j.decka
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martedì 27 dicembre 2016
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capolavoro
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Sono passati anni da quando ho potuto vedere una realizzazione tanto capace di emozionare. Una storia incredibile, un momento di profonda riflessione sulla realtà di ieri e di oggi. Un tuffo in un racconto mozzafiato dove diverse culture si scontrano e incontrano; lo spazio e il tempo non riescono a fermare la volontà di un personaggio guidato dal ricordo di un passato che ne ha indissolubilmente segnato l'esistenza. La ricerca della propria identità attraverso l'amore per ciò che è stato e deve ancora essere...da qualche parte.
[+] una coinvolgente ricerca esistenzialista
(di antonio montefalcone)
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[+] l'insostenibile richiamo delle origini
(di marcobrenni)
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casomai21
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mercoledì 21 dicembre 2016
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ostinazione e tenacia da leoni assicuran successo
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Tratto da una soria vera che ha avuto il suo epilogo nel 2012. il film si avvale dell'ottima regia di Garth Davis e di due eccellenti attori il protagonista Dev Patel e la sempre sorprendente Nicole Kidman nei panni di una tenera madre adottiva ,per scelta o per destino.Nella prima parte che narra dell'infanzia del protagonista il film diventa uno spietato affresco della condizione minorile in un paese sovrapopolato e diffcilmente governabile come l'India.Ma il film non è per nulla documentaristico,ma attraverso la storia di un bimbo di cinque anni riesce a denunciare con precisione e misura e senza stancare con inutili pietismi i rischi a cui sono esposti questi minori, talvolta non registrati all'anagrafe e privi di ogni riconoscimento dei diritti fondamentali del bambino universalmente riconosciutiI.
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Tratto da una soria vera che ha avuto il suo epilogo nel 2012. il film si avvale dell'ottima regia di Garth Davis e di due eccellenti attori il protagonista Dev Patel e la sempre sorprendente Nicole Kidman nei panni di una tenera madre adottiva ,per scelta o per destino.Nella prima parte che narra dell'infanzia del protagonista il film diventa uno spietato affresco della condizione minorile in un paese sovrapopolato e diffcilmente governabile come l'India.Ma il film non è per nulla documentaristico,ma attraverso la storia di un bimbo di cinque anni riesce a denunciare con precisione e misura e senza stancare con inutili pietismi i rischi a cui sono esposti questi minori, talvolta non registrati all'anagrafe e privi di ogni riconoscimento dei diritti fondamentali del bambino universalmente riconosciutiI. Il tutto è descritto con grazia e con poche parole, ma soprattutto da questi sguardi smarriti intensi e innocenti caratteristici di questi bambini indiani.che hanno come tetto uno dei sottopassaggi ferroviari di Calcutta,che li espone ai pericoli di incontrare persone senza scrupoli e falsamente accoglienti che non desiderano altro che intascar denaro nella compravendita di minori, nel traffico di organi e nel mercato pedopornografico.Ma il nostro piccolo protagonista ,un leone anche di fatto .perchè ha intuito e ha buone gambe riesce a sfuggire alle insidie e anche a distanza di anni a riannodare i fili di una storia prematuramente spezzata.Quello che indigna è la corruzione,che si cela dietro un immagine di apparente legalità di un orfanotrofio sovraffollato di minori dove pur ricevendo una sommaria istruzione sono esposti ancor più ai suddetti pericoli con la complicità del personale di vigilanza e ad esemplari punizioni.Tanti i messaggi positivi e le tematiche che derivano dal delinearsi della storia.accompaganta da una suggestiva colonna sonora con l'uso di pianoforte e di arpa, come .la genitorialità acquisita vissuta con gioia e dedizione anzicchè come rimedio ad una condanna o impedimento, Si assiste con la dovuta lentezza al il procedimento mentale del protagonista nel recupero della memoria infantile di sensazioni,profumi e sapori che lo porteranno al successo della ricerca.Si riscontra qualche analogia con the Milionaire sia per lo sfondo di questa India dalla grande vitalità con una linea ferroviaria che attraversa il centro cittadino senza alcuna protezione di sicurezza.sia per questa solidarietà tra bambini come il voler condividere un cartone usato come materasso con l'ultimo arrivato..L'ostinazione del protagonista nel voler conoscere le proprie origini e riannodare i fili spezzati della propria storia infantile( fino al punto di rischiare di compromettere il suo presente e futurò) lo fanno apparire un agguerrito ed inarrendevole leone che ha il proprio compito da completare :ritrovare la sua familgia.In questa fase il regista alterna il racconto con dei flasback.che gli fanno rivivere al protagonista momenti e sensazioni vissute nel suo paese di orgine e a rivedere anche figure come quella del fratello scomparso che ripercorre i sentieri talvolta pericolosi come i binari di un treno,Con una panoramica finale dei due fratelli in prospettiva sulla linea ferroviaria film si conclude nella forma più classica e citata possibile.
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ely57
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domenica 1 gennaio 2017
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più forme d'amore e tanti lion
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Si sa che sono diverse le declinazioni dell'amore ed il regista, mediante questa storia vera, che é una tra le 80.000 che ogni anno l'India produce in termini di abbandono o fuga di minori prova a descriverne i perché e i come.
Approfondisce molto bene, anche quella parte, e ne é dedicato tutto il primo tempo, che ci fa fare i conti come spettatori, con quella fase che va dalla nascita all'adozione di cui, quando pensiamo all'adozione rimuoviamo ed é la vita che si svolge nel bene o nel male, nella povertà in questo caso ma potrebbe essere nella delinquenza o nella violenza in altri casi, e il numero dei bambini soli e abbandonati in un sottopasso di Calcutta ci vengono mostrati e nei loro occhi riconosciamo questa triste varietá e sono tutti Lion.
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Si sa che sono diverse le declinazioni dell'amore ed il regista, mediante questa storia vera, che é una tra le 80.000 che ogni anno l'India produce in termini di abbandono o fuga di minori prova a descriverne i perché e i come.
Approfondisce molto bene, anche quella parte, e ne é dedicato tutto il primo tempo, che ci fa fare i conti come spettatori, con quella fase che va dalla nascita all'adozione di cui, quando pensiamo all'adozione rimuoviamo ed é la vita che si svolge nel bene o nel male, nella povertà in questo caso ma potrebbe essere nella delinquenza o nella violenza in altri casi, e il numero dei bambini soli e abbandonati in un sottopasso di Calcutta ci vengono mostrati e nei loro occhi riconosciamo questa triste varietá e sono tutti Lion.
La domanda che ci pone il film é lì nella seconda parte, verso il finale e viene formalizzato dalla Kidman (eccezionale madre adottiva) ed é:
che senso ha per una coppia fertile fare dei figli, quindi aggiungerne al mondo, quando tutti siamo in debito verso i tanti che soffrono?
Una bella responsabilitá morale ci lascia ad inizio d'anno questo film. Rimuoviamo e continuiamo nel nostro tran tran, facciamo o faremo qualcosa, ma piaccia o non piaccia sicuramente dopo questa visione il regista ci rende tutti consapevoli di una realtà che ci fa comodo tenere lontana, sia in termini di rapporti corretti d'amore in famiglia sia in termini di amore globale e solidale.
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[+] e bellisimo oggi sono andata a vederlo
(di sophia)
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andrea1974
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lunedì 2 gennaio 2017
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se il montaggio fosse stato diverso..
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Il film avrebbe avuto tutte le carte in regola per sbancare: una vicenda dickensiana straordinaria e commovente, in cui la realtà supera la fantasia; una fotografia degna de "La mia Africa", capace di catturare atmosfere indiane e australiane in modo spettacolare; una bravura mostruosa degli attori Nicole Kidman e del piccolo Saroo (ma un tono minore per Dev Pavel); un ritmo con i tempi giusti, capaci di far pensare, di far vivere lo sfinimento della ricerca e il crollo psicologico del "leone". Eppure l'alchimia si ferma qui: ripensandoci, ciò che lascia il film a metà sta nel montaggio. In fondo si poteva giocare su un duoplice binario: la strada verso casa per un adulto alla ricerca della madre naturale, la strada verso casa per un bambino perdutosi a Calcutta verso una madre adottiva.
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Il film avrebbe avuto tutte le carte in regola per sbancare: una vicenda dickensiana straordinaria e commovente, in cui la realtà supera la fantasia; una fotografia degna de "La mia Africa", capace di catturare atmosfere indiane e australiane in modo spettacolare; una bravura mostruosa degli attori Nicole Kidman e del piccolo Saroo (ma un tono minore per Dev Pavel); un ritmo con i tempi giusti, capaci di far pensare, di far vivere lo sfinimento della ricerca e il crollo psicologico del "leone". Eppure l'alchimia si ferma qui: ripensandoci, ciò che lascia il film a metà sta nel montaggio. In fondo si poteva giocare su un duoplice binario: la strada verso casa per un adulto alla ricerca della madre naturale, la strada verso casa per un bambino perdutosi a Calcutta verso una madre adottiva. Invece la scelta di una narrazione cronologica, di una strutturazione narrativa che segua unicamente la crescita di Saroo, ne appiattisce la polifonia e la tensione interiore del protagonista e dei personaggi a corona. E' un bel film, avrebbe potuto diventare un capolavoro.
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franci9292
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martedì 3 gennaio 2017
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sheroo, il leone che non si è mai arreso!
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Andate a vedere questo film! Non è un ordine ma un'esortazione. Non esagero se parlo di capolavoro, "Lion" è davvero un capolavoro. La storia di Saroo ti entra dentro come un tuono già dal primo minuto di visione. Non ti consente di distogliere gli occhi dallo schermo nemmeno un momento. Ti sembra di essere lì, su quel treno preso per sbaglio e in quella città, Calcutta, troppo grande per un bambino troppo piccolo. Ti sembra di sentire l'odore della donna che finge di salvare Saroo, senti persino il gusto della coca cola che gli offre. Vorresti urlare al piccolo di stare attento, di non fidarsi di occhi dolci e mani sicure, ma Saroo è sveglio.
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Andate a vedere questo film! Non è un ordine ma un'esortazione. Non esagero se parlo di capolavoro, "Lion" è davvero un capolavoro. La storia di Saroo ti entra dentro come un tuono già dal primo minuto di visione. Non ti consente di distogliere gli occhi dallo schermo nemmeno un momento. Ti sembra di essere lì, su quel treno preso per sbaglio e in quella città, Calcutta, troppo grande per un bambino troppo piccolo. Ti sembra di sentire l'odore della donna che finge di salvare Saroo, senti persino il gusto della coca cola che gli offre. Vorresti urlare al piccolo di stare attento, di non fidarsi di occhi dolci e mani sicure, ma Saroo è sveglio. Ha capito tutto e fugge da quello che sarebbe stato un crudele destino.Ti commuovi dall'inizio alla fine: quando il nome di Guddu sembra essere un inno speranzoso, cantato da Saroo allo sfinimento, e ti commuovi nuovamente quando il piccolo trova finalmente un rifugio sicuro in cui crescere. Non più inganni, non più crudeltà; solo quattro braccia sicure e pronte a proteggerlo. Formidabile Nicole Kidman nei panni della madre adottiva australiana, un'interpretazione che mi ha lasciata senza parole. Ma è quando credi di poter tirare un sospiro di sollievo, vedendo Saroo grande, indipendente e innamorato dei propri genitori adottivi che inizia il bello, il sussulto continuo, la trepidazione che non ti fa stare composto sulla poltrona del cinema. Saroo non si accontenta di essere uno studente modello, di avere una delle ragazze più belle dell'università. Saroo vuole riabbracciare le sue origini, suo fratello maggiore Guddu e la sua adorata madre naturale. E allora eccoti lì, pronta a suggerirgli come trovare la strada di casa. Ma Saroo è sveglio e attento anche questa volta: non demorde e trova la sua città. Quella città che aveva sempre pronunciato male, perchè troppo piccolo e troppo incerto. L'abbraccio tra madre e figlio, quello cinematografico e quello reale, ha toccato la mia sensibilità più profonda. Ho visto la gioia estrema di una madre nel vedere vivo il proprio figlio e l'incredulità di un figlio nel ritrovare la propria madre 25 anni dopo, identica a come se la ricordava. Non c'è più Guddu, morto poco dopo la scomparsa di Saroo. Ma c'è Lui. Saroo, o meglio Sheroo, che significa Leone. Il leone che non si è mai arreso e che finalmente può vivere la sua vita senza le ombre del passato. Un inno a Saroo e al bravissimo regista Garth Davis che ha reso una storia pazzesca, un capolavoro cinematografico!
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giampituo
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venerdì 6 gennaio 2017
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basta aprire gli occhi.... e soprattutto il cuore
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Feste natalizie. Cinepanettoni a gogo. No stasera si sceglie Lion. Titolo che deriva dal vero nome del piccolo protagonista del film che fa venire i brividi anche a quelli che al cinema piangono poco. Un bambino stupendo nei tratti somatici e ancor di più nel suo modo di capire la vita. Lui sembra già in grado di conoscere la storia e la preistoria della sua terra. L'India. Della miseria. Della quale lui non si lamenta mai. Al contrario è la miseria la molla per stare sempre avanti all'ostacolo e che lo spinge a superarlo all'occorrenza con l'aiuto del fratello, di qualche anno più grande di lui. Con l'amore che conosce solo chi ha un fratello più grande. Inoltre il piccolo sa adattarsi immediatamente alla nuova terribile condizione di smarrimento che gli capita per essersi smarrito a 1600 km dalla sua misera capanna di mattoni e lamiere per trovarsi da solo nella famelica Calcutta.
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Feste natalizie. Cinepanettoni a gogo. No stasera si sceglie Lion. Titolo che deriva dal vero nome del piccolo protagonista del film che fa venire i brividi anche a quelli che al cinema piangono poco. Un bambino stupendo nei tratti somatici e ancor di più nel suo modo di capire la vita. Lui sembra già in grado di conoscere la storia e la preistoria della sua terra. L'India. Della miseria. Della quale lui non si lamenta mai. Al contrario è la miseria la molla per stare sempre avanti all'ostacolo e che lo spinge a superarlo all'occorrenza con l'aiuto del fratello, di qualche anno più grande di lui. Con l'amore che conosce solo chi ha un fratello più grande. Inoltre il piccolo sa adattarsi immediatamente alla nuova terribile condizione di smarrimento che gli capita per essersi smarrito a 1600 km dalla sua misera capanna di mattoni e lamiere per trovarsi da solo nella famelica Calcutta. Terribile per la miseria in cui vivono milioni di persone. Le scene dei bambini che in branco sopravvivono nei tunnel delle stazioni ferroviarie, sdraiati sui cartoni, ti lasciano atterrito. Sgomento. Triste, ma in modo consapevole. E tu ne intuisci chiaramente il significato perché è bravo il piccolo protagonista a trasmettertelo con i suoi occhi. Il suo sguardo vispo e intelligente e pieno allo stesso tempo di malinconia e fermezza. Passano i giorni, i mesi e attraverso varie peripezie il bimbo da un orfanotrofio passa a una adozione in un'altra terra. In un altro mondo. In una famiglia d'Australia. Una coppia che ha deciso di rinunciare a far figli per adottare invece bambini bisognosi. Per sottrarli al modo terribile della fame. Sembra quasi una storia fasulla. Non credibile. Ma man mano che si va avanti il ruolo di questa mamma diventa convincente. Sì è possibile! In questo mondo dove tutto sembra andare storto qualcosa di autentico, addirittura sublime, può esistere. E il bambino di un tempo diventa all'improvviso grande, universitario . Sembra aver dimenticato le sue origini. Sembra averle rimosse grazie alle cure dell'anima della sua nuova famiglia. Che è diventata per lui la vera famiglia. Una famiglia sacra. Ma poi gli torna nei pensieri sua mamma d'India. Suo fratello. E la voglia irrefrenabile di quel bambino che è rimasto in lui di riprendersi quei giorni. Le sofferenze di quei giorni. La miseria tutta. Ma anche lo sguardo tenero del fratello e l'abbraccio della sua mamma. E va. E con lui noi a ripensare al nostro passato. Alle nostre origini. Grazie Lion mi hai fatto per un pó tornare bambino. Lo stesso bambino che non è impossibile trovare anche tra noi. Nella nostra terra. Basta aprire bene gli occhi. E soprattutto il cuore.
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a.i.9lli
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venerdì 6 gennaio 2017
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il dramma che non fa piangere
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Guardando il trailer di Lion la prima cosa che pensi è che ti ritroverai alla fine del film in una valle di lacrime. La storia effettivamente è da lacrime. Partendo dal pressupposto che l'Odissea indiana del piccolo Saroo, affrontata da una stazione di Calcutta sulla strada verso casa ( che dura effettivamente vent'anni, proprio come l'eroe omerico), è una storia vera e tratta dal libro che il Saroo vero ha scritto, quello che il regista ci offre è una rappresentazione cruda, sincera, tragica dell'India e delle insidie che le sue megalopoli tendono ai deboli, ai bambini. Saroo ha cinque anni quando si perde; viene da una famiglia povera, sua madre raccoglie pietre per sopravvivere, e lui e il suo fratello maggiore Guddu devono darsi da fare fin da subito.
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Guardando il trailer di Lion la prima cosa che pensi è che ti ritroverai alla fine del film in una valle di lacrime. La storia effettivamente è da lacrime. Partendo dal pressupposto che l'Odissea indiana del piccolo Saroo, affrontata da una stazione di Calcutta sulla strada verso casa ( che dura effettivamente vent'anni, proprio come l'eroe omerico), è una storia vera e tratta dal libro che il Saroo vero ha scritto, quello che il regista ci offre è una rappresentazione cruda, sincera, tragica dell'India e delle insidie che le sue megalopoli tendono ai deboli, ai bambini. Saroo ha cinque anni quando si perde; viene da una famiglia povera, sua madre raccoglie pietre per sopravvivere, e lui e il suo fratello maggiore Guddu devono darsi da fare fin da subito. Ma lo fanno con gioia: c'è una cosa che subito emerge, Saroo è un bambino felice seppur in quella miseria nera, e ama profondamente sua madre e il suo adoratissimo e inseparabile fratello maggiore. Le scene iniziali sono poetiche: Saroo immerso in uno stormo di farfalle dorate è l'emblema della felicità in mezzo al niente. L'inferno per Saroo comincia solo quando in una stazione di Calcutta si perde, ed è qui che capisce subito che non può fidarsi di nessuno. Astuto e sveglio, fiuta rapidamente il pericolo. La salvezza è per lui l'adozione. Questa è una storia bellissima di adozione, di amore che cresce e diventa gigantesco; a distanza di un anno Saroo già chiama quei due australiani sconosciuti mamma e papà. Ma come dirà lui stesso a sua madre vent'anni dopo, avevano adottato anche il suo passato. L'inquietudine nasce e si sviluppa con sempre più forza in Saroo, nel sapere che da qualche parte c'è una madre che aspetta suo figlio, che lo crede perso, forse morto. E qui parte la ricerca, e qui Saroo si mette sulla strada verso casa. Ora, la storia è sbalorditiva, la regia è capace, secca, profonda ma non melodrammatica. Cruda è la descrizione dell'infanzia del piccolo Saroo; misurata e drammatica è la rappresentazione dell'angoscia del giovane Saroo; emozionante e toccante la scena finale. Questo è proprio il dramma che non fa piangere, è il dramma che da speranza, perchè la strada verso casa è lunga, ma non è infinita.
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aniello mario
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giovedì 22 dicembre 2016
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un film che vince l'oscar 2017
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I paesaggi dell'Australia sono magnifici, la colonna sonora è straordinaria, il montaggio è alternato con scene di ricordi e reali (vita di bambino e di giovane), inoltre il film utilizza diverse tecniche: flashback e salti temporali. Il regista con una maestria indiscutibile descrive la vicenda di un giovane di 27 anni Scharou che vuole ritornare al suo villaggio d'origine. Il film delinea differenti tematiche: la povertà a Calcutta, autolesinoismo, adozione, rapporto tra madre e figlio adottato. Nel film mi sono piaciuti i due protagonisti principali: Scharou e la madre (Nicole Kidman). Consiglierei questo film agli universitari. Il fim Lion la strada verso casa è stato adattato per il cinema dal libro Lion la strada verso casa di Saroo Brierley.
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I paesaggi dell'Australia sono magnifici, la colonna sonora è straordinaria, il montaggio è alternato con scene di ricordi e reali (vita di bambino e di giovane), inoltre il film utilizza diverse tecniche: flashback e salti temporali. Il regista con una maestria indiscutibile descrive la vicenda di un giovane di 27 anni Scharou che vuole ritornare al suo villaggio d'origine. Il film delinea differenti tematiche: la povertà a Calcutta, autolesinoismo, adozione, rapporto tra madre e figlio adottato. Nel film mi sono piaciuti i due protagonisti principali: Scharou e la madre (Nicole Kidman). Consiglierei questo film agli universitari. Il fim Lion la strada verso casa è stato adattato per il cinema dal libro Lion la strada verso casa di Saroo Brierley. Saroo Brierley ha scritto il libro sopra citato in cui racconta la biografia e il viaggio di suo fratello Scharou. Il film è coinvolgente.
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[+] mmmm
(di vapor)
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lbavassano
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lunedì 26 dicembre 2016
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prodotto per famiglie, onesto
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Gronda lacrime il film di Garth Davis, però non è un brutto film, sia nella prima parte, dello smarrimento, che molto fa capire, ma molto per pudore tace in ossequio ai canoni dei film per famiglie, sulla cruda realtà dell'infanzia in India, sia nella seconda, del ritorno, che anche troppo dice, e nulla ci risparmia, in tema di buoni sentimenti. Ha bei momenti, e bellissime immagini, ed una colonna sonora coinvolgente, e tocca corde umanamente alte nel rapporto fra i fratelli, negli sguardi dei bambini, limpidi e smarriti. Che io poi preferisca stili narrativi più asciutti è probabilmente solo questione personale di gusti. Però è lo stile a fare la differenza fra un prodotto onesto e un grande film.
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flaw54
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martedì 27 dicembre 2016
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una storia vera
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Il film narra le vicende di jn bambino che si perde in una stazione ferroviaria e non riesce più a ritrovare la sua famiglia. La narrazione tocca 25 anni della sua vita ed è svolta in modo lineare, talvolta teso ed emozionante, ma anche piuttosto ripetitivo e in certi momenti monotono. Varie scene sono tirate per le lunghe e attenuano la portata emotiva dell' opera. Bravissimo il bambino! Più studiato e meno convincente il protagonista più maturo. Semplici comparse sono Rooney Mara e una Nicole Kidman che non riesce a dar vita ad un personaggio da ricordare, nonostante ne avesse le caratteristiche.
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