vanessa zarastro
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domenica 25 novembre 2018
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femminile ma non femminista
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“Widows - eredità criminale” è un prodotto cinematografico ben costruito e con un bel ritmo. Nel film, che si può definire un heist-movie, sono mischiati vari generi: il thriller, il gangster movie e l’action, e la storia è ispirata a una serie britannica della TV negli anni ’80, scritta da Lynda La Plante.
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“Widows - eredità criminale” è un prodotto cinematografico ben costruito e con un bel ritmo. Nel film, che si può definire un heist-movie, sono mischiati vari generi: il thriller, il gangster movie e l’action, e la storia è ispirata a una serie britannica della TV negli anni ’80, scritta da Lynda La Plante. Steve Mc Queen e la co-sceneggiatrice Gillian Flynn –già autrice de “L’amore bugiardo - Gone Girl” di David Fincher del 2014 – hanno spostato la location da Londra a Chicago. Sullo sfondo, ci sono le imminenti elezioni per i consiglieri comunali del XVIII distretto. A competere sono Jack Mulligan (Colin Farrell), figlio del decano Tom (Robert Duvall), in carica da sempre e ora costretto a farsi da parte per un infarto, e Jamal Manning un nero colluso con le gang locali (Brian Tyree Henry).
Nella prima parte, dopo l’uccisione dei gangster colti nel bel mezzo di una rapina, il regista Steve Mc Queen inquadra la vita delle rispettive vedove rimaste sole e senza soldi. Per di più sembrerebbe che il capo Harry Rawlings (Liam Neeson) avesse un grosso debito con Jamal Manning, che rivendica un paio di milioni di euro nei confronti della moglie Veronica (Viola Davis), andati in fumo nell’esplosione che ha messo fine alla vita al marito. Infatti la più disperata, ma anche la più coraggiosa delle vedove, è proprio lei, Veronica Rawlings, che trova una preziosissima agenda di appunti del marito, in cui sono annotati con meticolosità tutti i dettagli di ogni rapina fatta o da fare. Pertanto le viene in mente di sostituirsi a lui, di portare avanti il colpo coinvolgendo anche le altri mogli, Alice e Linda. Per saldare il debito con il candidato malavitoso le quattro donne decidono di realizzare il colpo pianificato dal defunto capo della banda. Un paio di settimane per decidere, meno di una settimana per allenarsi. Comprano le pistole e un vecchio furgone, ingaggiano Belle, una tosta baby-sitter e parrucchiera tutto fare, come autista. Vanno a sparare al poligono di tiro, si allenano alla corsa e al sollevamento dei pesi e in quattro rapinano l’appartamento di Jack Mulligan, l’aspirante consigliere comunale sotto elezioni. Non voglio raccontare di più per non fare spoiler e non togliere al film quella serie di trovate che, con flashback e scene immaginate, arricchiscono il racconto.
Il film non ha nulla di femminista, anzi nel suo empowerment, ricalca perfettamente l’essere maschili delle donne animate da una rabbia sociale e così diverse tra loro: una di origini polacche, l’altra sudamericana e due afroamericane ma di classi sociali opposte. Le quattro donne devono imparare a stare insieme e a fare squadra, a dispetto delle loro differenze e divergenze, perché lì fuori c’è un nemico comune contro il quale fare fronte.
Il film mi ha ricordato, con le debite eccezioni, il recente “Ocean’8” di Gary Ross, una storica di una rapina organizzata da donne con lo spirito di rivalsa, con una struttura analoga nella preparazione del colpo, nel coinvolgimento progressivo delle varie persone e nella descrizione delle individualità femminili; ma mentre lì c’era il glamour, il lusso, la ricchezza, qui in “Widows - eredità criminale” ci sono le differenze sociali, la politica, il razzismo, la religione, il lutto.Il film ha un cast d’eccezione in particolare due donne. Viola Davis ha vinto l’Oscar 2017 come migliore attrice non protagonista in “Barriere” e Michelle Rodriguez interprete, già con le pistole, di una trans nonostante sé, in “Nemesi” di Walter Hill del 2016. Chicago è filmata molto bene, e sono messe in evidenza le differenze del tessuto urbano (e sociale): il XVIII distretto è rappresentato come un “non luogo” con magazzini squallidi e chiese sconsacrate adibite a riunioni, mentre lo scintillante CBD (Central Business District) qua e là dona alla storia un maestoso background.
25.11.2018
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samanta
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martedì 20 novembre 2018
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l'apparenza inganna
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Chicago ai giorni nostri: è in ballo l'elezione di un consigliere comunale per un distretto importante della città. Si fronteggiano due uomini e due diversi poteri: Jack Mulligan (Colin Farrell) boss del partito democratico e figlio di un anziano, ma ancora valido consigliere Tom (Robert Divall) e Jamal Manning (Brian Tyree Henry) boss di un gruppo mafioso. Il film inizia con una rapina i cui i 4 rapinatori dopo avere rubato 2 milioni di $ a Manning muoiono bruciati nell'incendio del furgone, ma sono scomparsi i soldi. Manning si vuole vendicare sulla vedova Veronica (Viola Davis) del capo della Banda Rawlins (Liam Neeson) per riavere i soldi. Per uscire dalla grave situazione Viola convince due delle tre altre vedove: Linda (Michelle Rodriguez) e Alice (Elisabeth Debicki, Guardiani della Galassia) a partecipare a un piano di rapina (lasciatogli dal Marito) in una casa privata in cui sono nascosti 5 milioni di dollari.
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Chicago ai giorni nostri: è in ballo l'elezione di un consigliere comunale per un distretto importante della città. Si fronteggiano due uomini e due diversi poteri: Jack Mulligan (Colin Farrell) boss del partito democratico e figlio di un anziano, ma ancora valido consigliere Tom (Robert Divall) e Jamal Manning (Brian Tyree Henry) boss di un gruppo mafioso. Il film inizia con una rapina i cui i 4 rapinatori dopo avere rubato 2 milioni di $ a Manning muoiono bruciati nell'incendio del furgone, ma sono scomparsi i soldi. Manning si vuole vendicare sulla vedova Veronica (Viola Davis) del capo della Banda Rawlins (Liam Neeson) per riavere i soldi. Per uscire dalla grave situazione Viola convince due delle tre altre vedove: Linda (Michelle Rodriguez) e Alice (Elisabeth Debicki, Guardiani della Galassia) a partecipare a un piano di rapina (lasciatogli dal Marito) in una casa privata in cui sono nascosti 5 milioni di dollari. Al terzetto si aggiungera Belle (Cyntia Erivo) una parrucchiera, il piano viene messo in azione, ma non rivelerò la parte finale salvo dire che ci sono numerosi colpi di scena abbastanza originali.
Il regista del film è l'inglese Steve McQueen (omonimo del grande attore scomparso), che ha un modesto curriculum cinematografico :12 anni schiavo,per cui ha vinto l'Oscar per la regia (film che francamente ho trovato noioso), Shame la storia di un sesso dipendente e Hunger, è quindi un regista eclettico e in questo film ha diretto un thriller e un poliziesco noir denso però di connotzioni sociali specie relativamente all'intrecciarsi tra criminalità e politica. La regia è buono, il regista senza ricorrere a forsennati inseguimenti o a particolari effetti speciali è riuscito a confezionare un film che avvince lo spettatore, c'é una notevole pesantezza nella parte centrale del film, un po più di snellezza avrebbe giovato alla trama, ma il fim si riscatta con la parte finale che rivela numerose sorprese. Interessante la commistione tra criminalità e politica, i Mulligan da tre generazioni politici sono non solo corrotti, ma intrecciano affari con la criminalità organizzata, a sua volta Manning con il giovane fratello si decide, senza tralasciare i suoi sporchi affari di capo mafioso, a gettarsi in prima persona nell'agone politico (afferma che si guadagna di più !). Aggiungete che il Pastore della più influente congregazione protestante vende i suoi voti al migliore offerente, certo non esce un quadro lusinghiero di Chicago (ma non era la città di Obama ?). Ottima in generale l'interpretazione dei protagonisti in cui svetta Viola Davis (premio Oscar migliore attrice n.p.), bravi come al solito Richard Duvall e Liam Neeson, ma anche Colin Farrell recita bene abbandonando la sua solita inespressività.
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[+] coinvolgente heist movie, di genere ma impegnato
(di antonio montefalcone)
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alex2044
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lunedì 19 novembre 2018
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una regia magistrale
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Una regia magistrale , Steve McQueen che ho conosciuto dieci anni fa con l'esordio sbalorditivo di Hunger , si dimosta un regista di altissimo livello. Attingendo , inoltre , per la parte estetica ,alla sua precedente esperienza artistica . L'uso della cinepresa sfiora la genialità . Non c'è scena dove non ci sia un'invenzione o una chicca sorprendente . Portando lo spettatore ad attendere con piacere la scena successiva per scoprire quale sarà il momento magico della stessa ed annullando così ogni momento di stanca e facendo passare le più di due ore di durata in un batti baleno . Per quanto riguarda i contenuti , l'originalità la fa da padrona.
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Una regia magistrale , Steve McQueen che ho conosciuto dieci anni fa con l'esordio sbalorditivo di Hunger , si dimosta un regista di altissimo livello. Attingendo , inoltre , per la parte estetica ,alla sua precedente esperienza artistica . L'uso della cinepresa sfiora la genialità . Non c'è scena dove non ci sia un'invenzione o una chicca sorprendente . Portando lo spettatore ad attendere con piacere la scena successiva per scoprire quale sarà il momento magico della stessa ed annullando così ogni momento di stanca e facendo passare le più di due ore di durata in un batti baleno . Per quanto riguarda i contenuti , l'originalità la fa da padrona. Il politicamento corretto è bandito in ogni sua forma . Bianchi ,neri , donne e uomini , tutti possono essere spregevoli , calcolatori o umanamente sensibili . La politica e il mondo delle rapine che sono il nucleo narrativo portante , sono intrise di violenza e prevaricazioni ma anche descritte con il classico humour inglese che attraversa con intelligenza tutto il film .Insomma i cattivi sono cattivissimi ma non sempre il loro atteggiamento paga e le conseguenze possono essere terribili per loro ( vedi il dopo rapina ) .S.Mc Queen trova anche il modo di trattare il lato umano dei vari protagonisti con una sorta di delicatezza molto tenera che non stona per nulla con l'andamento piuttosto turbolento dell'opera .Gli attori sono tutti molto bravi ma una citazione particolare è doverosa per Viola Davis vera architrave della storia ed inoltre, è d'obbligo , una menzione per l'ottima Elisabeth Debicki che porta la sua altezza inusitata con spigliatezza e disinvoltura invidiabili , proprio brava . Insomma , qualcuno potrebbe intendere questo come un film di genere ma si sbaglia a giudicarlo in quel modo . Questo è per me invece un movie-movie , cinema a tutto tondo . Dove incidentalmente si fanno rapine rapine , si parla di politica ma più che altro si parla di essere umani , con le loro miserie, le loro gioie e le loro vite . Il tutto accompagnato da un'estetica esaltante che il cinema che è prima di tutto immagine, fa bene a non dimenticare .
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flyanto
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mercoledì 21 novembre 2018
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tre donne, anzi quattro, alla riscossa
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Già dal titolo, “Widows – Eredità Criminale”, si intuisce che ciò che ereditano le tre donne protagoniste dell’ultimo film del regista Steve Mc Queen non è tanto un qualcosa legato ad un ricco bottino bensì un’azione che nulla ha di legale. Ed, infatti, le tre donne in questione sono le vedove di altrettanti criminali che, nel corso di una grossa rapina andata a male, rimangono inaspettatamente uccisi dalla banda a loro contraria guidata da un gangster nero, violento e colluso con alcuni esponenti politici della città per la sua ascesa personale in tale campo. Questi, infatti, al fine di recuperare l’ingente somma di denaro che i defunti mariti delle donne gli hanno sottratto e che sono anche andati bruciati nello scontro a fuoco, si reca, subito dopo il funerale, dalla compagna del capo banda, minacciandola di morte.
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Già dal titolo, “Widows – Eredità Criminale”, si intuisce che ciò che ereditano le tre donne protagoniste dell’ultimo film del regista Steve Mc Queen non è tanto un qualcosa legato ad un ricco bottino bensì un’azione che nulla ha di legale. Ed, infatti, le tre donne in questione sono le vedove di altrettanti criminali che, nel corso di una grossa rapina andata a male, rimangono inaspettatamente uccisi dalla banda a loro contraria guidata da un gangster nero, violento e colluso con alcuni esponenti politici della città per la sua ascesa personale in tale campo. Questi, infatti, al fine di recuperare l’ingente somma di denaro che i defunti mariti delle donne gli hanno sottratto e che sono anche andati bruciati nello scontro a fuoco, si reca, subito dopo il funerale, dalla compagna del capo banda, minacciandola di morte. La donna, dal momento che non possiede alcunché in denaro, scopre di essere però in possesso degli appunti del consorte concernenti la programmazione di un prossimo grosso furto, cosicché decide di attuarlo al fine di raccogliere la somma richiestale e di coinvolgere in esso, contattandole, anche le altre due vedove con cui poi spartirsi la rimanenza. Nel corso dei difficili preparativi per il colpo, non mancheranno ovviamente numerosi imprevisti e vari accadimenti che renderanno l’azione sempre più pericolosa ma, nonostante ciò, tutto alla fine si risolverà nei migliori dei modi.
“Widows – Eredità Criminale” è senza alcun dubbio ben girato, con un ritmo cadenzato ed incalzante che lo rende avvincente e piacevole allo stesso tempo, grazie anche ai numerosi colpi di scena. Essendo ambientato nel mondo del crimine, le scene di violenza costituiscono un elemento determinante e preponderante ma esse non risultano mai fuori luogo e sopportabili alla vista e se la pellicola non risulta del tutto originale nel suo contesto, perché altre pellicole in precedenza hanno trattato il tema della criminalità dal punto di vista femminile (si pensi, ad esempio, al recentissimo Ocean’s eight), “Widows” presenta in definita il riscatto di tre donne che, lasciate sole ed abbandonate a se stesse alla morte improvvisa dei loro compagni, piano piano ed attraverso la reciproca conoscenza e susseguente solidarietà (del tutto assente all’inizio della loro impresa) si risollevano, vendicandosi anche della violenza loro minacciata e dei torti subiti da parte degli uomini, mariti o meno che siano. Dal punto di vista realistico la storia ovviamente è poco credibile o, per lo meno, un poco assurdo nel suo svolgersi, ma ciò importa poco perché funge solo da pretesto ed il regista Mc Queen ancora una volta dimostra di essere altamente capace a fare cinema, consegnando ancora una volta un prodotto di qualità.
Consigliabile.
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lucio di loreto
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domenica 7 aprile 2019
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vedove poco allegre
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Una Chicago attuale ma colma di irregolarità governative, stile Capone d’annata, è la location della quale si serve Steve McQueen per adattare al cinema l’omonima serie tv degli anni 80, aiutato dalla sceneggiatura di Gillian Flynn. Il 18°distretto è l’oggetto dei desideri di due sponde, nessuna delle quali dedita a legge e onestà; se lo battagliano Jack Mulligan (Colin Farrell) e il gangster nero Jamal Manning (Bryan Tyree Henry). Il primo prende dal vecchio padre decano Tom, in carica da sempre (un Bobby Duvall ancora sopra media), la carriera politica, utilizzando favori e crediti da riscuotere a tempo debito; il secondo si avvale di uno squadrone di killer intimidatori per ottenere qualunque cosa.
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Una Chicago attuale ma colma di irregolarità governative, stile Capone d’annata, è la location della quale si serve Steve McQueen per adattare al cinema l’omonima serie tv degli anni 80, aiutato dalla sceneggiatura di Gillian Flynn. Il 18°distretto è l’oggetto dei desideri di due sponde, nessuna delle quali dedita a legge e onestà; se lo battagliano Jack Mulligan (Colin Farrell) e il gangster nero Jamal Manning (Bryan Tyree Henry). Il primo prende dal vecchio padre decano Tom, in carica da sempre (un Bobby Duvall ancora sopra media), la carriera politica, utilizzando favori e crediti da riscuotere a tempo debito; il secondo si avvale di uno squadrone di killer intimidatori per ottenere qualunque cosa. Non è sorprendente che ad usufruire di queste due fazioni e ad esserne l’ago della bilancia elettorale sia fra gli altri la chiesa e il reverendo principe. Una rapina non andata a buon fine, con tanto di intera squadra uccisa, lascia in “eredità” alle vedove rimaste una serie di appunti decisivi con i quali assaltare nuove situazioni per effettuare altri colpi sicuri, ma anche un paio di milioni da restituire al boss di colore, che manda per questo i suoi scagnozzi ad avvisare Veronica (Viola Davis). Il solito cast stellare, che comprende il leader dei rapinatori Harry/Liam Neeson, accompagna il regista campione britannico in un action movie al femminile, ricco di tensione e parecchio dark, attraverso numerosi flashback che ripercorrono la storia e le organizzazioni criminali, maschili in primis e delle mogli in un secondo momento. Il tutto grazie alla storia d’amore tra Veronica e Harry, con la prima fragile, debole e sofferente ma mai doma e senza dignità!! I dialoghi si avvalgono della bravura degli attori, con le sicurezze Farrell, Duvall e Davis ma anche Henry, cattivo all’inverosimile ma sempre con una velata dose di umorismo nero, Michelle Rodriguez, la “driver” Cynthia Erivo ed Elizabeth Debicki a completare le supereroine tristi e depresse. E’ grazie a loro se un thriller banale fila via con un’ottima andatura e se si rende credibile una storia la cui trama però lascia parecchio a desiderare, cadendo più di una volta nel grottesco e inverosimile. Il colpo di scena è troppo anticipato e la conduzione del soggetto del film è palese sin dall’inizio; la conclusione dunque, che sia positiva o negativa, perde a un certo punto di importanza. Per questo motivo sembra fuori luogo l’ennesimo tentativo di un regista da sempre impegnato in connotati socio politici di impegnare un thriller molto hollywoodiano in una sorta di ribellione interraziale affidata alle sue tre protagoniste, fatalmente ognuna di estrazione diversa dall’altra (afroamericana, immigrata polacca e latinoamericana). Un lungometraggio alla fine importante perché verrà ricordato come il primo grande flop di Steve McQueen come regista.
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alesimoni
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domenica 25 novembre 2018
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viola di rabbia e di dolore
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Dopo i geniali e innovativi film precedenti, tra cui il capolavoro è Shame, Steve McQueen si cimenta in un campo finora a lui sconosciuto: il thriller con scene action e lo fa ancora una volta, alla grande. Lo stile raffinato della sua regia è presente in tutto: nei primi piani, nei dettagli, nei piano sequenza. Dirige con maestria un cast femminile d'eccezione, in cui tutte le interpreti offrono una prova all'altezza , difficile scegliere chi sia la migliore anche se Viola Davis credo viaggi sempre su un altro livello, rendendoci partecipi del suo dolore e della sua rabbia;bella scoperta Elizabeth Debicki.La tensione è sottolinenata da una colonna sonora incessante, e la sequenza dell'irruzione in casa è degna dei maestri dell'action/thriller.
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Dopo i geniali e innovativi film precedenti, tra cui il capolavoro è Shame, Steve McQueen si cimenta in un campo finora a lui sconosciuto: il thriller con scene action e lo fa ancora una volta, alla grande. Lo stile raffinato della sua regia è presente in tutto: nei primi piani, nei dettagli, nei piano sequenza. Dirige con maestria un cast femminile d'eccezione, in cui tutte le interpreti offrono una prova all'altezza , difficile scegliere chi sia la migliore anche se Viola Davis credo viaggi sempre su un altro livello, rendendoci partecipi del suo dolore e della sua rabbia;bella scoperta Elizabeth Debicki.La tensione è sottolinenata da una colonna sonora incessante, e la sequenza dell'irruzione in casa è degna dei maestri dell'action/thriller. Un neo forse lo si può trovare nell'insistere sul personaggio di Colin Farrel, poco sfaccettato e a cui invece il film dedica vari momenti, forse perché si cercava di dare un taglio molto politico alla storia. Interessanti i vari colpi di scena finali dal punto di vista della sceneggiatura, il tutto in una confezione autoriale di alto livello, vedi scena finale nel bar coi volti riflessi negli specchi, ad indicare che l'epilogo della storia, non è uguale per tutte...
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carloalberto
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sabato 21 novembre 2020
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tecnicamente ineccepibile ma noioso
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Classico film d’azione in versione femminile con la descrizione, per la verità fin troppo particolareggiata, delle diverse fasi della ideazione, preparazione ed esecuzione del colpo che risolverà tutti i problemi della vita delle tre vedove, tutt’altro che inconsolabili, di altrettanti rapinatori e sullo sfondo la lotta dei soliti politici corrotti e collusi con la criminalità per l’elezione a consigliere comunale di Chicago.
Basato su un soggetto originale scritto a due mani dallo stesso regista Steve McQueen e dalla scrittrice Gillian Flynn, il film vanta un cast d’eccezione, in cui figura tra gli altri anche il grande Duvall.
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Classico film d’azione in versione femminile con la descrizione, per la verità fin troppo particolareggiata, delle diverse fasi della ideazione, preparazione ed esecuzione del colpo che risolverà tutti i problemi della vita delle tre vedove, tutt’altro che inconsolabili, di altrettanti rapinatori e sullo sfondo la lotta dei soliti politici corrotti e collusi con la criminalità per l’elezione a consigliere comunale di Chicago.
Basato su un soggetto originale scritto a due mani dallo stesso regista Steve McQueen e dalla scrittrice Gillian Flynn, il film vanta un cast d’eccezione, in cui figura tra gli altri anche il grande Duvall.
Il risultato, tuttavia, è deludente e la pellicola, alquanto noiosa e prevedibile, con un finale scontato, melenso e sentimentale, si regge quasi esclusivamente sulla performance attoriale delle protagoniste.
Efficace il montaggio per l’intreccio delle storie diverse e parallele delle quattro donne, di cui tre sono le vedove che danno nome al titolo, che si ricongiungono inaspettatamente, riannodandosi nell’azione principale, e quindi il film tecnicamente è ineccepibile, peccato che non sia altrettanto riuscito, invece, nel coinvolgere emotivamente lo spettatore, per l’alternarsi dei toni della black comedy a quelli drammatici, che restano su due piani distinti, nonostante la bravura di Viola Davis che tenta di renderli, invano, entrambi nello stesso personaggio. Non è in questione l’interpretazione della Davis, bensì la scrittura della sceneggiatura.
I protagonisti maschili sono appena caratterizzati e ci si domanda a che scopo, a questo punto, scomodare Liam Neeson e Colin Farrell per delle particine che sembrano, soprattutto quella di Neeson, quasi delle comparsate. Diversamente per Robert Duvall, ormai novantenne, la cui partecipazione può essere intesa come il cammeo di un grande attore al tramonto.
Dal regista del bellissimo 12 anni schiavo ci si sarebbe aspettati qualcosa in più.
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stefano
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martedì 20 novembre 2018
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una promessa tradita
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È un film che non mi ha convinto sotto tanti aspetti. 1) manca alchimia tra Viola Davis e Liam Neeson. Le scene di intimità sono frigide e vuote di passione. 2) È un film prolisso. Ok i primi venti minuti e gli ultimi quaranta, nel centro ci sono dei continui cambi di prospettive che, oltre al fatto che rendono lento il film, aprono tanti focus che fanno perdere la centralità della trama. 3) Sul filone del secondo punto, noto delle scene senza senso. La Rodriguez che và a casa del vedovo per capire dove si trova quella camera blindata e ci pomicia focosamente!? Per inciso: c è più passione lì che tra i due del punto uno. Oppure la morte di Faluuya? Assassino crudele morto per un tamponamento.
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È un film che non mi ha convinto sotto tanti aspetti. 1) manca alchimia tra Viola Davis e Liam Neeson. Le scene di intimità sono frigide e vuote di passione. 2) È un film prolisso. Ok i primi venti minuti e gli ultimi quaranta, nel centro ci sono dei continui cambi di prospettive che, oltre al fatto che rendono lento il film, aprono tanti focus che fanno perdere la centralità della trama. 3) Sul filone del secondo punto, noto delle scene senza senso. La Rodriguez che và a casa del vedovo per capire dove si trova quella camera blindata e ci pomicia focosamente!? Per inciso: c è più passione lì che tra i due del punto uno. Oppure la morte di Faluuya? Assassino crudele morto per un tamponamento... 4) questi continui flashback aprono tanti fronti ma, alla fine dei conti, non chiariscono alcuni punti o sviluppano dei filoni che andavano chiariti. Per il primo: il rapporto tra il furto ai Manning e la coppia Colin Farrel-Neeson. per il secondo: Colin Farrel-Duvall ( il dramma del Rapporto tra Padre/Figlio meritava uno sviluppo) ed il dramma della perdita del Figlio tra Viola e Liam (chiarendo con un prima e post evento, forse Sarebbe stato più efficace).
5) Ultimo punto sul film: il film risulta lento (un paio di volte sono stato tentato di andarmene) ed il colpo di scena del ritorno di Neeson non basta a salvarlo. Quelle inquadrate sui particolari, usate al fine di renderlo drammatico, lo rendono pesante. Si passa dal Noir al kitsch in un attimo.
Riflessione in generale: dopo avere visto il film, ho letto qualcosa. Mi girano perché il valore del film lo fanno ricadere più sul senso affibbiato... Un film di critica a Trump ed il trionfo del Femminismo! Alla fine dei conti pochi attori ne escono bene in tale film. Salvo solamente Elizabeth Debicki e Cynthia Erivo.
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