Elvis |
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Un film di Baz Luhrmann.
Con Austin Butler, Tom Hanks, Helen Thomson, Richard Roxburgh.
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Biografico,
Ratings: Kids+13,
durata 159 min.
- USA 2022.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 22 giugno 2022.
MYMONETRO
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Se Elvis torna alla cultura black
di Fabio Ferzetti L'Espresso
Da quando Scorsese ha detto che film di supereroi non sono cinema ma parchi a tema, siamo tentati di applicare la battuta agli innumerevoli tentativi di resuscitare le icone del Novecento. La formula però diventa ancora più azzeccata se, come nel caso di Elvis Presley, il parco a tema (cioè Graceland) esiste davvero. Perché fare un film su Elvis the Pelvis se il suo mito è stato già sfruttato in ogni modo immaginabile? Baz Luhrmann, il regista australiano di "Ballroom" (bellissimo, cercatelo), "Romeo + Giulietta", "Moulin Rouge", che dell'eccesso ha fatto un'estetica e (ahinoi) un brand, ha una risposta: per restituire Elvis alla cultura black da cui proveniva, nascosta o minimizzata da politica e show business. Fin qui tutto bene. Il barocco, discontinuo, iterativo "Elvis" (160 minuti ma sembrano molti di più) regge e emoziona finché segue questa pista. E quella del dolore e della solitudine del divo. Nato nel Mississippi, cresciuto nel Tennessee Elvis Aaron Presley doveva moltissimo alla musica e alla Cultura afroamericana. Di matrice black erano il sound, la voce, la postura, quel dimenarsi in scena così elettrico e erotico che alle tv era proibito inquadrarlo dalla vita in giù. Ma può bastare un'idea simile per un film destinato agli adolescenti di tutto il mondo? No naturalmente: ed ecco Luhrmann dopare tutto a colpi di trovate che anziché attualizzare la storia di un tipo nato sel 1935 finiscono per annacquare l'idea iniziale (nulla è più tedioso dell'eccentricità forzata, specie se spalmata su falle di sceneggiatura formato Grand Canyon). Va bene far raccontare tutto all'agente di Elvis, il sedicente colonnello Parker (un truccatissimo, istrionico Tom Hanks), imbonitore da fiera e scopritore, mentore, socio, rivale, sanguisuga che spreme energie e profitti del suo protetto fino all'ultima goccia. Va meno bene accennare appena a tutto ciò che accadeva nel frattempo (i Kennedy, i Beatles, Martin Luther King, etc,), per variare all'infinito il claustrofobico "universo di Elvis (riecco i parchi a tema). In un vorticare di circhi, concerti, luna park, fumetti, scene d'archivio (ricostruite), spesso per giunta in split screen, che non seduce né affascina ma strema e stordisce. Come capita ormai in troppi film Usa, affetti da un gigantismo così malato da diventare sintomo di una crisi epocale.
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