mericol
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lunedì 16 marzo 2015
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ragione e sentimento
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In una cittadina dell’ Ile de France, Bussy, la bella e dolce Lucille, nella villa della suocera, la dura e severa M.me Angellier, attende il marito prigioniero dei tedeschi. Sono i primi mesi della occupazione nazista della Francia, nel 1940.
Nella cittadina giungono profughi dalle grandi città. Ma quasi contemporaneamente anche le truppe di occupazione. Ufficiali tedeschi devono trovare necessariamente alloggio presso famiglie francesi. Nella villa ove si trova Lucille risiederà il tenente Bruno von Falck, giovane raffinato, appassionato conoscitore ed esecutore ,al piano, di musica classica. Lucille inizialmente mostra una forzata indifferenza ,è un nemico, verso il forzato ospite.
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In una cittadina dell’ Ile de France, Bussy, la bella e dolce Lucille, nella villa della suocera, la dura e severa M.me Angellier, attende il marito prigioniero dei tedeschi. Sono i primi mesi della occupazione nazista della Francia, nel 1940.
Nella cittadina giungono profughi dalle grandi città. Ma quasi contemporaneamente anche le truppe di occupazione. Ufficiali tedeschi devono trovare necessariamente alloggio presso famiglie francesi. Nella villa ove si trova Lucille risiederà il tenente Bruno von Falck, giovane raffinato, appassionato conoscitore ed esecutore ,al piano, di musica classica. Lucille inizialmente mostra una forzata indifferenza ,è un nemico, verso il forzato ospite. Ma gradualmente si giunge alla comprensione, poi ad un tenero amore, in una atmosfera di guerra, di lutti, soprusi, sopportazione, morte. Sono descritti i bombardamenti , le prepotenze degli occupanti, ma anche le viltà di una parte della popolazione occupata. E’ il momento delle vendette personali e giungono sul tavolo degli ufficiali nazisti infinite lettere anonime di delatori. Afferma una delle protagoniste del film che le guerre costituiscono una buona occasione per conoscere in profondità il vero carattere degli uomini.
I sentimenti dei protagonisti, almeno di quelli che ancora li posseggono, appaiono in permanente contrasto con i doveri richiesti dalle leggi di guerra. Una lotta tra ragione e sentimento. In particolare nel tenente Bruno, la sua sensibilità di uomo colto e raffinato, i suoi sentimenti sono contrastati dai doveri di militare al servizio di un regime oppressivo. In particolare nella giovane e bella Lucille i sentimenti sono contrastati dai doveri verso la sua nazione e i suoi concittadini.
Il regista Saul Dibb fornisce una buona trasposizione filmica dell’opera incompiuta di Irene Nemirovsky, morta ad Auschwitz, edita soltanto da pochi anni per iniziativa della figlia della scrittrice. Una adeguata scenografia, la scelta di bravi interpreti. Soprattutto il merito consiste nel descrivere una storia romantica in una atmosfera drammatica, senza compiacimento, senza cadere nel patetico e nel sentimentale. Non un melodrammone insomma. In modo abbastanza secco descrive gli avvenimenti nei quali sono coinvolti drammaticamente tutti i componenti, gli occupanti e gli occupati. E’ la conseguenza delle guerre che sconvolgono i comportamenti e i destini degli uomini.
Al di sopra delle devastazioni,degli odi, della morte, nei due protagonisti, Lucille e Bruno, prevalgono i sentimenti, guidati dalla musica, un linguaggio universale.
Si conclude il film con le ultime frasi di Lucille, che, dopo 4 anni, a guerra finita, quando probabilmente Bruno è morto, afferma che la musica la riporta sempre a lui.
Anche lo spettatore , oltre che dalla vicenda, è guidato dalla musica, dalla suite francese e dal resto della bella colonna sonora.
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vanessa zarastro
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lunedì 16 marzo 2015
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una presa di coscienza
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Il manoscritto del romanzo di Irène NémirovskySuite Francese,nella cornice dell’invasione tedesca,fu miracolosamente salvato dalla figlia e verrà pubblicato solo nel 2004. Si tratta di una sorta di “poema sinfonico” immaginato articolato in cinque parti, come una vera e propria suitemusicale di cui però ne scrive solo le prime due parti.
Nel film siamo nel 1940 e lo scenario è fornito dalla cittadina Bussy-Saint-Georges a Ovest di Parigi all’epoca della Seconda Guerra mondiale nella fase dell’occupazione tedesca. Lucile - interpretata dalla bella Michelle Williams - vive con la suocera M.me Angellier – una sempre bravissima Kristin Scott Thomas - in una ricca villa in attesa del ritorno del marito alla fine della guerra.
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Il manoscritto del romanzo di Irène NémirovskySuite Francese,nella cornice dell’invasione tedesca,fu miracolosamente salvato dalla figlia e verrà pubblicato solo nel 2004. Si tratta di una sorta di “poema sinfonico” immaginato articolato in cinque parti, come una vera e propria suitemusicale di cui però ne scrive solo le prime due parti.
Nel film siamo nel 1940 e lo scenario è fornito dalla cittadina Bussy-Saint-Georges a Ovest di Parigi all’epoca della Seconda Guerra mondiale nella fase dell’occupazione tedesca. Lucile - interpretata dalla bella Michelle Williams - vive con la suocera M.me Angellier – una sempre bravissima Kristin Scott Thomas - in una ricca villa in attesa del ritorno del marito alla fine della guerra.
I tedeschi dislocano i loro ufficiali e soldati nelle varie case e il giovane tenente Bruno Von Falk - il non troppo espressivo Matthias Schoenaerts - è destinato alla loro abitazione. Complice la musica, tra Bruno e Lucile nascerà un vero amore. Il tenente prima della guerra era, in effetti, un musicista e inizia a comporre al pianoforte l’aria (Dolce) che darà il titolo al film. Il brano musicale è stato appositamente composto dal musicista Alexander Desplat vincitore dell'Oscar per la colonna sonora di Grand Budapest Hotel. Le violenze, la solitudine, l’assenza di rapporti affettivi alimentano il fuoco della passione: «l’unica persona con cui ho qualcosa in comune sei tu…»confessa l’ufficiale nazista a Lucile.
Le immagini femminili nel film sono ben tratteggiate, al contrario di quelle maschili un po’ troppo stereotipate. La vicenda narra la presa di coscienza politica di Lucile che, al contrario delle posizioni ideologiche aprioristiche, cresce giorno dopo giorno attraverso episodi di vita vissuta, in reazione alle ingiustizie e violenze subìte dall’amico ingiuriato, all’amica molestata fino alla donna ebrea deportata. La durissima e rigida suocera di Lucile, attraverso il dolore e la rabbia, diventa pian piano umana e alla fine riuscirà perfino a commuoversi. Così afferma il regista « Ciò su cui volevo concentrare l'attenzione era il senso della guerra raccontata dal punto di vista di un civile e, in particolar modo, dal punto di vista di una donna».
Non ho letto il libro e, forse per questo, il film mi ha emozionato. Ho trovato le immagini molto belle e le inquadrature curate. Non s’indulge nella violenza ma se ne respira tanta.Le prospettive sono sempre forzate con il punto di vista molto basso o talvolta molto alto. La scena dell’arrivo dei tedeschi a Bussy è molto suggestiva: si percepisce all’interno della chiesa il rumore della marcia dei soldati che si avvicinano poi uno stacco, un’inquadratura solo dei tanti stivali neri tagliata al ginocchio che è da brivido, poi un altro stacco e la cinepresa sposta il punto di vista sulla torretta del carro armato e in tal modo si percepisce tutto lo spazio urbano della cittadina medioevale, conferendo uno sguardo privilegiato e di potere.Anche nella scena della “veglia per Bonnet” , l’anarchico in fuga, il punto di vista dell’inquadratura è all’altezza del tavolo e mette a fuoco i bicchieri di cristalli usati con tanta poca grazia dai tedeschi ubriachi.«Si può accettare un romanzo incompiuto ma non un film senza conclusione - dichiara Saul Dibb in un’intervista - Il mio background è nella realizzazione di documentari, quindi per me il fatto che il romanzo fosse incredibilmente autentico, quasi come una capsula del tempo nascosta per sessant’anni è stato molto emozionante».
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flyanto
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giovedì 19 marzo 2015
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una storia d'amore intensa ma breve
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Film in cui si narra di una giovane donna nel corso della Seconda Guerra mondiale in Francia, la quale vive nella casa con l'algida suocera aspettando il marito che prima o poi ritorni dal fronte. Durante l'occupazione nazista del paese dove vive, come gli altri abitanti ella deve dare ospitalità nella propria casa ai soldati ed ufficiali tedeschi e nel corso delle giornate che passano si innamora, ricambiata, dell'ufficiale residente nella sua casa. Ma il rivolgimento di alcuni e svariati avvenimenti condurranno i due amanti a separarsi, loro malgrado, affidando alla scrittura di un romanzo la loro intensa e breve storia d'amore.
Questa pellicola molto romantica e a tratti sdolcinata, è tratta dall'omonimo ed incompiuto romanzo di Irène Némirovsky (una donna ebrea, nata a Kiev e residente ormai in Francia che verrà tradita da un suo compaesano e finirà la sua esistenza in un campo di concentramento) ma non risulta affatto stucchevole, bensì in alcune parti persino assai avvincente grazie all'accuratezza con cui il regista Saul Dibb l'ha girata.
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Film in cui si narra di una giovane donna nel corso della Seconda Guerra mondiale in Francia, la quale vive nella casa con l'algida suocera aspettando il marito che prima o poi ritorni dal fronte. Durante l'occupazione nazista del paese dove vive, come gli altri abitanti ella deve dare ospitalità nella propria casa ai soldati ed ufficiali tedeschi e nel corso delle giornate che passano si innamora, ricambiata, dell'ufficiale residente nella sua casa. Ma il rivolgimento di alcuni e svariati avvenimenti condurranno i due amanti a separarsi, loro malgrado, affidando alla scrittura di un romanzo la loro intensa e breve storia d'amore.
Questa pellicola molto romantica e a tratti sdolcinata, è tratta dall'omonimo ed incompiuto romanzo di Irène Némirovsky (una donna ebrea, nata a Kiev e residente ormai in Francia che verrà tradita da un suo compaesano e finirà la sua esistenza in un campo di concentramento) ma non risulta affatto stucchevole, bensì in alcune parti persino assai avvincente grazie all'accuratezza con cui il regista Saul Dibb l'ha girata. Infatti, la riproduzione storica ed ambientale risalente, appunto, al secondo conflitto mondiale, è molto precisa e fedele alla realtà di quell'epoca tanto da ricrearne l'esatta atmosfera di terrore, tradimenti e soprusi vari nonchè profonda miseria. Solo per ciò il film possiede già di per sè un suo notevole valore.
Inoltre, un altro elemento a favore della piena riuscita del film è costituita dalla scelta di tutti gli attori (da Michelle WIlliams nella parte della giovane donna protagoniosta, a Matthias Schoenaerts in quella dell'aitante e romantico ufficiale itedesco a soprattutto Kristin Scott Thomas che qui spicca in maniera preponderante sugli su tutti nel suolo della fredda e temibile suocera).
In conclusione, il film altamente è apprezzabile sebbene non lo si possa annoverare tra i capolavori cinematografici.
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(di angelo umana)
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zarar
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lunedì 16 marzo 2015
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una strana tranquillità sull'orlo dell'abisso
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Il film si ispira a un romanzo incompiuto di Irène Némirosky, scritto nel 1941-42 e pubblicato postumo nel 2004 con il titolo di “Suite Francese” (un ben diverso “Tempesta/e” era il titolo generale a cui lei aveva pensato). L’autrice aveva concepito il romanzo come un affresco tolstoiano della Francia in guerra, programmando di vivere insieme, in modo assolutamente singolare, storia in fieri e scrittura romanzata di quella storia. Ritmo musicale e ritmo filmico – dichiarava - avrebbero caratterizzato una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti, autonomi, ma collegati tra loro, dal momento dell’occupazione tedesca alla pace. Arrivò a comporre, prima di essere deportata e morire ad Auschwitz, solo le prime due parti, “Tempesta di giugno” e “Dolce”.
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Il film si ispira a un romanzo incompiuto di Irène Némirosky, scritto nel 1941-42 e pubblicato postumo nel 2004 con il titolo di “Suite Francese” (un ben diverso “Tempesta/e” era il titolo generale a cui lei aveva pensato). L’autrice aveva concepito il romanzo come un affresco tolstoiano della Francia in guerra, programmando di vivere insieme, in modo assolutamente singolare, storia in fieri e scrittura romanzata di quella storia. Ritmo musicale e ritmo filmico – dichiarava - avrebbero caratterizzato una sorta di poema sinfonico in cinque movimenti, autonomi, ma collegati tra loro, dal momento dell’occupazione tedesca alla pace. Arrivò a comporre, prima di essere deportata e morire ad Auschwitz, solo le prime due parti, “Tempesta di giugno” e “Dolce”. A “Dolce” questo film fa riferimento, raccontando un villaggio francese nei primi tempi dell’occupazione tedesca, e l’amicizia amorosa tra un ufficiale tedesco e una giovane francese della buona borghesia . Confrontarsi con un romanzo per un regista è sempre un rischio, perché si espone alla domanda se lo spirito dell’autore sia stato preservato. Un’impresa qui riuscita a metà. Ritroviamo la percezione della ambigua tonalità “dolce” della Némirosky di questo ‘Movimento’, un’atmosfera in cui, una precaria normalità, istintiva difesa del diritto dell’individuo di continuare semplicemente a vivere, ancora riesce a difendersi dalla violenza inevitabile della guerra; in cui il ‘nemico’ è odiato, ma ancora si fa fatica a identificarlo nel ragazzo che ti sta di fronte; in cui è ancora possibile controllare i lati più pericolosi delle paure, degli egoismi e delle meschinità che le grandi crisi scatenano, ma violenza e orrore sono lì latenti, presenti in occasionali lampi di luce sinistri, e non si potrà ignorarli a lungo e sai che ti costringeranno a schierarti una volta per tutte, anche facendo scempio di sentimenti individuali. Ritroviamo anche l’approccio autentico dell’autrice alla storia: più dei grandi temi della storia collettiva contano per lei le ‘tempeste’ che essa scatena nella vita quotidiana e nella psicologia degli individui, svelandone il meglio e il peggio. E qui e là sopravvive quel mix di durezza e comprensione, realismo e ironia, leggerezza e ferocia che è il tono peculiare della Némirosky e che rende quell’atmosfera e quei temi così efficaci. Ma la ricerca di effetti forti introduce nel film elementi estranei, che alterano la particolarissima atmosfera sospesa, complessa e ambigua dell’originale. Appaiono incongrui con quanto detto i colpi di scena drammatici, il definirsi immediato del conflitto nei suoi aspetti di orrore dichiarato (la violenza delle perquisizioni, la rappresaglia, la fucilazione, la caccia all’ebreo, la messa sotto accusa di Bruno, l’ammazzamento finale, del tutto assenti nell’originale). E resta un po’ in ombra uno dei punti più interessanti della ‘crescita’ di Lucile: l’amore che nasce contro ogni convenzione accettata non sarà possibile, ma le restituirà una nuova maturità e libertà di giudizio sul suo ambiente e la sua vita. Per accentuare colore e dramma, il film perde per la strada questi aspetti più sottili e rischia lo stereotipo. Con questi limiti, e con le caratteristiche di uno specifico filmico piuttosto convenzionale e datato, il film resta tuttavia molto ben confezionato, il ritmo c’è e la performance degli attori è buona. Una citazione particolare merita Kristin Scott Thomas nella parte della suocera Angellier, perfetta.
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dromex
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lunedì 23 marzo 2015
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dietro un soldato c'è un uomo
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E' il 1940 e i tedeschi occupano la cittadina francese di Bussy dopo aver occupato Parigi. Qui ogni francese è costretto suo malgrado a condividere la propria casa con un ufficiale tedesco. Al Tenente Bruno Von Falk (Mattias Schoenaerts) viene così assegnata la casa in cui vive Lucile (Michelle Williams) e sua suocera (Kristin Scott Thomas), la ricca madre del marito lontano dalla Francia perché in guerra.
Dopo un iniziale distacco e timore verso il nemico che ha in casa, Lucile gradualmente comincia ad accettare il dialogo con Bruno, che si è sempre dimostrato in realtà gentile e rispettoso, fino ad accettarne e ricambiare un amore che lui le dimostra completamente nel finale del film.
La trasposizione della storia tratta dal romanzo di Irène Nemirovsky è una bella, avvincente e a tratti anche commovente storia d'amore fra due persone costrette dalla guerra ad essere nemiche.
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E' il 1940 e i tedeschi occupano la cittadina francese di Bussy dopo aver occupato Parigi. Qui ogni francese è costretto suo malgrado a condividere la propria casa con un ufficiale tedesco. Al Tenente Bruno Von Falk (Mattias Schoenaerts) viene così assegnata la casa in cui vive Lucile (Michelle Williams) e sua suocera (Kristin Scott Thomas), la ricca madre del marito lontano dalla Francia perché in guerra.
Dopo un iniziale distacco e timore verso il nemico che ha in casa, Lucile gradualmente comincia ad accettare il dialogo con Bruno, che si è sempre dimostrato in realtà gentile e rispettoso, fino ad accettarne e ricambiare un amore che lui le dimostra completamente nel finale del film.
La trasposizione della storia tratta dal romanzo di Irène Nemirovsky è una bella, avvincente e a tratti anche commovente storia d'amore fra due persone costrette dalla guerra ad essere nemiche.
Il film dà alcuni spunti di riflessione: innanzitutto fa pensare che dietro un soldato c'è sempre un uomo e che la guerra è una macchina infernale che l'uomo vero non vorrebbe mai combattere.
Non da meno è un'altra riflessione che nasce dalla personalità della suocera di Lucile, senza pietà nel riscuotere gli affitti fino all'ultimo franco dalle famiglie dei poveri mezzadri che vivono nelle case di sua proprietà. Oppure dalle lettere di "denuncia" degli abitanti di Bussy verso i compaesani, che il Tenente Von Falk si trova sulla propria scrivania.
Come già fece a suo tempo Tom Browning in Freaks, viene da sé domandarsi se il vero cattivo sia il tedesco invasore o sia invece il "vicino di casa" che mai abbiamo sospettato!
Da non perdere.
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nerone bianchi
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sabato 18 aprile 2015
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un bell'affresco
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Sintesi finale, è un bel film, di quelli che fanno bene al cinema e che fa piacere vedere. L'ennesima storia ai tempi dell'occupazione nazista, questa volta in Francia, ma raccontata con sfaccettature diverse. La vicenda è tratta da un romanzo incompiuto di Irene Nemorovsky, ucraina ebrea, morta a 39 anni nel campo di Auschwitz. Il manoscritto fu trovato per caso dalle figlie dopo olre mezzo secolo, nascosto in una valigia, e divene un caso letterario mondiale. Belle a tal proposito le imagini finali che inquadrano quelle pagine che trasudano sofferenza e che pure sono uscite da un contesto pazzesco come quello del campo di sterminio.
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Sintesi finale, è un bel film, di quelli che fanno bene al cinema e che fa piacere vedere. L'ennesima storia ai tempi dell'occupazione nazista, questa volta in Francia, ma raccontata con sfaccettature diverse. La vicenda è tratta da un romanzo incompiuto di Irene Nemorovsky, ucraina ebrea, morta a 39 anni nel campo di Auschwitz. Il manoscritto fu trovato per caso dalle figlie dopo olre mezzo secolo, nascosto in una valigia, e divene un caso letterario mondiale. Belle a tal proposito le imagini finali che inquadrano quelle pagine che trasudano sofferenza e che pure sono uscite da un contesto pazzesco come quello del campo di sterminio. La vicenda è raccontata con grande maestria e non concede nulla alla distrazione, la storia dell'occupazione nazista di Parigi si intreccia con quella personale di una giovane moglie, il cui marito è al fronte e che ha appena avuto il tempo di conoscere, e di un ufficiale tedesco che va ad alloggiare nella casa dove lei vive con un'insopportabile suocera. Lui prima di arruolarsi era un compositore e sarà proprio la musica a farli incontrare. Il loro amore è ovviamente impossibile ma regge tutti gli eventi; rappresaglie, accuse di collaborazionismo, ostilità della suocera, disciplina militare, fino all'ultima immagine, quando lui la aiuta a fuggire con un partigiano ferito. Un bell'affresco, che entra nella più grande e controversa storia del secolo scorso, disegnando personaggi credibili, storie possibii, che molti si saranno trovati a vivere in quel contesto che oggi ci appare lontano e quasi non fosse mai esistito.
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mati :d
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mercoledì 1 aprile 2015
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posso suonare per voi?
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Con quale forza e intensità questo film riesce ad esprimere l'amore e la passione, è difficile dire. Due interpreti straordinari, quali Michelle Williams e Matthias Schoenaerts trasmettono alla perfezione le loro emozioni e i loro sentimenti, cosicchè ci è possibile cogliere tutte le paure, i dubbi e le parole non dette che i due personaggi racchiudono nel loro cuore. Vivere questo film è una sorta di esplorazione dell'animo umano; si entra nella corruzione e nella disperazione provocate dalla guerra, ma si scorgono anche l'umanità e la bontà sincere che nessun orrore può cancellare o sopraffare. L'amore tra Lucille e Bruno è una scintilla di bellezza, uno spiraglio di luce mentre intorno regna il buio e il caos, e gli uomini si sono persi.
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Con quale forza e intensità questo film riesce ad esprimere l'amore e la passione, è difficile dire. Due interpreti straordinari, quali Michelle Williams e Matthias Schoenaerts trasmettono alla perfezione le loro emozioni e i loro sentimenti, cosicchè ci è possibile cogliere tutte le paure, i dubbi e le parole non dette che i due personaggi racchiudono nel loro cuore. Vivere questo film è una sorta di esplorazione dell'animo umano; si entra nella corruzione e nella disperazione provocate dalla guerra, ma si scorgono anche l'umanità e la bontà sincere che nessun orrore può cancellare o sopraffare. L'amore tra Lucille e Bruno è una scintilla di bellezza, uno spiraglio di luce mentre intorno regna il buio e il caos, e gli uomini si sono persi.
La guerra mette alla prova tutti, ma è proprio in questa situazione che i due giovani riescono a trovarsi e ad amarsi. Non c'è romanticismo, nessuno dei due dice mai all'altro "ti amo", bastano gli sguardi e le carezze ad esprimere un amore così grande e forte come il loro.
Cullati dalle dolci note del pianoforte, Lucille e Bruno si lasciano travolgere dalla passione, e la musica, bellissima e struggente, entra nei nostri cuori.
Un'altra figura fondamentale nel film è senza dubbio Kristin Scott Thomas, che dimostra tutto il suo talento trasformandosi in una donna austera e dura, dallo sguardo glaciale. Infine però anche lei, incapace di rimanere insensibile alle sofferenze della guerra, aprirà il suo cuore alla bontà e all'aiuto reciproco.
Il mistero avvolge i due personaggi, ma anche la storia stessa, lasciata incompiuta da Irene Nemirovsky...chissà come l'avrebbe continuata se ne avesse avuto l'opportunità. A me comunque piace pensare che il suo racconto sia una storia reale, e che per davvero sia potuto sbocciare un amore simile in mezzo a tanta sofferenza.
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kaipy
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domenica 23 agosto 2015
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dolce
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Il film si apre nell'intimità di una stanza, seguendo la voce narrante della protagonista che, nella solitudine rubata, siede al pianoforte diffondendo note malinconiche.
Forse è questa la chiave di lettura dell'opera: intimità, riflessione, bellezza.
E muovendosi tra queste tre note, entra di prepotenza la guerra: prima con un bombardamento che ha il compito di farti sentire fragile, smarrito, perduto, poi con l'occupazione tedesca, un'invasione fagocitante, che trasforma gli abitanti.
"Se vuoi sapere com'è davvero la gente, fai una guerra", dirà un personaggio del film.
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Il film si apre nell'intimità di una stanza, seguendo la voce narrante della protagonista che, nella solitudine rubata, siede al pianoforte diffondendo note malinconiche.
Forse è questa la chiave di lettura dell'opera: intimità, riflessione, bellezza.
E muovendosi tra queste tre note, entra di prepotenza la guerra: prima con un bombardamento che ha il compito di farti sentire fragile, smarrito, perduto, poi con l'occupazione tedesca, un'invasione fagocitante, che trasforma gli abitanti.
"Se vuoi sapere com'è davvero la gente, fai una guerra", dirà un personaggio del film.
Un film bello da guardare: inquadrature, montaggio, location.
Un film bello da ascoltare: la musica diventa quasi protagonista della vicenda.
Un film bello perché anche se apparentemente soft, ti lascia l'orrore della guerra, la speranza negli uomini e la dolcezza nel cuore.
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dhany coraucci
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martedì 24 marzo 2015
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più che fuoco della passione è una fiammella
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“La tragedia della guerra è che usa i migliori uomini per farne i peggiori” disse il pastore americano Henry Fosdick e personalmente faccio fatica a credere al ritratto di un ufficiale (qualunque sia la sua appartenenza) gentile e sensibile, perché il maggior pericolo di ogni guerra è la traccia di bestialità che si rivela o si scatena indistintamente in tutti gli esseri umani, sia anche motivata dalla sola sopravvivenza. Questo non vuol dire che non siano esistiti soldati gentili e sensibili o che la passione umanitaria non abbia preso il sopravvento, ma il lato oscuro di ognuno, nelle storie di guerra, per me è imprescindibile.
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“La tragedia della guerra è che usa i migliori uomini per farne i peggiori” disse il pastore americano Henry Fosdick e personalmente faccio fatica a credere al ritratto di un ufficiale (qualunque sia la sua appartenenza) gentile e sensibile, perché il maggior pericolo di ogni guerra è la traccia di bestialità che si rivela o si scatena indistintamente in tutti gli esseri umani, sia anche motivata dalla sola sopravvivenza. Questo non vuol dire che non siano esistiti soldati gentili e sensibili o che la passione umanitaria non abbia preso il sopravvento, ma il lato oscuro di ognuno, nelle storie di guerra, per me è imprescindibile. Ciò nonostante ho amato moltissimo la dolcezza dell'ufficiale tedesco Bruno Von Falk (Matthias Schoenaerts, bellissimo attore belga), una dolcezza a tutto tondo, tanto più intensa e inconsueta perché appartenente alla fazione dei “cattivi”. Mi ricorda un'altra figura di giovane ufficiale tedesco di delicata emotività, uno dei rarissimi ritratti carichi di umanità riferiti all'esercito germanico, in un film di guerra meraviglioso del 1958, uno dei più intensi in assoluto e senz'altro il più profondo della “vecchia guardia”: I Giovani Leoni di Edward Dmytryk con un Marlon Brando indimenticabile nei panni di un giovane e ambizioso nazista che acquista consapevolezza man mano che la sua sensibilità, travolgente come un'onda, affiora. Non siamo a quei livelli, va detto subito. Anche qui ci sarebbe una passione travolgente, per di più d'amore, per il nemico. Ma se l'ufficiale Bruno è convincente come musicista e compositore di musica classica dai modi gentili e rispettosi e lo è ancora di più nella figura delicatissima di uomo perdutamente innamorato, il fuoco della passione che avrebbe dovuto bruciare non ha prodotto, secondo me, un gran calore. Ma questo dipende dal fatto, immagino, che gran calore nella recitazione di Michelle Williams io non l'ho mai avvertito, fin dai tempi di Brokeback Mountain, la stessa identica espressione spaurita. Anche nei momenti del dubbio, della presa di coscienza patriottica che la conduce sulla strada combattiva della resistenza, gran tormento in lei non l'ho proprio visto. Se penso a una passione divorante tra “nemici”, durante la guerra, come non ricordarsi de La Figlia di Ryan di David Lean (1970), altro che fuoco, lì sono poche le scene d'amore, ma scatenano un vero incendio! E' inutile, comunque, abbandonarsi a tutta questa nostalgia per film del passato, anche se è già significativo del fatto che di questo film dubito che mi ricorderò così a lungo. E' ben fatta l'ambientazione, la descrizione dei personaggi di contorno (tra tutti la suocera perfida, ma si sa che Kristin Scott Thomas è una grande attrice e lei sì che fa sentire le sue “fiamme”), il tratteggio della provincia afflitta dalle pene della guerra. Ma non si può pretendere troppo da un libro incompiuto, pur nell'eccezionalità della sua storia.
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paolo patrone
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domenica 17 maggio 2015
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il racconto che non volle morire
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'Suite francese', il film. Da un racconto incompiuto di Irène Némirovsky. In una piccola cittadina della Francia occupata dai tedeschi (anni ’40), l’amore impossibile che sboccia lieve sulle note di un pianoforte galeotto fra una giovane francese e un ufficiale tedesco, proiettato dalla sua vita privata di compositore musicale in una guerra che non potrà mai abbracciare. Per la recensione del film rimando al magnifico scritto di Marianna Cappi. Qui trascrivo soltanto qualche piccola considerazione personale, in calce alla quale appunto vari pezzi di articoli e riferimenti biografici e bibliografici, reperiti qua e là sul web e per i quali, in eccezione al mio solito, evito di specificare le fonti. La temperatura di colore della fotografia avvolge la narrazione filmica in delicato velo di caldi colori pastellati, a volte un po’ ‘brumosi’ (la vecchia grana dei negativi di una volta), che restituiscono ed avvolgono in verosimiglianza lo spettatore in quella che doveva essere l’atmosfera di vita di quell’epoca. Il teatro della rappresentazione si avvale di un audio che in sonorità marcate ben restituisce la pesante cadenza del passo dell’invasore tedesco e del suo incalzante inumano ritmo martellante nelle scene più mortali.Delicata e notevolmente intonata la colonna musicale.Si sa che dallo scritto alla trasposizione filmica c’è sempre qualche tradimento. Non ho letto il libro e quindi non posso fare commenti tuttavia da tutta la regia mi traspare una mano amorosa, che dirige con delicatezza, il più possibile nell’ombra, l’orditura delle sequenze sceniche. Credo che più che il rispetto della forma, il regista abbia avuto la capacità -forse- di cogliere l’anima della storia.Reputo che il plauso della recitazione vada ex aequo ad entrambi i protagonisti. Non solo alla Williams. A parer mio, anzi, non per una maggiore capacità interpretativa, ma per la ‘nuance’ portata sulla scena, forse, forse, un pelino in più a lui, che a suo torto ha, però, quello di un impossibile orrendo cognome.E l’amore della storia nella realtà storica ? Possibile, perlomeno nei limiti della possibilità formale, ma molto improbabile, anche se le convergenze circostanziali delle pieghe della vita a volte sono veramente galeotte.Molto più probabilmente l’immagine allo specchio di una personalità (quella di Irène Némirovsky) estremamente candida nella visione del mondo a lei circostante, un’ immagine leibniziana del migliore dei mondi possibili.Come ebbe a scrivere la figlia minore Elisabeth Gille (Babette):"Nella mia adolescenza ce l’avevo con lei per via della sua mancanza di coscienza politica. Non era scappata, sebbene avesse avuto la possibilità di farlo, e aveva messo mia sorella e me in pericolo. Siamo state arrestate e avremmo dovuto, a rigor di logica, finire come lei e come mio padre, ad Auschwitz. La sua cecità era criminale. Negli anni Trenta, persino nella sua opera, non era affatto colpita di quanto accadeva ai poveri ebrei dei quartieri popolari di Parigi. Mia madre tuttavia non era di destra: giustificava la Rivoluzione sovietica. Ma viveva in un mondo privilegiato senza capire cosa accadesse attorno a lei. Sembra che quando il poliziotto l’ha condotta alla prefettura per consegnarla ai tedeschi, nel 1942, le abbiano proposto di fuggire. E lei abbia risposto : “Non andrò due volte in esilio”. Aveva finito col considerarsi francese e chiudeva gli occhi davanti al resto. Nulla lascia trapelare la sua inquietudine, se non con il marito, e ha chiesto la naturalizzazione francese nel 1938. Ma era troppo tardi."Il parere, quindi ? Un film da vedere assolutamente. (Da parte di uno che non ama particolarmente questo genere di film).
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