
Il regista Michele Mally e la sceneggiatrice Arianna Marelli omaggiano l'artista che più di tutti ha rivoluzionato l'estetica del tempo. Forse il più grande per la pittura. Al cinema dal 7 al 9 novembre.
di Rossella Farinotti
Raccontare Munch significa indicare i diversi aspetti e le svariate suggestioni che l’Europa del nord aveva messo in atto culturalmente tra fine ottocento e l’inizio del nuovo secolo. Intellettuali, artisti, letterati, drammaturghi, fotografi, si raccoglievano nelle grandi città - dagli atelier fino ai bar oggi diventati mitologici - per dar vita a movimenti culturali e artistici che continuano a perpetuare nella nostra storia. Edvard Munch (1863-1944) era già, nella sua contemporaneità, uno degli indiscussi protagonisti delle estetiche del tempo. Forse il più grande per la pittura.
Edvard Munch (1863-1944) era già, nella sua contemporaneità, uno degli indiscussi protagonisti delle estetiche del tempo. Forse il più grande per la pittura.
Sin da giovanissimo il talentuoso artista si interfaccia con situazioni crude e drammatiche che definiranno il suo inimitabile stile. Uno stile che Munch non abbandonerà mai e che, ancora oggi, emerge dai libri di storia dell'arte con la stessa vitalità e gli stessi flussi di quando prendeva vita dalla mano dell'artista.