rick4
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lunedì 15 settembre 2014
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una morale profonda in un film non convenzionale
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In un futuro indefinito, la società umana sarà organizzata in comunità con lo scopo di ottenere l’ordine e l’eliminazione delle emozioni negative, come l’odio, l’invidia e il dolore. Ogni individuo, sorpassato il periodo dell’adolescenza, sarà scelto per un lavoro che compirà per il resto della sua vita. Assieme ai sentimenti negativi, però, viene soppressa anche l’altra faccia della medaglia, rappresentata dall’amore e dalla felicità. Jonas, un ragazzo appena uscito dall’età adolescenziale, è l’unico che riesce a percepire “cose” che gli altri non sentono, anche se in lontananza.
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In un futuro indefinito, la società umana sarà organizzata in comunità con lo scopo di ottenere l’ordine e l’eliminazione delle emozioni negative, come l’odio, l’invidia e il dolore. Ogni individuo, sorpassato il periodo dell’adolescenza, sarà scelto per un lavoro che compirà per il resto della sua vita. Assieme ai sentimenti negativi, però, viene soppressa anche l’altra faccia della medaglia, rappresentata dall’amore e dalla felicità. Jonas, un ragazzo appena uscito dall’età adolescenziale, è l’unico che riesce a percepire “cose” che gli altri non sentono, anche se in lontananza. Per questo sarà scelto per il ruolo più importante della società, ovvero il Custode delle Memorie Dell’Umanità. Il precedente Custode sarà colui che dovrà insegnarli ciò che la società ha messo da parte, e Jonas affronterà un viaggio dal quale non potrà più tornare indietro.
The Giver per certi versi assomiglia al più importante Divergent, nonostante il primo si concentri molto di più su l’aspetto filosofico che sull’azione. Lo spettatore, tramite il punto di vista di Jonas, riscoprirà la bellezza e l’importanza di sentimenti come l’amore, la felicità e anche la paura, necessari per non vivere una vita piatta e apatica come quella della comunità. Il vero cambiamento, quindi, non avviene nella storia, ma nel ragazzo e sulla sua visione del mondo. Gran parte del film, infatti, si concentra sul viaggio interiore di Jonas, che a tratti potrebbe risultare monotono e leggermente ripetitivo. Manca quindi una vera evoluzione delle trama, intuibile già all’inizio del suo percorso verso la verità. La grande concentrazione sull’aspetto filosofico potrebbe essere stata inoltre la causa della poca attenzione agli altri aspetti, come lo scontro Jonas-Anziani, nel quale avviene solamente un breve inseguimento (D’altronde risulta più realistico, in una società equilibrata come la Comunità non esiste una vera e propria forza di Polizia).
The Giver è un film profondo, che analizza da un punto di vista completamente nuovo e differente la psiche e le emozioni umane, nonostante pecchi di un evoluzione abbastanza scarna e intuibile della trama.
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mavez
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martedì 16 settembre 2014
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un futuro distopico ma non troppo
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Il film sicuramente è piacevole da vedere . Se sfortunatamente si è letto il libro rimane un po di perplessità sull'adattamento cinematografico che come solito deve creare una storia d'amore o d'amicizia e immancabilmente un happy ending ( assolutamente assente nel format originale ) . Questo impoverisce l'idea innovativa di base del racconto rendendo tutto un po troppo scontato e prevedibile . Visto come film a se stante la trama si svolge bene con l' interessante progressione dal bianco e nero al colore come se fossimo noi in prima persona a vivere le medesime esperienze. Il film come spesso nella fantascienza di qualità pone molti interrogativi sulla nostra società e sul valore delle cose che ci circondano offrendosi a diverse interpretazioni personali .
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Il film sicuramente è piacevole da vedere . Se sfortunatamente si è letto il libro rimane un po di perplessità sull'adattamento cinematografico che come solito deve creare una storia d'amore o d'amicizia e immancabilmente un happy ending ( assolutamente assente nel format originale ) . Questo impoverisce l'idea innovativa di base del racconto rendendo tutto un po troppo scontato e prevedibile . Visto come film a se stante la trama si svolge bene con l' interessante progressione dal bianco e nero al colore come se fossimo noi in prima persona a vivere le medesime esperienze. Il film come spesso nella fantascienza di qualità pone molti interrogativi sulla nostra società e sul valore delle cose che ci circondano offrendosi a diverse interpretazioni personali . Il ritmo è abbastanza buono, non annoia ma non ha neppure colpi di scena eclatanti ( ma forse perchè sapevo già la trama ) . La sviluppo del film è supportato da una buona recitazione e concludendo è senz'altro un film che merita di essere visto
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kondor17
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lunedì 13 luglio 2015
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la fiera delle banalità.
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Film fastidioso da quanto falso e banale, è veramente arduo arrivare alla fine tra tante sciocchezze. Di questo nuovo filone distopico-adolescenziale che sta riempiendo le sale, the giver scompare di fronte a Gattaca o allo stesso Hunger Games (1-2).
Quando poi, alla fine, riacquisiti i ricordi delle emozioni positive infantili tramite una carrellata di coloratissime scene gioiose, tra questi vengono inseriti due militari in mimetica desert che inbracciano in trincea due m16, mi veniva letteralmente da vomitare. Anche qui, in un film per ragazzi, propaganda per le false "guerre di pace? Che schifo. Recitazione penosa, a parte jeff bridges, anche la streep brutta più che mai.
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Film fastidioso da quanto falso e banale, è veramente arduo arrivare alla fine tra tante sciocchezze. Di questo nuovo filone distopico-adolescenziale che sta riempiendo le sale, the giver scompare di fronte a Gattaca o allo stesso Hunger Games (1-2).
Quando poi, alla fine, riacquisiti i ricordi delle emozioni positive infantili tramite una carrellata di coloratissime scene gioiose, tra questi vengono inseriti due militari in mimetica desert che inbracciano in trincea due m16, mi veniva letteralmente da vomitare. Anche qui, in un film per ragazzi, propaganda per le false "guerre di pace? Che schifo. Recitazione penosa, a parte jeff bridges, anche la streep brutta più che mai. Voto 2, come i fucili.
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nonsololunpercento
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giovedì 18 agosto 2016
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surrealismo futuristico e il grande fratello
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Dalle svariate recensioni del film “The Giver – Il mondo di Jonas” presenti sul web si può intuire di come ancora certi riferimenti, allusioni siano colte in maniera diversa, mai uguale. Alcuni di questi sono super farcite inizialmente per dare un’immagine densa e corposa al lavoro, ma che, man mano, vanno a diminuire – fino a scomparire – rendendo vacuo e liquido il finale.
La storia tratta di questa comunità che – sembra l’unica e l’ultima (da fine della storia) -, vive su una fetta di terreno limitata in alta quota, al di sopra delle nuvole e fuori da ogni dipendenza climatica, organizzata in vari accampamenti circolari perfetti tenuti in ‘orbita’ dal centro gravitazionale ove si svolgono la maggior parte della attività, e che rappresenta il nucleo fondante.
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Dalle svariate recensioni del film “The Giver – Il mondo di Jonas” presenti sul web si può intuire di come ancora certi riferimenti, allusioni siano colte in maniera diversa, mai uguale. Alcuni di questi sono super farcite inizialmente per dare un’immagine densa e corposa al lavoro, ma che, man mano, vanno a diminuire – fino a scomparire – rendendo vacuo e liquido il finale.
La storia tratta di questa comunità che – sembra l’unica e l’ultima (da fine della storia) -, vive su una fetta di terreno limitata in alta quota, al di sopra delle nuvole e fuori da ogni dipendenza climatica, organizzata in vari accampamenti circolari perfetti tenuti in ‘orbita’ dal centro gravitazionale ove si svolgono la maggior parte della attività, e che rappresenta il nucleo fondante. La vicenda si svolge in modo corsivo ma che, come fa notare qualcuno, pecca l’assenza di informazioni iniziali lasciando campo libero ad errate interpretazioni e lascia un poco smarrito, non accompagnato il pubblico, il quale, in assenza di preparazione adeguata, rischia di abbandonarne la visione. La scelta dell’immagine e colori superlativa.
Tommaso Moro descrive l’isola di Utopia come una << distesa che [..] si stende per 200 miglia e per gran tratto non si stringe molto [..] suddivisa in piccoli appezzamenti [..] come tracciati col compasso [..], che [..] danno all’insieme la forma di una luna nuova [..], dove la proprietà privata è abolita, i beni sono in comune, il commercio è pressoché inutile, tutto il popolo inoltre è impegnato a lavorare la terra circa sei ore al giorno, fornendo all’isola i beni necessari >>. L’ambientazione del film, grossomodo, la si può far viva come su un’ipotetica isola solitaria Utopia governata dal consiglio degli anziani, invece che da un principe in Moro, che decide il meglio del popolo; ovvero le occupazioni in base alle caratteristiche sviluppate, l’assegnazione dei neonati, il tempo libero, le attività ludiche del tempo libero e, non meno importante, il controllo della memoria. Ovunque regna la pace, l’armonia e sintonia col prossimo, la condivisione, il rispetto delle regole, l’uso del corretto linguaggio, << la neo lingua orwelliana >>, ove per semplicità e precisione certi termini vengono aboliti per far spazio a nozioni semplici e meno ambigue: non c’è spazio per le emozioni, sentimenti.
Il risultato finale, il film in complesso, è un mix distopico riflesso che a tratti potrà sembrare interessante e affascinante, una possibile chiave di lettura, tant’è vero, potrebbe essere, applicando per filo e per segno le maggiori opere del ‘900, molto vicina al tempo presente: l’omologazione.
Provare a immaginare un mondo caratterizzato dai dettami de Il mondo nuovo di Huxley, 1984 di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury, percepite anche voi questa sensazione surreale? Se sì, il merito è del film che non ci è andato tanto lontano.
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jonathan imperiale
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sabato 13 settembre 2014
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la speranza è nella memoria
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I racconti di formazione sono il nuovo filone d’oro dell’industria cinematografica. La spinta “Harrypottiana” ha indubbiamente contribuito alla nascita dell’eroe ragazzino, in grado di rompere il disincanto del mondo adulto per resettare il concetto stesso di progresso. Spuntano eroi post apocalittici agli antipodi con i vari Mad Max, caratterizzati da buoni propositi e cieca determinazione (il classico fiore che sboccia nel deserto). Tra i vari Ender’s Game, Hunger games, si colloca The Giver- Il mondo di Jonas, che tenta di coniugare la visione intimistica all’ action di genere, con un gradevole risultato finale. Proprio la parte riflessiva sembra staccarsi dal resto del film, sfociando spesso in una visione filosofica e storica che spinge ad oltrepassare i titoli di coda.
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I racconti di formazione sono il nuovo filone d’oro dell’industria cinematografica. La spinta “Harrypottiana” ha indubbiamente contribuito alla nascita dell’eroe ragazzino, in grado di rompere il disincanto del mondo adulto per resettare il concetto stesso di progresso. Spuntano eroi post apocalittici agli antipodi con i vari Mad Max, caratterizzati da buoni propositi e cieca determinazione (il classico fiore che sboccia nel deserto). Tra i vari Ender’s Game, Hunger games, si colloca The Giver- Il mondo di Jonas, che tenta di coniugare la visione intimistica all’ action di genere, con un gradevole risultato finale. Proprio la parte riflessiva sembra staccarsi dal resto del film, sfociando spesso in una visione filosofica e storica che spinge ad oltrepassare i titoli di coda. Le contraddizioni della trama passano quasi inosservate (la cinica Meryl Streep è fin troppo consapevole dei mali del mondo) proprio in virtù dei frammenti colorati che irrompono in un grigio mondo dal formalismo educato e privo di uno spessore emozionale. I rimandi cinematografici si sprecano ovviamente (a chi non è venuto in mente Pleasantville?) ma pare che il regista non faccia nulla per nasconderli e quasi li usi per rendere più familiare l’ambiente descritto. Il rituale di iniziazione ed il passaggio all’età adulta (topos che accomuna questa pellicola al cappello parlante di Harry Potter o al recente The Divergent) segna l’incipit da cui la trama si dispiega e da cui origina il dramma della scelta. Meglio vivere in un confortevole mondo incolore o in un universo colorato in cui la rosa ha la stessa tinta del sangue? Il protagonista pare non aver dubbi soprattutto davanti alla scoperta dell’inevitabilità del male, a cui ogni società pare comunque destinata.
Il mondo visto con gli occhi dell’adolescente restituisce incanto e speranza agli adulti e rafforza la sensazione adolescenziale del gap generazionale da colmare con i buoni sentimenti, in barba alle gioventù bruciate del passato. In questo senso spicca la recitazione del “giovane vecchio” Jeff Bridges, il naturalista che tentava di salvare King Kong piange ancora di dolore davanti all’uccisione di un enorme ed indifeso elefante. La speranza per un futuro migliore è in questa singolare congiunzione tra l’esperienza dell’anziano e la voglia di cambiare dell’adolescente: Jonas ne rappresenta una sintesi perfetta.
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vincenzo ambriola
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domenica 14 settembre 2014
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baci proibiti
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In una comunità isolata dal resto del mondo, in cui gli umani sono deprivati dalle emozioni e dai sentimenti e razionalmente suddivisi per ruoli e compiti, colui che deve accogliere i ricordi del passato per guidare le decisioni degli anziani non accetta il patto del silenzio e svela l'arcano. La sua evasione libera la comunità da questo stato di asservimento. Un altro film sulle comunità chiuse e sul loro controllo totalizzante da parte della tecnologia, in un tentativo di trasferire a qualcosa di esterno, quasi alieno, la naturale tendenza della razza umana a vivere in società organizzate. Jonas scopre i sentimenti e, con essi, la violenza ma anche l'amore, ricomponendo il suo lato razionale con quello emotivo e onirico.
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In una comunità isolata dal resto del mondo, in cui gli umani sono deprivati dalle emozioni e dai sentimenti e razionalmente suddivisi per ruoli e compiti, colui che deve accogliere i ricordi del passato per guidare le decisioni degli anziani non accetta il patto del silenzio e svela l'arcano. La sua evasione libera la comunità da questo stato di asservimento. Un altro film sulle comunità chiuse e sul loro controllo totalizzante da parte della tecnologia, in un tentativo di trasferire a qualcosa di esterno, quasi alieno, la naturale tendenza della razza umana a vivere in società organizzate. Jonas scopre i sentimenti e, con essi, la violenza ma anche l'amore, ricomponendo il suo lato razionale con quello emotivo e onirico. Il tocco leggero di Philip Noyce, l'uso calibrato del bianco e nero e del colore, ci fa entrare subdolamente in uno stato d'animo in cui reagiamo d'istinto quando assistiamo a un contatto fisico (proibito) e a un bacio (sconosciuto). Forza della suggestione.
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fabrizio costa
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domenica 14 settembre 2014
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ottimo il film di noyce
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Eh no signori, secodo me in questo film Noyce le azzecca tutte in maniera deliziosa e alla grande. Indubbiamente in questo film in cui a tratti mi sembra di vedere degli accostamenti a "Divergent" anche se sprigiona una personalità innovativa di grande spessore ed originalità, l'aspetto da cui parte Noyce è innanzitutto un'organizzazione sociale solida nella finzione cinematografica in quanto strutturata sulla assenza di emozioni. Esse sono state oscurate attentamente da un consiglio degli anziani che tutto pianifica al punto da indirizzare i giovani a ben precisi lavori. In definitiva una società marxista con pochi sprazzi di colore ma in cui tutto fila liscio ed alla perfezione perchè gli abitanti non conoscono le emozioni come l'odio o l'amore.
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Eh no signori, secodo me in questo film Noyce le azzecca tutte in maniera deliziosa e alla grande. Indubbiamente in questo film in cui a tratti mi sembra di vedere degli accostamenti a "Divergent" anche se sprigiona una personalità innovativa di grande spessore ed originalità, l'aspetto da cui parte Noyce è innanzitutto un'organizzazione sociale solida nella finzione cinematografica in quanto strutturata sulla assenza di emozioni. Esse sono state oscurate attentamente da un consiglio degli anziani che tutto pianifica al punto da indirizzare i giovani a ben precisi lavori. In definitiva una società marxista con pochi sprazzi di colore ma in cui tutto fila liscio ed alla perfezione perchè gli abitanti non conoscono le emozioni come l'odio o l'amore. Ma poi Noyce va oltre, molto oltre, attraverso la miscela esplosiva ed innovativa del duo Bridges-Jonas . Jonas nei suoi contatti con il Donatore che lo inizia ai misteri della memoria cancellata ai tempi della Rovina, prende coscienza del fatto che nelle regioni dell'Altrove c'è un'alternativa alla società statica e fredda in cui vivono , una società colorata ma reale che se esplorata può fornire delle risposte importanti. Ormai il Donatore non può più frenare gli aneliti di Jonas che con il fratellino in braccio oltrepassa, in un caleidoscopico viaggio finale le porte dell'Altrove e restituisce in un crescendo accompagnato in sottofondo da una musica da brivido a se ed ai suoi concittadini un mondo reale ma dipinto e colorato e perciò più veritiero.
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mario nitti
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domenica 28 settembre 2014
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poco di nuovo da dire su un tema sfruttato
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Il film appartiene al filone della fantascienza distopica, dove si immagina un futuro in cui la società abbia sviluppato tratti malati, deformi. In questo caso il mondo dopo la catastrofe si è organizzato in modo perfetto, ciascuno ha il proprio ruolo, nessuno mente mai, tutti mettono al primo posto il bene della società: per ottenere questo risultato si sono dovuti però cancellare i ricordi e le emozioni. Un ragazzo diventa l’accoglitore di memorie e scopre “il mondo dimenticato”, capisce l’inadeguatezza del prezzo pagato per evitare ogni conflitto, e decide di lottare per cambiare le cose.
Viene da dire: “Di nuovo?” Il tema è già stato toccato altre volte e anche la soluzione di girare l’inizio “simbolicamente” in bianco e nero è già vista.
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Il film appartiene al filone della fantascienza distopica, dove si immagina un futuro in cui la società abbia sviluppato tratti malati, deformi. In questo caso il mondo dopo la catastrofe si è organizzato in modo perfetto, ciascuno ha il proprio ruolo, nessuno mente mai, tutti mettono al primo posto il bene della società: per ottenere questo risultato si sono dovuti però cancellare i ricordi e le emozioni. Un ragazzo diventa l’accoglitore di memorie e scopre “il mondo dimenticato”, capisce l’inadeguatezza del prezzo pagato per evitare ogni conflitto, e decide di lottare per cambiare le cose.
Viene da dire: “Di nuovo?” Il tema è già stato toccato altre volte e anche la soluzione di girare l’inizio “simbolicamente” in bianco e nero è già vista. Fa niente. Quanti film sulla box sono stati girati? Eppure spesso hanno aggiunto il proprio pezzetto, a volte sono stati grandi capolavori. Se lo spunto è interessante difficilmente un giorno si potrà dire: “Ormai è stato detto tutto”. Il punto però è proprio questo. Il film dispone di discreti effetti e di un buon cast, con Maryl Streep e Jeff Bridges, ma non ha nulla di nuovo da dire e quindi, cercando di nasconderlo, dice troppo: molte spiegazioni sono affidate alle parole e si abusa di collage di immagini emozionanti. Non basta a dare colore: alla fine resta un prodotto grigio, che tenta di accalappiare i più giovani con una storia che ha per protagonisti ragazzi molto carini che si amano proprio tanto e il cui legame è capace di vincere le regole del mondo degli adulti. Non è davvero molto e si poteva fare meglio.
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lucreziabordi
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giovedì 4 dicembre 2014
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il futuro distopico prevale ancora su quello reale
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Immaginate un mondo in cui tutti i piaceri ed i sentimenti sono assenti, le memorie dell’umanità scomparse, le passioni sedate, le emozioni negate e l’amore sconosciuto. L’ordine regna incontrastato in un equilibrio immutabile e tra le persone non esistono differenze. E’ in bianco e nero, Il mondo di Jonas, ed è forse reale in una dimensione che nessun uomo vorrebbe mai scoprire. Eppure, per mutare le sorti di una società asettica, una speranza esiste ancora: riportare nelle menti degli uomini i ricordi, esistenti, ma sbiaditi. Straordinari i Premi Oscar Meryl Streep e Jeff Bridges, per un’emozionante storia coinvolgente ed appassionante.
Trasmette, a chi vede, una consapevolezza nuova, The Giver.
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Immaginate un mondo in cui tutti i piaceri ed i sentimenti sono assenti, le memorie dell’umanità scomparse, le passioni sedate, le emozioni negate e l’amore sconosciuto. L’ordine regna incontrastato in un equilibrio immutabile e tra le persone non esistono differenze. E’ in bianco e nero, Il mondo di Jonas, ed è forse reale in una dimensione che nessun uomo vorrebbe mai scoprire. Eppure, per mutare le sorti di una società asettica, una speranza esiste ancora: riportare nelle menti degli uomini i ricordi, esistenti, ma sbiaditi. Straordinari i Premi Oscar Meryl Streep e Jeff Bridges, per un’emozionante storia coinvolgente ed appassionante.
Trasmette, a chi vede, una consapevolezza nuova, The Giver. Mostra attraverso gli occhi di un bambino un mondo in bianco e nero, che solo le passioni e ciò che proviamo possono rendere a colori. In una società utopica in cui non vi è libertà di scelta, l’unico legame con memorie e ricordi (cancellati giornalmente da un’iniezione tassativa) è permesso alla “Cerimonia di designazione”. Durante essa, ad ogni individuo della comunità viene assegnato il mestiere che dovrà svolgere per tutta la sua vita, tranne ad uno: cui spetterà il compito, prestigioso, di Ricevitore di Ricordi dell’Umanità. Quando verrà designato per l’incarico il dodicenne Jonas (Brenton Thwaites), affronterà la prova guidato da spirito d’avventura e voglia di conoscere, scoprirà che esistono emozioni e sentimenti celati nella mente di ogni uomo e che quest’ultimo è impossibilitato a provare. Questa estraneità verso i sentimenti è a causa del ferreo controllo esercitato dal Consiglio degli Anziani, che vede nel ruolo di Capo Anziano (Meryl Streep), una donna dal carattere glaciale, convinta che le emozioni portino l’uomo alla rovina. E’ solo grazie all’aiuto del Donatore (Jeff Bridges) che Jonas capirà che è il momento di cambiare la società in cui vive, spinto dai sentimenti nuovi che riceve dall’anziano signore e desideroso di farli provare a chi gli è vicino. L’equilibrio cosi fragile del mondo a cui appartiene deve essere spezzato proprio da lui, l’unico in grado di svolgere questo compito. Apprenderà a sue spese che vivere davvero significa sì soffrire e provare dolore, ma anche gioia, felicità, passione e soprattutto amore.
Tratto dal libro distopico di Lois Lowry The Giver – il Donatore, oltre 11 milioni di copie vendute, il film omonimo di Phillip Noyce (SALT, Il collezionista di ossa, Ore 10 calma piatta) non rispecchia molto lo scritto, tuttavia l’impatto visivo e la cinematografia di un lavoro cosi fuori dagli schemi è senza dubbio degno di riconoscimenti. (myreviews.it)
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the thin red line
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martedì 13 gennaio 2015
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un mondo senza dio
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In un futuro non specificato esiste una società che ha scelto di non scegliere, che vive senza emozioni facendo iniezioni quotidiane ma in pace e serenità. Non esistono guerre, violenze e soprusi. Ognuno fa il suo dovere solennemente e senza fare domande. Jonas, nel giorno della sua entrata nel mondo degli adulti, viene scelto come accoglitore di memorie, perchè lui puo' vedere oltre quel bianco e nero che tinge questa società utopica. Gli verrà assegnato un Donatore, custode delle memorie del passato nascoste e inviolabili dell'uomo, che gli mostrerà emozioni mai provate, gioie e dolori, aprendogli gli occhi verso quello che è stato.
Per la regia di Phillip Noyce "The Giver, il mondo di Jonas" è un racconto su un mondo apparentemente perfetto, in cui non c'è spazio per i sentimenti, per le emozioni, che vengono cancellate ed inibite tramite un iniezione mattutina.
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In un futuro non specificato esiste una società che ha scelto di non scegliere, che vive senza emozioni facendo iniezioni quotidiane ma in pace e serenità. Non esistono guerre, violenze e soprusi. Ognuno fa il suo dovere solennemente e senza fare domande. Jonas, nel giorno della sua entrata nel mondo degli adulti, viene scelto come accoglitore di memorie, perchè lui puo' vedere oltre quel bianco e nero che tinge questa società utopica. Gli verrà assegnato un Donatore, custode delle memorie del passato nascoste e inviolabili dell'uomo, che gli mostrerà emozioni mai provate, gioie e dolori, aprendogli gli occhi verso quello che è stato.
Per la regia di Phillip Noyce "The Giver, il mondo di Jonas" è un racconto su un mondo apparentemente perfetto, in cui non c'è spazio per i sentimenti, per le emozioni, che vengono cancellate ed inibite tramite un iniezione mattutina. Non esistono rapporti sociali, non esistono carezze, baci e abbracci, i rapporti umani sono basati sulla stima e l'ammirazione senza oltrepassare mai il confine dell'apatia. Ad ognuno è assegnato un futuro prestabilito senza possibilità di scelta, di libero arbitrio, senza Dio. Nonostante i numerosi richiami al cinema del passato recente, non solo Pleasantville e Gattaca ma anche il meno famoso Equilibrium e il disastroso The Island, The Giver risulta un film godibile e ben fatto anche se scopiazzato qua e la ( richiamo al bianco e nero su tutti), la narrazione non presenta grandissime novità ma è pur sempre un'idea interessante che va a discostarsi dalla banalità del cinema recente intrisa quasi esclusivamente di prequel, sequel, reboot e quant'altro. La scelta estrema di una vita senza emozioni fino al "congedo" (morte per iniezione) si rivela nel bianco e nero un momento solenne e di augurio di buona vita nell'altrove, in realtà una scelta precisa e calcolata per contenere le nascite e far crescere solo gli individui più forti. Una selezione naturale Hitleriana per creare una razza invincibile, sana e senza malattie che viva in pace come soluzione al mondo vario e disordinato giunto all'esasperazione. Sorretto da un cast di tutto rispetto in cui spicca un sempreverde Jeff Bridges "The Giver" fila liscio come l'olio per 1 ora e mezza tralasciando suo malgrado qualche approfondimento di notevole spessore che avrebbe dato più peso specifico alla pellicola rendendola meno sbrigativa nel finale cosi cosi...
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