writer58
|
domenica 22 marzo 2015
|
la fatica del volo...
|
|
|
|
L'ossessione della performance e l'addestramento estremo, ai limiti delle possibilità umane sono due temi ricorrenti nel cinema americano e mondiale: da "Over the top" al campionato mondiale di velocità di dattilografia ("Tutti pazzi per Rose"), dalla saga di Rocky a "Bird" di Eastwood (per citare esempi eterogenei tra di loro), il cinema è pieno di storie di persone che riescono a travalicare i propri limiti con una dedizione maniacale alla loro passione, fino a diventare i migliori nel proprio campo. Allo stesso modo, la figura dell'istruttore crudele e sadico viene esplorata da film come "Full metal Jacket", "Ender's game","American sniper". La logica dell'istruttore, al di là delle intenzioni sadiche o distruttrici che lo animano, è quella di spingere i propri sottoposti oltre se stessi, ad acquisire un repertorio di capacità e di abilità eccellenti, che renda possibile la sopravvivenza in contesti di guerra estremi o che li porti a emergere in campo artistico e sportivo.
[+]
L'ossessione della performance e l'addestramento estremo, ai limiti delle possibilità umane sono due temi ricorrenti nel cinema americano e mondiale: da "Over the top" al campionato mondiale di velocità di dattilografia ("Tutti pazzi per Rose"), dalla saga di Rocky a "Bird" di Eastwood (per citare esempi eterogenei tra di loro), il cinema è pieno di storie di persone che riescono a travalicare i propri limiti con una dedizione maniacale alla loro passione, fino a diventare i migliori nel proprio campo. Allo stesso modo, la figura dell'istruttore crudele e sadico viene esplorata da film come "Full metal Jacket", "Ender's game","American sniper". La logica dell'istruttore, al di là delle intenzioni sadiche o distruttrici che lo animano, è quella di spingere i propri sottoposti oltre se stessi, ad acquisire un repertorio di capacità e di abilità eccellenti, che renda possibile la sopravvivenza in contesti di guerra estremi o che li porti a emergere in campo artistico e sportivo. Come se la persona dovesse essere plasmata col ferro e col fuoco per poter bruciare le impurità che la incatenano al suolo e raggiungere una dimensione di assoluto.
"Whiplash" incrocia queste due tematiche nel campo originale della musica jazz. Andrew,un giovane di 19 anni, studia batteria jazz in un'esclusiva scuola di musica di New Iork. Viene contattato da Fletcher, insegnante durissimo e rigoroso,che gli offre la possibilità di suonare nella propria orchestra. L'addestramento di Andrew diventerà un calvario fatto di mortificazioni, insulti, tranelli, prove ripetute per ore, esercizi sfiancanti, fino a quando il ragazzo riuscirà ad ottenere un posto nella band. Ma il rapporto con l'insegnante non è destinato a normalizzarsi, tutt'altro...
Il film mi è parso dotato di un ottimo ritmo (requisito indispensabile per un film sul jazz) e le interpretazioni dei protagonisti (Teller e Simmons nel ruolo del maestro-aguzzino) mi sono parse eccellenti. Convincente anche la ricostruzione dell'ambiente scolastico e la parabola del protagonista che, per amore della musica, rinuncia a qualunque altro interesse, consegnandosi esclusivamente alla routine delle prove.
Una routine rappresentata come un esercizio sfiancante: mani escoriate e sanguinanti, assoli velocissimi che lasciano stremati, ore e ore di ripetizioni fino a dominare il ritmo della composizione.
Ho trovato, tuttavia, contraddittoria la teoria di Fletcher (ti spingo in modo implacabile per fare emergere il tuo talento e la tua unicità) con la pratica dell'insegnamento. Pare, infatti, più interessato a distruggere e a eliminare i propri allievi che a farli emergere, sembra più
attratto dal controllo totale del prodotto di cui è unico titolare che a coltivare la genialità dei membri della band.
E, a questa logica, Andrew si ribella in modo spettacolare e fragoroso nella splendida sequenza finale.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a writer58 »
[ - ] lascia un commento a writer58 »
|
|
d'accordo? |
|
mario nitti
|
giovedì 15 gennaio 2015
|
grande tensione, grandi emozioni, grande cinema
|
|
|
|
Andrew studia batteria jazz nella miglior scuola di New York. Viene notato da un insegnante, Terence Fletcher, che lo inserisce nella band che partecipa ai concorsi. Andrew è bravo, ma Fletcher è un docente davvero tosto e la sua lotta per emergere sarà molto dura.
Lo so… avete pensato: “Già visto”. Che sia per un ballerino o per un altro artista è uno schema che Hollywood ha usato decine di volte. Sbagliato. Questa volta c’è una storia, dialoghi praticamente perfetti, vera musica, una grande regia, interpreti strepitosi (voglio proprio vedere chi toglierà a J.K. Simmons, che riveste i panni dell’insegnante, l'Oscar come miglior attore non protagonista), ma soprattutto ci sono idee, si rompono schemi, si seguono strade impreviste, si va giù duri e si usa ironia.
[+]
Andrew studia batteria jazz nella miglior scuola di New York. Viene notato da un insegnante, Terence Fletcher, che lo inserisce nella band che partecipa ai concorsi. Andrew è bravo, ma Fletcher è un docente davvero tosto e la sua lotta per emergere sarà molto dura.
Lo so… avete pensato: “Già visto”. Che sia per un ballerino o per un altro artista è uno schema che Hollywood ha usato decine di volte. Sbagliato. Questa volta c’è una storia, dialoghi praticamente perfetti, vera musica, una grande regia, interpreti strepitosi (voglio proprio vedere chi toglierà a J.K. Simmons, che riveste i panni dell’insegnante, l'Oscar come miglior attore non protagonista), ma soprattutto ci sono idee, si rompono schemi, si seguono strade impreviste, si va giù duri e si usa ironia. Wow! Grande tensione, grandi emozioni, grande cinema.
[-]
[+] un crudo racconto di formazione musicale e intima
(di antonio montefalcone)
[ - ] un crudo racconto di formazione musicale e intima
|
|
[+] lascia un commento a mario nitti »
[ - ] lascia un commento a mario nitti »
|
|
d'accordo? |
|
jules_winnfield
|
martedì 31 marzo 2015
|
duello a ritmo di jazz
|
|
|
|
Se sperate di sedervi comodi e gustare un ottimo film basato unicamente sul Jazz,attenzione,state prendendo un granchio.Andrew è un giovane studente che studia batteria jazz in un prestigiosissimo conservatorio di New York,con l'ambizione di diventare il migliore di tutti.Questa sua ambizione è però un'arma a doppio taglio, perchè da un lato lo vincola a non avere altri rapporti all'infuori della sua batteria, non ritendo necassarie amicizie e amori, riversando tutta la sua vita e la sua vocazione verso la musica, ma dall'altro gli permette di farsi notare da colui che interpreta alla perfezione il ruolo del Sergente Hartman dei nostri tempi, ovvero Terence Fletcher, il temuto e sadico maestro di un'orchestra jazz.
[+]
Se sperate di sedervi comodi e gustare un ottimo film basato unicamente sul Jazz,attenzione,state prendendo un granchio.Andrew è un giovane studente che studia batteria jazz in un prestigiosissimo conservatorio di New York,con l'ambizione di diventare il migliore di tutti.Questa sua ambizione è però un'arma a doppio taglio, perchè da un lato lo vincola a non avere altri rapporti all'infuori della sua batteria, non ritendo necassarie amicizie e amori, riversando tutta la sua vita e la sua vocazione verso la musica, ma dall'altro gli permette di farsi notare da colui che interpreta alla perfezione il ruolo del Sergente Hartman dei nostri tempi, ovvero Terence Fletcher, il temuto e sadico maestro di un'orchestra jazz.In un primo momento la chiave di lettura del film sta nella voglia di emergere del protagonista, di automigliorarsi attraverso la musica, sfidando le durissime prove fisiche e psicologiche che lo ostacolano.E qui entra in gioco la regia,che con elegante maestria cattura tutte le fatiche di Andrews focalizzandosi su quel miscuglio di sangue e sudore che lentamente cadono sui piatti della batteria,e sulle dite tremanti che nonostante tutto, non mollano la presa delle bacchette.Ma quella che sembra una lotta contro se stesso,si rivela in realtà una lotta contro il suo maestro, che ora è un po nemico e un po mentore, che lo sprona e lo umilia, che lo massacra psicologicamente e lo consola.Il percorso intrapreso da Andrew,sfiorerà i limiti del sopportabile,ma gli farà comprendere che l'unico modo per rimanere in piedi, è superare i "confini" o limiti che credeva di avere, in modo tale da poter sfidare la figura tanto temuta di Fletcher(interpretata da un ottimo J.K.Simmons), il quale è disposto anche a distruggere i suoi allievi al fine di farli diventari dei "grandi". Whiplash è più di una semplice trasposizione cinematografica basata sul jazz, va oltre il desiderio del giovane protagonista che spera in tutti i modi di diventare il più grande batterista jazz del suo tempo; è sacrificio, dolore, è il dedicare anima e corpo verso un solo scopo.E' un film ricco di colpi di scena,i cui sviluppi sono imprevedibili, e riescono a fare suscitare quelle palpitazioni e curiosità che invogliano lo spettatore a stare incollato davanti allo schermo.Cos'è Whiplash?E' ciò di cui questo cinema ha bisogno: un prodotto cinematografico che da tanto tempo non sfiorava i grandi schermi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jules_winnfield »
[ - ] lascia un commento a jules_winnfield »
|
|
d'accordo? |
|
zarar
|
domenica 8 marzo 2015
|
soffrire per imparare
|
|
|
|
Il film diretto da Damien Chazelle, eco – pare – di un’esperienza autobiografica, è la storia di un rapporto – se si può chiamare così – pedagogico, tra un giovane batterista, Andrew Neiman (Miles Teller), un diciannovenne che ha la batteria nel sangue e adora Buddy Rich, e un temuto insegnante di conservatorio, Terence Fletcher (J. K. Simmons) deciso ad estrarre il meglio in assoluto dal promettente allievo, in una sorta di corpo a corpo micidiale che ha il ritmo folle di un assolo scatenato di batteria. E’ un rapporto violento ed estremo, con tratti di acceso sadismo, che trasmette questa idea di fondo: l’eccellenza artistica e il diritto all’espressione individuale e libera si raggiunge soltanto impegnando se stessi in un duro apprendistato fino all’ultimo respiro, con sudore e sangue (letteralmente e non solo metaforicamente), rinuncia ad ogni orgoglio e facile autocompiacimento, feroce autodisciplina, flagellazione e autoflagellazione (whiplash) , ma anche resilienza, capacità di risorgere da questo tritacarne con forza pura e assoluta, di fronte alla quale anche il feroce maestro è pronto ad inchinarsi alla fine senza riserve.
[+]
Il film diretto da Damien Chazelle, eco – pare – di un’esperienza autobiografica, è la storia di un rapporto – se si può chiamare così – pedagogico, tra un giovane batterista, Andrew Neiman (Miles Teller), un diciannovenne che ha la batteria nel sangue e adora Buddy Rich, e un temuto insegnante di conservatorio, Terence Fletcher (J. K. Simmons) deciso ad estrarre il meglio in assoluto dal promettente allievo, in una sorta di corpo a corpo micidiale che ha il ritmo folle di un assolo scatenato di batteria. E’ un rapporto violento ed estremo, con tratti di acceso sadismo, che trasmette questa idea di fondo: l’eccellenza artistica e il diritto all’espressione individuale e libera si raggiunge soltanto impegnando se stessi in un duro apprendistato fino all’ultimo respiro, con sudore e sangue (letteralmente e non solo metaforicamente), rinuncia ad ogni orgoglio e facile autocompiacimento, feroce autodisciplina, flagellazione e autoflagellazione (whiplash) , ma anche resilienza, capacità di risorgere da questo tritacarne con forza pura e assoluta, di fronte alla quale anche il feroce maestro è pronto ad inchinarsi alla fine senza riserve. Antico tema qui coniugato nei termini iperbolici della tragedia greca (pathei mathos), all’insegna del rifiuto della mediocrità come obiettivo pedagogico, efficacemente espresso nell’odio di Fletcher per l’onnipresente e meccanico “good job”, con cui l’insegnante-tipo del consolatorio sistema educativo americano gratifica qualsiasi anche modestissima performance. Premessa la mia totale insofferenza per tutti e due gli estremi (sadismo e ‘good job’, ma soprattutto sadismo, a cui si indulge troppo in questo film), osservato che – fenomeno interessante – il mondo giovanile, intollerante di ogni autoritarismo pedagogico, lo accetta senza discussione solo nei campi della performance-spettacolo e dello sport (vedere in ambito nostrano i mini-sadismi di ‘Amici’ o ‘X Factor’ o simili, digeriti senza fare una piega…), come giudicare il film nel suo complesso? Una metafora e una provocazione da discutere, coinvolti ma non travolti dall’ efficacissima rappresentazione visiva e soprattutto musicale, che ha forza e ritmo, e vi avvolge anche se riluttanti dall’inizio alla fine, dalla grande carrellata iniziale scandita dalla batteria, alla catartica performance finale. Tre stelle e mezzo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a zarar »
[ - ] lascia un commento a zarar »
|
|
d'accordo? |
|
vanessa zarastro
|
mercoledì 18 febbraio 2015
|
la via crucis del successo
|
|
|
|
Se sapete la differenza tra come si tiene la bacchetta sinistra della batteria nel jazz e come la si tiene nel rock, allora vi potreste divertire a vedere questo film, nato inizialmente come un corto. Se siete super-esperti di jazz, probabilmente, il film non vi soddisfarà e se, invece, non lo amate vi risulterà insopportabile.
Insomma piace a noi, pubblico della medietà, disposti a vedere l’ennesima competizione tra maschi e sfida a dimostrare chi è più cool, chi più ostinato e chi più narcisista. Whiplash è un ennesimo film dove l’arte mal si concilia con la vita normale e gli artisti sono dei tipacci fanatici con caratteri insopportabili che è meglio ascoltare ma evitare di frequentarli.
Il film si apre e si chiude con un assolo a batteria che tra gli strumenti è certo quello meno amato dal grande pubblico. Confermo che per suonare questo strumento ci vuole un carattere con tendenze ossessive: conoscevo anni fa un batterista jazz newyorchese che mi raccontava che da bambino la madre gli aveva comprato una tastiera di gomma alla cui percussione si esercitava con ostinazione tutte le notti.
Ubicato nel liceo musicale più prestigioso di New York, il film narra il rapporto tra il Andrew Neyman (ben interpretato da Miles Teller) giovane batterista diciannovenne e Terence Fletcher (ottima interpretazione di J.K. Simons) il maestro-carnefice rigidissimo e sadico che usa dei sistemi, a dir poco, discutibili per spingere i suoi pupilli a migliorare sempre più per aspirare alla gloria (“non ce ne sono più di Charlie Parker…”). Whiplash è proprio il titolo di un pezzo che Fletcher fa suonare alla sua orchestra composta da tutti studenti del conservatorio Shaffer e sulla cui partitura Andrew si esercita in maniera maniacale fino a ferirsi le mani a sangue.
Una notazione interessante: leggendo Wired.it ho trovato acuta l’osservazione di Marco Valsecchi che trova nei cartoni animati giapponesi la vera fonte d’ispirazione del film « Ve ne siete accorti anche voi che la dinamica di fondo tra i protagonisti di Whiplash è esattamente quella che c’è tra Maya e la Signorina Tsukikage o anche tra Mila e l’allenatore Daimon, vero?». A volte nel film ci sono piccole ingenuità come all’inizio immagini di edifici a set-back tipici della Grande Mela montate a ritmo jazz. Chazelle è, comunque, un giovane trentenne coraggioso – perché sceglie strumento e genere musicale impopolari - ma anche prudente – perché riprende spunto da serie TV di successo - con sicuramente grandi intuizioni e bravura nelle riprese ravvicinate.
[-]
[+] sono d'accordo
(di siebenzwerg)
[ - ] sono d'accordo
|
|
[+] lascia un commento a vanessa zarastro »
[ - ] lascia un commento a vanessa zarastro »
|
|
d'accordo? |
|
fede slevin
|
martedì 28 aprile 2015
|
il jazz come la vita
|
|
|
|
Andrew Neiman, talentuoso ma acerbo batterista jazz di New York, viene convocato nella prestigiosa classe del temutissimo Terence Fletcher, insegnante della più esclusiva accademia musicale di New York. Quello che sembra essere il primo passo verso una carriera artistica piena di successi, si rivela invece, un autentico salto nel vuoto che porterà il protagonista ad affrontare un'estenuante spirale di umiliazioni al fine ultimo della completa consacrazione del proprio ineccepibile talento.
Non si può fare a meno di notare una chiara matrice autobiografica in questa storia che, a partire dal tema, la scelta dello strumento "protagonista" e qualche enfatizzazione di troppo del carattere dittatoriale di Fletcher (o meglio del "sergente Hartman" del jazz, come si tende costantemente a sottolineare, esagerando, a mio avviso, nella riproposizione nuda e cruda del caro e vecchio epiteto di "palla di lardo") mostra come il regista sia stato segnato dal proprio passato, non solo in ambito musicale, ma in un contesto che si può estendere ai più vasti sistemi della vita.
[+]
Andrew Neiman, talentuoso ma acerbo batterista jazz di New York, viene convocato nella prestigiosa classe del temutissimo Terence Fletcher, insegnante della più esclusiva accademia musicale di New York. Quello che sembra essere il primo passo verso una carriera artistica piena di successi, si rivela invece, un autentico salto nel vuoto che porterà il protagonista ad affrontare un'estenuante spirale di umiliazioni al fine ultimo della completa consacrazione del proprio ineccepibile talento.
Non si può fare a meno di notare una chiara matrice autobiografica in questa storia che, a partire dal tema, la scelta dello strumento "protagonista" e qualche enfatizzazione di troppo del carattere dittatoriale di Fletcher (o meglio del "sergente Hartman" del jazz, come si tende costantemente a sottolineare, esagerando, a mio avviso, nella riproposizione nuda e cruda del caro e vecchio epiteto di "palla di lardo") mostra come il regista sia stato segnato dal proprio passato, non solo in ambito musicale, ma in un contesto che si può estendere ai più vasti sistemi della vita.
E' di vita, infatti, che si parla in questo film, non di musica. O meglio, si parla di musica per trattare di vita (non a caso il film inizia e termina con un assolo, mostrando un andamento ciclico). Attraverso la riproposizione dell'estenuante clima di competitività nociva, quasi violenta, dell'ambiente accademico portato all'estremismo dell'addestramento militare (da notare come l'insegnante sia sempre vestito allo stessa tetra maniera, come a sancirne una divisa), con il suo sadismo, le sue torture psicologiche e l'obiettivo di emergere a tutti i costi o farsi da parte per sempre, si vuole evidenziare come la vita non sia altro che una sequenza interminabile di prove da affrontare in cui, volenti o nolenti, siamo tutti costantemente giudicati e, perchè no, anche umiliati qualora non all'altezza. E' una gara, una folle corsa contro tutto e tutti e se ci si lascia abbattere, allora si perde e la vita, in questo caso l'eccellenza, si volta dall'altra parte. Ecco allora che forti di una tenacia stoica, mista al rancore, si riesce a diventare un po' tutti come Rocky (altra palese ispirazione) e a superare i propri limiti vincendo la battaglia contro i propri ostacoli (Fletcher), ma soprattutto, contro se stessi (l'ambizione).
Un film quindi fortemente motivazionale che vuole mostrare più da vicino l'impopolare, ma geniale, mondo della musica e rivalutarne gli interpreti facendo vedere quanto sia difficile emergere nell'ambiente artistico, in cui, al contrario di molte altre situazioni (purtroppo), non si può lasciare niente al caso e la perfezione diventa un obbligo. Infine, bisogna notare come, nonostante in un'orchestra sia fondamentale la collettività e l'armonia di gruppo (d'altronde il suono è una composizione di armoniche che partecipano alla formazione, appunto, di un'armonia), il film penda fortemente in una direzione altamente individualista, come a ribadire, ancora una volta, che nella vita bisogna pensare solo a se stessi, in un'eterna lotta contro il TEMPO, così duramente scandito dall'insegnante di turno. Eppure, tutto questo primeggiare, questo distinguersi dalla massa per elevarsi al di sopra di tutti, sembra circondarsi di un vuoto affettivo irrecuperabile. Ne varrà veramente la pena?
[-]
|
|
[+] lascia un commento a fede slevin »
[ - ] lascia un commento a fede slevin »
|
|
d'accordo? |
|
jaylee
|
domenica 1 marzo 2015
|
saranno famosi 2.0 (v. lacrime, sudore e sangue)
|
|
|
|
Se mai ci fosse un motivo per cui amiamo il cinema made in USA, potrebbe essere per lo stesso motivo per cui gli Europei rimangono stupiti in un viaggio Oltreoceano: è tutto così grande, così esteso. Larger than life. É la stessa industria cinematografica che produce blockbuster come Il Gladiatore e Titanic e gioielli narrativi come Birdman e, appunto, Whiplash, seconda opera del 30enne (!) Damien Chazelle.
Il giovane Andrew studia batteria al primo anno del prestigioso conservatorio Shaffer di New York: é la sua unica passione, alla quale sacrifica ogni relazione umana. Arriva la grande occasione: Terence Fletcher, insegnante esigente e spesso crudele, lo recluta nella Band ufficiale del Conservatorio.
[+]
Se mai ci fosse un motivo per cui amiamo il cinema made in USA, potrebbe essere per lo stesso motivo per cui gli Europei rimangono stupiti in un viaggio Oltreoceano: è tutto così grande, così esteso. Larger than life. É la stessa industria cinematografica che produce blockbuster come Il Gladiatore e Titanic e gioielli narrativi come Birdman e, appunto, Whiplash, seconda opera del 30enne (!) Damien Chazelle.
Il giovane Andrew studia batteria al primo anno del prestigioso conservatorio Shaffer di New York: é la sua unica passione, alla quale sacrifica ogni relazione umana. Arriva la grande occasione: Terence Fletcher, insegnante esigente e spesso crudele, lo recluta nella Band ufficiale del Conservatorio. È l'inizio di una grande ascesa? O piuttosto il primo passo verso una ossessione che lo distruggerà?
Whiplash prende il nome da uno dei pezzi del repertorio della Band, ma allo stesso modo rievoca le "frustate"delle bacchette sulla batteria, e, in senso più metaforico, quelle che si infligge Andrew (e a cui viene sottoposto dal dispotico Fletcher) sia fisicamente che emotivamente per diventare una star del jazz, e a cui viene sottoposto lo stesso spettatore che non può non chiedersi a che scopo un essere umano dovrebbe essere sottoposto a quello che più che uno sviluppo personale e professionale sembra una distruzione programmata, un sacrificio sull'altare dell'arte.
Opera parzialmente autobiografica, Whiplash ha tantissimi punti di pregio, a cominciare dalla fotografia che ben incarna ll look raffinato e allo stesso tempo "indie" del mondo del jazz: e mai Whiplash sembra un prodotto low cost come effettivamente è sulla carta. Merito di un'industria cinematografica di livello spaventoso, imparagonabile al cinema italiano, dove si assiste al processo contrario: anche a fronte di budget elevato, si ha la sensazione di qualcosa di artigianale (in senso negativo).
Aggiungiamo che le scene musicali sono stratosferiche per carica visiva ed emotiva, e riescono ad appassionare persino a un genere non proprio accessibilissimo (e a volte noioso, diciamo la verità) come il jazz. Dove é il trucco? Solo mestiere?
Eh no. Come dice Fletcher, essere tra i migliori musicisti jazz di New York significa essere tra i i migliori musicisti del mondo. Gli interpreti sono il trucco. Come nel jazz.
Il protagonista Miles Teller, (autodidatta alla batteria nella vita) è perfetto nell'incarnare una bidimensionalità asolescenziale di musicista ammirevole per dedizione e fastidiosa per arroganza con gli altri esseri umani. Un Giovane Holden , per parafrasare Salinger, pronto a morire nobilmente piuttosto che a vivere umilmente per raggiungere il suo scopo. Ma il finale è tutto suo.
E non possiamo non citare JK Simmons nei panni di Fletcher, meritatissimo oscar per una parte che ricorda, più che un'insegnante ed in peggio, i sergenti di Ufficiale e Gentiluomo e Full Metal Jacket. Crudele, sprezzante, manipolatorio fino allo stomachevole, con un'etica del suo ruolo quasi spartana nel far emergere il talento (meglio spezzarsi e spezzare, subito o nel futuro, che rimanere mediocri... E questo lo rende simile ad Andrew), vendicativo, ma alla fine pragmatico. Mille sfaccettature, mille contraddizioni. Vale quasi il biglietto del film da solo.
Whiplash è un film musicale che piacerà anche a coloro che non sono appassionati del genere: un Saranno Famosi 2.0 tutto Sudore, Lacrime e Sangue (letteralmente) che appassiona, stupisce, indigna ed esalta.(www.versionekowalski.it)
[-]
|
|
[+] lascia un commento a jaylee »
[ - ] lascia un commento a jaylee »
|
|
d'accordo? |
|
pepito1948
|
mercoledì 4 marzo 2015
|
da kukrik a tarantino l'apoteosi dell'estremo
|
|
|
|
Rapporto sado-maso in nome dell’arte. E’ giusto, è lecito, è approvabile spingere la disciplina di un istruttore di musica oltre quella soglia al di là della quale c’è la violenza psichica, verbale, fino alla brutale umiliazione per ottenere non il massimo perfettibile ma la perfezione assoluta, non importa a quale costo? E dall’altra parte si può negli stessi termini spingere il talento di un giovane allievo a superare ogni limite raggiunto spremendo la propria ambizione oltre il più spudorato narcisismo verso una missione pressoché impossibile, dove quel “pressoché” è l’unico spazio di riuscita? Queste le domande che affiorano quando la vicenda prende corpo.
[+]
Rapporto sado-maso in nome dell’arte. E’ giusto, è lecito, è approvabile spingere la disciplina di un istruttore di musica oltre quella soglia al di là della quale c’è la violenza psichica, verbale, fino alla brutale umiliazione per ottenere non il massimo perfettibile ma la perfezione assoluta, non importa a quale costo? E dall’altra parte si può negli stessi termini spingere il talento di un giovane allievo a superare ogni limite raggiunto spremendo la propria ambizione oltre il più spudorato narcisismo verso una missione pressoché impossibile, dove quel “pressoché” è l’unico spazio di riuscita? Queste le domande che affiorano quando la vicenda prende corpo. Non c’è una teoria del tutto, ma due tendenze contrapposte ma allineate da sperimentare sul campo. L’incontro è infatti una disfida all’ultimo insulto ed all’ultimo sangue versabile, in cui conta più il distruggere le certezze dell’altro che il comune obiettivo musicale: imporre il massimo perché la controparte esegua al massimo, ma come abbiamo visto il massimo è estremizzato. La posta in gioco, ed il banco di prova, è un pezzo di jazz, Whiplash, che vuol dire frustata, cioè dolore, sofferenza, sangue e, come ogni rito di fustigazione, ripetizione fino a livelli imprevedibili, mortificazione fino alla purificazione necessaria per l’elevazione suprema, quasi un autodafé in nome di una meta divina. Il punto del contendere è il tempo: nel jazz, in quel pezzo che pochi batteristi sono riusciti ad eseguire in modo esemplare, non conta tanto l’armonia quanto la velocità. Almeno per lo strumento che segna il tempo, l’insieme integrato di suoni diversi che regge la struttura intera dell’orchestra, dove lo scostamento infinitesimale delle battute dallo standard richiesto può compromettere la resa generale. L’attimo in ritardo azzera la prova e tutto ricomincia infinite volte. L’umiliazione gira, espelle darwinianamente i più deboli per concentrarsi sul più resistente. E’ lui, il Talento, che prevale, ma un incidente casuale interrompe la spirale, il narciso si affloscia, come l’onda d’urto della controparte, e inizia un’altra sfida, l’ultima. La schermaglia riprende, l’aguzzino non colpisce direttamente ma per vie traverse, la vittima, ormai inorgoglita da tanta prova, trova il piglio dell’’ultimo spasimo e finalmente inanella gli attimi giusti in un vortice di battute frenetiche ma impeccabili e agli occhi dell’altro inaspettatamente sconfitto, incastonati in una faccia solcata da un delta di uadi, non rimane che contemplare l’altrui trionfo e rendersene complice per godere appieno dell’opera perfetta. E’ l’apoteosi in cui sembra riecheggiare il ghigno soddisfatto del fantasma di Buddy Rich.
Forte dell’esperienza musicale di tutti i protagonisti (attori e regista), Whiplash è un prodotto colto, infarcito di riferimenti tecnici ignoti al grande pubblico ma su cui si sorvola volentieri lasciandosi andare alla frenesia di battute ed ai virtuosismi della batteria, alle asperità del rapporto tra i due contendenti, agli stop and go continui imposti per affinare sempre più l’esecuzione, alla tensione spessa e a tratti insopportabile (anche per noi) che in crescendo aleggia nella sala prove, all’allineamento delle immagini con i ritmi forsennati e ai flash sui dettagli rilevanti, alle invenzioni di ripresa del giovane regista. Solo una tregua, dopo la rottura esplosiva del clima seguita ad un oltre non sostenibile, per poi assistere al riavvio della contesa in toni più morbidi, tra mosse e contromosse fino al tripudio finale che risolve lo scontro: è fatta, le acque si acchetano.
Damien Chazelle compone il quadro esasperando ogni elemento: tutto è sopra le righe, tanto i toni aggressivi sulla mente quanto gli effetti sul corpo (la “frustata” ed il sangue), in una linea che si dipana succhiando qualcosa a Kubrik (direttamente citato nel famoso epiteto “palla di lardo”) ed a Tarantino in certi estremismi ad effetto, ma senza prendere una posizione. Kubrik risolve il conflitto (ed il giudizio) con la doppia tragedia dell’epilogo, Tarantino estremizza per stemperare la verità, Chazelle colpisce duro ma smussa e distrae con il dettaglio, accentua la violenza degli attacchi, il narcisismo, la competizione (usuali nel mondo dello spettacolo americano), ma il finale catartico rimette in discussione ogni orientamento. Chazelle ci invita ad una cena con piatti variegati e dai sapori forti. La parola ai commensali, che a fine pasto non possono sottrarsi agli interrogativi in premessa.
Resta il fatto che la perfezione del prodotto, l’eleganza della confezione, l’alternarsi fluido dei pezzi musicali, il fascino della ricerca del ritmo aureo pur nelle sue spezzettature, oltre alla bravura del cast dànno al film un marchio di alta qualità e di memorabilità difficilmente riscontrabili.
[-]
[+] bravo pepito e film stupendo
(di no_data)
[ - ] bravo pepito e film stupendo
|
|
[+] lascia un commento a pepito1948 »
[ - ] lascia un commento a pepito1948 »
|
|
d'accordo? |
|
aristoteles
|
venerdì 16 ottobre 2015
|
la carota dimenticata
|
|
|
|
Tecnicamente e visivamente è stato fatto un grande lavoro.
Sinceramente non ricordo,anche quando fanno le prove in aula,così tanta accortezza nei dettagli,negli accordi iniziali,sul ritmo,la concentrazione e sui volti tesi e pronti degli studenti.
Ogni singola nota ha la sua importanza e nulla è lasciato al caso.
Fletcher tuttavia instaura un rapporto con i propri alunni eccessivamente scorretto, capisco il concetto di spremere tutti fino all'ultima goccia di sudore per la selezione quasi naturale del migliore di turno,ma in alcuni momenti si esagera di brutto.
Non che ne sia rimasto impressionato,ma il "gioco" del grande capo è piuttosto chiaro e gli alunni,compreso il bravo protagonista, mi sembrano cascarci troppo facilmente.
[+]
Tecnicamente e visivamente è stato fatto un grande lavoro.
Sinceramente non ricordo,anche quando fanno le prove in aula,così tanta accortezza nei dettagli,negli accordi iniziali,sul ritmo,la concentrazione e sui volti tesi e pronti degli studenti.
Ogni singola nota ha la sua importanza e nulla è lasciato al caso.
Fletcher tuttavia instaura un rapporto con i propri alunni eccessivamente scorretto, capisco il concetto di spremere tutti fino all'ultima goccia di sudore per la selezione quasi naturale del migliore di turno,ma in alcuni momenti si esagera di brutto.
Non che ne sia rimasto impressionato,ma il "gioco" del grande capo è piuttosto chiaro e gli alunni,compreso il bravo protagonista, mi sembrano cascarci troppo facilmente.
Da sempre la tattica del "bastone e carota" e' quello più fruttuoso,qui si passa alla "mazza ferrata e digiuno".
Esagerato ma valido.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a aristoteles »
[ - ] lascia un commento a aristoteles »
|
|
d'accordo? |
|
stefano pariani
|
martedì 24 febbraio 2015
|
la cieca volontà di essere primi
|
|
|
|
Andrew (Miles Teller) è un giovane studente iscritto al primo anno di una prestigiosa scuola di musica newyorkese. E’ determinato e molto abile a suonare la batteria, un’autentica passione. La sua famiglia lo considera una specie di nerd outsider, cosa di cui è pienamente consapevole e orgoglioso: non ha amici, non pratica sport e va al cinema col padre a vedere vecchi classici. Un giorno Terence Fletcher (J.K. Simmons), il più temuto insegnante della scuola, lo vuole nella propria jazz band per partecipare a concorsi musicali. Il livello richiesto è altissimo, gli esercizi estenuanti e gli sproni e le umiliazioni dell’inflessibile maestro si fanno sempre più pressanti. Andrew ce la mette tutta e si cala completamente nella sua folle passione che lo allontana dalla quotidianità e lo relega in un mondo a parte, lontano dai coetanei, dagli svaghi e dall’amore.
[+]
Andrew (Miles Teller) è un giovane studente iscritto al primo anno di una prestigiosa scuola di musica newyorkese. E’ determinato e molto abile a suonare la batteria, un’autentica passione. La sua famiglia lo considera una specie di nerd outsider, cosa di cui è pienamente consapevole e orgoglioso: non ha amici, non pratica sport e va al cinema col padre a vedere vecchi classici. Un giorno Terence Fletcher (J.K. Simmons), il più temuto insegnante della scuola, lo vuole nella propria jazz band per partecipare a concorsi musicali. Il livello richiesto è altissimo, gli esercizi estenuanti e gli sproni e le umiliazioni dell’inflessibile maestro si fanno sempre più pressanti. Andrew ce la mette tutta e si cala completamente nella sua folle passione che lo allontana dalla quotidianità e lo relega in un mondo a parte, lontano dai coetanei, dagli svaghi e dall’amore. La severa figura di Fletcher domina la sua vita e la tensione di Andrew verso la perfezione diventa non solo sfida con se stesso, ma col maestro in persona, un uomo che si dimostra anche crudele, insensibile a qualsiasi dolore o cedimento umano. Un gioco al massacro psicologico, dove il maestro sembra crescere in superbia ed energia, tanto più l’allievo è schernito e vessato. Non c’è nessun rapporto costruttivo tra allenato e allenatore, visto in tanti film americani, non c’è nessuna crescita umana, tra alti e bassi, nelle dinamiche tra i due. E’ una gara a chi primeggia, a chi arriva più in alto, si direbbe quasi a costo della propria vita. Il sudore, le escoriazioni sulle mani, il sangue, la stridente tensione diventano tangibile presenza sullo schermo e lo oltrepassano per disturbare chi guarda il film. Ci si aspetterebbe un finale drammatico per Andrew, vessato fino all’ultimo davanti ad una vasta platea, ma il film ribalta la situazione e il gioco d’un tratto passa in mano al giovane e diventa lui stesso a dettarne le regole. In una memorabile esibizione a solo, al limite della resistenza fisica e a tratti quasi insostenibile, s’accende una scintilla: è lo sguardo che entrambi si scambiano in un istante, in cui tra i due c’è perfetta intesa, dove l’uno si riconosce nell’altro, senza vincitori né vinti. Il maestro è stato in qualche modo domato e forse è ciò che da tempo aspettava; l’allievo ha saputo tener testa al maestro, ma al prezzo della perdita della sua libertà all’inseguimento di una perfezione fine a stessa, dalla quale tutto e tutti sono stati tenuti al di fuori. Le vicende hanno come sfondo le scuole d’arte e i palcoscenici, già visti in film come “Saranno famosi” (1980), “Chorus line” (1985) o il più recente “Il cigno nero” (2010), con il mix di tensioni, aspirazioni e rivalità tra allievi e insegnanti, ma aggiunge la novità di uno strumento come la batteria e della musica jazz, poco noti alla cinematografia. Soprattutto toglie l’idea del sogno da coronare dopo tanto lavoro e sudore e da condividere con gli altri: qui si ha un distacco emotivo dai personaggi, non si sta dalla parte di nessuno, perché nessuno vuole compiacere lo spettatore e nessuno (nemmeno Andrew) è simpatico. In ballo c’è solo la cieca volontà di arrivare primi, sfrondando questo percorso da ogni retorica. Notevole la performance attorale e fisica di Simmons, noto caratterista (“Spiderman”, “Juno”), che sfodera sguardi fulminanti ed espressioni glaciali nel ruolo di un personaggio sgradevole che gli è valso l’Oscar come miglior attore non protagonista.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a stefano pariani »
[ - ] lascia un commento a stefano pariani »
|
|
d'accordo? |
|
|