cinzia
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martedì 21 novembre 2023
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brillante commedia amara: da non mancare!
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non faccio #spoiler E’ un bel film. Recitato benissimo da Cortellesi e da tutti gli attori, Emanuela Fanelli su tutti (ma quanto è brava e simpatica e divertente) e girato in maniera fresca, diretta, senza tanti arzigogoli ma efficacemente dalla medesima bravissima Cortellesi. E’ un film molto triste per le situazioni, i fatti, la vita che racconta dove però si ride molto perché va a pescare i lati più ipocriti e retorici e falsi e bigotti della società (del tempo ma che persistono, ancora più sottili e nascosti e feroci) e li evidenzia spietatamente e questo li rende comici, ridicoli, assurdi, appunto divertenti. Delia (Cortellesi) è una giovane donna, precocemente segnata dal tempo e dalla vita difficile degli anni della guerra e del primissimo dopoguerra, madre di due figli e sposata con Ivano (Iva’) manesco nei confronti della moglie, assurdamente orgoglioso e antipatico nei confronti di tutto il mondo esterno, con cui non ha un minimo di empatia.
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non faccio #spoiler E’ un bel film. Recitato benissimo da Cortellesi e da tutti gli attori, Emanuela Fanelli su tutti (ma quanto è brava e simpatica e divertente) e girato in maniera fresca, diretta, senza tanti arzigogoli ma efficacemente dalla medesima bravissima Cortellesi. E’ un film molto triste per le situazioni, i fatti, la vita che racconta dove però si ride molto perché va a pescare i lati più ipocriti e retorici e falsi e bigotti della società (del tempo ma che persistono, ancora più sottili e nascosti e feroci) e li evidenzia spietatamente e questo li rende comici, ridicoli, assurdi, appunto divertenti. Delia (Cortellesi) è una giovane donna, precocemente segnata dal tempo e dalla vita difficile degli anni della guerra e del primissimo dopoguerra, madre di due figli e sposata con Ivano (Iva’) manesco nei confronti della moglie, assurdamente orgoglioso e antipatico nei confronti di tutto il mondo esterno, con cui non ha un minimo di empatia. Delia, invece, è immersa completamente nella realtà famigliare (è solo lei che si occupa dei figli e del suocero) e sociale, ha tutta la sensibilità e l’empatia che manca completamente in Ivano e affronta la vita con coraggio e ironia, oltre che con tanta fatica fisica e mentale; si divide tra casa e lavoro anzi più lavori visto che per portare un po’ di soldi a casa fa di tutto: l’infermiera nelle case dei ricchi, cuce e rammenda per un negozio di merceria, l’artigiana in un laboratorio che fa ombrelli, fa il bucato “grosso” di altre famiglie abbienti. Ha le antenne, Delia, capta ogni cosa, non perde mai il contatto con quello che la circonda, soprattutto con le piccole, grandi cose del quotidiano; sa benissimo cosa deve o non deve fare per evitare le botte del marito, ma molte volte sono inevitabili e lei stessa si espone alla furia di Ivano per proteggere i figli, la figlia soprattutto che ricopre di amore e attenzione visto che sarà presto sposa e se ne andrà di casa e probabilmente le mancherà molto un sostegno e un affetto femminile nella sua casa intrisa di maschilismo e forza bruta. Nella felicità della figlia, felice fidanzata, Delia trova conforto e gioia e rivede sé stessa giovane, innamorata del suo Iva’ ma in questo gioco di specchi ha l’intelligenza di scoprire, con orrore, lo stesso schema ricorrente che le ha rovinato la vita, anche nel gioco ambiguo di seduzione e possesso che si svolge in maniera delicata ma precisa e netta sotto i suoi occhi tra i due ragazzi, la figlia e il fidanzato. Delia ha mille segreti. E’ costretta infatti a tenere nascoste tante piccole belle ( e brutte) cose che succedono per salvarsi, qualche volta, dall’ira del marito; oltre alle botte è questa la tristezza del loro rapporto, questa mancanza di condivisione di pensieri e idee che dovrebbe esserci in una coppia, ma qui non c’è perché la donna non è alla pari del suo uomo in questa relazione: è sempre qualche gradino sotto e quindi deve stare zitta, non può dire la sua opinione, non può raccontare quello che vede, quello che ha fatto. Mai. Questo succede nella povera casa di Delia, ma anche nelle case dei ricchi e dei nobili che lei frequenta per il suo lavoro di accudimento degli anziani e pulizia della casa: dappertutto, nel 1946, appena finita la seconda guerra mondiale, in Italia, la condizione della donna è vergognosa. Non è che sia cambiato molto, da allora, o meglio è cambiato molto esteriormente, esteticamente, ma il patriarcato esiste ancora, si è fatto più subdolo, più sotterraneo, più ambiguo. Nessun datore di lavoro ora direbbe ad una dipendente “ti pago di meno del collega perché lui “è omo” (scena del film divertentissima e amarissima il che la rende molto efficace) ma si trovano mille altre scusa, più raffinate. E nel presente, questa assurda dicotomia tra quello che appare e quello che invece è, strisciante e presente sotto ad una mano di bianco, esplode sempre più spesso in atti di violenza omicida nei confronti della donna che vuole semplicemente pensare con la propria testa. Tutto questo per dire che il film è ambientato 70 anni fa, e questa ambientazione è resa ancora più decisa e forte grazie al bianco e al nero e alle scenografie perfette, ma riflette una condizione attuale e porta a pensare che quello che noi donne abbiamo conquistato, con grande fatica, dobbiamo tenercelo stretto, perché è tanto facile, ritornare indietro e che molto c’è ancora da lavorare, sulla mentalità, sull’educazione, sull’esempio. E’ un film che sta avendo, meritatamente un grande successo, perché è un film a tutto tondo, completo: fa pensare, fa ridere, affronta temi attuali senza essere pedante e lacrimoso, mette in ridicolo, paragona con levità presente e passato, ricchi e poveri, emarginati e gradassi, usa metafore, pesca nel quotidiano e si innalza nel surreale, non pretende troppo e offre generosamente; dialoghi acuminati e dritti al punto, recitazione impeccabile, regia accorta, precisa, sintetica. E poi c’è una storia, più storie, una trama solidissima, un racconto che ha ancora il potere di sorprendere e stupire quando alla fine verrà svelato l’ultimo segreto di De’ (Delia) che noi spettatori ancora non sapevamo o avevamo travisato. Non mancatelo!
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fabrizio friuli
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sabato 25 novembre 2023
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la dolorosa vita di delia
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In una Roma d' altri tempi, dove vige ( ed ancora oggi sembra esserci ancora ) l' opprimente patriarcato, Delia sopporta passivamente il marito violento e primordiale che non la riverisce ma dice di volerle bene ( in un solo momento della sua vita ) e fa in modo di essere una buona madre per i suoi tre figli : due maschi e una femmina, la maggiore, in procinto di sposare un giovane ragazzo appartenente ad una famiglia di persone arricchite grazie all' apertura di un bar. Tuttavia, quando Delia si rende conto che il ragazzo che aveva il carattere da bravo ragazzo o meglio, l' apparire di un bravo ragazzo, scopre che in realtà il futuro sposo della figlia le impone di truccarsi e di essere bella solamente per lui.
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In una Roma d' altri tempi, dove vige ( ed ancora oggi sembra esserci ancora ) l' opprimente patriarcato, Delia sopporta passivamente il marito violento e primordiale che non la riverisce ma dice di volerle bene ( in un solo momento della sua vita ) e fa in modo di essere una buona madre per i suoi tre figli : due maschi e una femmina, la maggiore, in procinto di sposare un giovane ragazzo appartenente ad una famiglia di persone arricchite grazie all' apertura di un bar. Tuttavia, quando Delia si rende conto che il ragazzo che aveva il carattere da bravo ragazzo o meglio, l' apparire di un bravo ragazzo, scopre che in realtà il futuro sposo della figlia le impone di truccarsi e di essere bella solamente per lui. Assistendo a ciò, Delia impedisce che il matrimonio si debba fare e come lei salva sua figlia dall' infelicità, anche sua figlia salva la madre, facendo in modo che anche Delia possa avvalersi del diritto di votare come le altre donne.
Il lungometraggio italiano che vanta la presenza scenica ed anche la regia di Paola Cortellesi mette in risalto l' esistenza infelice di una donna di nome Delia , moglie maltrattata di un marito irrispettoso che non le permette di vivere, mentre lui essendo un uomo ha il diritto di fare quello che vuole ( giocare a carte con i suoi compari oppure tradirla , anche se ciò non viene mostrato ) quindi, l' attrice e regista " esordiente " ha girato un film rivolto al pubblico femminile ( il che non rappresenta un problema ) dove la violenza viene mascherata da scene impostate come delle esibizioni di danza , tuttavia, il film ha lo scopo di mostrare agli spettatori com' era la vita delle donne ( o della maggior parte ) in quel periodo storico, anche se , in questo periodo attuale, ci sono ancora delle sventurate donne come Delia che hanno mariti o compagni dannosi per la loro salute fisica e mentale , ed oltre allo stile di vita di queste donne, il film mostra anche il rapporto madre e figlia che, in questo film sembra essere a volte complicato, anche perché la figlia non tollera l' atteggiamento passivo di sua madre, che poi svanisce, quando si rende conto che il ragazzo che sua figlia deve sposare è un lupo vestito da agnello ( nel senso che se,brava un bravo ragazzo ma si è comportato da padrone quando ha detto esplicitamente a sua figlia di doversi truccare soltanto per lui ), a quel punto, Delia agisce sabotando il matrimonio e salvando sua figlia da un altro Marito Schiavista che vuole possedere una sposa come una propria creatura. La scena più importante del film è quella dove Delia scopre di aver dimenticato i documenti inerenti alla votazione in casa e vede sua figlia che glieli ha portati affinché anche sua madre progredisca come le altre donne che si mobilitano per contrastare il " padrone ". C'è Ancora Domani è un film girato interamente in bianco e nero , come i film d' epoca italiani ma ci sono momenti nei quali vengono fatte delle battute che consentono alla pellicola stessa di essere più scorrevole, quindi, questo film merita molto, ma è probabile che deve essere visto anche da persone di sesso maschile che non sono all' antica , perché serve una certa sensibilità per riconoscere il valore del film.
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gabriella
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sabato 25 novembre 2023
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uno sguardo al passato proiettato sul futuro
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Buon esordio per Paola Cortellesi dietro la macchina da presa, la sua è una storia semplice e autentica, nei contrasti del bianco e nero neorealistico, racconta di un'Italia da poco uscita dalla guerra, un paese che si va via via ricostruendo ma che tra le mura domestiche è rimasto immobile e chiuso. Siamo nel 46 a Roma, Delia è la moglie di Ivano ( credo di non avere mai visto Andrea Mastandrea così cattivo), è madre di tre figli, la maggiore, Marcella, fidanzata con Giulio, e due maschi pestiferi , oltre un suocero esigente e odioso, per niente riconoscente che la nuora si occupi anche di lui, oltre gli innumerevoli lavoretti che sbriga tra una corsa e l'altra durante il giorno, che si conclude con le faccende domestiche, e la cena da preparare.
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Buon esordio per Paola Cortellesi dietro la macchina da presa, la sua è una storia semplice e autentica, nei contrasti del bianco e nero neorealistico, racconta di un'Italia da poco uscita dalla guerra, un paese che si va via via ricostruendo ma che tra le mura domestiche è rimasto immobile e chiuso. Siamo nel 46 a Roma, Delia è la moglie di Ivano ( credo di non avere mai visto Andrea Mastandrea così cattivo), è madre di tre figli, la maggiore, Marcella, fidanzata con Giulio, e due maschi pestiferi , oltre un suocero esigente e odioso, per niente riconoscente che la nuora si occupi anche di lui, oltre gli innumerevoli lavoretti che sbriga tra una corsa e l'altra durante il giorno, che si conclude con le faccende domestiche, e la cena da preparare. Una vita dura quella di Delia, un marito manesco, incapace di manifestazioni d'affetto, autoritario e ignorante, ciononostante , pur nella sottomissione, lei trova sempre la forza di sorridere e andare avanti, a ritagliarsi dei brevi momenti di evasione, una sigaretta condivisa con l'amica fruttivendola, un pezzetto di cioccolata con un vecchio spasimante, ma la sua paura più grande è il timore che alla figlia tocchi la medesima triste sorte e purchè cio non accada è disposta a tutto. La Cortellesi è molto brava nel ritratto di questa donna comune, remissiva ma tenace, capace di nascondere le umiliazioni dietro i silenzi, in una danza triste che si ripete troppo spesso. Nasce così in lei un timido senso di indipendenza ( complice una misteriosa lettera che le viene recapitata),che diventerà sempre più consapevole e determinato, la forza di guardarsi dentro, trovare la sua voce e il coraggio di fare le sue scelte senza più piegare il capo o cercare riparo, ma guardare avanti con fierezza e senza più paura. Sicuramente la visione del film ci ricorderà le nostre madri, le nostre nonne, le zie, il loro percorso di vita, sicuramente non facile se si va indietro con gli anni, donne arrendevoli, ma caparbie, senza via d’uscita ma che sanno cantare con la bocca chiusa, donne che hanno fatto la storia e ci costringono a guardarci dentro, adesso, nel nostro presente, perché c’è sempre un nemico da combattere, purtroppo a confermarlo sono le recenti cronache di violenza . E’ un film femminista ma non fazioso, né tantomeno misandrico, la figura maschile non si identifica esclusivamente con Ivano, il marito di Marisa è un uomo buono, così Nino, il vecchio amore di Delia, non c’è accanimento o retorica, c’è invece una giusta e meritata celebrazione a una donna come tante, che sa attendere con speranza, perché alla fine arriva il suo momento , e Delia gli saprà andare incontro, senza esitazioni.
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gsilecchia
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mercoledì 22 maggio 2024
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c'è ancora domani: un ritratto delicato della speranza
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"C'è ancora domani" è uno di quei film che ti prende per mano e ti accompagna attraverso un viaggio fatto di emozioni e introspezione. Diretto con un tocco sensibile e attento, il film si immerge nei meandri della vita di personaggi comuni, catturando momenti di straordinaria semplicità e bellezza. La trama si sviluppa attorno alla figura di Marta, una donna che si trova a un bivio nella sua vita. La sua storia è quella di molte persone: una quotidianità fatta di alti e bassi, sogni non realizzati e speranze che ancora brillano nel buio. Marta è interpretata con una delicatezza incredibile, rendendo il suo personaggio autentico e relatable. La sua interpretazione è uno dei punti di forza del film, portando sullo schermo una gamma di emozioni che vanno dalla disperazione alla gioia più pura.
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"C'è ancora domani" è uno di quei film che ti prende per mano e ti accompagna attraverso un viaggio fatto di emozioni e introspezione. Diretto con un tocco sensibile e attento, il film si immerge nei meandri della vita di personaggi comuni, catturando momenti di straordinaria semplicità e bellezza. La trama si sviluppa attorno alla figura di Marta, una donna che si trova a un bivio nella sua vita. La sua storia è quella di molte persone: una quotidianità fatta di alti e bassi, sogni non realizzati e speranze che ancora brillano nel buio. Marta è interpretata con una delicatezza incredibile, rendendo il suo personaggio autentico e relatable. La sua interpretazione è uno dei punti di forza del film, portando sullo schermo una gamma di emozioni che vanno dalla disperazione alla gioia più pura. La regista, con una maestria sottile, evita di cadere nella trappola della melodrammaticità. Invece, sceglie di focalizzarsi su piccoli momenti di vita quotidiana, che costruiscono un quadro più grande e complesso. Le scene sono girate con una cura particolare per i dettagli, con una fotografia che sfrutta la luce naturale per creare un'atmosfera intima e calda. Questo approccio visivo si sposa perfettamente con il tono narrativo, dando al film una qualità quasi documentaristica che aumenta il suo impatto emotivo. Un altro aspetto che colpisce di "C'è ancora domani" è la colonna sonora. Le musiche, scelte con grande cura, accompagnano le vicende dei personaggi senza mai sovrastarle. Anzi, le note sembrano dialogare con le immagini, creando un equilibrio armonioso che rende alcune scene memorabili. La musica diventa così un personaggio a sé stante, capace di sottolineare i momenti di tensione e amplificare quelli di rilassatezza. La sceneggiatura è un mix di dialoghi ben scritti e silenzi significativi. I dialoghi, realistici e mai forzati, permettono ai personaggi di esprimersi in modo naturale, rivelando strati della loro personalità con ogni scambio di battute. I silenzi, invece, parlano forse ancora più forte: sono pause che permettono allo spettatore di riflettere, di entrare in sintonia con i protagonisti e di sentire il peso delle loro esperienze. Analizzando i difetti di questo film possiamo dire che alcuni momenti della narrazione possono sembrare lenti e che ci sono passaggi che avrebbero sicuramente beneficiato di una maggiore dinamica. Inoltre, alcuni personaggi secondari avrebbero potuto essere sviluppati meglio, aggiungendo ulteriori sfumature alla storia principale. Ciononostante, questi difetti non minano gravemente l'esperienza complessiva del film. Un tema centrale del film è la resilienza umana. "C'è ancora domani" esplora come, nonostante le avversità, le persone trovino la forza di andare avanti, di sperare e di costruire un futuro migliore. Questa tematica risuona profondamente, soprattutto in tempi incerti, e offre un messaggio di speranza che è al contempo realistico e incoraggiante. Il film eccelle nel mostrare la bellezza nascosta nelle piccole cose. Un sorriso inaspettato, un gesto di gentilezza, un momento di riflessione solitaria: sono questi dettagli che danno vita alla storia e che restano con lo spettatore anche dopo la fine del film. In un panorama cinematografico spesso dominato da grandi effetti speciali e trame complesse, "C'è ancora domani" si distingue per la sua semplicità e onestà. "C'è ancora domani" è un film che merita di essere visto. È una pellicola che ci ricorda l'importanza di non arrendersi mai e di trovare bellezza anche nei momenti più bui. La sua forza risiede nella sua autenticità e nella sua capacità di raccontare storie di vita reale con una sensibilità unica. Se stai cercando un film che ti faccia riflettere e ti lasci con un senso di speranza, "C'è ancora domani" è sicuramente una scelta eccellente.
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vincenzo ambriola
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sabato 18 novembre 2023
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un linguaggio antico per le inquietudini attuali
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Dopoguerra, Roma, quartiere Testaccio, sottoscala. La vita quotidiana di una famiglia, scandita dai tempi del lavoro e della scuola, mostra drammaticamente il ruolo sociale della donna, considerata come essere senza diritti ma con tanti onerosi compiti. Il bianco e nero esalta questo messaggio, ripulendolo dalle inevitabili emozioni del colore. La musica, invece, accompagna i passaggi cruciali, enfatizzandone il ritmo e giustificando scelte di regia che, altrimenti, sarebbero fuori luogo. Si può parlare, e si parla, in tanti modi della condizione femminile e, metaforicamente, di tutti coloro che non hanno raggiunto la parità costituzionale. La Cortellese lo fa mostrandoci la bestiale normalità del passato, quando picchiare una donna non era un reato ma, anzi, una raccomandabile prassi dai nobili fini, perpetrata sotto gli occhi di tutti che non fingono di non vedere ma, anzi, vedono e alzano gli occhi al cielo.
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Dopoguerra, Roma, quartiere Testaccio, sottoscala. La vita quotidiana di una famiglia, scandita dai tempi del lavoro e della scuola, mostra drammaticamente il ruolo sociale della donna, considerata come essere senza diritti ma con tanti onerosi compiti. Il bianco e nero esalta questo messaggio, ripulendolo dalle inevitabili emozioni del colore. La musica, invece, accompagna i passaggi cruciali, enfatizzandone il ritmo e giustificando scelte di regia che, altrimenti, sarebbero fuori luogo. Si può parlare, e si parla, in tanti modi della condizione femminile e, metaforicamente, di tutti coloro che non hanno raggiunto la parità costituzionale. La Cortellese lo fa mostrandoci la bestiale normalità del passato, quando picchiare una donna non era un reato ma, anzi, una raccomandabile prassi dai nobili fini, perpetrata sotto gli occhi di tutti che non fingono di non vedere ma, anzi, vedono e alzano gli occhi al cielo. Lo stesso atteggiamento che adesso, in chiave diversa, copre e protegge comportamenti altrettanto bestiali. Il femminicidio non è ancora sparito, anche se percentualmente è diventato raro ma mediaticamente visibile. Anche la violenza sulle donne, quella fisica, non è più prassi normale.Ci sono altre forme di violenza, psicologica, economica, morale, che fanno male come le percosse. Per queste ragioni, per aver raccontato in un linguaggio antico le inquietudini attuali, posso dire di aver visto un bellissimo film.
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vittorio stano
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lunedì 20 novembre 2023
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intensa bellezza
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Talentuosa, eclettica attrice, Paola Cortellelsi da oltre due decenni arricchisce il panorama televisivo, teatrale e cinematografico. Esilarante nelle imitazioni di personaggi che spaziano dalla politica alla musica; ironica, convincent e ...commovente il monologo sulle donne al Premio Donatello. Con "C'è ancora domani" è anche convincente sceneggiatrice e regista. Paola Cortellesi ha messo in scena un film al femminile di qualità. La sua straordinaria sensibilità di donna impegnata dà un senso profondo a quello che decide di raccontare. Il film riporta, a distanza di 80anni, una storia di ordinaria sopraffazione negli anni del dopoguerra; una storia di fatica, umiliazioni, rinunce, violenza fisica, morale , psicologica e.
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Talentuosa, eclettica attrice, Paola Cortellelsi da oltre due decenni arricchisce il panorama televisivo, teatrale e cinematografico. Esilarante nelle imitazioni di personaggi che spaziano dalla politica alla musica; ironica, convincent e ...commovente il monologo sulle donne al Premio Donatello. Con "C'è ancora domani" è anche convincente sceneggiatrice e regista. Paola Cortellesi ha messo in scena un film al femminile di qualità. La sua straordinaria sensibilità di donna impegnata dà un senso profondo a quello che decide di raccontare. Il film riporta, a distanza di 80anni, una storia di ordinaria sopraffazione negli anni del dopoguerra; una storia di fatica, umiliazioni, rinunce, violenza fisica, morale , psicologica e... di riscatto. I baby boomer ricordano che queste storie sono esistite veramente e che nonne, mamme e sorelle erano oppresse da mariti/padri-padrone; costrette al sacrificio autolesionistico, all'accettazione di una realtà così oppressiva che poteva anche eliminare la speranza di un cambiamento. Ma il cuore delle donne è ben più grande e la speranza diuna svolta nella vita non l'hanno mai persa, anzi l'hanno preparata, almeno per le figlie, redimendole dalla povertà educativa e affettiva tramandate da generazioni vessate a loro volta dal pregiudizio e dall'ignoranza. E' vera la speranza della protagonista. Le donne italiane si recarono alle urne per il referendum nel 1946 più numerose degli uomini e più forte era il loro desiderio di "cambiare la vita". INTENSA BELLEZZA trionfa nella scena finale e il bianco e nero rende più realistica la narrazione: un fiume, una marea di donne si riversa verso i seggi elettorali per dire Sì! alla svolta, al cambiamento. I ricordi di mia madre e delle mie zie di quel giorno, il 2.6.1946, è stato sempre vivo e indelebile nelle loro memorie e lo hanno a più riprese raccontato a figli e nipoti. Per loro fu la luce in fondo al tunnel fatto di sacrifici, sofferenze, silenzi. Bellissimo e significativo è il gesto della figlia che si reca alle urne per dare alla mamma la scheda elettorale che inavvertitamente le era scivolata dalla borsa mentre, di buon mattino, si recava a votare per la prima volta nella sua vita. Gli sguardi intensi tra le due donne sono la prova di una ritrovata empatia e solidarietà femminile. Lo sguardo spento della mamma incontra quello della figlia adolescente, si sorridono condividendo intenti ormai chiari alle due donne: l'abito da sposa non aiutava l'emancipazione. Soltanto l' accesso al mondo del sapere e della conoscenza poteva e può rendere le donne padrone del proprio "destino". Nei decenni successivitanta acqua è passata sotto i ponti di città, paesi e contrade d'Italia e la Cortellesi ci racconta che per le donne l'istruzione è valsa più del mero abito da sposa... L' argomento di lontane radici è sempre attuale: donne serve in casa, sottopagate al lavoro (... se riescono a lavorare!) ma non più chiuse nel dolore e propense a reagire a mariti violenti e ignoranti. Le donne non sono più subalterne come 80anni fa quando il fenomeno era un fatto trasversale, tutt'altro che limitato alle fasce di popolazione meno colta. Le donne italiane si sono emancipate. Oggi spetta all' uomo fare la sua "rivoluzione" e... nel dialogo quotidiano, porsi sulla stessa lunghezza d'onda dell'altra metà del cielo. VITTORIO STANO
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emilia
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sabato 2 dicembre 2023
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stupendo! non esitate a vederlo!
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Non saprei dire se più come attrice o come regista, siccuramnete insieme hanno prodotto un capolavoro. Forse l'argomento(il diritto alle donne di essere considerate), non convince oggi, in quanto facciamo una vita così agiata(anche se non lo riconosciamo), che non facciamo nemmeno la fatica di andare al cinema(tanto prima o poi lo danno su Netflix).
Paola Cortelesi riesce, con un umore sottile, a far ridere anche quando tratta la violenza. Mettere su passi di danza le menate che la protagonista si prende dal marito inculto e prepotente, credo solo lei lo poteva ideare.
Ci ha piaciuto veramente molto questo film. Complimenti Signora Cortelesi, a lei e all'intero staff!
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navarra tommaso
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lunedì 11 dicembre 2023
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donna, vita, libertà.
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Paola Cortellesi squaderna, in un affresco neorealistico di penetrante impatto, la piccola e la grande Storia di un'Italia non così lontana nel tempo e nel vivere "civile". La prospettiva dell'autrice, non a caso donna, è innovativa sul piano della tecnica cinematografica (piani sequenza "circolari", narrazione della violenza tramite la metafora del "ballo ancestrale" ritmato dalla posizione degli stereotipi sociali, significanze sceniche escatologiche nel semplice gesto di mettersi prima, farsi togliere poi, decidere infine di togliersi il rossetto sulle labbra. Attraverso lo studio ed il voto la donna è libera, per come è giusto che sia.
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Paola Cortellesi squaderna, in un affresco neorealistico di penetrante impatto, la piccola e la grande Storia di un'Italia non così lontana nel tempo e nel vivere "civile". La prospettiva dell'autrice, non a caso donna, è innovativa sul piano della tecnica cinematografica (piani sequenza "circolari", narrazione della violenza tramite la metafora del "ballo ancestrale" ritmato dalla posizione degli stereotipi sociali, significanze sceniche escatologiche nel semplice gesto di mettersi prima, farsi togliere poi, decidere infine di togliersi il rossetto sulle labbra. Attraverso lo studio ed il voto la donna è libera, per come è giusto che sia. Per questo il bianco e nero rappresenta la semplicità del messaggio universale che il film contiene: donna, vita, libertà! Oggi in curdo: Jin, Jîyan, in Azadî: ژن، ژیان، ئازادی) ("C'è ancora un domani" film 2023).
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corebo
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domenica 29 ottobre 2023
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bello
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Bel film, Paola Coltellesi che ho amato come attrice comica, non mi dava fiducia come regista-sceneggiatrice, ma mi sono dovuto ricredere, non sto a spiegare il perché quello, altri lo hanno spiegato meglio di me. A mio avviso tre soli nei: la violenza attraverso un passo di danza, mentre ho capito l'accostamento, a mio avviso addolcisce una scena cosi cruda, poiché la violenza è violenza senza sé e senza ma! Secondo neo, l'esplosione del bar una forzatura impensabile in quel periodo post-bellico! Terzo ed ultimo, non ho capito le smorfie che fa alla figlia nella scena finale. Concludo un’opera d'arte si può criticare ma comunque sempre dobbiamo lodare l'autore per il suo sforzo intellettivo.
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Bel film, Paola Coltellesi che ho amato come attrice comica, non mi dava fiducia come regista-sceneggiatrice, ma mi sono dovuto ricredere, non sto a spiegare il perché quello, altri lo hanno spiegato meglio di me. A mio avviso tre soli nei: la violenza attraverso un passo di danza, mentre ho capito l'accostamento, a mio avviso addolcisce una scena cosi cruda, poiché la violenza è violenza senza sé e senza ma! Secondo neo, l'esplosione del bar una forzatura impensabile in quel periodo post-bellico! Terzo ed ultimo, non ho capito le smorfie che fa alla figlia nella scena finale. Concludo un’opera d'arte si può criticare ma comunque sempre dobbiamo lodare l'autore per il suo sforzo intellettivo. D’Andrea, Andreotti sono conosciuti per la loro bravura, quindi bravi come sempre, mi ha colpito favorevolmente Emanuela Fanelli e, la per me sconosciuta, Romana Maggiore.
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marco
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giovedì 2 novembre 2023
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neorealismo in salsa veltroniana
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Una volta c'erano Scola , Rossellini , De Sica .....
Una volta cerano la Magnani Mastroianni la Loren......
La stagione di quando il cinema italiano indicava al mondo una strada e uno stile è tramontata ormai da decenni.
Non basta un film in bianco e nero buttando qua e la citazioni dei bei tempi che furono per esultare, l'opera prima della Cortellesi finisce invece per renderci amaramente più consapevoli di quanto spazio ci separi oggi dalle glorie passate.
Il film è pretenzioso, didascalico, indugia nel facile e nel retorico, il che conforta un pubblico sempre più comodamente adagiato nel non pretendere troppo , veltronianamente mellifluo e ubiquamente indulgente e compiaciuto.
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Una volta c'erano Scola , Rossellini , De Sica .....
Una volta cerano la Magnani Mastroianni la Loren......
La stagione di quando il cinema italiano indicava al mondo una strada e uno stile è tramontata ormai da decenni.
Non basta un film in bianco e nero buttando qua e la citazioni dei bei tempi che furono per esultare, l'opera prima della Cortellesi finisce invece per renderci amaramente più consapevoli di quanto spazio ci separi oggi dalle glorie passate.
Il film è pretenzioso, didascalico, indugia nel facile e nel retorico, il che conforta un pubblico sempre più comodamente adagiato nel non pretendere troppo , veltronianamente mellifluo e ubiquamente indulgente e compiaciuto.
Buttiamoci un po'di critica al patriarcato, un po' di nostalgia neorealista, un po' di verve comica e di ammiccanti e belle canzoni del nostro immaginario per non disturbare la nostra confort zone e il risultato al botteghino sarà di sicuro successo.
La critica del piccolo mondo antico di Roma sarà sbalordita, il quadrilatero Trastevere/Testaccio/Monti/San Saba di lotta e di governo applaudirà bonoriamente rassicurato , il Festival romano noto solo ai romani darà ragione al suo stato e ragion d'essere, con familistica persevenranza. Belle scene , bei costumi, ambientazione pregevole , per il resto la faccia musona e un po' bastonata della protagonista ci riporta inequivocabilmente alla realtà del nostro cinema romano. Per una volta avremmo potuto osare un po' meno....
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[+] parole sacrosante!!!
(di bian0696)
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[+] finalmente fuori dal coro!
(di lollolove)
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[+] assolutamente d''accordo
(di mana)
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[+] scelte forzate e un pasticcio stilistico
(di enzo)
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