Macchina a mano, riprese in soggettiva, scatti repentini e inquadrature geometriche. Tutto in November è teso per amplificare il ritmo incessante dell’azione, grazie anche al notevole lavoro sul suono e quello sul montaggio. Il thriller di Jimenez è contaminato dall’estetica delle spy story del cinema americano senza rimanerne schiacciato.
November è un film capace di mantenere alta la tensione anche grazie ad una sceneggiatura ricca di sfumature. Se è vero che i personaggi di questa storia sono tratteggiati per ruotare attorno al cuore del film – l’indagine per scovare gli attentatori -, è pur vero che November è una riflessione sul pregiudizio e la paura.
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Macchina a mano, riprese in soggettiva, scatti repentini e inquadrature geometriche. Tutto in November è teso per amplificare il ritmo incessante dell’azione, grazie anche al notevole lavoro sul suono e quello sul montaggio. Il thriller di Jimenez è contaminato dall’estetica delle spy story del cinema americano senza rimanerne schiacciato.
November è un film capace di mantenere alta la tensione anche grazie ad una sceneggiatura ricca di sfumature. Se è vero che i personaggi di questa storia sono tratteggiati per ruotare attorno al cuore del film – l’indagine per scovare gli attentatori -, è pur vero che November è una riflessione sul pregiudizio e la paura. Due elementi approfonditi attraverso il personaggio di Samia, giovane donna musulmana trattata con diffidenza nonostante sia in possesso di elementi utili all’indagine.
Ciò che è accaduto al Bataclan e le sue conseguenze sociali hanno segnato un prima e un dopo nella storia recente dell’Europa. Quel senso di insicurezza, di prossimità costante al pericolo è diventato parte delle nostre vite. Mentre l’ex presidente della Repubblica francese François Hollande dichiarava lo stato d’emergenza e la chiusura delle frontiere in quella notte di novembre il mondo che conoscevamo è cambiato per sempre. E il film di Jimenez ce lo ricorda.
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