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dromex
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lunedì 23 marzo 2015
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dietro un soldato c'è un uomo
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E' il 1940 e i tedeschi occupano la cittadina francese di Bussy dopo aver occupato Parigi. Qui ogni francese è costretto suo malgrado a condividere la propria casa con un ufficiale tedesco. Al Tenente Bruno Von Falk (Mattias Schoenaerts) viene così assegnata la casa in cui vive Lucile (Michelle Williams) e sua suocera (Kristin Scott Thomas), la ricca madre del marito lontano dalla Francia perché in guerra.
Dopo un iniziale distacco e timore verso il nemico che ha in casa, Lucile gradualmente comincia ad accettare il dialogo con Bruno, che si è sempre dimostrato in realtà gentile e rispettoso, fino ad accettarne e ricambiare un amore che lui le dimostra completamente nel finale del film.
La trasposizione della storia tratta dal romanzo di Irène Nemirovsky è una bella, avvincente e a tratti anche commovente storia d'amore fra due persone costrette dalla guerra ad essere nemiche.
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E' il 1940 e i tedeschi occupano la cittadina francese di Bussy dopo aver occupato Parigi. Qui ogni francese è costretto suo malgrado a condividere la propria casa con un ufficiale tedesco. Al Tenente Bruno Von Falk (Mattias Schoenaerts) viene così assegnata la casa in cui vive Lucile (Michelle Williams) e sua suocera (Kristin Scott Thomas), la ricca madre del marito lontano dalla Francia perché in guerra.
Dopo un iniziale distacco e timore verso il nemico che ha in casa, Lucile gradualmente comincia ad accettare il dialogo con Bruno, che si è sempre dimostrato in realtà gentile e rispettoso, fino ad accettarne e ricambiare un amore che lui le dimostra completamente nel finale del film.
La trasposizione della storia tratta dal romanzo di Irène Nemirovsky è una bella, avvincente e a tratti anche commovente storia d'amore fra due persone costrette dalla guerra ad essere nemiche.
Il film dà alcuni spunti di riflessione: innanzitutto fa pensare che dietro un soldato c'è sempre un uomo e che la guerra è una macchina infernale che l'uomo vero non vorrebbe mai combattere.
Non da meno è un'altra riflessione che nasce dalla personalità della suocera di Lucile, senza pietà nel riscuotere gli affitti fino all'ultimo franco dalle famiglie dei poveri mezzadri che vivono nelle case di sua proprietà. Oppure dalle lettere di "denuncia" degli abitanti di Bussy verso i compaesani, che il Tenente Von Falk si trova sulla propria scrivania.
Come già fece a suo tempo Tom Browning in Freaks, viene da sé domandarsi se il vero cattivo sia il tedesco invasore o sia invece il "vicino di casa" che mai abbiamo sospettato!
Da non perdere.
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happychild
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domenica 22 marzo 2015
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un piccolo gioiello
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bel film, coinvolgente sia dal punto di vista emotivo che narrativo, bravi e belli gli attori protagonisti, l'amara speranza finale non fa che impreziosire il valore dell'opera.....da vedere assolutamente
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flyanto
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giovedì 19 marzo 2015
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una storia d'amore intensa ma breve
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Film in cui si narra di una giovane donna nel corso della Seconda Guerra mondiale in Francia, la quale vive nella casa con l'algida suocera aspettando il marito che prima o poi ritorni dal fronte. Durante l'occupazione nazista del paese dove vive, come gli altri abitanti ella deve dare ospitalità nella propria casa ai soldati ed ufficiali tedeschi e nel corso delle giornate che passano si innamora, ricambiata, dell'ufficiale residente nella sua casa. Ma il rivolgimento di alcuni e svariati avvenimenti condurranno i due amanti a separarsi, loro malgrado, affidando alla scrittura di un romanzo la loro intensa e breve storia d'amore.
Questa pellicola molto romantica e a tratti sdolcinata, è tratta dall'omonimo ed incompiuto romanzo di Irène Némirovsky (una donna ebrea, nata a Kiev e residente ormai in Francia che verrà tradita da un suo compaesano e finirà la sua esistenza in un campo di concentramento) ma non risulta affatto stucchevole, bensì in alcune parti persino assai avvincente grazie all'accuratezza con cui il regista Saul Dibb l'ha girata.
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Film in cui si narra di una giovane donna nel corso della Seconda Guerra mondiale in Francia, la quale vive nella casa con l'algida suocera aspettando il marito che prima o poi ritorni dal fronte. Durante l'occupazione nazista del paese dove vive, come gli altri abitanti ella deve dare ospitalità nella propria casa ai soldati ed ufficiali tedeschi e nel corso delle giornate che passano si innamora, ricambiata, dell'ufficiale residente nella sua casa. Ma il rivolgimento di alcuni e svariati avvenimenti condurranno i due amanti a separarsi, loro malgrado, affidando alla scrittura di un romanzo la loro intensa e breve storia d'amore.
Questa pellicola molto romantica e a tratti sdolcinata, è tratta dall'omonimo ed incompiuto romanzo di Irène Némirovsky (una donna ebrea, nata a Kiev e residente ormai in Francia che verrà tradita da un suo compaesano e finirà la sua esistenza in un campo di concentramento) ma non risulta affatto stucchevole, bensì in alcune parti persino assai avvincente grazie all'accuratezza con cui il regista Saul Dibb l'ha girata. Infatti, la riproduzione storica ed ambientale risalente, appunto, al secondo conflitto mondiale, è molto precisa e fedele alla realtà di quell'epoca tanto da ricrearne l'esatta atmosfera di terrore, tradimenti e soprusi vari nonchè profonda miseria. Solo per ciò il film possiede già di per sè un suo notevole valore.
Inoltre, un altro elemento a favore della piena riuscita del film è costituita dalla scelta di tutti gli attori (da Michelle WIlliams nella parte della giovane donna protagoniosta, a Matthias Schoenaerts in quella dell'aitante e romantico ufficiale itedesco a soprattutto Kristin Scott Thomas che qui spicca in maniera preponderante sugli su tutti nel suolo della fredda e temibile suocera).
In conclusione, il film altamente è apprezzabile sebbene non lo si possa annoverare tra i capolavori cinematografici.
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anabasi
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lunedì 16 marzo 2015
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amore vs nazismo
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Di filmografia che parla di nazismo ne possiamo reperire a iosa; si va dalle opere straordinarie di Spielberg e Polanski che ti proiettano nell'inferno nazista fino ad opere minori dal carattere monografico che però non mancano di rappresentare l'angoscia del periodo nero pur nel particolare della storia ( il bambino con il pigiama a righe, la chiava di Sara ecc.).
Quello che manca in questo film è proprio l'atmosfera di angoscia che dovrebbe necessariamente permeare la storia; la sensazione è proprio quella del film mal fatto che non riesce a raggiungere ciò che si era prefissato.
Mi è sembrato di assistere ad un film per la televisione di produzione italiana con la Ferilli come attrice principale ( ed ho detto tutto).
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Di filmografia che parla di nazismo ne possiamo reperire a iosa; si va dalle opere straordinarie di Spielberg e Polanski che ti proiettano nell'inferno nazista fino ad opere minori dal carattere monografico che però non mancano di rappresentare l'angoscia del periodo nero pur nel particolare della storia ( il bambino con il pigiama a righe, la chiava di Sara ecc.).
Quello che manca in questo film è proprio l'atmosfera di angoscia che dovrebbe necessariamente permeare la storia; la sensazione è proprio quella del film mal fatto che non riesce a raggiungere ciò che si era prefissato.
Mi è sembrato di assistere ad un film per la televisione di produzione italiana con la Ferilli come attrice principale ( ed ho detto tutto). I tedeschi sono cattivi ( ma poi non cattivissimi). L'occupazione del paese è rappresentata in toni da operetta; il tedesco buono ed innamorato sembra uscito da una favola per bambini così come la suocera, cattivissima all'inizio che però si riscatta aderendo alla resistenza attiva. La protagonista, inizialmente giovane sposa frustrata ed imbranata, finisce per assumere le vesti di eroina spara spara...
La fine poi: amore batte nazismo 1 a zero.
Ho avuto la sensazione che anche la storia del ritrovamento del manoscritto decenni dopo sia una bufala per lanciare sia il film che il libro. Mi sembra incredibile che l'autrice del libro, ebrea perseguitata e poi massacrata ad Auschwitz abbia lasciato un racconto d'amore verso un nazista? Boh?
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vanessa zarastro
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lunedì 16 marzo 2015
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una presa di coscienza
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Il manoscritto del romanzo di Irène NémirovskySuite Francese,nella cornice dell’invasione tedesca,fu miracolosamente salvato dalla figlia e verrà pubblicato solo nel 2004. Si tratta di una sorta di “poema sinfonico” immaginato articolato in cinque parti, come una vera e propria suitemusicale di cui però ne scrive solo le prime due parti.
Nel film siamo nel 1940 e lo scenario è fornito dalla cittadina Bussy-Saint-Georges a Ovest di Parigi all’epoca della Seconda Guerra mondiale nella fase dell’occupazione tedesca. Lucile - interpretata dalla bella Michelle Williams - vive con la suocera M.me Angellier – una sempre bravissima Kristin Scott Thomas - in una ricca villa in attesa del ritorno del marito alla fine della guerra.
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Il manoscritto del romanzo di Irène NémirovskySuite Francese,nella cornice dell’invasione tedesca,fu miracolosamente salvato dalla figlia e verrà pubblicato solo nel 2004. Si tratta di una sorta di “poema sinfonico” immaginato articolato in cinque parti, come una vera e propria suitemusicale di cui però ne scrive solo le prime due parti.
Nel film siamo nel 1940 e lo scenario è fornito dalla cittadina Bussy-Saint-Georges a Ovest di Parigi all’epoca della Seconda Guerra mondiale nella fase dell’occupazione tedesca. Lucile - interpretata dalla bella Michelle Williams - vive con la suocera M.me Angellier – una sempre bravissima Kristin Scott Thomas - in una ricca villa in attesa del ritorno del marito alla fine della guerra.
I tedeschi dislocano i loro ufficiali e soldati nelle varie case e il giovane tenente Bruno Von Falk - il non troppo espressivo Matthias Schoenaerts - è destinato alla loro abitazione. Complice la musica, tra Bruno e Lucile nascerà un vero amore. Il tenente prima della guerra era, in effetti, un musicista e inizia a comporre al pianoforte l’aria (Dolce) che darà il titolo al film. Il brano musicale è stato appositamente composto dal musicista Alexander Desplat vincitore dell'Oscar per la colonna sonora di Grand Budapest Hotel. Le violenze, la solitudine, l’assenza di rapporti affettivi alimentano il fuoco della passione: «l’unica persona con cui ho qualcosa in comune sei tu…»confessa l’ufficiale nazista a Lucile.
Le immagini femminili nel film sono ben tratteggiate, al contrario di quelle maschili un po’ troppo stereotipate. La vicenda narra la presa di coscienza politica di Lucile che, al contrario delle posizioni ideologiche aprioristiche, cresce giorno dopo giorno attraverso episodi di vita vissuta, in reazione alle ingiustizie e violenze subìte dall’amico ingiuriato, all’amica molestata fino alla donna ebrea deportata. La durissima e rigida suocera di Lucile, attraverso il dolore e la rabbia, diventa pian piano umana e alla fine riuscirà perfino a commuoversi. Così afferma il regista « Ciò su cui volevo concentrare l'attenzione era il senso della guerra raccontata dal punto di vista di un civile e, in particolar modo, dal punto di vista di una donna».
Non ho letto il libro e, forse per questo, il film mi ha emozionato. Ho trovato le immagini molto belle e le inquadrature curate. Non s’indulge nella violenza ma se ne respira tanta.Le prospettive sono sempre forzate con il punto di vista molto basso o talvolta molto alto. La scena dell’arrivo dei tedeschi a Bussy è molto suggestiva: si percepisce all’interno della chiesa il rumore della marcia dei soldati che si avvicinano poi uno stacco, un’inquadratura solo dei tanti stivali neri tagliata al ginocchio che è da brivido, poi un altro stacco e la cinepresa sposta il punto di vista sulla torretta del carro armato e in tal modo si percepisce tutto lo spazio urbano della cittadina medioevale, conferendo uno sguardo privilegiato e di potere.Anche nella scena della “veglia per Bonnet” , l’anarchico in fuga, il punto di vista dell’inquadratura è all’altezza del tavolo e mette a fuoco i bicchieri di cristalli usati con tanta poca grazia dai tedeschi ubriachi.«Si può accettare un romanzo incompiuto ma non un film senza conclusione - dichiara Saul Dibb in un’intervista - Il mio background è nella realizzazione di documentari, quindi per me il fatto che il romanzo fosse incredibilmente autentico, quasi come una capsula del tempo nascosta per sessant’anni è stato molto emozionante».
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zarar
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lunedì 16 marzo 2015
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una strana tranquillità sull'orlo dell'abisso
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Il film si ispira a un romanzo incompiuto di Irène Némirosky, scritto nel 1941-42 e pubblicato postumo nel 2004 con il titolo di “Suite Francese” (un ben diverso “Tempesta/e” era il titolo generale a cui lei aveva pensato). L’autrice aveva concepito il romanzo come un affresco tolstoiano della Francia in guerra, programmando di vivere insieme, in modo assolutamente singolare, storia in fieri e scrittura romanzata di quella storia. Ritmo musicale e ritmo filmico – dichiarava - avrebbero caratterizzato una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti, autonomi, ma collegati tra loro, dal momento dell’occupazione tedesca alla pace. Arrivò a comporre, prima di essere deportata e morire ad Auschwitz, solo le prime due parti, “Tempesta di giugno” e “Dolce”.
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Il film si ispira a un romanzo incompiuto di Irène Némirosky, scritto nel 1941-42 e pubblicato postumo nel 2004 con il titolo di “Suite Francese” (un ben diverso “Tempesta/e” era il titolo generale a cui lei aveva pensato). L’autrice aveva concepito il romanzo come un affresco tolstoiano della Francia in guerra, programmando di vivere insieme, in modo assolutamente singolare, storia in fieri e scrittura romanzata di quella storia. Ritmo musicale e ritmo filmico – dichiarava - avrebbero caratterizzato una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti, autonomi, ma collegati tra loro, dal momento dell’occupazione tedesca alla pace. Arrivò a comporre, prima di essere deportata e morire ad Auschwitz, solo le prime due parti, “Tempesta di giugno” e “Dolce”. A “Dolce” questo film fa riferimento, raccontando un villaggio francese nei primi tempi dell’occupazione tedesca, e l’amicizia amorosa tra un ufficiale tedesco e una giovane francese della buona borghesia . Confrontarsi con un romanzo per un regista è sempre un rischio, perché si espone alla domanda se lo spirito dell’autore sia stato preservato. Un’impresa qui riuscita a metà. Ritroviamo la percezione della ambigua tonalità “dolce” della Némirosky di questo ‘Movimento’, un’atmosfera in cui, una precaria normalità, istintiva difesa del diritto dell’individuo di continuare semplicemente a vivere, ancora riesce a difendersi dalla violenza inevitabile della guerra; in cui il ‘nemico’ è odiato, ma ancora si fa fatica a identificarlo nel ragazzo che ti sta di fronte; in cui è ancora possibile controllare i lati più pericolosi delle paure, degli egoismi e delle meschinità che le grandi crisi scatenano, ma violenza e orrore sono lì latenti, presenti in occasionali lampi di luce sinistri, e non si potrà ignorarli a lungo e sai che ti costringeranno a schierarti una volta per tutte, anche facendo scempio di sentimenti individuali. Ritroviamo anche l’approccio autentico dell’autrice alla storia: più dei grandi temi della storia collettiva contano per lei le ‘tempeste’ che essa scatena nella vita quotidiana e nella psicologia degli individui, svelandone il meglio e il peggio. E qui e là sopravvive quel mix di durezza e comprensione, realismo e ironia, leggerezza e ferocia che è il tono peculiare della Némirosky e che rende quell’atmosfera e quei temi così efficaci. Ma la ricerca di effetti forti introduce nel film elementi estranei, che alterano la particolarissima atmosfera sospesa, complessa e ambigua dell’originale. Appaiono incongrui con quanto detto i colpi di scena drammatici, il definirsi immediato del conflitto nei suoi aspetti di orrore dichiarato (la violenza delle perquisizioni, la rappresaglia, la fucilazione, la caccia all’ebreo, la messa sotto accusa di Bruno, l’ammazzamento finale, del tutto assenti nell’originale). E resta un po’ in ombra uno dei punti più interessanti della ‘crescita’ di Lucile: l’amore che nasce contro ogni convenzione accettata non sarà possibile, ma le restituirà una nuova maturità e libertà di giudizio sul suo ambiente e la sua vita. Per accentuare colore e dramma, il film perde per la strada questi aspetti più sottili e rischia lo stereotipo. Con questi limiti, e con le caratteristiche di uno specifico filmico piuttosto convenzionale e datato, il film resta tuttavia molto ben confezionato, il ritmo c’è e la performance degli attori è buona. Una citazione particolare merita Kristin Scott Thomas nella parte della suocera Angellier, perfetta.
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maracaibo
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lunedì 16 marzo 2015
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un ottimo film
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finalmemte una storia che coinvolge dall'inizio alla fine. Il film ti trasporta nel 1940 ,respiri quel periodo su ogni cosa ,su ogni vicenda. il titolo vorrebbe richiamarti ad un melò daltri tempi invece è molto di più di un film romantico. un film sull'ambiguità , sul animo umano in un periodo storico travagliato.Attori perfetti, regia precisa ,essenziale , senza sbavature. ricostruzione storica precisa. bello vale tutto il prezzo del biglietto.
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mericol
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lunedì 16 marzo 2015
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ragione e sentimento
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In una cittadina dell’ Ile de France, Bussy, la bella e dolce Lucille, nella villa della suocera, la dura e severa M.me Angellier, attende il marito prigioniero dei tedeschi. Sono i primi mesi della occupazione nazista della Francia, nel 1940.
Nella cittadina giungono profughi dalle grandi città. Ma quasi contemporaneamente anche le truppe di occupazione. Ufficiali tedeschi devono trovare necessariamente alloggio presso famiglie francesi. Nella villa ove si trova Lucille risiederà il tenente Bruno von Falck, giovane raffinato, appassionato conoscitore ed esecutore ,al piano, di musica classica. Lucille inizialmente mostra una forzata indifferenza ,è un nemico, verso il forzato ospite.
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In una cittadina dell’ Ile de France, Bussy, la bella e dolce Lucille, nella villa della suocera, la dura e severa M.me Angellier, attende il marito prigioniero dei tedeschi. Sono i primi mesi della occupazione nazista della Francia, nel 1940.
Nella cittadina giungono profughi dalle grandi città. Ma quasi contemporaneamente anche le truppe di occupazione. Ufficiali tedeschi devono trovare necessariamente alloggio presso famiglie francesi. Nella villa ove si trova Lucille risiederà il tenente Bruno von Falck, giovane raffinato, appassionato conoscitore ed esecutore ,al piano, di musica classica. Lucille inizialmente mostra una forzata indifferenza ,è un nemico, verso il forzato ospite. Ma gradualmente si giunge alla comprensione, poi ad un tenero amore, in una atmosfera di guerra, di lutti, soprusi, sopportazione, morte. Sono descritti i bombardamenti , le prepotenze degli occupanti, ma anche le viltà di una parte della popolazione occupata. E’ il momento delle vendette personali e giungono sul tavolo degli ufficiali nazisti infinite lettere anonime di delatori. Afferma una delle protagoniste del film che le guerre costituiscono una buona occasione per conoscere in profondità il vero carattere degli uomini.
I sentimenti dei protagonisti, almeno di quelli che ancora li posseggono, appaiono in permanente contrasto con i doveri richiesti dalle leggi di guerra. Una lotta tra ragione e sentimento. In particolare nel tenente Bruno, la sua sensibilità di uomo colto e raffinato, i suoi sentimenti sono contrastati dai doveri di militare al servizio di un regime oppressivo. In particolare nella giovane e bella Lucille i sentimenti sono contrastati dai doveri verso la sua nazione e i suoi concittadini.
Il regista Saul Dibb fornisce una buona trasposizione filmica dell’opera incompiuta di Irene Nemirovsky, morta ad Auschwitz, edita soltanto da pochi anni per iniziativa della figlia della scrittrice. Una adeguata scenografia, la scelta di bravi interpreti. Soprattutto il merito consiste nel descrivere una storia romantica in una atmosfera drammatica, senza compiacimento, senza cadere nel patetico e nel sentimentale. Non un melodrammone insomma. In modo abbastanza secco descrive gli avvenimenti nei quali sono coinvolti drammaticamente tutti i componenti, gli occupanti e gli occupati. E’ la conseguenza delle guerre che sconvolgono i comportamenti e i destini degli uomini.
Al di sopra delle devastazioni,degli odi, della morte, nei due protagonisti, Lucille e Bruno, prevalgono i sentimenti, guidati dalla musica, un linguaggio universale.
Si conclude il film con le ultime frasi di Lucille, che, dopo 4 anni, a guerra finita, quando probabilmente Bruno è morto, afferma che la musica la riporta sempre a lui.
Anche lo spettatore , oltre che dalla vicenda, è guidato dalla musica, dalla suite francese e dal resto della bella colonna sonora.
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cammello stanco
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lunedì 16 marzo 2015
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film equilibato e coinvolgente
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una delicata storia d'amore sullo sfondo dell'occupazione nazista di un paesino alla periferia di Parigi.Molto ben rappresentato il dramma della popolazione fino alla tragedia dell'esecuzione del sindaco.Molto bella la suite musicale che è la scintilla che fa scattare l'amore
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no_data
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domenica 15 marzo 2015
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coinvolgente
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La storia affascina, anche se del libro della Nemirosky c'è molto poco, ed è illustrata con maestria, con un'appassionante sceneggiatura, un'attenta regia e con attori bravissimi tutti. Lo spettatore è coinvolto, interessato e non si annoia nemmeno per un attimo. Cosa volere di più? Da vedere assolutamente
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