Brimstone

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Un film di Martin Koolhoven. Con Guy Pearce, Carice van Houten, Kit Harington, Dakota Fanning, Paul Anderson.
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Titolo originale Brimstone. Thriller, durata 148 min. - Francia, Paesi Bassi 2016. MYMONETRO Brimstone * * - - - valutazione media: 2,00 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Parabola discendente di violenza e coraggio. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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sabato 25 marzo 2017

"Non è un paese per donne" avrebbe potuto essere il titolo alternativo al Brimstone di Koolhoven, e avrebbe calzato a pennello questa discendente parabola dark ambientata nel far west americano, spietato e crudele, come la storia che si svolge sullo schermo. Suddiviso in quattro capitoli dagli espliciti riferimenti biblici l'opera di Koolhoven si contraddistingue subito per il notevole impatto visivo in cui ruba la scena la fotografia: cupa ed evanescente che incornicia alla perfezione l'ambiente freddo, misterioso, scarno e crudo nel quale si svolge l'azione, o per meglio dire si consuma il dramma. La pellicola infatti colpisce sin dalle prime inquadrature dove si introduce la figura dell'enigmatica Liz, giovane madre e moglie muta che aiuta a partorire le donne di una anonima cittadina del West. Poco dopo assistiamo all'entrata in scena della controparte di Liz, un austero reverendo che incute timore e brividi tanto nella protagonista quanto negli spettatori, non appena sale sul altare della chiesa e inizia la sua predica moralista. Da quel momento in poi avrà inizio una crudelissima lotta per la sopravvivenza che vede Liz nella parte della vittima e il temibile reverendo in quella del carnefice.

Ma l'origine della tormentata vicenda che unisce il reverendo alla fragile ma tenace Liz ha inizio nel passato e il regista con grande maestria ci svela la drammatica storia della protagonista portandoci a ritroso nel tempo, attraverso una narrazione non lineare che incatena lo spettatore allo schermo, incrementando caparbiamente il suo interesse, ed infine catapultandolo al centro di questa fiaba oscura e crepuscolare dalle tinte horror dove regna il sadismo e la violenza più becera, anche se infine quello che trionfa e risuona è la determinazione e il coraggio straordinario mostrato dalla protagonista. Un'eroina certamente atipica e anticonvenzionale segnata da un passato tragico e da un destino ineluttabile che nonostante tutto non si arrende mai. Si ribella e combatte non soltanto contro un'uomo, il reverendo dal quale scappa, ma conseguentemente la sua è una battaglia contro la società repressiva, patriarcale e misogina che confina le donne all'interno delle mura di casa (o di un bordello), oppure si avvale dei testi sacri per scatenare tutta la propria morbosità e malvagità su di esse, come il reverendo. 

Brimstone non è quindi solo un'opera che mette in evidenza come la religione possa facilmente diventare un mezzo di imposizione, ideologica e violenta, sugli altri; ma è altresì uno spaccato terribile della società fallocentrica del 18esimo secolo che tiene le donne ancorate in rigidi ruoli sociali e le mantiene sottoposte all'autoritàmaschile, sia che esso sia un padre o un marito. La battaglia di Liz/ Joane (il perchè del doppio nome spiegato nel procedere del racconto) non è solo contro un satanico reverendo che la segue ovunque, non dandole tregua e distruggendo tutto ciò che ama; ma è sopratutto una guerra per l'emancipazione femminile, contro lo status quo che impedisce alle donne di autodeterminarsi.

Ne esce quindi un affresco affascinante, decadente e spietato del selvaggio West dei coloni dove regna la violenza e la vendetta. Ma spicca incontrastata la storia emotivamente coinvolgente ed angosciante di Liz, donna sola e muta, in lotta per la sopravvivenza di lei stessa e della figlioletta ma anche in fuga da un crudele e sinistro reverendo. A questo punto bisogna riconoscere la grandiosità di un attore del calibro di Guy Pearce che riesce a immedesimarsi col suo personaggio, facendo emergere la quintessenza della malvagità, illogica e irrazionale, fatta persona. Pearce dona spessore alla figura del reverendo riuscendo pienamente nell'intento di far immedesimare lo spettatore con Liz, e disprezzare, nonchè odiare, quel truce e vile essere umano che professa la parola di Dio. 

E qui si arriva all'altro caposaldo della pellicola: la critica rivolta ai fondamentalismi religiosi di qualsiasi genere. I contenuti dei testi sacri, dei vangeli e della Bibbia quando finiscono nelle mani sbagliate posso essere distorti e strumentalizzati a proprio piacimento con l'intento d'imporsi su gli altri, controllarli e soggiogarli. La religiosità acritica e di facciata non porta altro che dolore e sofferenze, e in questa pellicola a farne le spese sono la protagonista e sua madre, vittime dell'ottusità e furia del padre-padrone che usando la religione come pretesto impone sadiche, e inutili, punizioni.
Violenza (fisica e psicologica) e soprusi di ogni genere stanno al centro di questo oscuro racconto. Eppure al centro brilla la forza di volontà, la grintosità e l'audacia di un'eroina come Liz, interpretata da una intensa Dakota Fanning che pur senza parlare, riesce a veicolare e trasmettere al pubblico tutte le emozioni della sua travagliata protagonista. E alla fine, come in ogni western che si rispetti, arriva la vendetta, la nemesi che ristabilisce il senso di giustizia da tanto bramato, portando alla katharsis.
 
Brimstone è dunque un western atipico, made in Europe, ma significativamente emozionante e coinvolgente. Spicca la sua ottima fotografia talvolta evocativa e talvolta suggestiva e la regia di altissimo livello. Gli unici nei sono qualche incongruenza, specialmente tra il primo e il secondo capitolo, e l'eccesso nel rappresentare le scene violente, sfiorando in alcuni casi il gore, il che non si addice allo stile del racconto. Ma sorvolando questi particolari, abbiamo a che fare con un piccolo capolavoro. Una seducente parabola di sofferenze e vendette all'interno d'un contesto sociale e storico straordinariamente complicato
Interpretazioni da brividi e attori protagonisti da Oscar, mentre figurano benissimo anche Carice Van Houten e Kit Harrington, ritrovati nuovamente fuori dal set di Game of Thrones. In definitiva? Un piccolo gioiello del cinema europeo con una storia di fondo agghiacciante ma che alla fine trionfale è il messaggio di (auto)determinazione femminile che trascende gli ostacoli e le difficoltà. 4,5/5.

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