cinephilo
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lunedì 24 marzo 2025
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bellocchio al suo meglio
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Si sapeva che Bellocchio sapesse sfornare capolavori. Ma nessuno si sarebbe immaginato che potesse farlo anche a 84 anni. Uno dei migliori registi della storia che ci racconta una storia, tutta italiana, su cui fino ad ora c'erano stato più ombre che chiarezza. Un must-see
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ivan il matto
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sabato 21 settembre 2024
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marco vent''anni dopo
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A 20 anni da "L'ora di religione' Marco Bellocchio torna decisamente a toccare le sensibili corde dei rapporti fra individui, stati e confessioni religiose, nel suo ultimo ""Rapito" presentato a Cannes lo scorso maggio. Vicenda realmente accaduta quella di Edgardo Mortara (6 anni) che nel 1858 venne prelevato dalle guardie papali a Bologna (all'epoca Stato della Chiesa), sottraendolo alla famiglia di religione ebraica, in quanto battezzato cattolico all'insaputa di tutti. Portato a a Roma il piccolo si trova al centro di un'attenzione mediatica globale che lo porterà addirittura alla corte papale di Pio IX, l'ultimo Papa-Re.
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A 20 anni da "L'ora di religione' Marco Bellocchio torna decisamente a toccare le sensibili corde dei rapporti fra individui, stati e confessioni religiose, nel suo ultimo ""Rapito" presentato a Cannes lo scorso maggio. Vicenda realmente accaduta quella di Edgardo Mortara (6 anni) che nel 1858 venne prelevato dalle guardie papali a Bologna (all'epoca Stato della Chiesa), sottraendolo alla famiglia di religione ebraica, in quanto battezzato cattolico all'insaputa di tutti. Portato a a Roma il piccolo si trova al centro di un'attenzione mediatica globale che lo porterà addirittura alla corte papale di Pio IX, l'ultimo Papa-Re. Un altro rapimento nella carriera di Bellocchio dopo quello raccontato in "Vincere" (2009, qui era il figlio del duce e dell'amante Ida Dalser a sparire) o il ben più eclatante sequestro Moro di "Buongiorno Notte" (2003). Una pagina minore della ns storia risorgimentale che il regista piacentino racconta con eccezionale eleganza visiva e partecipato pathos, avvalendosi di un cast in visibile stato di grazia. A partire dalla rabbiosa madre di Edgardo (Barbara Ronchi) cui il regista affida un climax memorabile nel primo incontro col figlio in Vaticano; per proseguire con l'inquisitore Feletti al quale Fabrizio Gifuni conferisce l'inflessibilita' e il paternalismo propri dei fanatici; per concludere (ma l'elenco sarebbe lungo) col Cardinale Antonelli della Curia di Pio IX dove ritroviamo un Filippo Timi all'altezza del giovane Mussoli nel già citato superlativo "Vincere". In un'epoca di integralismi religiosi come quella attuale che trovano nel Medio Oriente un drammatico e minaccioso punto di snodo, l'opera di Bellocchio, sceneggiata con la talentuosa Susanna Nicchiarelli, sembra voler indicare le invadenti derive (fra incroci di fanatismo e apparente ecumenismo) dalle quali uno stato laico deve potersi difendere....visto su sky!!!
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andrea bastioni
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domenica 15 settembre 2024
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interessante
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Visto al cinema, il più bel film mai fatto da Bellocchio!
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paolorol
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martedì 26 settembre 2023
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religione=horror
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Il sonno della ragione produce orrore e devastazione. Vite spezzate, sofferenze indicibili, divisioni, eccidi di massa, guerre sanguinose, Tutte cose che sono sotto i nostri occhi, spesso ammalati di presbiopia. Ci è facile provare disgusto e scandalizzarci per i (quasi) lontani orrori dei talebani ma non siamo capaci di vedere cosa succede a casa nostra. Bellocchio cerca di riportarci verso il possesso della nostra mente, drogata e condizionata dai più grotteschi, disparati e fantasiosi dogmi, attraverso una narrazione che, pur utilizzando un'ottica distaccata ed imparziale, ci obbliga con violenza a fare i conti con la realtà. Due religioni combattono una guerra sordida per affermare la propria supremazia (ovviamente non solo ideologica ma anche e soprattutto economica).
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Il sonno della ragione produce orrore e devastazione. Vite spezzate, sofferenze indicibili, divisioni, eccidi di massa, guerre sanguinose, Tutte cose che sono sotto i nostri occhi, spesso ammalati di presbiopia. Ci è facile provare disgusto e scandalizzarci per i (quasi) lontani orrori dei talebani ma non siamo capaci di vedere cosa succede a casa nostra. Bellocchio cerca di riportarci verso il possesso della nostra mente, drogata e condizionata dai più grotteschi, disparati e fantasiosi dogmi, attraverso una narrazione che, pur utilizzando un'ottica distaccata ed imparziale, ci obbliga con violenza a fare i conti con la realtà. Due religioni combattono una guerra sordida per affermare la propria supremazia (ovviamente non solo ideologica ma anche e soprattutto economica). Gli ebrei hanno ucciso Cristo (un ebreo) e pertanto devono essere sterminati. Hitler lo ha fatto con mezzi sbrigativi e radicali, Pio IX ci ha provato con metodi più subdoli ma altrettanto efferati. Il film è splendidamente realizzato, con una sceneggiatura rigorosa, una recitazione eccellente, una ricostruzione scenografica impeccabile. Nessuna sbavatura, nessun eccesso. La storia è orribile già di per sé, solo a sentirla raccontare c'è da fremere di rabbia. Bellocchio lo sa e si tiene in tasca i pugni. La religione rende miserabile il "percorso terreno" delle persone attraverso una selva di limiti, ostacoli e privazioni. Nel film vediamo solo gente intrappolata e castrata. Triste vita quella degli ebrei, non meno triste quella dei cattolici. Bellocchio rappresenta, non giudica.
Quando si esce da un cinema dopo aver visto un horror si prova spesso una sensazione di catarsi liberatoria. Io sono uscito dalla sala con un senso di leggerezza, quasi di allegria. Che fortuna ho, mi sono detto, a non esseremai stato schiavo di queste assurdità, Grazie Bellocchio !
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[+] il sonno della ragione...
(di angelo umana)
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eugenio
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lunedì 18 settembre 2023
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bellocchio,la religione, la storia
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"Rapito" ovvero il caso del piccolo Edgardo Mortara, che nella Bologna del 1858 segnata dal potere temporale di Pio IX viene sottratto a forza alla famiglia ebraica, perchè battezzato di nascosto dalla balia, e educato secondo i rigidi dettami dell'educazione cattolica.
Un film di Bellocchio, in stato di grazia dopo i recenti Esterno notte sulla controversa figura di Moro, che qui riprende tematiche storiche apparentemente lontani, ma denota, nel suo affresco storico risorgimentale, la coercizione della chiesa Cattolica e gli effetti "negativi" esercitati sulla mente di un bambino, pochi anni prima della Breccia di Porta Pia, che avrebbe sancito il crollo del potere temporale.
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"Rapito" ovvero il caso del piccolo Edgardo Mortara, che nella Bologna del 1858 segnata dal potere temporale di Pio IX viene sottratto a forza alla famiglia ebraica, perchè battezzato di nascosto dalla balia, e educato secondo i rigidi dettami dell'educazione cattolica.
Un film di Bellocchio, in stato di grazia dopo i recenti Esterno notte sulla controversa figura di Moro, che qui riprende tematiche storiche apparentemente lontani, ma denota, nel suo affresco storico risorgimentale, la coercizione della chiesa Cattolica e gli effetti "negativi" esercitati sulla mente di un bambino, pochi anni prima della Breccia di Porta Pia, che avrebbe sancito il crollo del potere temporale. Ma non purtroppo di quella Sindrome di Stoccolma che cambierà Edgardo per sempre.
Horror psicologico dall'impianto teatrale figlio di attori che col teatro hanno un rapporto quotidiano (Pierobon,Gifuni,Alessi, Sarti, per non parlare della bravissima Barbara Ronchi, madre di Edgardo), Rapito è un cupo film dalla luce caraveggesca dove l'aura divina si mantiene ben lontana e la parola cristiano suona più falsa di una moneta a due teste.
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maramaldo
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mercoledì 13 settembre 2023
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in memoriam
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L'avrei usato al posto di quel belante "meme", caro Johnny 1988. Il bel latino rotondo e sonoro, se ne ricorda e lo rispolvera ogni tanto chi scampò ai barnabiti. Le scuole confessionali di una volta - descritte nel film come madrase di talebani - certo opprimevano. Solo coscienze indomite si salvarono: da un seminario uscì Stalin, dai gesuiti Fidel Castro (e non solo), dai salesiani il "Viveur", dalle suore una mangiapreti e una pornodiva.
Certe cose son da prendere con le pinze. Non tutti i bambini venivano rapiti, famiglie indigenti li "donavano" volentieri alla Chiesa, un ammortizzatore sociale. I Mortara, benchè perseguitati, erano benestanti, avevano la colf.
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L'avrei usato al posto di quel belante "meme", caro Johnny 1988. Il bel latino rotondo e sonoro, se ne ricorda e lo rispolvera ogni tanto chi scampò ai barnabiti. Le scuole confessionali di una volta - descritte nel film come madrase di talebani - certo opprimevano. Solo coscienze indomite si salvarono: da un seminario uscì Stalin, dai gesuiti Fidel Castro (e non solo), dai salesiani il "Viveur", dalle suore una mangiapreti e una pornodiva.
Certe cose son da prendere con le pinze. Non tutti i bambini venivano rapiti, famiglie indigenti li "donavano" volentieri alla Chiesa, un ammortizzatore sociale. I Mortara, benchè perseguitati, erano benestanti, avevano la colf. Questa, ieri, andava dietro al papa, oggi dietro al pope, domani all'imam che nel castigare i costumi raccomanda il seminterramento.
Pio IX era uno che voleva piacere a tutti, oggi in politica sarebbe andato lontano. Mastai Ferretti (sic) era pure un bell'uomo. Il marchigiano si fece prete perchè cagionevole altrimenti avrebbe fatto carriera nelle guardie pontificie. Corse dei pericoli, anche allora assaltavano Capitol Hill (i sacri palazzi) ma, devoto della Madonna, ebbe il più lungo pontificato, in questi casi c'è una spiegazione laica? Il potere temporale glielo mantennero in vita i discendenti di quei giacobini che per diffondere lumi ne accopparono di tonache, chiedilo ai fantasmi di quelle erme disseminate sul Gianicolo.
Non è del film che intendevo parlare, più che altro volevo ringraziarti di avermi condotto a Benedetto XIV. Bel tipo di bolognese, Prospero Lambertini. "Mangiate grasso, figlio mio" disse papale papale a Giacomo Casanova che, volendo assaggiare anche la coratella dell'abbacchio, gli aveva chiesto di essere dispensato da un qualche obbligo di magro. I due si videro più di una volta, risate e pettegolezzi su prelati.
Questo è niente. Voltaire, quello di "écrasez l'infame", gli dedicò per beffa una sua tragedia. Il Pontefice, erudito anche se non colto, un tomista, apprezzò invece e inviò due righe di compiacimento assieme ad alcune medaglie commemorative. Il dissacratore se ne lusingò e ringraziò. Insomma, tra oscurantista e illuminista s'instaurò una corrispondenza e forse un'amicizia.
Perchè questa tirata? Perchè oggi (settembre del 2023 dell'era volgare) non mi sogno nemmeno lontanamente di menzionare titolo e trama di quell'opera teatrale. Ci provarono in Francia a metterla in scena annetti fa, non ti dico quel che è successo. Ora, se siamo messi così, caro '88, dopo tante belle lotte per la libertà, rimestare nequizie del passato e trapassato è un esecizio innocuo che non denota nè serietà nè eleganza intellettuale. Sembra tutto un mugugno ozioso, il portato di un risentimento che chissà da dove proviene. De profundis?
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shagrath
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venerdì 11 agosto 2023
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vicenda lontana ma vicina a noi
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Bellocchio ci presenta una storia interessante e dalle molteplici interpretazioni, solo in apparenza lontana anni luce dalla sensibilità contemporanea, la storia vera di una conversione di un bambino ebraico di sei anni sottratto con la forza all'amore della sua famiglia. Un atto di esercizio del potere e di annullamento dei diritti umani più rudimentali, giustificato da posizioni dottrinali contorte fino a ridursi a foglia di fico da porre sopra le vergogne del papa.
Ma questa assurda storia non è ambientata nell’alto medioevo, non nel barbaricum o in altri luoghi non gravati dalla luce della scienza, ma nella seconda metà dell’800, nel cuore di un occidente in mutazione.
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Bellocchio ci presenta una storia interessante e dalle molteplici interpretazioni, solo in apparenza lontana anni luce dalla sensibilità contemporanea, la storia vera di una conversione di un bambino ebraico di sei anni sottratto con la forza all'amore della sua famiglia. Un atto di esercizio del potere e di annullamento dei diritti umani più rudimentali, giustificato da posizioni dottrinali contorte fino a ridursi a foglia di fico da porre sopra le vergogne del papa.
Ma questa assurda storia non è ambientata nell’alto medioevo, non nel barbaricum o in altri luoghi non gravati dalla luce della scienza, ma nella seconda metà dell’800, nel cuore di un occidente in mutazione. Bellocchio ci riporta negli ultimi anni di vita dello Stato della Chiesa, una nazione in avanzato stato di necrosi. Mentre in Europa divampa la rivoluzione industriale, si affermano i valori di democrazia, di uguaglianza e di libertà, a Roma un Papa-Re continua a invocare ogni venerdì santo l’Iddio per chiedere la conversione dei “perfidi giudei” (Oremus et pro perfidis Judaeis), non disdegnando di dare un aiutino all’Onnipotente facendo rapire i figli dei giudei dalle loro case. Finché la polizia papale, su mandato dell’inquisizione, non irrompe nella casa di un mercante bolognese, tale Salomone Mortara (ben interpretato da Fausto Russo Alesi) che non ci sta. L’imprenditore si rivolge alla stampa, denuncia il drammatico rapimento del figlio e fa scoppiare il caso. Ma per Santa Romana Chiesa è tutto regolare: il bimbo è stato battezzato di nascosto, contro la volontà di chiunque, per mano di una domestica analfabeta ma indottrinata ben bene. Quindi ora il neonato è cristiano, si è convertito, e nello Stato della Chiesa gli obblighi del cristiano si sovrappongono alla legge dello stato, e sono obblighi tanto pervasivi da poter schiacciare bambini, famiglie e individui (sharia scansati proprio).
Bellocchio ci porta a Roma nel collegio dei catecumeni, luogo ammantato di ipocrisia mistica dove il bimbo rapito scoprirà di non essere l’unico che dovrà imparare a conoscere Cristo: il luogo è pieno di orfani e di altri bambini ebraici. La conversione viene inquadrata sotto una luce impietosa, luce che lo stesso clero ha acceso con il caso Mortara: non libertà o scelta, ma obbligo ed indottrinamento. Una spiritualità vuota, fatta di ripetizioni, di parole incomprese, di misticismo, incubi, allucinazioni, di internamento, di misteri della fede, di preghiere continue ed ossessive, di obbedienza ceca. Una ortodossia che porta a imprigionare la mente dietro sbarre invisibili ma che non lasciano passare più nulla. Niente amore, niente salvezza, niente redenzione. Ma soprattutto niente luce della ragione. Il giovane ebreo, sottratto all’amore della sua famiglia, deprivato di un’educazione eterogenea, cresce diventando un cattolico invasato, in preda all’amore/odio per il papa, incapace di rispettare perfino sua madre in punto di morte, incapace di partecipare al funerale del padre. Uno spirito eradicato e perduto in un misticismo tanto fanatico quanto vuoto.
Nessuna salvezza neppure per il Papa-Re, qui interpretato magistralmente da Paolo Pierobon, che crede di dover rispondere solo a Dio e quindi di dover restare inamovibile su posizioni medievali in un mondo in rivoluzione. Una credenza fatale, fedelmente ricostruita nel film: quando Pio IX viene abbandonato dall’opinione pubblica occidentale, travolto dallo sdegno, dalla satira internazionale, anche a causa del caso Mortara, il Regno d’Italia non tarda a sferrare un pietoso colpo di grazia allo Stato della Chiesa, oramai solo fonte di imbarazzo per tutta l’Europa.
Vicende in apparenza lontane, eppure attuali nell’indagare il tema sia della “conversione” religiosa nei bambini (un non senso, dato che un bambino non può avere gli strumenti mentali per fare una scelta di fede. Eppure si continua a battezzare neonati come se non ci fosse un domani), sia sul tema di un clero perennemente anacronistico rispetto alla platea dei fedeli (per non parlare dei non fedeli). Un film che dunque parla di noi, delle nostre radici secolari, che ci invita a non dare per scontati i nostri diritti e i nostri progressi perché non lo sono affatto, ma sono il risultato di una lotta mai cessata per affermare la ragione sul misticismo più tronfio.
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luciano sibio
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domenica 23 luglio 2023
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la denuncia dell''individualismo e del liberalismo
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Ottimo film con ottime scenegiatture, scenografe e scelte musicali ma si sa che Bellocchio è uno dei più grandi registi italiani che più di ogni altro al momento meriterebbe una produzione americana di grosso calibro per regalarci il capolavoro che è sicuramente nelle sue capacità espressive.Quello che ho invece rimarcato su questo forum è la mancanza di un giudizio critico appropriato sul film. A parte le scene ben architettate e drammatiche sulle separazioni forzose, le scenografie ben riuscite sulla Roma papalina e la presa di Porta Pia,che conivolgono emotivamente lo spettatore, quello che segna il passo nello sviluppo della storia è la conversione effettiva e convinta del protagonista alla religione cattolica.
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Ottimo film con ottime scenegiatture, scenografe e scelte musicali ma si sa che Bellocchio è uno dei più grandi registi italiani che più di ogni altro al momento meriterebbe una produzione americana di grosso calibro per regalarci il capolavoro che è sicuramente nelle sue capacità espressive.Quello che ho invece rimarcato su questo forum è la mancanza di un giudizio critico appropriato sul film. A parte le scene ben architettate e drammatiche sulle separazioni forzose, le scenografie ben riuscite sulla Roma papalina e la presa di Porta Pia,che conivolgono emotivamente lo spettatore, quello che segna il passo nello sviluppo della storia è la conversione effettiva e convinta del protagonista alla religione cattolica.
E' evidente l'azione di un potere, quello della chiesa cattolica. che ha ben capito l'importanza della cultura e dell'educazione per la sua conservazione. Il dominio con la forza non può durare se non si basa sulla convinzione personale del suddito. La chiesa ne è tanto convinta che il protagonista diventa quasi un esperimento dimostrativo a sucesso garantito da parte del potere pontificio.Questo apre a un discorso più generale da parte di Bellocchio sulle possibiltà delle scelte individuali e sulla libertà del soggetto difronte al sistema considerato il contesto in un dato momento. Questa apertura a un discorso più generale lo riporta allle sue origini culutarli marxiste in antitesi ai principi liberali sulle libertà individuali e la loro possibilità effettiva rispetto alle dinamiche politiche ed economiche, che sono poprio loro che alla fine forgiano gli individui e fanno la storia e non viceversa.
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mauridal
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venerdì 23 giugno 2023
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il male è necessario
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Quando talvolta il male, è necessario per ottenere un supremo bene. Quando un qualsiasi potere, politico, militare , religioso, un potere reale, che determina scelte e condizioni di vita delle persone che vivono in situazioni subalterne , opera e agisce con il terrore e la violenza procurando dolore e morte, allora il male è una categoria del potere .
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Quando talvolta il male, è necessario per ottenere un supremo bene. Quando un qualsiasi potere, politico, militare , religioso, un potere reale, che determina scelte e condizioni di vita delle persone che vivono in situazioni subalterne , opera e agisce con il terrore e la violenza procurando dolore e morte, allora il male è una categoria del potere . Il male inteso come valore opposto al bene che in genere è un valore che dovrebbe prevalere nell’esercizio di un potere dedito al governo di una piccola o grande comunità . Di solito consideriamo come poteri forti , quelli militari , i regimi politici che controllano il popolo con le armi , dove un dittatore o capo supremo spesso arriva alle guerre per consolidare il proprio potere. Tutta questa premessa per chiedersi il vero significato della storia raccontata da Marco Bellocchio nel film Rapito, dove a mio parere si tratta proprio della storia di un potere, in questo caso religioso, proprio quello del Papa di Roma, cattolico cristiano con milioni di fedeli credenti. In realtà il popolo dei fedeli credenti in un Dio ultraterreno, capace del Bene massimo per tutta l’umanità, poi , viene a seguire sulla terra, gli insegnamenti dei ministri e del Capo della chiesa cattolica , il Papa che ne è il rappresentante . La storia del film narra appunto ,che tutta la vicenda del bambino ebreo Edgardo ma battezzato cristiano , a Roma nel 1850 è derivata dalle decisioni di un singolo uomo e dei suoi ministri che esercitano un proprio potere quale potere decisionale assoluto e incontestabile, il potere di un capo riconosciuto e venerato dai fedeli credenti, ma osservato e spesso inquadrato da tutto un altro mondo che non ottempera alla sua linea di pensiero e di condotta. Il rapimento del piccolo Edgardo è una azione di forza dei gendarmi pontifici contro la sua famiglia che, ebrea non poteva dargli una educazione cattolica come tutti i cattolici devono avere secondo i precetti della fede. L’ordine di prelevare e riportare il bambino a Roma in un collegio dello stato pontificio viene dapprima da un frate della Santa Inquisizione, ma poi dopo un generale sollevamento pubblico del caso ,anche in ambito internazionale, dovuto all’interessamento delle varie comunità ebraiche, la decisione di. trattenere il ragazzo viene direttamente da Pio IX con l’avallo di tutta la Chiesa cattolica. A questo punto la narrazione si complica poiché il potere del Papa è inoppugnabile, neanche la famiglia nonostante vari ricorsi legali, riesce ad opporsi, mentre il bambino cresce senza i genitori, viene formato, educato secondo i modelli religiosi della Chiesa. Il Ragazzo diventa un perfetto cattolico, inquadrato nella realtà pontificia. Tutto questo avviene a ridosso dell’Unità d’Italia e quando nel 1870 lo stato pontificio viene annesso al Regno d’Italia, e Pio. IX muore, il giovane Edgardo invece di andare via e riunirsi ai fratelli e alla madre, diventa prete, definitivamente assoggettato al potere della Chiesa. Questa storia raccontata perfettamente nel film vuole indicare come l’operato del Papa svolto a salvaguardare l’integrità della Chiesa il suo potere e il supremo compito di salvare l bene degli ignari fedeli, si trova ad operare un male necessario, ai danni di un singolo bambino inizialmente togliendolo con la forza ai genitori ma successivamente conquistandolo alla Chiesa. Possiamo noi spettatori dal libero pensiero, anche giudicare il passato storico del Papa e quindi fare un confronto con la storia presente. Il merito di Marco Bellocchio e dei suoi film è di far riflettere e pensare sui fatti e sugli uomini che agiscono, e questo film in particolare è tra i migliori, anche della ultima cinematografia italiana. Proprio mentre si scrive e si discute del film, cade l’anniversario odierno dell’altro fatto rubricato come il caso Emanuela Orlandi, accaduto in tempi moderni all’interno della Stato Vaticano, con altro Papa e altri personaggi, forse il male colpisce ancora . (Mauridal)
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