Antidisturbios

Sei agenti della polizia spagnola, divisione Antidisturbios (l'equivalente della nostra Celere), sono incaricati di sgomberare un appartamento. Gli inquilini sono però affiancati da numerosi volontari, decisi a resistere in modo non violento. La situazione è poco gestibile e gli agenti chiedono rinforzi, ma il giudice è irremovibile: lo sgombero va portato a termine senza ritardi. L'esito sarà tragico e ne verrà un'indagine sull'operato degli agenti, affidata non alla disciplinare bensì agli affari interi, dove lavora la determinatissima Laia. Disposta ad aggirare anche il proprio superiore pur di arrivare a incastrare gli agenti, scoprirà di far parte di un gioco molto più grande di lei...

Antidisturbios è una serie eminentemente d'autore, firmata da Rodrigo Sorogoyen e di grande impatto cinematografico.

Il regista di Che Dio ci perdoni, Il regno e Madre, apre con un incipit molto originale: non sugli agenti della squadra bensì su una serata in famiglia, dove Laia litiga con suo padre che ha barato a Trivial Pursuit. Una situazione assolutamente banale, ma che la tenacia di Laia innerva di tensione. A rendere il tutto ancora più anomalo, il personaggio di Laia tornerà in scena solo nell'ultimo quarto d'ora del primo episodio.

Il grosso del pilot è dedicato invece all'azione della squadra e ha un montaggio molto nervoso, con inquadrature ravvicinate spesso panoramiche che accentuano la deformità della situazione. Tanto gli agenti quanto chi resiste allo sfratto si ritrova in una condizione così concitata da essere quasi iper-reale, dove ci si minaccia apertamente a muso duro e si è obbligati a prendere posizione, dove si aggredisce e si viene aggrediti in un crescendo di rabbia e caos.

Dopo questo inizio esplosivo e molto realistico nel rappresentare la violenza purtroppo ordinaria di queste situazioni, la serie si assesta su binari più canonici, con le indagini degli affari interni sull'operato della squadra. Laia parte dall'incastrare la squadra e via via realizza che in fondo anche loro sono pedine di ordini arrivati dall'alto. È stato infatti un giudice a insistere perché lo sgombero fosse effettuato quel giorno, anche se il numero di agenti era palesemente inadeguato, ma andare a toccare le alte sfere si rivela molto pericoloso...

Le due puntate centrali sono più di passaggio e sono infatti dirette da Borja Soler, abituale montatore di Sorogoyen, che torna invece per gli ultimi due episodi, dove si alza di nuovo il livello di violenza. La squadra viene infatti incaricata di pattugliare le strade in cui scorrazzano tifosi ubriachi (e qui il regista firma un vero e proprio pezzo di bravura), mentre Laia se la deve vedere con uomini pronti a tutto pur di sabotare l'indagine.

Lo slittamento dal microscopico evento di uno sfratto, alla macroscopica cospirazione d'affari loschi, finisce anche per cambiare il vero fulcro della vicenda e il suo senso politico: l'Antidisturbios viene inizialmente presentata come un'organizzazione problematica ma alla fine è quasi solo la mano pesante di intrighi molto consueti nella fiction poliziesca. Il racconto di questi uomini, pur con i loro difetti e le distorsioni morali a cui li porta lo spirito di corpo, passa in secondo piano ed è meno schietta per esempio di A.C.A.B. - All Cops Are Bastards di Stefano Sollima, dove c'erano cimeli fascisti in bella vista.

Del resto gli autori avevano sempre risposto alle critiche preventive alla serie dicendo che non sarebbe stata contro la polizia, ma considerato quanto l'Antidisturbios sia spesso criticata in Spagna questa neutralità finisce per essere una posizione debole. Al di là dei limiti ideologici, Antidisturbios è un poliziesco efficace non solo per le scelte di regia, ma pure per qualità del cast tutto perfettamente in parte, nel quale spiccano in particolare: Hovik Keuchkerian nei panni dell'imponente caposquadra Osorio; Raúl Arévalo nelle vesti dell'agente più tormentato; e ovviamente la protagonista Vicky Luengo, impavida e sfrontata, di grande intensità nonostante la figura minuta. 