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nerone bianchi
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sabato 7 gennaio 2017
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partita con la vita
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Ottimo film di fantascienza, di quelli ben costruiti, con una sceneggiatura in cui si capisce che qualcuno ha lavorato molto. La vicenda è credibiissima, sapientemente intrecciata e soprattutto imprevedibile fino alla sequenza finale. A differenza di troppi film che si vedono, in questo caso il finale è fuori da ogni previsione e lo svolgersi della vicenda, da solo, tiene ben salda l'attenzione. Due attori, bravi e credibili, coadiuvati da un androide e un terzo personaggio che appare più avanti. Tutto il peso è sostenuto dalla storia che si racconta, un episodio a cavallo tra possibile realtà e pura immaginazione. La terra è satura, l'umanità non può più restarci e non in numeri così consistenti, si tenta la colonizzazione di altri pianeti dove è possibile impiantare la vita, un'enorme astronave parte con 5.
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Ottimo film di fantascienza, di quelli ben costruiti, con una sceneggiatura in cui si capisce che qualcuno ha lavorato molto. La vicenda è credibiissima, sapientemente intrecciata e soprattutto imprevedibile fino alla sequenza finale. A differenza di troppi film che si vedono, in questo caso il finale è fuori da ogni previsione e lo svolgersi della vicenda, da solo, tiene ben salda l'attenzione. Due attori, bravi e credibili, coadiuvati da un androide e un terzo personaggio che appare più avanti. Tutto il peso è sostenuto dalla storia che si racconta, un episodio a cavallo tra possibile realtà e pura immaginazione. La terra è satura, l'umanità non può più restarci e non in numeri così consistenti, si tenta la colonizzazione di altri pianeti dove è possibile impiantare la vita, un'enorme astronave parte con 5.000 persone ibernate verso uno di questi, tempo del viaggio oltre cento anni. Causa impatto con un campo di asteroidi uno dei passeggeri si risveglia per errore, si trova solo con oltre novant'anni di viaggio ancora davanti, unico compagno un robot\barista. Il percorso inverso, ibernarsi di nuovo è tecnicamente impossibile. Prende pian piano corpo nella sua mente l'idea di risvegliare un'altra persona per avere qualcuno con cui condividere non solo il viaggio ma il resto della vita. Dopo aver studiato i profili di tutti i passeggerei la scelta cade su una giovane scrittrice e dopo aver esitato a lungo decide di procedere. Il risveglio avviene, i due si conoscono e dopo un comprensibile ed iniziale sgomento nasce più di un'amicizia, tra passeggiate esterne alla nave, tra cieli immensi e distese di stelle, visite alle magnificenze del mezzo in cui sono, con spettacolare piscina nel vuoto, serre ed altro, tra i due nasce l'amore. Fin quando lei, la scrittrice che voleva documentare la vita nella nuova colonia, non scopre che il suo risveglio è stato volontariamente causato da lui che l'ha così condannata a morire senza mai poter vedere la colonia dove sono diretti. Alla fine lei supererà questa terribile verità e insieme riusciranno a proseguire il viaggio trasformando la nave in una casa, con alberi, uccelli e animali vari, un nido dove trascorreranno felici e insieme il resto della loro vita, un nido che scoprirà l'equipaggio quando quattro mesi prima dell'attracco si sarà, come da programma, svegliato.
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deborahm
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sabato 7 gennaio 2017
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un viaggio poco entusiasmante
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Siamo nell’Avalon, nave spaziale diretta ad Homestead II per la colonizzazione. Vediamo persone incubate, ibernate per affrontare un viaggio lungo 120 anni per scappare da un mondo forse troppo stretto, alla ricerca di nuove terre dove poter vivere, rifarsi una vita, costruire una propria casa.
Alla regia di “Passengers” troviamo Morten Tyldum, conosciuto già in occasione della scorsa edizione degli Oscar per la candidatura alla miglior regia in “The Imitation Game” e che in questo film si troverà a dirigere due grandissime star dell’attuale panorama Hollywoodiano: Chris Pratt e Jennifer Lawrence.
Il nostro viaggio sull’Avalon comincia assieme al personaggio Jim Preston (Chris Pratt), unico passeggero della nave a svegliarsi 90 anni prima dell’arrivo sul nuovo mondo, costretto a cercare soluzioni nel tentativo di non passare il resto della sua vita su una nave spaziale.
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Siamo nell’Avalon, nave spaziale diretta ad Homestead II per la colonizzazione. Vediamo persone incubate, ibernate per affrontare un viaggio lungo 120 anni per scappare da un mondo forse troppo stretto, alla ricerca di nuove terre dove poter vivere, rifarsi una vita, costruire una propria casa.
Alla regia di “Passengers” troviamo Morten Tyldum, conosciuto già in occasione della scorsa edizione degli Oscar per la candidatura alla miglior regia in “The Imitation Game” e che in questo film si troverà a dirigere due grandissime star dell’attuale panorama Hollywoodiano: Chris Pratt e Jennifer Lawrence.
Il nostro viaggio sull’Avalon comincia assieme al personaggio Jim Preston (Chris Pratt), unico passeggero della nave a svegliarsi 90 anni prima dell’arrivo sul nuovo mondo, costretto a cercare soluzioni nel tentativo di non passare il resto della sua vita su una nave spaziale.
Il protagonista troverà un amico in Arthur (Michael Sheen), robot barista sull’Avalon. Il rapporto tra i due mostra continuamente i limiti di Jim nell’accettare come unico amico e confidente un androide: un oggetto privo di sentimenti, che non conosce dolore o piacere. I tentativi di Jim nel mettere in difficoltà la mente programmata di Arthur gli sbatteranno in faccia la triste realtà: su quella nave lui è completamente solo.
Dopo un anno passato a provare le bellezze e i lussi della nave, Jim avverte la necessità di condividere i suoi spazi con una persona “vera”. Sarà il volto di Aurora Lane (Jennifer Lawrence), nascosto sotto lo strato di vetro della capsula, a salvare Jim Preston dai pensieri suicidi che lo attanagliavano. Vedendo in Aurora la compagna di viaggio perfetta, Jim prende la decisione di manomettere, ad insaputa della giovane donna, la sua capsula per liberarla/condannarla ad una vita sulla nave.
I due protagonisti del film si contrappongono sul piano sia estetico che caratteriale: da un lato troviamo lui, Jim Preston, umile meccanico salito sull’Avalon in cerca di uno scopo da attribuire alla sua vita, uomo dall’aspetto tenace, virile, ma dallo spirito tenero e colmo di debolezze. Dall’altro Aurora Lane, personaggio dalle forti ambizioni, che ripone nella scrittura le speranze di tutta la sua vita; figlia d’arte, è affermata come personalità di spicco sulla nave, tanto da meritare l’accesso a ricche colazioni “Gold”, al contrario del povero Jim. Quest’aspetto metterà in rilievo le discrepanze fra i due personaggi, totalmente differenti sotto il piano psicosociale, ma che troveranno il punto d’incontro in un amore che nel corso del film apparirà tutt’altro che spontaneo.
I due vivranno un anno di amore finché Aurora non scoprirà la mossa disperata di Jim. Il destino li porterà a vivere separati in una gabbia di metallo lunga un kilometro, ma che paradossalmente sembrerà essere troppo piccola per entrambi.
“Passengers” è un film senza pretese, che fa ripercorre i grandi classici del cinema moderno. Arthur riporta all’occhio attento dello spettatore la figura di Lloyd, barista in Shining. La storia dei due vede alle estremità il “Titanic” e “Gravity”, cercando di esaltare le Star del film, senza troppi impegni e riproponendo un citazionismo tutt’altro che ben accolto nel corso del film.
Il film sembra mancare di entusiasmo, risultando in alcuni punti scontato per alcune scelte narrative, finalizzate a raccontare una storia d’amore in cui la fantascienza fa solo da contorno.
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cristian ferraro
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venerdì 6 gennaio 2017
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passengers. un film che non si lascia ricordare.
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Sesta opera da regista per Morten Tyldum da cui ci si aspettava non poco, visto l’ottimo riscontro avuto con il precedente The Imitation Game, pellicola che gli è valsa anche la candidatura all’Oscar come miglior regista. Invece, la delusione per la sua ultima fatica, Passengers, è parecchia. La sceneggiatura di Jon Spaihts (primo sceneggiatore di Prometheus; Doctor Strange; il prossimo La Mummia) è piatta, con dialoghi (non molti in realtà, vista la natura del film) abbastanza banali e di scarso impatto. Alla fotografia Rodrigo Prieto (La 25esima ora; 21 grammi; Alexander; I segreti di Brokeback Mountain; Argo; The Wolf of Wall Street; e il prossimo all’uscita Silence) e alle musiche Thomas Newman (Le ali della libertà; L’uomo che sussurrava ai cavalli; Vi presento Joe Black; American Beauty; Il Miglio Verde; Il ponte delle spie) vanno di pari passo con regia e sceneggiatura (almeno la coerenza si salva!), concorrendo a creare un film senza carattere.
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Sesta opera da regista per Morten Tyldum da cui ci si aspettava non poco, visto l’ottimo riscontro avuto con il precedente The Imitation Game, pellicola che gli è valsa anche la candidatura all’Oscar come miglior regista. Invece, la delusione per la sua ultima fatica, Passengers, è parecchia. La sceneggiatura di Jon Spaihts (primo sceneggiatore di Prometheus; Doctor Strange; il prossimo La Mummia) è piatta, con dialoghi (non molti in realtà, vista la natura del film) abbastanza banali e di scarso impatto. Alla fotografia Rodrigo Prieto (La 25esima ora; 21 grammi; Alexander; I segreti di Brokeback Mountain; Argo; The Wolf of Wall Street; e il prossimo all’uscita Silence) e alle musiche Thomas Newman (Le ali della libertà; L’uomo che sussurrava ai cavalli; Vi presento Joe Black; American Beauty; Il Miglio Verde; Il ponte delle spie) vanno di pari passo con regia e sceneggiatura (almeno la coerenza si salva!), concorrendo a creare un film senza carattere. Apprezzabile invece la scenografia di Guy Hendrix Dyas (X-men 2, Inception, Steve Jobs) che ci lascia qualche spunto di riflessione interessante. Il mini-super cast (Chris Pratt, Jennifer Lawrence) a poco o nulla è servito nel tentativo di risollevare le sorti di un’opera che solo all’inizio pare mostrare buone intenzioni.
L’astronave Avalon, che ospita a bordo più di 5.000 coloni in sonno criogenico, deve compiere un viaggio interstellare di 120 anni per raggiungere, dalla terra, il pianeta Homestead II, nuova futura casa per i terrestri. Durante il viaggio un impatto con uno sciame di meteoriti provoca diversi danni all’astronave, uno dei quali causa il risveglio anticipato, di circa 90 anni, di uno dei passeggeri, Jim Preston (Chris Pratt). Jim quasi subito si arrende ad un atroce destino di solitudine, con la sola compagnia del barista/robot Arthur (Michael Sheen) a confortarlo. L’eremitismo involontario del protagonista non tarderà (diciamo così) a terminare dal momento che un’altra passeggera, Aurora Lane (Jennifer Lawrence), si sveglierà dal criosonno e diventerà compagna (a tutti gli effetti) d’avventura del buon Jim. I due, insieme, dovranno cercare un modo per riparare i danni provocati all’astronave e, se possibile, tornare in sonno criogenico per potersi risvegliare stavolta al momento prestabilito, 90 anni dopo.
Il film del Norvegese Tyldum inizia con spunti interessanti che potrebbero rappresentare dunque i punti chiave attorno cui far girare la prossima ora e passa di pellicola. Purtroppo non è così! La parte coinvolgente, tutti in sala lo sanno, non può durare a lungo perché si sa che prima o poi l’entrata in scena della Lawrence romperà l’interessante solitudine di Chris e la piega che potrà prendere la storia, da quel momento in avanti, è facilmente e troppo banalmente immaginabile. Nessuna critica alla Lawrence, sia chiaro, sempre brava a calarsi nei personaggi che interpreta, ma allo svolgimento della trama. Quindi siamo giunti alla storia d’amore: lunga, matrimoniale, sdolcinata, armoniosa, egoista e noiosa! La fantascienza (o avventura, come qualcuno ha definito il genere a cui questo film apparterrebbe), ci si rende conto, fa solo da sfondo ad una storia d’amore non convenzionale soltanto per l’ambientazione. C’è l’ovvio tentativo, con il prosieguo della storia, di ritornare a qualche faccendina lasciata in sospeso. “Moriamo noi e tutti gli altri 5.000 passeggeri, oppure mettiamo un attimo da parte le smancerie, cerchiamo di riparare il possibile in questa maledetta astronave e facciamo un tentativo per arrivare in qualche modo a destinazione?”. “Ma si dai”. Anche qui delusione! Nessun colpo di scena. Tutto va come deve andare. Manca la tensione nelle scene chiave e non sono assenti, e accettabili per lo spettatore, ingenue (fin troppo!) e assurde imperfezioni nella costruzione della supermega tecnologica astronave. Imperfezioni accettabili se non fossero state decisive nello svolgersi della trama. Ma lo sono. A ciò si aggiungono le incongruenze che riguardano il processo stesso di criogenesi. In definitiva, il film scorre lento, manca di verve e alla fine è sembrato che fosse durato di più rispetto ai suoi 95 minuti ca. Pratt e Lawrence, complici molte cose che non funzionano intorno a loro, risultano bravi ma non eccelsi. Non si riesce a creare un legame tra i protagonisti e lo spettatore, il quale invece si annoia per gran parte del film. Piccola nota di merito per la scenografia di Guy Hendrix Dyas che ci consegna un’ambientazione super tecnologica, artificiale, lussuosa, fredda, in cui predomina un bianco senza sentimenti. Certo, è tutto temporaneamente meraviglioso sulla Avalon, con i suoi comfort ecc., ma resta pur sempre una macchina creata dall’uomo che mai potrà ideare qualcosa di tangibile che possa essere paragonata o che addirittura possa sostituire la Natura, a cui l’uomo non deve mai rinunciare e, come suo ospite, non deve mai dimenticarsi di prendersene cura (ad un certo punto Jim, pienamente annoiato dalla false bellezze della Avalon, pianta un verde albero al centro di un salone enorme e triste). Le banali ma decisive imperfezioni dell’astronave, infine, sono il frutto della superficialità umana che cresce proporzionalmente al migliorare della tecnologia a cui ci affidiamo sempre più, spesso dimenticandoci, a carissimo prezzo, chi ne è l’artefice.
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johnny123
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venerdì 6 gennaio 2017
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non si resta delusi
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Ero po' scettico: film con due soli attori, poca azione, chissà... Invece il film tiene, non annoia, anzi... Fiaba postmoderna a lieto fine.
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flyanto
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mercoledì 4 gennaio 2017
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un futuro che non si è svolto secondo i piani stab
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I passeggeri a cui si riferisce il titolo del film sono circa i 5000 individui che hanno preso la decisione di lasciare per sempre la Terra e costruirsi una nuova esistenza in un nuovo pianeta dove approderanno dopo 90 anni, che è il tempo necessario per raggiungerlo. Nel frattempo tutti viaggiano all'interno della navicella spaziale perfettamente addormentati in ogni singola capsula sino alla data programmata per il loro risveglio praticamente un secolo dopo. Ma poichè avviene un piccolo guasto all'intero sistema dovuto ad uno scontro con un meteorite, un giovane si risveglia inaspettatamente circa 89 anni prima della data stabilita e, ovviamente quanto mai spaesato, si ritrova a vagare solitario dentro la navicella.
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I passeggeri a cui si riferisce il titolo del film sono circa i 5000 individui che hanno preso la decisione di lasciare per sempre la Terra e costruirsi una nuova esistenza in un nuovo pianeta dove approderanno dopo 90 anni, che è il tempo necessario per raggiungerlo. Nel frattempo tutti viaggiano all'interno della navicella spaziale perfettamente addormentati in ogni singola capsula sino alla data programmata per il loro risveglio praticamente un secolo dopo. Ma poichè avviene un piccolo guasto all'intero sistema dovuto ad uno scontro con un meteorite, un giovane si risveglia inaspettatamente circa 89 anni prima della data stabilita e, ovviamente quanto mai spaesato, si ritrova a vagare solitario dentro la navicella. L'unica compagnia di cui può disporre e con cui può colloquiare è un barman robot del lounge bar. Il protagonista trascorre così un anno da solo dedicando il proprio tempo a svariate occupazioni come fare sport, gustarsi prelibate cene, colloquiare col robot e dedicarsi alla ricerca di trovare una soluzione alla sua solitudine. Notando ed ammirando una passeggera, dopo non pochi dubbi se svegliarla anzitempo o meno, decide per la prima opzione cosicchè d'ora in poi egli potrà passare e dividere il tempo e lo spazio della navicella in sua compagnia. All'inizio sembra andare tutto bene , ma una volta scoperto da parte della ragazza di essere stata svegliata apposta antecedentemente la data stabilita, la coppia inizia inevitabilmente ad entrare in conflitto e, più precisamente, la ragazza a cercare di evitare in tutti i modi ogni possibile incontro o contatto col giovane. Da qui la situazione si complicherà parecchio in quanto l'astronave comincerà a manifestare evidenti segni di guasti tecnici che i due dovranno assolutamente riparare al fine di non creare un impatto mortale con qualche meteorite e condurre alla morte gli altri compagni di viaggio ancora addormentati.....
Il film si divide nettamente in due parti: la prima, peraltro più interessante, in cui vi sono rappresentati prima la solitudine del protagonista maschile e poi l'approccio e la vita giornaliera in comune dei due giovani; la seconda, più scontata, che si ricollega maggiormente a precedenti films su eventuali utopie future, in cui è concentrata tutta la presentazione della lotta e degli sforzi che la coppia deve fare al fine di salvare se stessi e l'intera astronave. Ma nel complesso il film è molto ben girato e ben interpretato dagli aitanti attori Jennifer Lawrence e Chris Pratt che abilmente sono stati scelti dal regista Morten Tyldum per rispecchiare fisicamente l'ideale di un'umanità giovane, perfetta ed in salute, adatta proprio ad un programma futuro di eugenetica. Quello però che risulta interessante, al di là delle imprese spettacolari e di coraggio ambientate nello spazio, è soprattutto la tematica proposta: il desiderio da parte dell'uomo, inteso come essere umano, a non vivere da solo, ma intento a costruirsi un nucleo familiare con cui condividere la propria esistenza futura per non incorrere in una condizione psicologica di alienazione e distacco totale da tutto. Ed i personaggi protagonisti, nonostante abbiano scelto deliberatamente di volere costruirsi una nuova vita, al momento del risveglio prematuro, si comportano esattamente secondo i consueti atteggiamenti comportamentali (colloquiando, flirtando, facendo sesso, bisticciando, facendo sport, ecc...) di tutti gli individui, facendo emergere chiaramente la propria natura di essere umani legati ancora alla Terra.
Interessante e, dunque, consigliabile.
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skywalker70
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mercoledì 4 gennaio 2017
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loveboat style
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Mi aspettavo un film d'azione...e invece...
E invece mi sono ritrovato a guardare una melodramma sentimentale in chiave fantascientifica.
Non che mi sia dispiaciuto, anzi tutt'altro, l'idea è buona, i protagonisti si fanno apprezzare e la trama è piuttosto ben congegnata (almeno sotto il profilo del ritmo). Peccato che si lasci andare ad eccessive semplificazioni e non approfondisca gli aspetti più interessanti (e angoscianti) intrinsecamente legati alla particolarità del loro viaggio.
Avrebbe potuto essere molto di più...ma ci accontentiamo.
Da 1 a 10 gli darei un 7.
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mickey97
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martedì 3 gennaio 2017
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uno sci-fi sobrio e delicato con due grandi attori
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Passengers fin dal principio promette bene presentando nel cast due grandi attori più che noti nell'attuale paronama cinematografico, specie Jennifer Lawrence che oramai è divenuta un'icona e un'idea di base molto promettente ( un viaggio di 120 anni verso il pianeta Homestead II ed un risveglio improvviso in seguito alla rottura di una capsula di iberneazione, si tratta del povero Jim destinato alla solitudine dentro questa immensa navicella chiamata Avalon, una location tanto comoda ed attraente quanto triste e silenziosa non avendo nessuno con cui condividerla). Egli, versato in una circostanza così desolante, non gli resta altro che godersi i comfort a sua disposizione e intrattenersi con il barman robot Arthur, finchè dopo un anno di sconforto generale non decide di svegliare una donna che si chiama Aurora Lane.
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Passengers fin dal principio promette bene presentando nel cast due grandi attori più che noti nell'attuale paronama cinematografico, specie Jennifer Lawrence che oramai è divenuta un'icona e un'idea di base molto promettente ( un viaggio di 120 anni verso il pianeta Homestead II ed un risveglio improvviso in seguito alla rottura di una capsula di iberneazione, si tratta del povero Jim destinato alla solitudine dentro questa immensa navicella chiamata Avalon, una location tanto comoda ed attraente quanto triste e silenziosa non avendo nessuno con cui condividerla). Egli, versato in una circostanza così desolante, non gli resta altro che godersi i comfort a sua disposizione e intrattenersi con il barman robot Arthur, finchè dopo un anno di sconforto generale non decide di svegliare una donna che si chiama Aurora Lane.
Chriss Pratt e Jennifer Lawrence reggono alla perfezione un intero film, due bravissimi attori che recitano divinamente, la lawrence poi riconferma un'espressività sconfinata, lei potrebbe essere candidata per l'oscar ( alla stessa stegua di Sandra Bullock che ebbe la candidatura per Gravity ), così come Pratt di gran lunga superiore al Matt Damon di The Martian-sopravissuto. Questi attori protagonisti dello spazio hanno dovuto affrontare le proprie vicissitudini ma sia Pratt che la Lawrence hanno dovuto fronteggiare qualcosa di ben più grande rendendo perfettamente giustizia alle varie sfumature dei loro personaggi, lui nell'affrontare la solitudine e determinate scelte per l'amore della sua partner e lei nel far fronte a più emozioni contrastanti quali la rabbia per esser stata svegliata, l'amore che prova nonostante tutto e l'ammirazione nei confronti del suo uomo che in fin dei conti ha palesato più volte come volesse salvarla a tutti i costi. Passengers per tali ragioni, già solo per due attori così eccellenti non annoia nemmeno mezzo secondo ma ciò che poi colpisce è come il regista Morten Tyldum abbia trattato tuttta la storia così delicatamente, questo è il motivo per cui il film lo si gode fino in fondo scena dopo scena ed il pericolo love story è stato pienamente scongiurato, perchè l'approccio fra Jim e Aurora è stato così graduale e ben trattato da vivere la loro storia con annesse gioie e difficoltà ed inoltre si constatata come la coppia Pratt-Lawrence sia una delle migliori viste sul grande schermo. Un film in definitiva bellissimo dall'inizio alla fine.
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(di rudy_50)
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ashtray_bliss
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martedì 3 gennaio 2017
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l'arte di citare (e ripetere) film iconici.
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Passengers riesce abilmente ad amalgamare idee e sequenze di film iconici, focalizzandosi su una storia d'amore a lieto fine di quelle che conosciamo bene, perche' Hollywood ci ha ormai abittuati, dove cambia solo l'ambientazione e la location, non piu' terrena ma spaziale. Ecco allora che abbiamo un'astronave, Avalon, che compie un viaggio interstellare in rotta verso un nuovo pianeta, di una nuova galassia, pronto ad essere colonizzato da alcuni pionieri (riferimenti espliciti al capolavoro Interstellar, 2014). A bordo della nave, i passegeri, dormono nelle capsule criogeniche dato che il viaggio e' destinato a durare 120 anni, ma qualcosa va storto e Jim Preston, ingegnere, si sveglia per errore 90 anni prima di arrivare a destinazione.
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Passengers riesce abilmente ad amalgamare idee e sequenze di film iconici, focalizzandosi su una storia d'amore a lieto fine di quelle che conosciamo bene, perche' Hollywood ci ha ormai abittuati, dove cambia solo l'ambientazione e la location, non piu' terrena ma spaziale. Ecco allora che abbiamo un'astronave, Avalon, che compie un viaggio interstellare in rotta verso un nuovo pianeta, di una nuova galassia, pronto ad essere colonizzato da alcuni pionieri (riferimenti espliciti al capolavoro Interstellar, 2014). A bordo della nave, i passegeri, dormono nelle capsule criogeniche dato che il viaggio e' destinato a durare 120 anni, ma qualcosa va storto e Jim Preston, ingegnere, si sveglia per errore 90 anni prima di arrivare a destinazione. Nella prima mezz'ora della pellicola quindi seguiamo la solitaria e routinaria vita di Jim il quale deve sopravvivere in un ambiente dotato di ogni comfort ma privo di qualsivoglia presenza umana. Un isolamento spaziale e sociale che logora e corrode lo stato d'animo del protagnista (spunto di riflessione decisamente interessante che rimanda a Moon, 2010 e anche a Odissea 2001). In questo contesto di isolamento forzato, l'unico comforto di Jim e' rappresentato da un barista adroide, con spiccato senso dell'umorismo nonche' dispensatore di pillole di saggezza (il rimando e' inequivocabilmente quello di Shining, capoloro di Kubrick 1980). Dopo un intero anno pero' trascorso da solo il confinamento emotivo e spazziale inizia a turbare profondamente Jim che affronta un dilemma morale quando decide di svegiare di proposito Aurora (rimando inequivocaile alla fiaba della Bella Addormentata). Jim e' conscio che dovra' convivere con questa sua decisione e portare il peso di aver rovinato di proposito la vita di un'altra persona, ovvero Aurora Lane. Ma la storia va come deve andare, Aurora si sveglia e tra i due scoppia una meccanica passione, fatta di flert e battute fredde e rigide che porta ovviamente allo sbocciare dell'amore tra i due. Il tutto pero' e' destinato a crollare non appena Aurora scopre il vero motivo per cui si e' svegliata. Nel frattempo non solo l'amore di Jim e Aurora sta crollando, ma anche la loro navicella spaziale, la quale anno dopo anno, rileva disfunzioni e i segnali disseminati qua' e la' lasiano presagire il peggio. Nonostante tutto, la routine prosegue e tutto scorre via senza colpi di scena. La vera azione si concentra appena mezzora prima della fine. Anche qui pero' e' tutto pericolosamente prevedibile: l'eroe che mette a rischio la sua stessa vita per salvare il resto delle 5,000 persone a bardo della nave, la vittima che nonostante tutto perdona il suo carnefice e accetta il destino che lui ha scelto per lei (l'aspetto piu' orrido del film) ed infine il finale tipicamente all'americana con Aurora che esce nello spazio per riportare Jim sulla nave e ci riesce in extremis (l'ennesima scena copia-incolla, presa direttamente dal salvataggio di Matt Damon per mano di Jessica Chastain in The Martian, 2015). Un finale zuccheroso e prevedibile, insomma, dove l'eroe per giunta viene resuscitato entrando nella capsula rigenerativa (dove a sua volta c'era entrato anche Matt Damon ma senza ottenere i risultati di Jim Preston in Elysium, 2013). E vissero tutti felici e contenti.
In definitiva Passengers offriva delle idee originali e innovative e aveva seriamente coltivato delle grosse aspettative visto il trailer rilasciato, ma il tutto sfuma seqeunza dopo sequenza man mano che procede la visione. Ottimi gli effetti speciali (pochi e ben dosati) e riuscitissima l'ambientazione della navicella, dall'ambiente imprsonale, freddo e asettico la quale riesce a instaurare un senso di angoscia e claustrofobia anche nello spettatore. Altresi' riuscita nella prima parte del film e' la trasmissione del senso di abbandono che sperimenta Jim, e la frustrazione dell'essere costretti a vivere isolati fisicamente e socialmente dal resto del mondo. Un isolamento che grava e pesa su Jim come essere umano e che risulta davvero ben delineato creando empatia col pubbico. Da li' in poi pero' il film risulta pericolosamente piatto e normale nello svolgersi dei fatti, trascinandosi finno alla fine con poca suspense e veramente pochi colpi di scena. Anche l'introspezione dei personaggi perde spessore dal momento in cui entra in scena Jennifer Lawrence e la pellicola si rivela essere quello che realmente e': non uno sci-fi ma un melodramma romantico con ambientazione spaziale.
Bellissima la scena della piscina e della perdita di gravita' ma questo non salva un film che aveva un potenziale enorme che e' stato mal sfruttato e sviluppato. Bravi gli attori che reggono praticamente da soli il film, ma questo non basta a dare la sufficienza a Passengers. Il finale poi e' totalmente inverosimile e penalizzante.
Da fan dei sci-fi non posso dare voto piu' alto di 2.5/5.
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tizianino
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martedì 3 gennaio 2017
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non entusiasma. e dal lato scientifico fa acqua
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L'inizio è promettente, offre uno spunto suggestivo: risvegliarsi soli su un'astronave, nel mezzo di un viaggio interstellare, a 90 anni dalla meta. Ma poi il film tende a deludere le aspettative, si trasforma in una scontata e sdolcinata storia d'amore, terminando con un finale a dir poco ridicolo: un reattore nucleare che consente di viaggiare a 150mila km al secondo, viene raffreddato aprendo uno sportellino. Dal punto di vista scientifico la sceneggiatura fa acqua da molte altre parti, cadendo veramente nel patetico anche con la "resurrezione" di Jim. L'attore più bravo di tutti è il barista.
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