ropiecin
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giovedì 12 gennaio 2017
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fantascienza che fa meditare con intelligenza
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lasciando da parte la storia fantascientifica e in alcuni punti piuttosto debole e forzata in certi passaggi, il film fa meditare con intelligenza, e si potrebbe riassumere con questa citazione:
"Abbiamo tutti dei sogni, facciamo programmi pensando di essere padroni del nostro destino ma siamo passeggeri, andiamo dove il destino ci porta. Non è la vita che ci aspettavamo, ma è la nostra."
CONSIGLIATISSIMO SI !!!
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elpiezo
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mercoledì 11 gennaio 2017
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intenso e singolare!!!!
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In un futuro lontano, le vicende di una giovane coppia costretta a trascorrere in solitudine l'intera propria esistenza su un'enorme astronave durante un immensa traversata spaziale. L'aitante duo Lawrence Pratt regge egregiamente l'intero plot narrativo, un claustrofobico intreccio sentimentale, una surreale eterna prigionia che diviene crudele metafora della vita stessa tanto da imprimere al singolare prodotto un'impronta estremamente psicologica nonostante l'incipit prettamente futuristico.
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rudy_50
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mercoledì 11 gennaio 2017
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**
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Mah, prevedibile, noioso, inverosimile ( Alfred ! ), 3D inesistente.
Potevo restare a casa, pagato 9,60 € biglietto ridotto.
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mercoledì 11 gennaio 2017
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sulla scia di the martin il momento interstellare
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Lo so che centra poco con the Martian anche se l'astronave è molto simile un film fatto bene sia sulla storia che sulla psicologia
Mi è piaciuto ed è recitato bene
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genoa1952
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martedì 10 gennaio 2017
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un po0' di fantascienza e sentimento
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chi si attende un film solo di fantascienza/avventura rimane forse deluso, ma la trama e' comunque godibile, l'dea iniziale e' intrigante anche se non nuova. Gli attori bravi, qualche bel colpo di scena, magari si poteva lavorare di piu' sulle conseguenze della convivenza forzata di decenni (figli?).'
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fabal
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lunedì 9 gennaio 2017
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devia le aspettative. ma lo fa bene
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Cinquemila persone sono ibernate a bordo della gigantesca astronave Avalon, per un viaggio che deve durare circa 120 anni. La destinazione è Homestead II, un pianeta ospitale su cui i terrestri fonderanno una nuova colonia. Ma durante il trentesimo anno di viaggio qualcosa va storto, una delle capsule di ibernazione registra un’avaria e il suo occupante si sveglia.
Parlare di trailer ingannevole per la commercializzazione di Passengers è ingeneroso: certo non abbiamo a che fare con un film di fantascienza canonico, ma nemmeno con una sdolcinata storia d’amore che sfrutta l’atmosfera futuristica per contrabbandare se stessa.
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Cinquemila persone sono ibernate a bordo della gigantesca astronave Avalon, per un viaggio che deve durare circa 120 anni. La destinazione è Homestead II, un pianeta ospitale su cui i terrestri fonderanno una nuova colonia. Ma durante il trentesimo anno di viaggio qualcosa va storto, una delle capsule di ibernazione registra un’avaria e il suo occupante si sveglia.
Parlare di trailer ingannevole per la commercializzazione di Passengers è ingeneroso: certo non abbiamo a che fare con un film di fantascienza canonico, ma nemmeno con una sdolcinata storia d’amore che sfrutta l’atmosfera futuristica per contrabbandare se stessa. Il film parte molto bene, creando subito la giusta atmosfera di isolamento con tanto di mistero.
La tensione poi cala, trasformando Passengers da film adrenalinico a uno esplorativo. Prima ambientale, esaltando le ottime invenzioni visive dell’astronave Avalon in tutti i suoi scomparti, da quelli meccanici a quelli ludici con alcuni omaggi ad altre celebri astronavi del cinema. Poi si passa all’esplorazione dell’animo umano, ai quesiti etici sulla legittimità di “fare propria” la vita di un altro, come per interrogarsi sullo spunto creazionistico originario e se esso sia, o non sia, un gesto di egoismo del creatore.
Poi una storia d’amore che sarà vissuta nel nulla, senza scopo, senza pubblico, nel silenzio totale: un motivo sufficiente per vivere?
Se certamente Passengers non regge il livello di rigore fantascientifico che un appassionato si attende, nemmeno si può dire, però, che lo deluda. Anzi, dopo la prima mezzora, il film di Tyldum è molto abile nel far sì che le aspettative prendano un’altra piega, non ingannando lo spettatore ma convincendolo che il vero contenuto di un’esistenza, anche futura, non risiede nei fantatecnicismi ma nel più antico dei tormenti umani: la solitudine. Con questa deviazione consensuale, Passengers diventa un film di sentimenti liberi dalla retorica, che trascina il cinefilo su una strada diversa da quella promessa senza però deludere o snaturare se stesso.
Certo le ingenuità non mancano: il passaggio ravvicinato a una stella senza tener conto del calore, il protagonista sbalzato fuori dall’astronave dimenticandosi che questa viaggia alla velocità della luce, per citarne solo due. Nel complesso però, si tratta di sviste perdonabili, compresa la poco credibile riparazione nel finale, poiché Passengers non si pone sul terreno del presuntuoso rigore tecnico, ma appunto su quello umano, risultando un film godibile che sa emozionare e, a tratti, in profondità.
Anche se non è un capolavoro, parecchi dettagli visivi (come la piscina o il distributore di vivande) e un paio di sequenze spaziali destano non poca meraviglia e permetteranno a Passengers di essere ricordato non solo per la bellezza di Jennifer Lawrence ma anche per una indiscutibile originalità che lo contraddistingue, e lo svincola dal confronto con qualsiasi colossal del passato.
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falimilla
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lunedì 9 gennaio 2017
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un amore un po' troppo fantascientifico
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Buona l'idea alla base e originali alcuni pezzi della sceneggiatura, troppo fantascientifici altri e mediocre collegamento tra diversi passaggi del film. Un po' noioso il primo tempo, più scorrevole il secondo. Alcuni passaggi fanno più sorridere che focalizzare l'attenzione sull'evolversi della vicenda. Ben fatti alcuni effetti speciali. Buona, non di più, interpretazione della Lawrence, appena sufficiente quella di Pratt. Poco ingegno nei passaggi decisivi: Arthur, il robot, che svela a lei il suo risveglio indotto; le improvvise competenze tecniche dei due protagonisti; la facilità nel trovare il problema della navicella; il florido ecosistema che tutti gli altri ritrovano al loro risveglio, dopo che i protagonisti sono, verosimilmente, morti da 40 anni almeno.
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Buona l'idea alla base e originali alcuni pezzi della sceneggiatura, troppo fantascientifici altri e mediocre collegamento tra diversi passaggi del film. Un po' noioso il primo tempo, più scorrevole il secondo. Alcuni passaggi fanno più sorridere che focalizzare l'attenzione sull'evolversi della vicenda. Ben fatti alcuni effetti speciali. Buona, non di più, interpretazione della Lawrence, appena sufficiente quella di Pratt. Poco ingegno nei passaggi decisivi: Arthur, il robot, che svela a lei il suo risveglio indotto; le improvvise competenze tecniche dei due protagonisti; la facilità nel trovare il problema della navicella; il florido ecosistema che tutti gli altri ritrovano al loro risveglio, dopo che i protagonisti sono, verosimilmente, morti da 40 anni almeno. Il (non) finale meritava una maggiore trattazione e profondità. Probabilmente l'idea di partenza, con una sceneggiatura più solida, un'approfondita introspezione dei personaggi e una maggiore fluidità, avrebbe potuto dar vita ad un bel risultato.
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djfilippo
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domenica 8 gennaio 2017
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improbabile...
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Tecnologia all'avanguardia, e non esiste un modo x ibernasi in caso di guasto...! E poi, guarda caso, tra i 5.000 passeggeri,giusto giusto un meccanico viene risvegliato...! Niente di ché...!
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luxgraph
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domenica 8 gennaio 2017
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fantascienza come deve essere
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Un gran filmone di fantascienza che ti fa sognare come potrebbe essere il futuro dell'umanita' . Effetti speciali da oscar e due attori che tengono benissimo il film . Il tutto condito da una bella dose di romanticismo classico dei film americani , cosi' tanto detestati dalla critica eppure amati dal pubblico , ma il cinema e' questo , sogno , bellezza , azione .
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pontello
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domenica 8 gennaio 2017
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polpettone spaziale
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Un film con un'interessante idea di base, sviluppato nel peggiore dei modi.
5000 persone, ibernate su una nave guidata da un computer, si stanno dirigendo su un nuovo pianeta per colonizzarlo. Una capsula, a causa di un malfunzionamento, sveglia un solo uomo con 90 anni di anticipo sul previsto: il suo destino è morire, da solo, nel viaggio verso la colonia.
Che cosa fare? Lasciarsi immediatamente morire? Vivere in solitudine? Svegliare alcune persone? Svegliarle tutte? Sceglierne una sola per vivere con lei?
SPOILER
La scelta ricade sull'ultima ipotesi. Il che non sarebbe un male, se il tutto non si risolvesse, purtroppo, in una noiosissima e banale storiella d'amore, rovinata da un barman guastafeste, ma poi risolta con il più telefonato dei lieti fine.
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Un film con un'interessante idea di base, sviluppato nel peggiore dei modi.
5000 persone, ibernate su una nave guidata da un computer, si stanno dirigendo su un nuovo pianeta per colonizzarlo. Una capsula, a causa di un malfunzionamento, sveglia un solo uomo con 90 anni di anticipo sul previsto: il suo destino è morire, da solo, nel viaggio verso la colonia.
Che cosa fare? Lasciarsi immediatamente morire? Vivere in solitudine? Svegliare alcune persone? Svegliarle tutte? Sceglierne una sola per vivere con lei?
SPOILER
La scelta ricade sull'ultima ipotesi. Il che non sarebbe un male, se il tutto non si risolvesse, purtroppo, in una noiosissima e banale storiella d'amore, rovinata da un barman guastafeste, ma poi risolta con il più telefonato dei lieti fine.
Esclusi i primi 20 minuti di film, questa pellicola risulta essere un pessimo mix di cose già viste e straviste. Passi la (divertente) parte in cui si cita (?) l'inizio di The Last Man on Earth, per il resto abbiamo un po' di Titanic, un pizzico di Interstellar, una manciata di Mission to Mars e una spruzzatina di Gravity, senza avere, però, niente degli aspetti positivi dei lavori citati.
Noia allo stato puro, intervallata da qualche scena suggestiva (ma non certo originale) e con gli ultimi 15 minuti (su due ore di film), che avrebbero dovuto rappresentare la parte di azione - "l'affondamento della nave" di Titanic -, che raccolgono una serie così grande di stupidaggini tanto inverosimili, quanto prevedibili, da far catalogare direttamente il film come ****ta pazzesca, di fantozziana memoria.
Barbie e Ken sono due splendidi protagonisti: i quindicenni potranno rifarsi gli occhi. Tutti gli altri, non buttino due ore così.
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