Timbuktu |
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Un film di Abderrahmane Sissako.
Con Ibrahim Ahmed, Toulou Kiki, Abel Jafri, Fatoumata Diawara.
continua»
Titolo originale Le chagrin des oiseaux.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 97 min.
- Francia, Mauritania 2014.
- Academy Two
uscita giovedì 12 febbraio 2015.
MYMONETRO
Timbuktu
valutazione media:
3,54
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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I 2 volti dell'Islam in una rara lezione di Cinemadi GiorpostFeedback: 16209 | altri commenti e recensioni di Giorpost |
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mercoledì 12 luglio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
A pochi kilometri da Timbuctù, la famiglia di Kidane vive in una gigantesca tenda beduina le giornate in pace e senza troppe pretese, ma con sufficienti risorse per andare avanti dignitosamente. Nel vicino villaggio, però, fa la sua inattesa comparsa un gruppo di jihadisti dagli intenti poco rassicuranti: instaurare la Sharia, impedire alle donne di tenere il volto scoperto ed agli uomini di adoperarsi in attività ricreative, ritenute blasfeme. Ad aiutare Kidane e famiglia c'è un giovanissimo (ed orfano) pastore il quale, nell'atto di portare al pascolo le vacche, ne perde una; la povera GPS, quella che guida il resto del branco, viene precipitosamente uccisa per mano di un pescatore burbero e dal grilletto facile. Kidane, che non accetta di aver perso un pezzo importante di quel bestiame che garantisce le uniche entrate di famiglia, proverà a farsi giustizia da solo, innescando un effetto domino che lo porterà a doversela vedere con gli ideali integralisti di quella autoproclamata polizia che, tra le tante cose, ha assunto anche il compito di giudicare e condannare la gente di questa pacifica Terra... E' la prima volta che “incontro” il regista Sissako: cresciuto tra Mauritania e Mali, e formatosi artisticamente in Russia e Francia, con il suo Timbuktu (2014) affronta un tema molto delicato, vista l'epoca che stiamo vivendo, e la cosa non è da tutti; l'opera, infatti, riesce nel proibitivo compito di mostrarci i due volti della religione predominante del Continente, l'Islam. Se da un lato troviamo musulmani moderati, pacifici, dediti al lavoro, alla preghiera e a pomeriggi di relax stesi a terra a riflettere sulla vita, dall'altro ci troviamo a cospetto di quella parte distorta ed irrazionale (oserei dire depravata) di un culto preso a pretesto per dare sfogo alle più aberranti deviazioni umane. Quante volte abbiamo sentito parlare di Boko Haram, dei rapimenti di donne giovani, di matrimoni forzati, di schiave del sesso e di divieti assurdi? E quante altre abbiamo dovuto ascoltare, impotenti, notizie di attentati dello Stato Islamico in queste martoriate terre? Ebbene, la banda di fondamentalisti che si impossessa indebitamente del villaggio del Mali dove questa storia è ambientata, esiste nella realtà. Come nella realtà esistono quelle fascinose tende costruite con materiali di scarto da comunità che hanno come scopo unico la sopravvivenza, senza intralciare l'altrui cammino. Sissako ci rappresenta l'Africa nell'accezione più vera possibile, quella di un Continente profondamente agli antipodi rispetto alla civiltà alla quale siamo abituati, eppure incredibilmente affascinante nella sua prorompente bellezza naturale. Questa non è una pellicola di attori, ma un'opera puramente registica, fatta di sequenze artisticamente assai elevate, come quella dell'uccisione del pescatore dopo la quale pare di scorgere, da lontano, Gesù che cammina sulle acque di quel lago-oasi che dona vita alle popolazioni del luogo. Se proprio devo muovere una critica al regista mauritano-maliano è la lungaggine di alcuni dialoghi (in 3 diverse lingue) che ci fanno, tuttavia, comprendere i diversi punti di vista dei fedeli. Culturalmente parlando, Timbuktu ci palesa una lezione scomoda, ma sostanziale: al netto degli integralismi e dei fondamentalismi, si può vivere davvero con poco, compreso un pallone che non c'è per fare una virtuale partita di calcio. Voto: 9
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