filippotognoli
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giovedì 26 maggio 2016
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la scomparsa di un figlio/a
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Cosa succede se tuo marito muore in un incidente e la tua unica figlia scompare dalla tua vita senza dare nessuna spiegazione e/o notizia di se? Il dolore di una madre che prova a ricostruirsi una vita, ma che non puo' dimenticare di avere una figlia che l'ha voluta escludere completamente dalla sua, per farsene una nuova a sua volta. Il senso di colpa e di abbandono, la depressione, la solitudine. Almodovar in uno dei suoi film piu' crudi e dolorosi, ci racconta proprio questo. Lo fa in modo diretto, duro, freddo, senza darci quasi nessuna speranza. Sono molto lontane alcune delle tematiche piu' care al regista spagnolo. Non c'e' nessuna traccia della sua gioia di vivere, spensieratezza, liberta' di spirito e di pensiero.
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Cosa succede se tuo marito muore in un incidente e la tua unica figlia scompare dalla tua vita senza dare nessuna spiegazione e/o notizia di se? Il dolore di una madre che prova a ricostruirsi una vita, ma che non puo' dimenticare di avere una figlia che l'ha voluta escludere completamente dalla sua, per farsene una nuova a sua volta. Il senso di colpa e di abbandono, la depressione, la solitudine. Almodovar in uno dei suoi film piu' crudi e dolorosi, ci racconta proprio questo. Lo fa in modo diretto, duro, freddo, senza darci quasi nessuna speranza. Sono molto lontane alcune delle tematiche piu' care al regista spagnolo. Non c'e' nessuna traccia della sua gioia di vivere, spensieratezza, liberta' di spirito e di pensiero.Nessuna provocazione o ironia.E' un vero e proprio psicodramma familiare dove il dolore e il senso di tragedia e impotenza pervade e contagia lo spettatore. X certi versi non sembra neanche un film di Almodovar. Ma allo stesso tempo ci coinvolge e ci immedesima nei personaggi, come nei suoi migliori lavori. Cast quasi tutto al femminile in stato di grazia, come invece nella migliore tradizione del regista. "Ognuno e' artefice delle proprie sventure", come dice la figlia di Julieta all'amica del padre. O forse no? La domanda rimarra' aperta cosi' come il finale, che non si puo' raccontare, ma solo vivere, dopo aver visto il film.
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[+] cara julieta,fatti forza
(di sciacquariello)
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robert eroica
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domenica 5 giugno 2016
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tutto su una madre
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Con “Julieta” Pedro Almodovar cade in pieno nel tranello del “Riepilogo”. Dentro c’è tutto: le difficoltà dell’amore, l’impossibilità di renderlo impermeabile al tempo, il difficile legame tra madri e figli, l’assenza dei padri, la relazione omosessuale, l’affermazione personale che non va mai di pari passo con una felicità condivisa. Ma viene strutturata quasi di corsa, senza il tempo che necessita al “Riepilogo” di divenire “Romanzo”, senza cioè passare dalla didascalia al racconto. A farne le spese, oltre alla credibilità, è soprattutto l’interesse e l’empatia nei confronti dello spettatore, che rimane stordito da tale ridda di eventi, roba da Manzoni. Non stupisce quindi che “Julieta” all’ultimo Festival di Cannes dove era in concorso, non abbia ricevuto premi.
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Con “Julieta” Pedro Almodovar cade in pieno nel tranello del “Riepilogo”. Dentro c’è tutto: le difficoltà dell’amore, l’impossibilità di renderlo impermeabile al tempo, il difficile legame tra madri e figli, l’assenza dei padri, la relazione omosessuale, l’affermazione personale che non va mai di pari passo con una felicità condivisa. Ma viene strutturata quasi di corsa, senza il tempo che necessita al “Riepilogo” di divenire “Romanzo”, senza cioè passare dalla didascalia al racconto. A farne le spese, oltre alla credibilità, è soprattutto l’interesse e l’empatia nei confronti dello spettatore, che rimane stordito da tale ridda di eventi, roba da Manzoni. Non stupisce quindi che “Julieta” all’ultimo Festival di Cannes dove era in concorso, non abbia ricevuto premi. Julieta, la protagonista della pellicola, è una madre abbandonata, martoriata dal ricordo e ossessionata dalla possibilità di riabbracciare la figlia trentenne. Ma è un personaggio di superficie, non tocca alcuna profondità, ferisce ed è ferita senza traumi, è un veicolo per l’”enumerazione” dei lutti e dei parti che il regista madrileno si diverte a disseminare qua e là. E spiace allora che il risultato sia tanto vuoto (altro che Chabrol, come ha invece citato Enrico Ghezzi sulla rivista “Film Tv”) e apatico, perché certi momenti disorientanti, che sembrano intercettare segnali dall’ignoto (penso alla lunga sequenza del treno o alla breve lucidità della madre di Julieta, scandita dal verso della civetta notturna, roba poco classificabile, stile Von Trier di “Melanchonia” e “Nynphomaniac”) meritavano ben altro contesto. Tutti hanno detto che in “Julieta” Almodovar ha smesso gli eccessi. Vero. E quindi ?
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