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mauro
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domenica 3 marzo 2019
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il mulo
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Eastwood è un mulo, cocciuto nelle sue convinzioni, roccioso a tal punto da non sbriciolarsi nemmeno a 90 anni e mostra tutta la fragilità del suo corpo che vacilla insicuro. Diciamolo questo è un film personale che si è permesso alla fine di una carriera lunghissima e straordinaria, prende spunto da una storia vera, ma ci racconta una parte dei rimpianti privati di Clint, probabilmente molto assente dai doveri della famiglia. Una frase poi dice: ho potuto comprare tutto coi soldi, ma non il tempo e il senso profondo e lasciatemelo dire anche un po' banale del film è proprio questo. Un uomo consumato dal rimorso per non essere riuscito a fare ciò che sia più importante, curare gli affetti, ci martella insistentemente con il concetto di lasciare perdere tutto il resto perchè quello che conti sia in realtà la famiglia.
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Eastwood è un mulo, cocciuto nelle sue convinzioni, roccioso a tal punto da non sbriciolarsi nemmeno a 90 anni e mostra tutta la fragilità del suo corpo che vacilla insicuro. Diciamolo questo è un film personale che si è permesso alla fine di una carriera lunghissima e straordinaria, prende spunto da una storia vera, ma ci racconta una parte dei rimpianti privati di Clint, probabilmente molto assente dai doveri della famiglia. Una frase poi dice: ho potuto comprare tutto coi soldi, ma non il tempo e il senso profondo e lasciatemelo dire anche un po' banale del film è proprio questo. Un uomo consumato dal rimorso per non essere riuscito a fare ciò che sia più importante, curare gli affetti, ci martella insistentemente con il concetto di lasciare perdere tutto il resto perchè quello che conti sia in realtà la famiglia. Cosa si piò dire? La storia non è male, a tratti ha aspetti anche grotteschi ed inverosimili. Però è una pellicola che accorpa parecchi concetti già espressi in grantorino, il personaggio è più o meno quello, il duro e puro alla sergente Hartman, o il suo Gunny io sono un duro però sono giusto. QUesta pellicola non brilla Eastwood è decisamente troppo vecchio ormai, c'è un momento nel quale bisogna sapersi fermare, è arrivato quel momento, certo si è visto pure di peggio, però è un film stanco, poco interessante tutta la parte investigativa che dovrebbe dare adrenalina, ma che invece distoglie solo l'attenzione da una trama un po' debole, fatta di pochi punti salienti. Essere caparbi, ostinati, è un dono, ma è un dono anche saper mollare quando è il momento.
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domenica 3 marzo 2019
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un grande clint
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The Mule di Clint Eastwood è un film di rara originalità, dove nessun fotogramma è vano o sprecato. Questo perché il Tempo è il grande protagonista della storia,a partire dai fiori che coltiva Earl Stone -il protagonista umano,interpretato dallo stesso Eastwood- che sono di una specie rara dalla vita brevissima. Metafora della caducità della vita, i fiori di Earl hanno quindi “un tempo”, come ogni vivente e la loro esistenza fugace sintetizza il dramma umano del transire dal Nulla al Nulla. Earl è un vecchio, che ha commesso errori e peccati e altri ne assommerà nel dipanarsi della storia,ma è vivo e vegeto e ama guidare il suo pick-up per le autostrade americane semideserte. L’età lo rallenta nei movimenti,non nei pensieri e non spegne il suo desiderio di vivere “on the road”, perché fino a quando l’energia vitale sorregge non si può non “viaggiare”, sempre seguendo le regole e con la dovuta attenzione: Earl ha attraversato più volte 41 dei 50 stati americani,nella sua lunga vita, ma non ha mai commesso infrazioni.
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The Mule di Clint Eastwood è un film di rara originalità, dove nessun fotogramma è vano o sprecato. Questo perché il Tempo è il grande protagonista della storia,a partire dai fiori che coltiva Earl Stone -il protagonista umano,interpretato dallo stesso Eastwood- che sono di una specie rara dalla vita brevissima. Metafora della caducità della vita, i fiori di Earl hanno quindi “un tempo”, come ogni vivente e la loro esistenza fugace sintetizza il dramma umano del transire dal Nulla al Nulla. Earl è un vecchio, che ha commesso errori e peccati e altri ne assommerà nel dipanarsi della storia,ma è vivo e vegeto e ama guidare il suo pick-up per le autostrade americane semideserte. L’età lo rallenta nei movimenti,non nei pensieri e non spegne il suo desiderio di vivere “on the road”, perché fino a quando l’energia vitale sorregge non si può non “viaggiare”, sempre seguendo le regole e con la dovuta attenzione: Earl ha attraversato più volte 41 dei 50 stati americani,nella sua lunga vita, ma non ha mai commesso infrazioni. Cessata per fallimento la sua attività di floricultore, in rotta con moglie e figlia per le sue assenze dal focolare domestico, conserva un rapporto solo con la giovane nipote: in pratica è solo nel suo destino itinerante, che sarà occasione di diventare “the mule”, il corriere più anziano ed insospettabile del cartello della droga. Questo “Vecchio” dimostra, nel rapporto con i più giovani criminali, che se l’età pregiudica la forza fisica,può acuire la capacità di comprendere gli eventi e gli esseri umani: in ogni frangente,anche il più drammatico non manca mai un certo suo controllo sulle situazioni e la sua pacata saggezza riesce talvolta perfino a scalfire la dura scorza dei giovani narcotrafficanti. Così la consapevolezza della fugacità del tempo e degli errori che costellano la vita,portano Earl a parlare al cuore dei suoi interlocutori. Mettendo a nudo se stesso,i suoi rimpianti e le sue colpe,trasferisce al prossimo un messaggio che è anche un monito: attenti! Il Tempo è inesorabile e quanto ne abbiamo per i nostri cari è un patrimonio che si consuma come i suoi fiori effimeri. La malattia della moglie è un momento cruciale: rischierà la vita infrangendo le ferree regole della criminalità organizzata. C’è un mondo umano che costituisce l’intelaiatura stessa dell’esistere,un reticolo di presenze che sostanziano l’identità stessa dell’individuo: a certi appuntamenti non si può mancare a costo della propria vita. Così Earl, che trasporta droga soprattutto per finanziare gli studi della nipote e il circolo degli amici,reduci della guerra di Corea, è sempre più consapevole di non essere una monade,ma che il suo esistere è sostanziato da quella catena di rapporti, che comprendono i legami di sangue -a lungo trascurati- e, in senso lato, l’umanità intera. Earl riesce così a riconciliarsi con la famiglia,ma ad essere compreso anche dall’agente speciale che lo insegue per tutta la vicenda e perfino dagli stessi narcotrafficanti. Ma,volendo chiudere i conti con le sue colpe, Earl affronterà le conseguenze delle sue azioni. “Siamo tutti peccatori” scrisse Paolo di Tarso ed il Nostro non vorrà sfuggire la sua pena terrena, in attesa di quella fine della vita che l’età sembra balenare. Ma il nostro eroe non si smentirà: uno splendido giardino di fiori rari ed effimeri, sorgerà dove meno lo si attende: per uno spirito libero e vitale non sono impedimento sufficiente l’età o i confini; un piccolo “eden” sorprenderà lo spettatore a sottolineare la continuità della vita nel Tempo: nel colore e nel profumo di fiori splendidi e caduchi ma continuamente risorgenti, Earl celebrerà l’esistere nel suo rigenerarsi,sia pure in individui sempre nuovi. Il Grande Clint,come il suo Earl Stone,non finisce di stupirci,in barba al Tempo,all’età e ai pregiudizi umani. Una visione che consiglio a tutti, adatta a qualunque età. L’ Academy, nella notte degli Oscar, ha perso la grande occasione di celebrare un autore fra i più straordinari della storia del cinema.
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asia
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giovedì 28 febbraio 2019
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divide
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Ho avuto qualche difficoltà a trovarlo in lingua originale, ma il respiro del film rispecchia la storia. Divide perchè se cerchi colpi di scena o spessore nelle vite dei personaggi non è il tuo film. A me è piaciuto perchè mi ha trasmesso tutta la difficoltà, il silenzio, la solitudine della parte più difficile della vita: la vecchiaia. E lo ha fatto con un ritmo interno rallentato, dei dialoghi essenziali, delle giornate semplici. Come al solito la dura e cruda realtà rappresentata per prenderti alla pancia, non al cervello.
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angelo67
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lunedì 25 febbraio 2019
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clint non delude mai
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Ed è ancora una storia vera che racconta Eastwood in The Mule, il reclutamento di un anziano fioraio da parte di un cartello di narcotrafficanti per il trasbordo di ingenti partite di droga attraverso gli Stati Uniti.
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Ed è ancora una storia vera che racconta Eastwood in The Mule, il reclutamento di un anziano fioraio da parte di un cartello di narcotrafficanti per il trasbordo di ingenti partite di droga attraverso gli Stati Uniti. L’elemento di cronaca permette la costruzione di un fondale realistico per il ritratto, però, di un antieroe, ben lontano dagli ultimi personaggi scelti dal regista nei suoi film più recenti. Ottima pellicola!
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i.vana
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lunedì 25 febbraio 2019
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interrogativo
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Ottimo articolo. Il film non è all'altezza degli altri perché comunque per me noioso; soprattutto il primo tempo. Considerato che Clint Eastwood è per me un mito sia come regista che come persona, appare strano che io abbia vissuno questa sensazione di noia. Questo è un difetto importante in un film a mio parere. Molto vera l'osservazione: ".....nella vita Eastwood disprezza apertamente il politicamente corretto e insiste sulla responsabilità individuale........". E' soprattutto il suo continuo richiamo alla responsabilità individuale, sino al rifiuto di una sentenza favorevole, che lo fa grande ai miei occhi. Mi piacerebbe che venisse chiarita dall'autrice della recensione la frase "nel cinema è infinitamente più sottile".
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domenica 24 febbraio 2019
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ingannati dalla recensione
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Uno schifo assoluto. Film di cassetta. Monotono (12 viaggi per trasportare droga). Eastwood che palpa il culo ad una brasiliana ha proprio toccato il fondo... Bastava guardare la faccia della gente che andava via dopo il film.
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vincenzo ambriola
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mercoledì 20 febbraio 2019
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solo lui, sempre lui, egoisticamente lui
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Un anziano floricoltore, con seri problemi finanziari, viene contattato e (facilmente) convinto a trasportare droga da una città all'altra, negli States. Come tutte le ciambelle che non sempre riescono con il buco, dopo un po' viene scoperto, arrestato e incriminato. Oltre a trasportare droga il nostro eroe deve risolvere conflitti familiari antichi, che lo hanno allontanato dalla moglie e dalla figlia. Un film che scorre dolcemente, sulle high way americane, sulle note di ballate country e swing jazz, sullo sfondo di paesaggi meravigliosi. Al centro c'è lui, il grande Clint Eastwood, con la sua naturalezza, il suo umorismo e la gran voglia di vivere, nonostante l'età e il mondo che cambia, forse troppo anche per lui.
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Un anziano floricoltore, con seri problemi finanziari, viene contattato e (facilmente) convinto a trasportare droga da una città all'altra, negli States. Come tutte le ciambelle che non sempre riescono con il buco, dopo un po' viene scoperto, arrestato e incriminato. Oltre a trasportare droga il nostro eroe deve risolvere conflitti familiari antichi, che lo hanno allontanato dalla moglie e dalla figlia. Un film che scorre dolcemente, sulle high way americane, sulle note di ballate country e swing jazz, sullo sfondo di paesaggi meravigliosi. Al centro c'è lui, il grande Clint Eastwood, con la sua naturalezza, il suo umorismo e la gran voglia di vivere, nonostante l'età e il mondo che cambia, forse troppo anche per lui. Ho cercato con attenzione e grande cura tracce di un messaggio, di un tema universale, ma alla fine ho trovato solo lui, sempre lui, egoisticamente lui,
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giuseppe
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mercoledì 20 febbraio 2019
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spazio alle vecchie glorie?
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Negli ultimi tempi Hollywood mette in scena, a parte i fantasy, quasi esclusivamente film basati su personaggi veri che in un modo o nell’altro hanno meritato la menzione di un libro, di un racconto, o di un articolo di cronaca.
Questo film ne è l’ennesimo esempio. Forse autori, sceneggiatori, registi e major non hanno più voglia di investire in storie nuove, creando nuovi personaggi, soggetti e linguaggi di cinema, oppure è una strada più facile da percorrere che incontra il favore di un pubblico sempre più pigro che preferisce guardarsi indietro piuttosto che avanti?
Molto si è scritto e commentato in questo sito in modo pertinente sulla bravura di Clint Eastwood e sulla credibilità del personaggio tratto da una “storia vera”.
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Negli ultimi tempi Hollywood mette in scena, a parte i fantasy, quasi esclusivamente film basati su personaggi veri che in un modo o nell’altro hanno meritato la menzione di un libro, di un racconto, o di un articolo di cronaca.
Questo film ne è l’ennesimo esempio. Forse autori, sceneggiatori, registi e major non hanno più voglia di investire in storie nuove, creando nuovi personaggi, soggetti e linguaggi di cinema, oppure è una strada più facile da percorrere che incontra il favore di un pubblico sempre più pigro che preferisce guardarsi indietro piuttosto che avanti?
Molto si è scritto e commentato in questo sito in modo pertinente sulla bravura di Clint Eastwood e sulla credibilità del personaggio tratto da una “storia vera”. Non voglio aggiungere altro se non un meritato applauso a Clint, attore, sceneggiatore e regista che abbiamo amato in tanti anni di onorata carriera.
Tuttavia voglio concludere con una constatazione provocatoria che vorrei condividere con voi.
Non è che Hollywood sta un po' esagerando nel riproporci sempre vecchie glorie del cinema che sono ancora bravissimi per “vecchie” storie, per evitare di affrontare il confuso nuovo che avanza nella vita sempre più globale del mondo di oggi.
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(di mauro)
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aurash
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lunedì 18 febbraio 2019
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capolavoro assoluto
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Confesso che di questi tempi avevo quasi perso la speranza di vedere ancora film di questo spessore umano, di questa potenza espressiva e, insieme, di questa leggerezza. Densissimo e allo stesso tempo pieno di quello humor che deriva direttamente dalla capacità che ha il protagonista di cercare sempre l'intimità e il rapporto diretto con tutti, anche con lo sconosciuto o con chi pensa di poterti dominare. La fragilità e insieme la potenza dell'intimità. E la libertà. Fantastico, generoso Clint. Grazie Clint
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michelecamero
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domenica 17 febbraio 2019
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niente sorprese con clint, solo conferme.
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E’ il film che ti aspetti da Clint Eastwood che a 88 anni, segaligno, rugoso con movimenti lenti, ci racconta l’ennesima storia americana ispirandosi ad una vicenda vera di un novantenne insospettabile il quale, perduta per debiti con le banche la sua azienda florovivaistica, diventa corriere del cartello messicano della droga. Inizialmente lo fa per trovare il danaro necessario a riprendersi la sua azienda, poi per aiutare vecchi amici in difficoltà ed infine per riscattare la sua assenza dalla e nella famiglia che infatti nel tempo lo ha estromesso, per fornire il danaro necessario a far studiare la nipote legatissima, nonostante tutto, a questo nonno atipico e completamente fuori dagli schemi.
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E’ il film che ti aspetti da Clint Eastwood che a 88 anni, segaligno, rugoso con movimenti lenti, ci racconta l’ennesima storia americana ispirandosi ad una vicenda vera di un novantenne insospettabile il quale, perduta per debiti con le banche la sua azienda florovivaistica, diventa corriere del cartello messicano della droga. Inizialmente lo fa per trovare il danaro necessario a riprendersi la sua azienda, poi per aiutare vecchi amici in difficoltà ed infine per riscattare la sua assenza dalla e nella famiglia che infatti nel tempo lo ha estromesso, per fornire il danaro necessario a far studiare la nipote legatissima, nonostante tutto, a questo nonno atipico e completamente fuori dagli schemi. Eastwood americano si sente tutto e, pur non lesinando né celando critiche rivolte all’ipocrisia del politicamente corretto (negro e non nero o di colore o afroamericano, mangiafagioli per indicare i messicani) o al modernismo (qui ce l’ha spesso con internet), mai tralascia di ostentare comunque tutto il suo grande amore per quel suo Paese, ma anche per la gente comune, in special modo per coloro che si trovino in difficoltà e/o sono indifesi. Il cinema di Eastwood è questo: raccontare, facendolo per bene, storie nella loro crudezza e verità, con la sua testimonianza di repubblicano e conservatore convinto e dichiarato, senza corredarle di fronzoli o retorica spicciola, ma continuando a fornire una sua visione della durezza degli USA che comunque non smette mai di rispettare prima ancora che di amare. E lo fa introducendovi quel suo senso della giustizia e quella sua personale etica comportamentale fondata su pochi ma semplici valori, quelli che, nonostante trasporti all’interno del suo picup droga per centinaia di migliaia di dollari, lo inducono a fermarsi senza indugio alcuno sulla strada per aiutare una famiglia di colore la cui auto è finita in panne o quelli che, durante il processo lo fanno zittire in aula il suo avvocato – donna, per dichiararsi colpevole davanti al giudice evitando che il suo glorioso passato di soldato nella seconda guerra mondiale possa essere strumentalizzato per uno sconto di pena, macchiando però il servizio fornito alla sua Patria. Nonostante probabilmente sarà il film col quale si congederà dal suo pubblico, anche in questa pellicola, il flemmatico ed integerrimo cowboy, non è ancora sceso da quel cavallo su cui lo fece montare Sergio Leone cinquantacinque anni or sono.
MiCam
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