maurizio.meres
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lunedì 11 febbraio 2019
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il cinema di clint
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Ancora una volta Clint Eastwood crea un quadro perfetto di una famiglia Americana,attingendo da una storia vera con risvolti umani cogliendo tutta la superficialità dei personaggi ma entrando in un intimo nascosto di una persona molto anziana che nella vita pensava soltanto a se stesso e al suo lavoro trascurando moglie e i figli nel modo più crudele come se non esistessero ma alla fine dopo aver guadagnato tanti soldi con il malaffare davanti al tribunale si dichiara colpevole è così condannato può far pace con se stesso per tutto il maltolto alla sua famiglia,ritrovando l'amore di sua moglie negli ultimi istanti di vita e il bene di sua figlia.
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Ancora una volta Clint Eastwood crea un quadro perfetto di una famiglia Americana,attingendo da una storia vera con risvolti umani cogliendo tutta la superficialità dei personaggi ma entrando in un intimo nascosto di una persona molto anziana che nella vita pensava soltanto a se stesso e al suo lavoro trascurando moglie e i figli nel modo più crudele come se non esistessero ma alla fine dopo aver guadagnato tanti soldi con il malaffare davanti al tribunale si dichiara colpevole è così condannato può far pace con se stesso per tutto il maltolto alla sua famiglia,ritrovando l'amore di sua moglie negli ultimi istanti di vita e il bene di sua figlia.
In un ambientazione tipica Americana con risvolti se vogliamo comici in alcune circostanze ma decisamente intensi in una drammaticità umana di compassione questo vecchio così come lo chiamano nel film svolge con assolta disinvoltura atti criminali,ma senza essere crudele e riesce ad entrare nel giudizio dello spettatore con simpatia.
La parte è perfettamente interpretata da Clint si auto dirige con autorevolezza presumo che entra nelle scene seguendo soltanto la logica del racconto cambiando battute ed espressioni all'istante,la sua immortalità cinematografica fa di lui un mentore per chi sta iniziando questa carriera.
La sceneggiatura incentrata tutta su Earl che da vero patriota così come Clint si definisce anzi lo è veramente diventa oltraggioso per i suoi principi forse è una sottile protesta personale verso l'amministrazione Americana su uno stato di disagio sociale,in quanto per la prima volta credo il maestro porta nel suo cinema di storie vere un patriota che volta le spalle al suo paese.
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minnie
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lunedì 11 febbraio 2019
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e teniamocelo stretto!
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Pensavo di annoiarmi e quando ho visto, in sovrimpressione, la scritta, Primo viaggio e poi Secondo...credevo che sarebbe stato un film noioso: e invece...Invece il caro vecchio Clint ha fatto centro ancora una volta. Il vecchietto saggio del Far West, quello che suona il piano nel saloon nei film di Ford è diventato Leo Earl che per sbarcare il lunario, s'imbarca in un'impresa rischiosa e immorale, ma tanto lui che ha fatto la guerra nulla può temere. E sembra che non gl'importi granché, reduce da un pignoramento è uno zoppo tentatore come il diavolo che lo abborda: invece osserva, valuta e consiglia a Julius di cambiare vita ma quello non ci pensa proprio, inserito com'è nel gorgo criminale.
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Pensavo di annoiarmi e quando ho visto, in sovrimpressione, la scritta, Primo viaggio e poi Secondo...credevo che sarebbe stato un film noioso: e invece...Invece il caro vecchio Clint ha fatto centro ancora una volta. Il vecchietto saggio del Far West, quello che suona il piano nel saloon nei film di Ford è diventato Leo Earl che per sbarcare il lunario, s'imbarca in un'impresa rischiosa e immorale, ma tanto lui che ha fatto la guerra nulla può temere. E sembra che non gl'importi granché, reduce da un pignoramento è uno zoppo tentatore come il diavolo che lo abborda: invece osserva, valuta e consiglia a Julius di cambiare vita ma quello non ci pensa proprio, inserito com'è nel gorgo criminale. Anche Leo lo è, del resto, solo che con tutti quei soldi, si gode la vita, esibendo perfino un pacchiano bracciale d'oro; guida senza esitazione, canta tutto il tempo, riesce perfino a intenerire la dura scorza dei corrieri autentici, ma per poco. Lui non potrà recuperare il tempo perduto appresso al lavoro rubandolo alla famiglia, i trafficanti non diventeranno buoni: la morale è proprio questa, come impeigare il proprio tempo e come guadagnare i soldi, ossessione necessaria e vitale. Con un accenno amaro alla new economy che anche di questi lavori illegali è fatta: c'è di che pensarci altroché...
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mauridal
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giovedì 21 marzo 2019
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grande vecchio yankee.
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GRANDE VECCHIO YANKEE, non smentisce il suo ruolo di americano del nord che sempre reduce di qualche guerra si ritrova a sfuggire a sé stesso in una patria di vecchi che però di eroico non hanno niente. Anzi difendono quel poco di ricchezza dei fondi pensione americani che permettono alle classi medie di sopravvivere. Quando per caso o per motivi di crisi economica le cose vanno male allora per uno come il personaggio che Clint ha scelto di essere ovvero il floricoltore , non resta che lasciarsi tentare dall’unica attività redditizia che resiste nel mondo , il traffico di droga.
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GRANDE VECCHIO YANKEE, non smentisce il suo ruolo di americano del nord che sempre reduce di qualche guerra si ritrova a sfuggire a sé stesso in una patria di vecchi che però di eroico non hanno niente. Anzi difendono quel poco di ricchezza dei fondi pensione americani che permettono alle classi medie di sopravvivere. Quando per caso o per motivi di crisi economica le cose vanno male allora per uno come il personaggio che Clint ha scelto di essere ovvero il floricoltore , non resta che lasciarsi tentare dall’unica attività redditizia che resiste nel mondo , il traffico di droga.
Ma Clint il sicuro ispettore difensore della legge , il reduce il vecchio americano soldato di tutte le guerre giuste e ingiuste, non poteva cedere ai cartelli per giunta messicani consapevolmente. Allora la trovata geniale del racconto vuole Clint inconsapevole corriere , mulo appunto di partite incredibili di droga che trasporta da prudente autista di furgoni neri pur di guadagnare denaro sporco ma da innocente inconsapevole. Dunque il vecchio Clint salva la faccia pulita di una figura di un vecchio che una volta appresa la verità di ciò che faceva ovvero il corriere di droga, non molla ,accetta ancora la sfida di essere un fuorilegge ma per fini giustificabili . Ma la legge? Lo stato , l’America che fine fanno. Il vecchio Clint non dimentica, a dispetto della storia che lo vuole implicato ,difende nel film due altre figure il giovane poliziotto che gli dà la caccia e anche uno dei giovani trafficanti che però non riesce a redimersi nonostante l’esortazione del vecchio gringo a cambiare vita.
Dunque non tutto è perduto alla fine il giovane poliziotto arresta il vecchio mulo , che davanti al giudice si dichiara colpevole di tutte le nefandezze che ha commesso soprattutto quando dopo aver assistito alla morte della sua amata compagna , capisce di non essere stato né marito né padre ma solo un appassionato floricoltore . Un fondo inverosimile per un ex duro come Clint ma intanto la realtà lo vuole in galera a coltivare fiori nelle aiuole del carcere però riconciliato con tutta la sua famiglia figlia e nipote comprese. Cosa ne esce dalla storia del mulo corriere a scopo benefico, una grande interpretazione minimale e sfuggente del grande e vecchio Clint , innanzitutto e infine una faccia di America che si dichiara colpevole di crimini e misfatti compiuti ma solo per l’aspetto che riguarda il tradimento della famiglia che sempre è al primo posto. In definitiva un film che non cambia i ruoli che l’America assegna agli uomini , dunque o poliziotti o fuorilegge , e Clint lo sceriffo non lo ha mai saputo fare..( mauridal).
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fight_club
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domenica 10 febbraio 2019
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il mulo che guardava solo avanti
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Un'opera molto asciutta e senza fronzoli questa ultima opera di Clint Eastwood che narra la vera storia di un floricoltore diventato corriere della droga a causa della chiusura della sua attività. Il titolo originale cita "The Mule" ovvero il mulo e il nostro protagonista ne prende incosapevolmente le caratteristiche, per la maggior parte della sua vita si è dedicato al lavoro vendendo fiori attraverso un catalogo ma nel contempo ha tralasciato sconsideratamente gli affetti familiari tanto da restarne inviso per molti anni, la chiusura del suo lavoro e la perdita della sua casa lo hanno portato a diventare parte di un cartello di narcotrafficanti ma lui, da bravo mulo, non se ne è mai curato e anche i soldi accumulati alla fine erano secondari, gli interessava di più essere accettato per mascherare il suo vuoto interno.
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Un'opera molto asciutta e senza fronzoli questa ultima opera di Clint Eastwood che narra la vera storia di un floricoltore diventato corriere della droga a causa della chiusura della sua attività. Il titolo originale cita "The Mule" ovvero il mulo e il nostro protagonista ne prende incosapevolmente le caratteristiche, per la maggior parte della sua vita si è dedicato al lavoro vendendo fiori attraverso un catalogo ma nel contempo ha tralasciato sconsideratamente gli affetti familiari tanto da restarne inviso per molti anni, la chiusura del suo lavoro e la perdita della sua casa lo hanno portato a diventare parte di un cartello di narcotrafficanti ma lui, da bravo mulo, non se ne è mai curato e anche i soldi accumulati alla fine erano secondari, gli interessava di più essere accettato per mascherare il suo vuoto interno. Questo film può essere considerato alla stregua di "Gran Torino" e ci sono alcuni punti in comune, i due personaggi sono entrambi reduci dalla guerra di Corea ed entrambi non riescono ad avere un rapporto sereno con le proprie famiglie, solo alla fine delle loro vite forse riescono ad avere dei rimpianti ma il tempo perso e l'età avanzata non li lascia modo di rimediare, come due soldati di eserciti, di cui uno molto illegale, non resta che andare avanti e sempre avanti, quell'unica cosa che la vita ci permette di fare. voto finale 6½.
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fabiofeli
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martedì 12 febbraio 2019
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il tempo vale molto più del denaro
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Earl Stone (Clint Eastwood), carico di anni, coltiva lilium, fiori deperibili la bellezza dei quali dura poco più di un giorno. Cerca l’effimero Earl: le scontate medaglie raccolte nelle fiere dei coltivatori, la riconoscenza per bulbi e semi distribuiti gratis, la freschezza di una birra al circolo di amici coetanei. La sua famiglia è da tempo in pezzi per la scarsa attenzione che il coltivatore pieno di talento gli ha dedicato. Earl è divorziato da sua moglie Mary (Diane Wiest) e la figlia Iris (una figlia del regista, Alison Eastwood, con un ovvio nome di fiore) non gli rivolge la parola da 12 anni e mezzo.
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Earl Stone (Clint Eastwood), carico di anni, coltiva lilium, fiori deperibili la bellezza dei quali dura poco più di un giorno. Cerca l’effimero Earl: le scontate medaglie raccolte nelle fiere dei coltivatori, la riconoscenza per bulbi e semi distribuiti gratis, la freschezza di una birra al circolo di amici coetanei. La sua famiglia è da tempo in pezzi per la scarsa attenzione che il coltivatore pieno di talento gli ha dedicato. Earl è divorziato da sua moglie Mary (Diane Wiest) e la figlia Iris (una figlia del regista, Alison Eastwood, con un ovvio nome di fiore) non gli rivolge la parola da 12 anni e mezzo. Quei sei mesi in più cominciano a sembrare un peso insopportabile, eppure Earl sembra ancora vivere spensierato, forse perché c’è la ciambella di salvataggio fornita dalla nipote Ginny (Taissa Farmiga), la sola che indulge con lui, scusando gli errori del nonno. E’ un amico di Ginny che fornisce a Earl, col morale a terra per la casa pignorata, un “lavoro” molto ben retribuito, da impeccabile autista che non ha preso mai una multa: il vecchio riscatterà la casa e salverà il suo “circolo”. Ma il denaro, soprattutto quello sporco, non è tutto …
Il grande attore e regista sa bene quale sia il bene più prezioso oggi e come aumenta il suo valore giorno per giorno, mangiato da mille cose e magari sprecato in stupidaggini come i “social”: il tempo della nostra vita. Quando si è giovani il tempo avanti a noi sembra una riserva infinita, intaccata ogni giorno un po’. Al crescere degli anni, ci si accorge che non è più così: le parabole discendono sempre e le iperboli in ascesa sono sempre più rare. Ed allora per raddrizzare il destino si accettano rischi e scorciatoie: si può fare “il mulo”, lo stupido animale da carico che trasporta stupefacenti; chi sospetterà mai di un quasi 90enne? Ma poi i nodi possono venire al pettine, se ti ordinano di non fermarti per non gustare “il miglior hamburger del mondo”, o se devi riposare o devi svuotare la vescica ogni 4 ore o perché … sono tanti i perché di un quasi 90enne. Almeno una volta, una misera volta non puoi mancare: devi esserci vicino a tua moglie che sta morendo o la tua vita è stata completamente inutile; sei solo un fantasma, un “Uomo che non c’era”, come l’Ed Crane di Joel ed Ethan Cohen. Per avere questo tempo stavolta Earl/Clint deve pagare un prezzo alto – non altissimo come in Gran Torino, dove perde l’auto adorata e la vita – ma non troppo: fare il capo-giardiniere a San Quintino non è da tutti. Probabilmente la pellicola è anche una confessione, un chiedere scusa a riparazione dei torti che l’uomo Clint può aver fatto, mentre era in giro per il mondo a fare film, alla decina di mogli e compagne ed ai 7 figli: una girandola di persone con tanti compleanni ed avvenimenti importanti da ricordare ed onorare. Strana scelta quella di Eastwood (last film, but not the least speriamo!) e di Robert Redford in Old Man & the Gun (presentato come ultima opera): tutti e due vanno in galera senza paura o pentimento, ma il mondo che lasciano fuori è brutto, molto, e in fondo non li merita. Speriamo che questi due “vecchietti” abbiano ancora qualcosa di bello da dire ed insegnare, come fanno, nonostante gli spericolati rischi accettati, in questi due film da non mancare.
Valutazione ****
FabioFeli
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nino pellino
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sabato 16 febbraio 2019
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ancora un ottimo film diretto da clint eastwood
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Clint Eastwood ci regala, con questa sua ultima pellicola, un altro saggio della sua esperienza di regista, di attore, ma soprattutto di uomo. Attraverso la storia di un novantenne floricoltore che, a causa di improvvise difficolltà finanziarie, si vede costretto a svolgere un lavoro illegale per conto di un'organizzazione di narcotrafficanti messicani in territorio americano, il regista evidenzia diversi aspetti della vita sociale di questi tempi moderni. In particolare il suo rapporto ostile e spesso poco comunicativo con la sua famiglia, avendo dedicato forse un pò troppo tempo della propria esistenza al lavoro e poco invece a rendersi più partecipe e più attivo per quanto riguarda i rapporti affettivi con i propri cari, ossia nei riguardi della moglie e di sua figlia.
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Clint Eastwood ci regala, con questa sua ultima pellicola, un altro saggio della sua esperienza di regista, di attore, ma soprattutto di uomo. Attraverso la storia di un novantenne floricoltore che, a causa di improvvise difficolltà finanziarie, si vede costretto a svolgere un lavoro illegale per conto di un'organizzazione di narcotrafficanti messicani in territorio americano, il regista evidenzia diversi aspetti della vita sociale di questi tempi moderni. In particolare il suo rapporto ostile e spesso poco comunicativo con la sua famiglia, avendo dedicato forse un pò troppo tempo della propria esistenza al lavoro e poco invece a rendersi più partecipe e più attivo per quanto riguarda i rapporti affettivi con i propri cari, ossia nei riguardi della moglie e di sua figlia. Il vecchio Earl Stone ci appare quasi come un anarchico, ben distante dall'essere subdolo nei confronti delle moderne tecnologie e forte di un proprio pensiero che cerca di difendere contro tutto e tutti. E proprio grazie a questi suoi marcati aspetti caratteriali che la malavita messicana, nonostante la sua veneranda età, subito gli da fiducia, affidandogli col tempo carichi sempre più consistenti di droga che egli dovrà trasportare con il suo mezzo verso destinazioni ben stabilite dagli accordi preventivi. Ma la polizia, grazie alla soffiata di un pentito dell'associazione criminale, inizia ad effettuare delle ricerche sempre più minuziose e precise per tentare di individuare gli spostamenti di questo strano personaggio che all'apparenza, sembrerebbe una persona assolutamente insospettabile. Ci riuscirà? E quel che si scoprirà alla fine vedendo questo film. Dopo capolavori cinematografici come "Mystic river" o "Gran Torino", Clint Eastwood pertanto ci regala un altro film solido e maturo, caratterizzato da diversi spunti interessanti, in particolare sul senso della vita, sul tempo vissuto e anche su quello che dovrà ancora venire.
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mauro
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domenica 3 marzo 2019
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il mulo
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Eastwood è un mulo, cocciuto nelle sue convinzioni, roccioso a tal punto da non sbriciolarsi nemmeno a 90 anni e mostra tutta la fragilità del suo corpo che vacilla insicuro. Diciamolo questo è un film personale che si è permesso alla fine di una carriera lunghissima e straordinaria, prende spunto da una storia vera, ma ci racconta una parte dei rimpianti privati di Clint, probabilmente molto assente dai doveri della famiglia. Una frase poi dice: ho potuto comprare tutto coi soldi, ma non il tempo e il senso profondo e lasciatemelo dire anche un po' banale del film è proprio questo. Un uomo consumato dal rimorso per non essere riuscito a fare ciò che sia più importante, curare gli affetti, ci martella insistentemente con il concetto di lasciare perdere tutto il resto perchè quello che conti sia in realtà la famiglia.
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Eastwood è un mulo, cocciuto nelle sue convinzioni, roccioso a tal punto da non sbriciolarsi nemmeno a 90 anni e mostra tutta la fragilità del suo corpo che vacilla insicuro. Diciamolo questo è un film personale che si è permesso alla fine di una carriera lunghissima e straordinaria, prende spunto da una storia vera, ma ci racconta una parte dei rimpianti privati di Clint, probabilmente molto assente dai doveri della famiglia. Una frase poi dice: ho potuto comprare tutto coi soldi, ma non il tempo e il senso profondo e lasciatemelo dire anche un po' banale del film è proprio questo. Un uomo consumato dal rimorso per non essere riuscito a fare ciò che sia più importante, curare gli affetti, ci martella insistentemente con il concetto di lasciare perdere tutto il resto perchè quello che conti sia in realtà la famiglia. Cosa si piò dire? La storia non è male, a tratti ha aspetti anche grotteschi ed inverosimili. Però è una pellicola che accorpa parecchi concetti già espressi in grantorino, il personaggio è più o meno quello, il duro e puro alla sergente Hartman, o il suo Gunny io sono un duro però sono giusto. QUesta pellicola non brilla Eastwood è decisamente troppo vecchio ormai, c'è un momento nel quale bisogna sapersi fermare, è arrivato quel momento, certo si è visto pure di peggio, però è un film stanco, poco interessante tutta la parte investigativa che dovrebbe dare adrenalina, ma che invece distoglie solo l'attenzione da una trama un po' debole, fatta di pochi punti salienti. Essere caparbi, ostinati, è un dono, ma è un dono anche saper mollare quando è il momento.
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gustibus
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giovedì 21 marzo 2019
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eastwood al 100%
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In ritardo,ma eccomi per recensire la mia icona "Clint Eastwood"dal 1964.Questo soggetto poteva essere diretto solo da lui.Clint bisogna amarlo cosi'!Il personaggio Leo Earl e'un "vecchio"80anni?...ma lui lo interpreta e ne a 90!quindi sembra reciti,ma anziano lo e'davvero.Fa il corriere per un cartello messicano della droga per necessita',introduce all'interno il tema "famiglia"moglie e figlia che per gli ultimi 15anni aveva snobbato.Colpe tantissime!Ma Eastwood in mezzo a questo pessimismo personale,crea come sa fare solo lui POESIA..si viene da ridere,si parla di droga,di spaccio,di FBI che e'alla ricerca di questo corriere che trasporta chili di droga.
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In ritardo,ma eccomi per recensire la mia icona "Clint Eastwood"dal 1964.Questo soggetto poteva essere diretto solo da lui.Clint bisogna amarlo cosi'!Il personaggio Leo Earl e'un "vecchio"80anni?...ma lui lo interpreta e ne a 90!quindi sembra reciti,ma anziano lo e'davvero.Fa il corriere per un cartello messicano della droga per necessita',introduce all'interno il tema "famiglia"moglie e figlia che per gli ultimi 15anni aveva snobbato.Colpe tantissime!Ma Eastwood in mezzo a questo pessimismo personale,crea come sa fare solo lui POESIA..si viene da ridere,si parla di droga,di spaccio,di FBI che e'alla ricerca di questo corriere che trasporta chili di droga.Che fa?si dichiara colpevole!perche'per togliersi qualche colpa doveva assistere al funerale della moglie ,andando contro le direttive mortali dei narcos.Pacifico va in galera e con tranquillita'Siamo dalle parti di Gran Torino il suo film interpretato nel 2008.Questo non e'il suo miglior film,ma sembra stia preparando il "gran finale"della sua carriera e della sua vita.Ma nn ha finito,Ce'una altro film in arrivo sui Navy Seals.Sicuramente defraudato dell'oscar per Mistic River(*****)credo che sia gia'da premio dirigere e interpretare a 90anni veri un film.Ricordo "Sul lago dorato"una cosa simile.Godiamoci Eastwood ancora,potrebbe riservare enormi sorprese.Il suo cinema e'poesia vera e rimarrà nella storia.Da vedere..sempre!
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cinefoglio
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lunedì 11 febbraio 2019
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istantanea de il corriere (the mule)
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Un film on the road a tratti Narcos, a tratti Prova a Prendermi (2002), anche se privo della crudezza del primo, mostrandoci al massimo gli stereotipi dei narcotrafficanti, delle macchine di lusso e della ricchezza ostentata, e privo del ritmo e della suspense del secondo, che più di una caccia all’uomo, assomiglia ad un’allegra passeggiata per le highways dell’Illinois.
Clint Eastwood si esibisce, nuovamente, come attore, senile e scorbutico, e con il «famoso» labbro a smorfia (ma anche tanto carismatico e gioviale nel suo cinismo), oltre che regista, che delle buone composizioni, a cui ci aveva abituati, qui risaltano, solamente, quelle floreali.
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Un film on the road a tratti Narcos, a tratti Prova a Prendermi (2002), anche se privo della crudezza del primo, mostrandoci al massimo gli stereotipi dei narcotrafficanti, delle macchine di lusso e della ricchezza ostentata, e privo del ritmo e della suspense del secondo, che più di una caccia all’uomo, assomiglia ad un’allegra passeggiata per le highways dell’Illinois.
Clint Eastwood si esibisce, nuovamente, come attore, senile e scorbutico, e con il «famoso» labbro a smorfia (ma anche tanto carismatico e gioviale nel suo cinismo), oltre che regista, che delle buone composizioni, a cui ci aveva abituati, qui risaltano, solamente, quelle floreali.
La narrazione procede, inaspettatamente, in modo pressoché lineare, scandita, come fosse l’ammontare di vittorie conseguite da un pilota in una competizione automobilistica, dal numero delle consegne del corriere più famoso del South.
La storia ci parla di Earl, anziano botanico, che verrà allontanato (o forse lui è proprio il fautore di tale rottura) dalla sua famiglia a causa del lavoro totalizzante ed il suo stile di vita da «macinatore di miglia», che lo porterà a disinteressarsi della vita famigliare. Successivamente all’avviso di pignoramento, si troverà, inconsapevolmente, a lavorare per uno dei cartelli messicani più temibili, in un giro d’affari così grande che farà agitare un intero manipolo di agenti federali antidroga, il quale, nella ricerca dei furfanti indios, si muoverà parallelamente all’insospettabile Tata, il gringo dal pick-up nero.
Una pellicola che, in generale, si avvicina più ad un bio-pic in parte giornalistico, in parte drammatico e romanzato, privo, però, di un reale spessore dei personaggi e di una costruzione ad ampio raggio del tema del traffico di stupefacenti (come ci aveva insegnato, d’altro canto, Breaking Bad), condito da battutine sarcastiche, a volte fuori luogo, e dal vago fascino del vecchio uomo con la pistola (2018).
Nonostante ciò, il film non manca del lato più umano e sensibile della cinematografia di Eastwood: dall’animo addolorato di Earl per l’allontanamento dalla moglie e dalla figlia, all’eroica nobiltà d’animo con la quale si presenta dinnanzi alla giustizia, e ancora, dall’occhio sensibile dell’agente Colin nell’ammirare, forse, un padre e non un criminale, al volto martoriato dalla malattia, che ricorda tanto Maggie di Million Dollar Baby (2004), della sua più cara amata.
10/02/2019
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cardclau
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domenica 10 febbraio 2019
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scricchiola un po'
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Clint Eastwood è un grande regista e un grande attore, dimostra di avere ancora cartucce da sparare. Mettendo da parte la bravura, che c’è, vediamo cosa ci fa vedere. La storia principale del film, come si snoda nelle due ore della visione, è quella di Earl Stone (tratta da quella vera di Leo Sharp), un ex illustre floricultore ottantotenne dell’Illinois, adesso assai invecchiato, assieme con la sua fama e il suo successo, ridotto al fallimento perché non in grado di competere e contrastare, o di diventare alleato e amico, di internet e dell’e-commerce. Disperatamente analogico in un mondo ormai diventato digitale, viene avvicinato durante il matrimonio della nipote Ginny (Taissa Farmiga) da un ospite, latino, probabilmente di origine messicane, che gli propone di fare dei viaggi per portare qualcosa.
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Clint Eastwood è un grande regista e un grande attore, dimostra di avere ancora cartucce da sparare. Mettendo da parte la bravura, che c’è, vediamo cosa ci fa vedere. La storia principale del film, come si snoda nelle due ore della visione, è quella di Earl Stone (tratta da quella vera di Leo Sharp), un ex illustre floricultore ottantotenne dell’Illinois, adesso assai invecchiato, assieme con la sua fama e il suo successo, ridotto al fallimento perché non in grado di competere e contrastare, o di diventare alleato e amico, di internet e dell’e-commerce. Disperatamente analogico in un mondo ormai diventato digitale, viene avvicinato durante il matrimonio della nipote Ginny (Taissa Farmiga) da un ospite, latino, probabilmente di origine messicane, che gli propone di fare dei viaggi per portare qualcosa. Earl Stone ha viaggiato molto nella sua vita, ha attraversato quarantuno dei cinquanta stati dell’Unione, non ha mai preso alcuna contravvenzione. Di che viaggi si tratta lo capiamo quando entra col vetusto pick-up nel garage per il primo carico: tra mitra, tatuaggi, teste rasate, facce da super duri, bicipiti pompati, non si tratta di trasportare caramelle. Earl Stone è nato prima di noi, comprende al volo di che si tratta e ci sta, entra decisamente e pericolosamente nell’illegalità. Da questo momento in avanti il film è attraversato da una continua inquietudine, lo spettatore teme che accada il peggio: Clint Eastwood nei suoi panni è forte, recita bene il suo tipico ruolo dell’uomo senza paura, tutto di un pezzo, che si assume fino in fondo le proprie responsabilità anche nella trasgressione, quello che ne ha viste e dovuto affrontare tante, dagli occhi di ghiaccio, che non trascura assolutamente le relazioni umane, in un misto di intelligente senso di sopravvivenza e genuina umanità. L’America che ci mostra è però un po’ deprimente, a parte i bellissimi panorami, economicamente depressa, sembra non offrire molte altre opportunità a chi non è dotato di talenti in abbondanza. Come in Gran Torino, pur tuttavia non riuscendone allo stesso modo, la storia si intreccia con l’incapacità del protagonista di essere presente nella famiglia, come genitore (la figlia gli ha tolto completamente il saluto), e anche come marito (l’ex moglie non ne vuole più avere a che fare). Probabilmente l’effetto devastante e indelebile della guerra (Corea), in cui il senso di morte prevale sul senso di vita, al di là della rappresentazione della associazione dei veterani, apparentemente serena e gioviale, direi piuttosto malinconica. Aggiunge poco la rappresentazione dei cattivi (il cartello del narcotraffico) e dei buoni (la DEA) che segue pedissequamente gli attuali stereotipi della criminalità organizzata, che spara subito, e della polizia, ricca di risorse. Come il finalino sdolcinato, per mettere tranquille le coscienze, quando lui assiste la moglie morente e da lei assolto e reintegrato nella famiglia, come la figlia, malgrado la sua ammissione di essere stato un completo fallimento. Comunque i soldi guadagnati illegalmente li ha donati generosamente alla famiglia e all’organizzazione dei veterani, oltre a ricomprare la sua pignorata proprietà. Nel finale Earl Stone, a contatto col suo senso di colpa (irrisolto però il passaggio all’illegalità, che sembra quasi veniale) si dichiara, senza giustificazioni, colpevole su tutta la linea. Può essere perdonato dalla famiglia, ma non dallo Stato, che lo manda in prigione a coltivare i suoi beneamati fiori.
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(di alexlaby)
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