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cardclau
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domenica 10 febbraio 2019
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scricchiola un po'
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Clint Eastwood è un grande regista e un grande attore, dimostra di avere ancora cartucce da sparare. Mettendo da parte la bravura, che c’è, vediamo cosa ci fa vedere. La storia principale del film, come si snoda nelle due ore della visione, è quella di Earl Stone (tratta da quella vera di Leo Sharp), un ex illustre floricultore ottantotenne dell’Illinois, adesso assai invecchiato, assieme con la sua fama e il suo successo, ridotto al fallimento perché non in grado di competere e contrastare, o di diventare alleato e amico, di internet e dell’e-commerce. Disperatamente analogico in un mondo ormai diventato digitale, viene avvicinato durante il matrimonio della nipote Ginny (Taissa Farmiga) da un ospite, latino, probabilmente di origine messicane, che gli propone di fare dei viaggi per portare qualcosa.
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Clint Eastwood è un grande regista e un grande attore, dimostra di avere ancora cartucce da sparare. Mettendo da parte la bravura, che c’è, vediamo cosa ci fa vedere. La storia principale del film, come si snoda nelle due ore della visione, è quella di Earl Stone (tratta da quella vera di Leo Sharp), un ex illustre floricultore ottantotenne dell’Illinois, adesso assai invecchiato, assieme con la sua fama e il suo successo, ridotto al fallimento perché non in grado di competere e contrastare, o di diventare alleato e amico, di internet e dell’e-commerce. Disperatamente analogico in un mondo ormai diventato digitale, viene avvicinato durante il matrimonio della nipote Ginny (Taissa Farmiga) da un ospite, latino, probabilmente di origine messicane, che gli propone di fare dei viaggi per portare qualcosa. Earl Stone ha viaggiato molto nella sua vita, ha attraversato quarantuno dei cinquanta stati dell’Unione, non ha mai preso alcuna contravvenzione. Di che viaggi si tratta lo capiamo quando entra col vetusto pick-up nel garage per il primo carico: tra mitra, tatuaggi, teste rasate, facce da super duri, bicipiti pompati, non si tratta di trasportare caramelle. Earl Stone è nato prima di noi, comprende al volo di che si tratta e ci sta, entra decisamente e pericolosamente nell’illegalità. Da questo momento in avanti il film è attraversato da una continua inquietudine, lo spettatore teme che accada il peggio: Clint Eastwood nei suoi panni è forte, recita bene il suo tipico ruolo dell’uomo senza paura, tutto di un pezzo, che si assume fino in fondo le proprie responsabilità anche nella trasgressione, quello che ne ha viste e dovuto affrontare tante, dagli occhi di ghiaccio, che non trascura assolutamente le relazioni umane, in un misto di intelligente senso di sopravvivenza e genuina umanità. L’America che ci mostra è però un po’ deprimente, a parte i bellissimi panorami, economicamente depressa, sembra non offrire molte altre opportunità a chi non è dotato di talenti in abbondanza. Come in Gran Torino, pur tuttavia non riuscendone allo stesso modo, la storia si intreccia con l’incapacità del protagonista di essere presente nella famiglia, come genitore (la figlia gli ha tolto completamente il saluto), e anche come marito (l’ex moglie non ne vuole più avere a che fare). Probabilmente l’effetto devastante e indelebile della guerra (Corea), in cui il senso di morte prevale sul senso di vita, al di là della rappresentazione della associazione dei veterani, apparentemente serena e gioviale, direi piuttosto malinconica. Aggiunge poco la rappresentazione dei cattivi (il cartello del narcotraffico) e dei buoni (la DEA) che segue pedissequamente gli attuali stereotipi della criminalità organizzata, che spara subito, e della polizia, ricca di risorse. Come il finalino sdolcinato, per mettere tranquille le coscienze, quando lui assiste la moglie morente e da lei assolto e reintegrato nella famiglia, come la figlia, malgrado la sua ammissione di essere stato un completo fallimento. Comunque i soldi guadagnati illegalmente li ha donati generosamente alla famiglia e all’organizzazione dei veterani, oltre a ricomprare la sua pignorata proprietà. Nel finale Earl Stone, a contatto col suo senso di colpa (irrisolto però il passaggio all’illegalità, che sembra quasi veniale) si dichiara, senza giustificazioni, colpevole su tutta la linea. Può essere perdonato dalla famiglia, ma non dallo Stato, che lo manda in prigione a coltivare i suoi beneamati fiori.
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paolp78
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domenica 10 febbraio 2019
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stavolta clint spara a salve ... o forse no
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In questo film il grande Clint Eastwood narra una storia che per certi versi mi pare assimilabile a quelle antiche storielle attribuite ai vecchi saggi orientali ... storielle all'apparenza molto semplici, ma che portano con sé insegnamenti morali molto profondi e penetranti.
Se credo di avere capito il messaggio principale che il film vuole lasciare (tanto è esplicito che è difficile non coglierlo), non sono altrettanto sicuro di avere ben compreso tante altre licenze narrative di cui il grande maestro americano si è servito, almeno così mi pare di intuire.
Potrei divertirmi a fare qualche ipotesi azzardata ... tipo che questa pellicola piatta in cui dopo tutto succede ben poco, costituisce una sorta di metafora della vita, che bisogna stare attenti a non sprecare.
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In questo film il grande Clint Eastwood narra una storia che per certi versi mi pare assimilabile a quelle antiche storielle attribuite ai vecchi saggi orientali ... storielle all'apparenza molto semplici, ma che portano con sé insegnamenti morali molto profondi e penetranti.
Se credo di avere capito il messaggio principale che il film vuole lasciare (tanto è esplicito che è difficile non coglierlo), non sono altrettanto sicuro di avere ben compreso tante altre licenze narrative di cui il grande maestro americano si è servito, almeno così mi pare di intuire.
Potrei divertirmi a fare qualche ipotesi azzardata ... tipo che questa pellicola piatta in cui dopo tutto succede ben poco, costituisce una sorta di metafora della vita, che bisogna stare attenti a non sprecare. Però non mi pare opportuno azzardare troppo, mi limiterò pertanto ad una classica recensione.
In quest'ottica devo dire che da quella che potrebbe essere l'ultima pellicola di uno degli autori che ho amato di più, francamente avrei voluto ricevere maggiori emozioni (come tante e tante volte Clint è stato capace di fare), per questo non devo nascondere che alla fine il film mi ha anche un po' deluso.
D'altra parte credo anche di avere compreso che un quasi novantenne come Clint avesse l'aspirazione, del tutto legittima, di fare un'opera più intima e impegnata, con cui raccontare se stesso, la sua età, e lasciare qualche insegnamento che l'esperienza maturata gli consente di poter impartire.
Come opera cinematogtrafica, il film è riuscito a metà: non ti resta addosso, nè ti emoziona un granchè, ma se ci ripensi ti fa pensare.
La pellicola è comunque diretta in modo magistrale; ce se ne accorge perchè scorre piacevolmente, mantenendo l'attenzione dello spettatore sempre molto desta, nonostante che i fatti narrati, come gli stessi personaggi, non siano particolarmente interessanti o sosprendenti.
La recitazione è di alto livello, e in particolare ho apprezzato tantissimo proprio lui, il grande Clint Eastwood, a mio avviso in una delle sue migliori performance come in "Million Dollar Baby" e "Gran Torino".
Un particolare: nella prima scena in cui compare non avevo neppure riconosciuto Andy Garcia, molto ingrassato ed invecchiato.
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ollipop
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domenica 10 febbraio 2019
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clint storia e keggenda del cinema americano
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La grandezza e il genio non hanno eta'.
Alla guida del suo pick-up, uno straordinario Clint percorre le ultime corse di una vita fuori da schemi convenzionali.
Trasporta droga e paradossalmente riconquista una propria insperata dignità e soprattutto l'affetto perduto della famiglia. Non cerca scusanti al suo essere complice di un cartello spietato e si proclama colpevole senza attenuanti pronto ad espiare la giusta pena: in tutti i suoi fillm e' sempre l' uomo la centralità di tutto.
I suoi comportamenti nel bene e nel male e la consapevolezza di essere sempre tenutario del proprio destino lo portano a rifiutare comode scorciatoie che l' età avrebbe potuto offrirgli; essere uomo significa anche questo, corriere della droga ma pronto a pagarne le conseguenze.
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La grandezza e il genio non hanno eta'.
Alla guida del suo pick-up, uno straordinario Clint percorre le ultime corse di una vita fuori da schemi convenzionali.
Trasporta droga e paradossalmente riconquista una propria insperata dignità e soprattutto l'affetto perduto della famiglia. Non cerca scusanti al suo essere complice di un cartello spietato e si proclama colpevole senza attenuanti pronto ad espiare la giusta pena: in tutti i suoi fillm e' sempre l' uomo la centralità di tutto.
I suoi comportamenti nel bene e nel male e la consapevolezza di essere sempre tenutario del proprio destino lo portano a rifiutare comode scorciatoie che l' età avrebbe potuto offrirgli; essere uomo significa anche questo, corriere della droga ma pronto a pagarne le conseguenze.
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fight_club
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domenica 10 febbraio 2019
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il mulo che guardava solo avanti
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Un'opera molto asciutta e senza fronzoli questa ultima opera di Clint Eastwood che narra la vera storia di un floricoltore diventato corriere della droga a causa della chiusura della sua attività. Il titolo originale cita "The Mule" ovvero il mulo e il nostro protagonista ne prende incosapevolmente le caratteristiche, per la maggior parte della sua vita si è dedicato al lavoro vendendo fiori attraverso un catalogo ma nel contempo ha tralasciato sconsideratamente gli affetti familiari tanto da restarne inviso per molti anni, la chiusura del suo lavoro e la perdita della sua casa lo hanno portato a diventare parte di un cartello di narcotrafficanti ma lui, da bravo mulo, non se ne è mai curato e anche i soldi accumulati alla fine erano secondari, gli interessava di più essere accettato per mascherare il suo vuoto interno.
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Un'opera molto asciutta e senza fronzoli questa ultima opera di Clint Eastwood che narra la vera storia di un floricoltore diventato corriere della droga a causa della chiusura della sua attività. Il titolo originale cita "The Mule" ovvero il mulo e il nostro protagonista ne prende incosapevolmente le caratteristiche, per la maggior parte della sua vita si è dedicato al lavoro vendendo fiori attraverso un catalogo ma nel contempo ha tralasciato sconsideratamente gli affetti familiari tanto da restarne inviso per molti anni, la chiusura del suo lavoro e la perdita della sua casa lo hanno portato a diventare parte di un cartello di narcotrafficanti ma lui, da bravo mulo, non se ne è mai curato e anche i soldi accumulati alla fine erano secondari, gli interessava di più essere accettato per mascherare il suo vuoto interno. Questo film può essere considerato alla stregua di "Gran Torino" e ci sono alcuni punti in comune, i due personaggi sono entrambi reduci dalla guerra di Corea ed entrambi non riescono ad avere un rapporto sereno con le proprie famiglie, solo alla fine delle loro vite forse riescono ad avere dei rimpianti ma il tempo perso e l'età avanzata non li lascia modo di rimediare, come due soldati di eserciti, di cui uno molto illegale, non resta che andare avanti e sempre avanti, quell'unica cosa che la vita ci permette di fare. voto finale 6½.
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emanuele 1968
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domenica 10 febbraio 2019
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un po deluso ma bello
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Un po deluso perchè avevo più aspettative, tutto qua, però penso sia un buon film, su questa linea personalmente più belli barry seal una storia americana 2017 oppure i trafficanti 2016 , sono curioso di leggere altri illustri colleghi
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vanessa zarastro
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sabato 9 febbraio 2019
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ma quanti anziani gentiluomini…
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Clint Eastwood jr. con questo film dà una calibrata risposta al “The Man & the Gun” di Robert Redford. Entrambi attori e registi, entrambi anziani (89 il primo e 83 il secondo) si cuciono addosso delle parti e dirigono se stessi inserendo molta storia del cinema nei loro film. Così scrive Pietro Masciullo in “Sentieri Selvaggi”. «Ogni gesto di Earl si carica così di un portato simbolico che affonda le radici in cinquant’anni di cinema americano rendendo superfluo ogni altra inquadratura». In entrambi i film c’è una controparte istituzionale, anche se subisce il fascino del criminale gentiluomo: Bradley Cooper nel film di Eastwood, Casey Affleck in quello di Redford, giovani attori di successo, quasi a prefigurare un futuro più etico.
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Clint Eastwood jr. con questo film dà una calibrata risposta al “The Man & the Gun” di Robert Redford. Entrambi attori e registi, entrambi anziani (89 il primo e 83 il secondo) si cuciono addosso delle parti e dirigono se stessi inserendo molta storia del cinema nei loro film. Così scrive Pietro Masciullo in “Sentieri Selvaggi”. «Ogni gesto di Earl si carica così di un portato simbolico che affonda le radici in cinquant’anni di cinema americano rendendo superfluo ogni altra inquadratura». In entrambi i film c’è una controparte istituzionale, anche se subisce il fascino del criminale gentiluomo: Bradley Cooper nel film di Eastwood, Casey Affleck in quello di Redford, giovani attori di successo, quasi a prefigurare un futuro più etico.
In “Il Corriere – The Mule” Eastwood impersona Leo Earl Sharp, noto anche come El Tata - che è morto nel 2016 a 92 anni -, un veterano statunitense della guerra di Corea realmente vissuto, un appassionato floricoltore, che divenne corriere della droga per il cartello messicano Sinaloa. Per oltre dieci anni Earl ha trasportato migliaia di chili di cocaina, diventando una sorta di leggenda tra i trafficanti di droga. Con i suoi gesti lenti da uomo anziano e perbene, sul suo pickup Lincoln ha trasportato tra i 100 e i 300 chili di cocaina alla volta, muovendosi dal confine sud degli Stati Uniti fino a Detroit, Michigan.
Nel film il regista/attore narra dodici corse (almeno un paio però ce le poteva risparmiare), in un crescendo di consapevolezza di ciò che stava realmente trasportando. Clint rappresenta un Earl cordiale, un po’ burlone che canta In’t That A Kick In The Head di Dean Martin quando guida, ama la gente, gli piacciono le belle donne e il booze, anche se è un grande lavoratore. Bisognava aspettare tanto tempo per vederlo interretare una parte sorridente e socievole. Clint però non dimentica di sottolineare quel po’ di razzismo che c’è nell’uomo medio bianco cresciuto nel Midwest della sua generazione (speriamo solo la sua…), che chiama “negros” i neri e prende in giro i messicani chiamandoli “mangiafagioli”.
L’arrivo della tecnologia man mano ha soppiantato il suo lavoro che, oltre a coltivare emerocallidi - fiori che durano un giorno solo, sbocciando al mattino e si chiudendosi verso sera-, ne curava anche il trasporto e la consegna (oggi si fa tutto con internet). Pertanto il vecchio Earl in passato aveva viaggiato molto, guidando sempre lui, ed essendo sempre in giro aveva trascurato sia la moglie Mary (Dianne Wiest) sia la figlia Iris (Alison Eastwood, realmente sua figlia), non essendo mai presente in tutte le occasioni più importanti (recite, compleanni, diplomi ecc.). Così a Earl Sharp viene pignorata la casa e la terra; si ritrova al verde a Peoria in Illinois, dove vive la sua famiglia, quando gli viene offerto di guidare attraverso il Missouri verso il New Messico per trasportare una sacca di cui nessuno gli dice cosa ci sia dentro.
Con i molti soldi che guadagna in modo così “facile”, Earl aiuta la nipote a iscriversi al college e finanzia il locale dei reduci di guerra, pronto ad aiutare coloro che si trovano in difficoltà economiche. L’agente della DEA che lo arresta non è particolarmente caratterizzato nel film – come nessun’altra delle persone attorno -, ed è interpretato, come già detto, dal fedele Bradley Cooper già insieme in “American Snipers”.
Molti critici hanno fatto un paragone tra il personaggio di Earl Sharp con Walt Kowalski di “Gran Torino” del 2008 - peraltro scritto dallo stesso sceneggiatore Nick Schenk – forse perché entrambi sono “burberi domati”, uomini soli e resi analoghi dall’interpretazione di Clint.
Clint ha debuttato sullo schermo nel 1955 diventando poi famoso con la trilogia di Sergio Leone negli anni Sessanta: “Per un pugno di dollari” del 1964, “Per qualche dollaro in più” del 1965 e “Il buono, il brutto, il cattivo” del 1966, dando origine al genere spaghetti-western. Dal 1971 al 1988 sarà Harry Callaghan in vari film, l’ispettore di ghiaccio, burbero e scontroso. Parallelamente ha diretto film (trentasette in totale), ma il vero successo da regista arriva solo negli anni duemila, anche se io ricordo un paio di film che mi piacquero molto come “Bird” del 1988, la storia di Charlie Parker a Parigi e “I ponti di Madison County” del 1995. Da allora ho cominciato a pensare che fosse più bravo come regista che come attore. Posso comunque dire, in tutta tranquillità che, in oltre 50 anni di cinema e 30 da regista, questo non è il suo miglior film.
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[+] l'affermazione come regista è precedente
(di paolp78)
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vittorio
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sabato 9 febbraio 2019
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l’ eastwood scolpito tra corpo e anima
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Il percorso realizzato da Clint Eastwood, ancora una volta, sorprende nel suo magistero di attore e regista. Un vecchio uomo, disfatto nel ruolo istituzionale di marito e padre, ma sorprendentemente vitale in quello di nonno, che è slancio e pretesto di una propria ritrovata gioventù, ritrova il suo ruolo familiare attraverso quello insospettabile di corriere di droga.
E’ questo il mezzo del suo riscatto, umano, intimo, profondo, ma che non gli risparmia la consapevolezza della mancanza, dell’errore ultimo ,di un reato , duraturo , invece, di una presenza distante e distaccata nel suo nucleo familiare.
Ed alla fine sceglie, sapendo di perdere, chi aveva perso da tempo, dichiarando una colpevolezza totale che il pubblico riconoscimento di tutti gli avrebbe risparmiato.
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Il percorso realizzato da Clint Eastwood, ancora una volta, sorprende nel suo magistero di attore e regista. Un vecchio uomo, disfatto nel ruolo istituzionale di marito e padre, ma sorprendentemente vitale in quello di nonno, che è slancio e pretesto di una propria ritrovata gioventù, ritrova il suo ruolo familiare attraverso quello insospettabile di corriere di droga.
E’ questo il mezzo del suo riscatto, umano, intimo, profondo, ma che non gli risparmia la consapevolezza della mancanza, dell’errore ultimo ,di un reato , duraturo , invece, di una presenza distante e distaccata nel suo nucleo familiare.
Ed alla fine sceglie, sapendo di perdere, chi aveva perso da tempo, dichiarando una colpevolezza totale che il pubblico riconoscimento di tutti gli avrebbe risparmiato.
Magnifico Clint..ci hai commossi!
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carloalberto
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venerdì 8 febbraio 2019
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l'ultima cavalcata di clint
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L’ultima cavalcata di Clint su un vecchio pick up si ispira alla storia vera di un floricoltore che per problemi economici diventa corriere della droga in tarda età. Ma questo è solo lo spunto per un racconto nostalgico e autobiografico, tutto incentrato sull’Io di Clint messo a confronto con il mondo degli Altri. Gli altri sono quelli che utilizzano Internet, quelli perennemente attaccati agli smartphone, le persone di colore, che lui chiama “negri”, le motocicliste omosessuali, che lui chiama lesbiche, non perché sia razzista o omofobo, ma perché crede che le cose debbano essere chiamate col loro nome e così non si offende se lo chiamano “vecchio”.
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L’ultima cavalcata di Clint su un vecchio pick up si ispira alla storia vera di un floricoltore che per problemi economici diventa corriere della droga in tarda età. Ma questo è solo lo spunto per un racconto nostalgico e autobiografico, tutto incentrato sull’Io di Clint messo a confronto con il mondo degli Altri. Gli altri sono quelli che utilizzano Internet, quelli perennemente attaccati agli smartphone, le persone di colore, che lui chiama “negri”, le motocicliste omosessuali, che lui chiama lesbiche, non perché sia razzista o omofobo, ma perché crede che le cose debbano essere chiamate col loro nome e così non si offende se lo chiamano “vecchio”. Tutti gli altri appartengono a un mondo che lui non comprende e che tollera, a cui preferisce i fiori, forse per la loro bellezza immutabile che si rinnova uguale nel tempo a dispetto della caducità e dell’alternarsi delle generazioni nel loro sbocciare ed appassire. Nel film campeggiano i valori tradizionali, con in testa il messaggio sull’importanza della famiglia, che deve venire al primo posto e prima dell’amore per il lavoro e, a seguire, l’attaccamento alla grande famiglia dei reduci ovvero l’amore per il proprio Paese servito in armi, il valore dell’onestà intellettuale e una morale da vecchio West, per cui è giusto fare il bene senza preoccuparsi dell’eticità della propria condotta. I valori di Clint sono oramai accettabili solo per la vecchia America, che, peraltro, a giudicare dai fatti non si è affatto estinta. La storia è povera di ulteriori elementi introspettivi, gli altri personaggi, il boss del narcotraffico, un irriconoscibile Andy Garcia, l’ex moglie, la nipote, e la figlia, non a caso interpretata da Alison Eastwood, sono stereotipati, a parte l’alter ego di Clint, il giovane poliziotto che gli ricorda Lui da giovane, l’ispettore Callaghan. Per noi europei rimane lo stupore di vedere ancora all’opera un uomo che alla soglia dei novant’anni non molla, che continua a raccontare la propria storia mentre noi non possiamo che restarne affascinati e al contempo distanti, come sarebbe se ascoltassimo i racconti dei vecchi nonni, cosa che nessuno fa più, con in mano le fotografie di quando erano giovani. Così ascoltiamo ancora una volta il vecchio Clint che ci racconta il mondo di oggi come appare nella sua visione di una volta e guardandolo non facciamo caso a quello che dice e pensiamo a quando era il gringo di Sergio Leone che cavalcava impassibile nelle praterie del vecchio West o quando a San Francisco impugnava la 357 magnum dell’immortale ispettore Callaghan.
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[+] argh, era la 44 magnum
(di jackbeauregard)
[ - ] argh, era la 44 magnum
[+] stile inconfondibile
(di loland10)
[ - ] stile inconfondibile
[+] il tempo e una vita, in un viaggio con se stessi
(di antonio montefalcone)
[ - ] il tempo e una vita, in un viaggio con se stessi
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