporrebbe, a chi desidera andare oltre la superficie, un approfondimento storico (cosa che ho fatto su facebook).. Ma a chi volesse attenersi al “testo”, tralasciando l’extra, posso dire che “Rapito” è un film molto bello e ben costruito grafico, e ha altresì il pregio, dal punto di vista del contenuto, di risultare sfaccettato, in grado di andare incontro alla complessità del caso senza spade trancianti. La storia inizia a Bologna Il 24 giugno 1858: in piena notte delle guardie irrompono nella casa di Momolo Mortara, che vive con la moglie Marianna e nove figli. Le tenebre sono anche nell’abitazione (oltre a caratterizzare, con una valenza simbolica, molte altre scene).
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La vicenda che ha ispirato il film, oramai nota, imporrebbe, a chi desidera andare oltre la superficie, un approfondimento storico (cosa che ho fatto su facebook).. Ma a chi volesse attenersi al “testo”, tralasciando l’extra, posso dire che “Rapito” è un film molto bello e ben costruito grafico, e ha altresì il pregio, dal punto di vista del contenuto, di risultare sfaccettato, in grado di andare incontro alla complessità del caso senza spade trancianti. La storia inizia a Bologna Il 24 giugno 1858: in piena notte delle guardie irrompono nella casa di Momolo Mortara, che vive con la moglie Marianna e nove figli. Le tenebre sono anche nell’abitazione (oltre a caratterizzare, con una valenza simbolica, molte altre scene). L’irruzione ha un obiettivo: prelevare il piccolo Edgardo, secondo l’ordine dell’inquisitore di Bologna (allora sotto lo Stato Pontificio), Pier Gaetano Feletti. Questi ha agito così dopo aver appreso che il piccolo, all’età di sei mesi, di fronte a un presunto rischio di morte, sarebbe stato battezzato da una domestica, di nascosto; di fronte alla comprensibile reazione oppositiva della famiglia, concede 24/h di rinvio, ma poi sarà inflessibile e il piccolo verrà strappato dalle braccia dei genitori (scena da brividi) e caricato su una carrozza. Sarà trasferito a Roma, dopo una sosta a Senigallia, città natale del papa Pio IX, per essere educato cristianamente, come vuole il sacramento del battesimo. Nell’istituto romano dei neofiti, Edgardo si adatta rapidamente al contesto: capisce che è l’unico modo di sopravvivere, o forse di tornare a casa, per premio. Rimane molto colpito dal significato della croce e dalle rappresentazioni di Cristo, morto “per colpa degli ebrei” (così gli si dice), vale a dire la sua gente. Tanto che una notte scivola fino in chiesa, si arrampica sulla statua del crocefisso e gli strappa i quattro chiodi conficcati su mani e piedi, per alleviarne il dolore, o per cancellare la presunta violenza al popolo di Israele. Il film si sviluppa poi in senso cronologico, alternando le peripezie della famiglia e della comunità ebraica, nel tentativo di riportare il bambino ai suoi cari, con le vicende storiche che vedono la liberazione di Bologna dal Papa re, con il conseguente processo all’Inquisitore Feletti, assolto per aver eseguito ordini del legittimo governo (nel ’58) e poi la conclusione del processo di unificazione italiana con la breccia di Porta Pia e il ritirarsi di Pio IX in Vaticano, la sua morte, la drammatica traslazione della salma a S. Lorenzo dieci anni dopo. Una tecnica usata con coerenza dal regista è quella del montaggio alternato, che mette a confronto, in parallelo, rituali, laici o religiosi di un tipo, con i rituali del mondo Vaticano.
Nel frattempo Edgardo, che in collegio ha incontrato i genitori una sola volta (altra scena drammatica), diventa sacerdote e sostenitore del papa, convinto della necessità di salvare l’anima degli ebrei, sua madre inclusa, con il battesimo, ma un paio di scene del film lasciano trapelare delle profonde crepe nella sua personalità, segnata dal suo traumatico essere strappato dai suoi affetti e dalla cultura religiosa dei genitori. Anzi, direi che Marco Bellocchio, da sempre attratto dalle non sempre limpide familiari, dà un risalto particolare al dramma di tutti i Mortara.
Enea Sala, che interpreta Edgardo da piccolo, è straordinario, e non solo nello sguardo che ha conquistato il regista; ma si può dire che la qualità dell’interpretazione è ottima in tutti gli attori, a partire da chi fa il genitore (Barbara Ronchi, la segretaria di Imma Tataranni, Fausto Rossi Alesi e Paolo Pierobon di Castelfranco Veneto). Molto suggestiva la ricostruzione di Roma e di Bologna in veste ottocentesca, spesso crepuscolari, se non caravaggeschi, nella fotografia.
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xerox
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venerdì 2 giugno 2023
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bello!
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La cosa che mi ha colpito di più del film: la sfilata all stars di TUTTI gli attori! Mamma mia che bravi TUTTI QUANTI!!! E dove la vedi in un solo film una coralità attoriale talentuosa come questa? La storia illustra un episodio di un periodo storico che andrebbe frugato MOLTO di più dai nostri cineasti, ma capisco che indagare troppo sulle gesta eroiche dei nostri pii uomini di chiesa non sia molto salutare per nessuno. Meglio affrontare altri argomenti: le crisi delle coppie, gli innamoramenti, i tre metri sopra il cielo...
Grande Bellocchio! Stile e rigore da far studiare a tanti cineasti che fanno solo danni. Mi dispiace solo non potergli fare due domande su due episodi che non ho ben afferrato.
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La cosa che mi ha colpito di più del film: la sfilata all stars di TUTTI gli attori! Mamma mia che bravi TUTTI QUANTI!!! E dove la vedi in un solo film una coralità attoriale talentuosa come questa? La storia illustra un episodio di un periodo storico che andrebbe frugato MOLTO di più dai nostri cineasti, ma capisco che indagare troppo sulle gesta eroiche dei nostri pii uomini di chiesa non sia molto salutare per nessuno. Meglio affrontare altri argomenti: le crisi delle coppie, gli innamoramenti, i tre metri sopra il cielo...
Grande Bellocchio! Stile e rigore da far studiare a tanti cineasti che fanno solo danni. Mi dispiace solo non potergli fare due domande su due episodi che non ho ben afferrato.... Pazienza!
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phil
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martedì 30 maggio 2023
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la sindrome di stoccolma
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Ancora una volta Bellocchio ci consegna un film pienamente riuscito. Ispirato alla vicenda del bambino ebreo Edgardo Mortara, rapito dall'autorità pontificia nel 1858 a causa di un battesimo clandestino impartitogli da una badante cattolica, il film ricostruisce accuratamente la vicenda incredibile ai nostri occhi contemporanei ma che già allora suscitò un grande scalpore e ammaccò ulteriormente il prestigio della Chiesa cattolica. Senza nulla togliere alla bravura dei vari attori e attrici impiegati, ho trovato notevole Paolo Pierobon nei panni del sottilmente perfido papa Pio IX, proprio per la efficace interpretazione di un uomo di potere che attua una sottile azione di fascinazione e seduzione nei confronti di un bambino indifeso e succube di un ambiente intimidatorio quale quello del collegio cattolico che educò il piccolo Mortara.
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Ancora una volta Bellocchio ci consegna un film pienamente riuscito. Ispirato alla vicenda del bambino ebreo Edgardo Mortara, rapito dall'autorità pontificia nel 1858 a causa di un battesimo clandestino impartitogli da una badante cattolica, il film ricostruisce accuratamente la vicenda incredibile ai nostri occhi contemporanei ma che già allora suscitò un grande scalpore e ammaccò ulteriormente il prestigio della Chiesa cattolica. Senza nulla togliere alla bravura dei vari attori e attrici impiegati, ho trovato notevole Paolo Pierobon nei panni del sottilmente perfido papa Pio IX, proprio per la efficace interpretazione di un uomo di potere che attua una sottile azione di fascinazione e seduzione nei confronti di un bambino indifeso e succube di un ambiente intimidatorio quale quello del collegio cattolico che educò il piccolo Mortara. Il quale, dopo la fine del potere temporale della Chiesa nel 1870, sarà ormai così indottrinato da restare nell' ordine sacerdotale di sancta romana ecclesia. Il lavaggio del suo cervello era stato efficace e profondo e la mia impressione è che quanto successo dimostri la fondatezza della cosiddetta "sindrome di Stoccolma" che, secondo gli psicologi, può instaurarsi fra sequestrato e sequestratori.
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[+] il vero rapito
(di samanta)
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johnny1988
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lunedì 29 maggio 2023
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fertile e giovane?!
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Perché vi ubriacate di lessico fenomenali poco verosimili? Scenografia aderente alla realtà, dove? Nei mobili decò e liberty, nel crescentone di Bologna del 1934? Nel canale di Roma sapientemente saccheggiato al Partenopeo? PIO IX sembra Palpatine.. Come se non bastassero i meme di Benedetto XIV...alta filologia davvero
[+] più che "rapito male", "capito male"... da te
(di fulvio wetzl)
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