Timbuktu

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Un film di Abderrahmane Sissako. Con Ibrahim Ahmed, Toulou Kiki, Abel Jafri, Fatoumata Diawara.
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Titolo originale Le chagrin des oiseaux. Drammatico, Ratings: Kids+13, durata 97 min. - Francia, Mauritania 2014. - Academy Two uscita giovedì 12 febbraio 2015. MYMONETRO Timbuktu * * * 1/2 - valutazione media: 3,54 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
writer58 domenica 22 febbraio 2015
je suis kidane... Valutazione 5 stelle su cinque
90%
No
10%

"Sfiancala, non ucciderla", questa è la frase di un gruppo di jihadisti che insegue una gazzella a bordo di un pick up nella savana del Mali. "Sfiancala, non ucciderla" appare come una metafora, è un'espressione che interpreta l'essenza stessa dello jihadismo, spesso forza d'occupazione che arriva da altri paesi, assoggetta intere comunità musulmane e impone una ideologia regressiva basata su una distorsione fondamentalista del Corano. E' proibita la musica, è proibito il fumo, il calcio, non si può stare seduti sulla soglia di casa, le donne devono portare velo integrale e guanti, è proibito conversare in gruppo per strada. Metafora parziale perché i fedeli non vengono soltanto sfiancati dalle proibizioni e dalle censure, ma vengono anche uccisi - la lapidazione della coppia non sposata-, frustati a sangue -i giovani che sfidano il divieto di fare musica-, violentati nelle loro tradizioni-le donne date in matrimonio forzosamente ai combattenti-. [+]

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m.barenghi lunedì 16 febbraio 2015
film di disperata bellezza Valutazione 4 stelle su cinque
82%
No
18%

Timbuctu, Mali. Le truppe jihadiste aprono il film con l'inseguimento, a suon di jeep e kalashnikov, di una gazzella in fuga: dovrà essere sfiancata, ma NON uccisa. Questo è l'incipit di una storia corale, di una tristezza disperata, in cui viene inscenato soprattutto il potere e la sua perversione. Chi decide della vita o della morte altrui non è migliore di chi muore o viene umiliato; e non è nemmeno in possesso di una religiosità più fervente: è solo in possesso di un mitra, grazie al quale fa valere una propria visione del mondo. Si badi bene! non necessariamente in sintonia con i dettami della religione che proclama di difendere e far rispettare. [+]

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filippo catani lunedì 16 febbraio 2015
un film onesto e coraggioso Valutazione 4 stelle su cinque
76%
No
24%

Timbuctu. Mali. Milizie di estremisti arrivano nella tranquilla cittadina africana e impongono alla popolazione delle leggi severissime. Il tutto porterà con se tragiche conseguenze anche se tutti non sono disposti ad accettare le nuove regole.
Sissako parte da fatti realmente accaduti per costruire un'opera cinematografica ai limiti del documentario. Il regista africano infatti regala allo spettatore il ritratto complesso della situazione in cui si trovano tanti paesi africani. Certo da una parte ci sono i miliziani fondamentalisti ma dall'altra parte c'è chi non si piega ad una visione religiosa così radicale (ad esempio l'Imam). Allo stesso tempo anche all'interno dekl gruppo armato non tutti sono così convinti della bontà del proprio operato (vedi il caso dell'ex rapper) o così ligi alla linea dura (vedi il miliziano che fuma). [+]

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flyanto mercoledì 18 febbraio 2015
le assurde leggi in nome della jihad Valutazione 4 stelle su cinque
80%
No
20%

 Film documentario in cui si presentano le leggi islamiche rigorose e quanto mai assurde che gli abitanti, in questo caso, del Mali sono costretti ad osservare senza mai osare ribellarvisi. 

In questa pellicola che funge in pratica da documentario e da denuncia di una situazione esistenziale purtroppo assai estesa tra le popolazioni di religione islamica strettamente osservanti vengono evidenziate le molteplici assurdità in cui gli individui sono costretti a vivere e rigorosamente ad osservare senza mai ribellarsi se non incorrere in una severa e, in molti casi, mortale condanna. Pertanto si apprende che in certe terre è severamente vietato, per esempio, giocare al pallone (e straziante e penosa è la scena che ritrae dei giovani che mimano alla perfezione il gioco del calcio con una palla immaginaria), o fare musica e cantare dentro le proprie abitazioni, non solo fuori, o indossare dei guanti od altri indumenti che coprano completamente ogni minima parte del corpo nel corso dello svolgimento del proprio lavoro, oltre alle limitazioni di ogni genere riservate per lo più al genere femminile, tenuto in assai scarsa considerazione, e molto altro ancora. [+]

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dariobottos giovedì 5 luglio 2018
"accade ciò che deve accadere" Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Un film molto elegante, condotto con stile cinematografico maturo dagli evidenti influssi europei (nel gioco senza pallone si intravede per esempio Antonioni), ma con il sentimento e la sensibilità di un africano che ama la sua terra, e ne documenta con dolore lo snaturamento sotto i colpi degli eventi. Gli eventi prendono corpo nell'arrivo di una brigata dell'Isis a Timbuktu, leggendaria città tuaregh nel deserto del Mali, antico centro carovaniero che conobbe tempi gloriosi. La gloria di un tempo è come rimasta addosso agli abitanti attuali del villaggio che vivono con dignità e gioia le loro giornate all'ombra di una vita sociale serena ancorchè dura, e una vita religiosa sincera sotto la guida di un imam saggio e misericordioso. [+]

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fabiofeli martedì 24 febbraio 2015
cantare è civiltà Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Siamo nel Mali, un luogo nel quale gli idiomi locali si mescolano con quelli importati dall’Europa in una babele decifrabile solo con gli interpreti. Le immagini aprono e chiudono con una gazzella che corre all’impazzata e non sa dove andare per sfuggire a un destino segnato. Come l’animale, folle di paura,  corrono la bambina sola al mondo, il ragazzo che guarda le mucche della famiglia di lei, il giovane con la moto, i truci miliziani della jihad che aspirano a imporre militarmente un assurdo, disordinato, insensato “ordine”, che riecheggia sinistramente fascismo e nazismo. Dove vanno, che destino avranno non si sa: di sicuro si perderanno nel deserto di morbide dune di sabbia, se non ci sarà qualcuno che indichi loro una via di uscita per raggiungere la realtà. [+]

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francesco maraghini domenica 1 marzo 2015
antidoto contro estremismo islamico e islamofobia Valutazione 5 stelle su cinque
100%
No
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E' meglio essere frustati da un miliardario o da un estremista islamico? A giudicare dagli incassi di "50 sfumature di grigio" e di "Timbuktu" il pubblico italiano sembra preferire la prima opzione. Ma, scherzi a parte, questo film del regista africano Sissako (nato in Mauritania ma vissuto per molto tempo in Mali)  meriterebbe molta più attenzione. Perchè, attraverso le storia del pastore Kidane e della sua famigliacome di altri personaggi, ci narrà la vita quotidiana sotto l'oppressione del regime oscurantista instaurato nel nord del Mali nel corso del 2012 da varie milizie di estremisti islamici, alcune delle quali affiliate ad Al Qaeda, 
Oppressione con tutto il suo seguito di assurde probizioni dalla musica al calcio (e la partita giocata dai ragazzi africani senza pallone è senz'altro la scena più poetica del film) e di punizioni per i trasgessori dalle frustate in pubblico fino alla lapidazione degli adulteri. [+]

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jacopo b98 mercoledì 18 marzo 2015
un film importante, riuscito e necessario Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

 A Timbuktu, nel cuore dell’Africa, si incrociano le vicende di numerose famiglie e personaggi, costrette a convivere con la brutalità dei terroristi jihadisti e la loro visione corrotta dell’Islam. Ma c’è anche chi ha il coraggio di resistere e di affermare che c’è un unico, vero Islam e che la follia omicida della jihad non è religione, ma fanatismo. Scritto dal regista con Kessen Tall, presentato a Cannes 2014 dove ha vinto solo il premio della Giuria Ecumenica, è forse il primo film specificatamente sul tema della jihad, e arriva in un periodo peraltro caldissimo su quel fronte. È quindi non solo un film importante e riuscito, ma un’opera necessaria, capace di affermare a gran voce la non violenza della religione islamica e la crudele corruzione di ideali operata dai terroristi. [+]

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zarar martedì 7 aprile 2015
un mondo negato alla storia? Valutazione 4 stelle su cinque
75%
No
25%

Il regista mauritano-maliano Sissako ambienta il suo film a Timbuktu, nel Mali multietnico, al tempo della occupazione del paese da parte del gruppo islamista fondamentalista  Ansar Dine nel 2012. Gli occupanti impongono nel paese la sharia nella forma più dura (pena capitale per gli adulteri; donne costrette a subire limitazioni nella loro libertà di movimento, di relazioni, di abbigliamento, costrette a matrimoni forzati; divieto per tutti del fumo, della musica, del calcio;  religiosi islamici moderati impotenti di fronte ai fondamentalisti; flagellazioni per minime trasgressioni della legge coranica, fino a barbari supplizi quali l’interramento e la lapidazione. [+]

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fabio_66 martedì 16 giugno 2015
cinema africano.... che bella sorpresa! Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Gradevolissima sorpresa per questo bel film africano. Si respira Africa in ogni aspetto, regia, fotografia, attori, sceneggiatura. Il mondo visto dall'Africa non è lo stesso di quello visto dall'Europa, ed anche la Jihad non è la stessa. In questo piccolo villaggio nel deserto e nella tenda del protagonista il mondo è capovolto; la Jihad è portata da stranieri, con lingue diverse ma la stessa fede. Negli abitanti notiamo un certo religioso fatalismo, incomprensibile per noi occidentali. Per quanto il tema si presti a implicazioni politiche, religiose ed alla violenza delle immagini, tutto è ovattato da una poetica elevata. Tanti sono i momenti lirici di alta emozione: la colorata partita di calcio senza palla, la profondità e la purezza degli sguardi, il dialogo fra Imam e Jihadisti, le ronde notturne, la fuga della gazzella. [+]

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