eugen
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domenica 15 gennaio 2023
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distopie e tante...
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"The Giver"(Phiilp Noyce, da un romanzo di Lois Lowry, sceneggiatura di MIchael Mitnick, 2014)parla di un ragazzo, cresicuto in una societa'distopica(dunque iper.uniformante, "egalizzatrice", che ellimia pulsioni e sensazioni e a fortiori sentimenti), particolamente"dotato", che viene accolto da un"giver"incaricato di trasmettergli cio'che"il faut"(si deve trasmettere), ma il giver e''particoalre, avendo avuto egli stesso espeirenze particoalri; e fa in modo che Jonas"fuoriesca"dai limiti consentiti, che si innamori e si salvi, prrovando esperienze altre da quelle consuete."consetntite". GLi coswtera'sofferenze ma anche inennarabili(ma non sempre, non piu')esperienze positive, sentimenti e soprattuttto l'amore, che era gia'in nuce verso una sua coetanea.
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"The Giver"(Phiilp Noyce, da un romanzo di Lois Lowry, sceneggiatura di MIchael Mitnick, 2014)parla di un ragazzo, cresicuto in una societa'distopica(dunque iper.uniformante, "egalizzatrice", che ellimia pulsioni e sensazioni e a fortiori sentimenti), particolamente"dotato", che viene accolto da un"giver"incaricato di trasmettergli cio'che"il faut"(si deve trasmettere), ma il giver e''particoalre, avendo avuto egli stesso espeirenze particoalri; e fa in modo che Jonas"fuoriesca"dai limiti consentiti, che si innamori e si salvi, prrovando esperienze altre da quelle consuete."consetntite". GLi coswtera'sofferenze ma anche inennarabili(ma non sempre, non piu')esperienze positive, sentimenti e soprattuttto l'amore, che era gia'in nuce verso una sua coetanea. Si tratta dell'ennesima produziione anti-distopica(utopia negativa, per chi non cnosca il lemma), tratto da un romanzo per ragazzi(e, muy gringo, che cerca di adattare quanto era gia'in Orwell iin1!984"ma anche in altre opere coeve o persino anteriori, a livello letwerario, ma che qui viene proposto in maniera forse piu'"didatticmaente"trasmissibile/recepibile-in questo forse muy gringo, dove da un lato gioca la sostanziale"ignoranza"dominante in larghe parti(non diremo"Statees", ma enclaves certamente )delgi States sul piano della cultura generale, dall'altro l'atacvica paura del"Free Land"(Estates)dell'uniformita'che verrebbe indotta dall'0eugalitarismo, dove natrualmente la paura del comunismo, appunto idetnfificato(sbagliando)con tale egualitarismo forzato , rimane la bestia nera dei"gringos". Il giver e'Jeff Bridges, Meryl Streep la"capessa cattiva", Brento Twaites e'il giovane "raccoglitore"(reciver), Odelya Rush la sua bella compagna.... Eugen
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venerdì 28 gennaio 2022
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contrapposizione alla semantica ancestrale
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Le invio il mio commento alla sua recensione: “La recensione di Marzia Gandolfi è il risultato di una seconda volta in una bella giornata di cane di un giovane che si è portato a letto molte ragazze
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martedì 28 gennaio 2020
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forse marzia è innamorata di pleasantville.
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Di scatto, involontariamente, per chi ha visto il capolavoro "Pleasantville", nasce spontaneo, sin dalle prime immagini in bianco e nero un paragone con "The Giver", ciò che ha fatto Marzia, sbagliando secondo me. "The Giver" è un film sulla memoria, sulla capacità umana di comprendere la propria storia e utilizzarla per migliorare la propria esistenza e la società, i rapporti umani.
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samanta
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mercoledì 12 aprile 2017
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il presente che è nel futuro
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Ho visto recentemente in TV The Giver e (il donatore) Il mondo di Jonas un film del 2014. Innanzituto il film deve essere inquadrato in quel filone letterario, cinematografico in cui il futuro è visto o come un luogo di catastrofi immani ovvero come la realizzazione di società ordinate sotto dittature apparenti che hanno convinto il popolo della bontà della loro esistenza. Basti pensare a 1984 di Orwell,, al mondo nuovo di Huxley e a tanti altri tra cui anche per una certa somiglianza con la storia del film da cui è stato tratto mettere quel Quel Giorno Perfetto di Ira Levin (l'autore di Rosemary's Baby). il film è tratto da un romanzo di Lois Lowry intitolato The Giver e la trama è la seguente:dopo una grande catastrofe chiamata La rovina che ha distrutto parte della civiltà vengono costrutite nel nord America delle comunità isolate.
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Ho visto recentemente in TV The Giver e (il donatore) Il mondo di Jonas un film del 2014. Innanzituto il film deve essere inquadrato in quel filone letterario, cinematografico in cui il futuro è visto o come un luogo di catastrofi immani ovvero come la realizzazione di società ordinate sotto dittature apparenti che hanno convinto il popolo della bontà della loro esistenza. Basti pensare a 1984 di Orwell,, al mondo nuovo di Huxley e a tanti altri tra cui anche per una certa somiglianza con la storia del film da cui è stato tratto mettere quel Quel Giorno Perfetto di Ira Levin (l'autore di Rosemary's Baby). il film è tratto da un romanzo di Lois Lowry intitolato The Giver e la trama è la seguente:dopo una grande catastrofe chiamata La rovina che ha distrutto parte della civiltà vengono costrutite nel nord America delle comunità isolate. Regna una società egualitaria senza passioni e sentimenti che sotto un'apparente dolcezza è crudele i bambini con difetti vengono eliminati (sono perduti) così i vecchi non in grado di essere autonomi. Non ci sono guerre lotte, passioni e neanche sesso i bambini nascono in uteri in affitto e consegnati alle copie (in genere le famiglie hanno dui figli un maschio e la femmina) che però sono uguali nel comportamento, non ci sono razze e religioni, ma neanche la musica e i colori la società è in bianco e nero per fare ciò ogni membro della comunità riceve una iniezione quotidiana con una macchina automatica che ha tra i compiti anche quello di cancellare memorie e sogni. Jonas come tutti gli altri giovani a 18 anni riceve un compito ma mentre la sua amica Fiona viene adibita al centro di maternità e li svela il suo senso materno e il suo amico Asher diventa pilota di caccia che sorvegliano la Comunità, Jonas è nominato Accoglitore di memorie cioè deve imparare le memorie del passato e dare risposta agli anziani che governano capeggiati da un capo (Meryl Street). Jonas verrà istruito dal Donatore (Jeff Bridges) che ha avuto un falimento per il precedente Accoglitore. Il fallimento si ripete perché Jonas in ciò spinto dal Donatore, ricostruisce la visone di un mondo che ha sentimenti e passioni. Decide di fuggire con un bambinoche era stato dato ai genitori in sua sostituzione e con l'aiuto di Asher e di Fiona che si era innamorata di lui, e malgrado gli ordini di "perderlo" cioé di ucciderlo, riesce a superare i confini della comunità e ritornare nel mondo reale.
La realtà che viene descrittà è ormai presente si pensi agli uteri in affitto o al politically correct, al pensierio unico ,ovvero al controllo ormai totale degli uomini attraverso il web i cellulari la televisione le ultime rivelazioni confermano quale sia la strada su cui si sta incamminando l'umanità una società uniforme e schiave degli imput che vengono da organismi autonomi. Il film però è piuttosto debole, lento con una regia senza vivacità e un'interpretazione mediocre degli attori salvo quella di Jeff Bridges che è a un ottimo livello anche Meryl Streep che è visibilmente fuori parte fa un'interpretazione assai spenta.
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nonsololunpercento
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giovedì 18 agosto 2016
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surrealismo futuristico e il grande fratello
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Dalle svariate recensioni del film “The Giver – Il mondo di Jonas” presenti sul web si può intuire di come ancora certi riferimenti, allusioni siano colte in maniera diversa, mai uguale. Alcuni di questi sono super farcite inizialmente per dare un’immagine densa e corposa al lavoro, ma che, man mano, vanno a diminuire – fino a scomparire – rendendo vacuo e liquido il finale.
La storia tratta di questa comunità che – sembra l’unica e l’ultima (da fine della storia) -, vive su una fetta di terreno limitata in alta quota, al di sopra delle nuvole e fuori da ogni dipendenza climatica, organizzata in vari accampamenti circolari perfetti tenuti in ‘orbita’ dal centro gravitazionale ove si svolgono la maggior parte della attività, e che rappresenta il nucleo fondante.
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Dalle svariate recensioni del film “The Giver – Il mondo di Jonas” presenti sul web si può intuire di come ancora certi riferimenti, allusioni siano colte in maniera diversa, mai uguale. Alcuni di questi sono super farcite inizialmente per dare un’immagine densa e corposa al lavoro, ma che, man mano, vanno a diminuire – fino a scomparire – rendendo vacuo e liquido il finale.
La storia tratta di questa comunità che – sembra l’unica e l’ultima (da fine della storia) -, vive su una fetta di terreno limitata in alta quota, al di sopra delle nuvole e fuori da ogni dipendenza climatica, organizzata in vari accampamenti circolari perfetti tenuti in ‘orbita’ dal centro gravitazionale ove si svolgono la maggior parte della attività, e che rappresenta il nucleo fondante. La vicenda si svolge in modo corsivo ma che, come fa notare qualcuno, pecca l’assenza di informazioni iniziali lasciando campo libero ad errate interpretazioni e lascia un poco smarrito, non accompagnato il pubblico, il quale, in assenza di preparazione adeguata, rischia di abbandonarne la visione. La scelta dell’immagine e colori superlativa.
Tommaso Moro descrive l’isola di Utopia come una << distesa che [..] si stende per 200 miglia e per gran tratto non si stringe molto [..] suddivisa in piccoli appezzamenti [..] come tracciati col compasso [..], che [..] danno all’insieme la forma di una luna nuova [..], dove la proprietà privata è abolita, i beni sono in comune, il commercio è pressoché inutile, tutto il popolo inoltre è impegnato a lavorare la terra circa sei ore al giorno, fornendo all’isola i beni necessari >>. L’ambientazione del film, grossomodo, la si può far viva come su un’ipotetica isola solitaria Utopia governata dal consiglio degli anziani, invece che da un principe in Moro, che decide il meglio del popolo; ovvero le occupazioni in base alle caratteristiche sviluppate, l’assegnazione dei neonati, il tempo libero, le attività ludiche del tempo libero e, non meno importante, il controllo della memoria. Ovunque regna la pace, l’armonia e sintonia col prossimo, la condivisione, il rispetto delle regole, l’uso del corretto linguaggio, << la neo lingua orwelliana >>, ove per semplicità e precisione certi termini vengono aboliti per far spazio a nozioni semplici e meno ambigue: non c’è spazio per le emozioni, sentimenti.
Il risultato finale, il film in complesso, è un mix distopico riflesso che a tratti potrà sembrare interessante e affascinante, una possibile chiave di lettura, tant’è vero, potrebbe essere, applicando per filo e per segno le maggiori opere del ‘900, molto vicina al tempo presente: l’omologazione.
Provare a immaginare un mondo caratterizzato dai dettami de Il mondo nuovo di Huxley, 1984 di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury, percepite anche voi questa sensazione surreale? Se sì, il merito è del film che non ci è andato tanto lontano.
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ale_coly
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martedì 6 ottobre 2015
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banale e conservatore
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Di film su questo filone ne stanno uscendo davvero molti. Da Hunger Games, a Divergent, fino ad arrivare a The Maze Runner. Questo, però, a parer mio, è davvero il più debole di tutti. E' tutto banale, dall'inizio alla fine. Perfino l'idea più "originale", ovvero quella di iniziare il film in bianco e nero per poi fargli prendere colore progressivamente con l'evolversi della storia del protagonista, risulta scontata.
Non ha nemmeno lontanamente la forza dirompente e rivoluzionaria del più noto Hunger Games, ma nemmeno quella di Divergent, ed è un gradino sotto perfino a The Maze Runner, che pure non è di certo un capolavoro.
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Di film su questo filone ne stanno uscendo davvero molti. Da Hunger Games, a Divergent, fino ad arrivare a The Maze Runner. Questo, però, a parer mio, è davvero il più debole di tutti. E' tutto banale, dall'inizio alla fine. Perfino l'idea più "originale", ovvero quella di iniziare il film in bianco e nero per poi fargli prendere colore progressivamente con l'evolversi della storia del protagonista, risulta scontata.
Non ha nemmeno lontanamente la forza dirompente e rivoluzionaria del più noto Hunger Games, ma nemmeno quella di Divergent, ed è un gradino sotto perfino a The Maze Runner, che pure non è di certo un capolavoro.
Non mi è chiaro neanche l'obiettivo del film. Mentre in Hunger Games e in Divergent era lampante il messaggio di fondo, in questo è ambiguo. Nel corso dello svolgimento ho avuto addirittura l'impressione che fosse un film CONSERVATORE, quindi totalmente opposto ad Hunger Games e Divergent, come se fosse quasi reazionario. Sembra voglia quasi giustificare gli orrori dell'umanità, in nome di un bene superiore, che è l'amore, e le emozioni in genere. Un messaggio banalissimo, una morale da due soldi.
Mi sono addirittura trovato, nel corso del film, a stare dalla parte dei "cattivi" della storia, la loro posizione mi sembrava più ragionevole di quella del protagonista. E questo non può essere un buon segno.
In conclusione, non consiglio questo film. Se proprio avete voglia di addentrarvi in un futuro distopico ed in un messaggio metaforico, allora guardate Hunger Games o Divergent e, se li avete già visti, guardateli di nuovo, sicuramente sarebbe più interessante che guardare The Giver.
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inodoro pereyra
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domenica 4 ottobre 2015
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non ne vale il tempo perso a vederlo
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Amante del genere e visto certi attori nel cast, mi sono deciso a vederlo. Pessimo. Una idea buona, aveva potenziale (sebbene non originale) ma dopo 15 minuti ti rendi conto che la realizzazione rovina tutto. Niente ha una spiegazione logica, nessuno sa perché, come o chi a fatto che se arrivasse alla situazione attuale; in queste comunità si ha controllato il sentimento (quasi tutti, amore, odio, desideri, ecc.) e la aggressività, ma quando le cose se fanno difficili arriva la "polizia" e punisce come sempre... C'è una grande uguaglianza, ma c'è comunque una "capo" indiscutibili che detta le regole. Una droga giornaliera controlla questi sentimenti ed impulsi, ma non si sa perché tutti la prendono e mai nessuno si dimentica, e appena una ragazza prova a farlo un solo giorno.
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Amante del genere e visto certi attori nel cast, mi sono deciso a vederlo. Pessimo. Una idea buona, aveva potenziale (sebbene non originale) ma dopo 15 minuti ti rendi conto che la realizzazione rovina tutto. Niente ha una spiegazione logica, nessuno sa perché, come o chi a fatto che se arrivasse alla situazione attuale; in queste comunità si ha controllato il sentimento (quasi tutti, amore, odio, desideri, ecc.) e la aggressività, ma quando le cose se fanno difficili arriva la "polizia" e punisce come sempre... C'è una grande uguaglianza, ma c'è comunque una "capo" indiscutibili che detta le regole. Una droga giornaliera controlla questi sentimenti ed impulsi, ma non si sa perché tutti la prendono e mai nessuno si dimentica, e appena una ragazza prova a farlo un solo giorno.. ecco che spuntano i sentimenti subito! Si può andare avanti fino alla eternità nella lista delle cose senza senso fino a finire con una barriera olografica, magnetica o chissà che, che con solo attraversarla...voilà !! tornano tutti alla vecchia normalità.
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fabio57
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martedì 15 settembre 2015
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sufficiente
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L'idea di base è buona anche se non originale,tuttavia lo sviluppo è prevedibile e anche se visivamente efficace,poco brillante nella confezione della sceneggiatura.Buona la provs di Streep come sempre.
Si può vedere
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elgatoloco
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sabato 12 settembre 2015
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orwell è lontano
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Orwell è lontano, in ogni senso: non conosco il romanzo di Lowry da cui il film "The Giver"di Noyce è tratto, ma ciò che risalta(e risulta)dal film è l'ossessione"gringa", id est nordamericana per un rischio autoritario, per ogni forma di società distopica o anti-utopica, dove tutto sia rigidamente"normato", "controllato", sorvegliato etc.Preoccupazione giusta e condivisibile, non fosse che per alcune palesi contraddizioni: negli USA molte persone credono all'efficacia del modello educativo"West Point", a quello che fa degli States "il gendarme del mondo"(sempre meno, dice qualcuno; forse è vero, ma non sempre.
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Orwell è lontano, in ogni senso: non conosco il romanzo di Lowry da cui il film "The Giver"di Noyce è tratto, ma ciò che risalta(e risulta)dal film è l'ossessione"gringa", id est nordamericana per un rischio autoritario, per ogni forma di società distopica o anti-utopica, dove tutto sia rigidamente"normato", "controllato", sorvegliato etc.Preoccupazione giusta e condivisibile, non fosse che per alcune palesi contraddizioni: negli USA molte persone credono all'efficacia del modello educativo"West Point", a quello che fa degli States "il gendarme del mondo"(sempre meno, dice qualcuno; forse è vero, ma non sempre...), à la Guantanamo... Certo che , a molti anni dalla caduta del"socialismo reale"e a molti di più dal crollo del nazifascismo, il pericolo non si presenta più a livello sociale e politico(con l'eccezione dell'ISIS, però), ma a livello di tecnocrazia, semmai. Ecco allora la tensione verso il recupero di emozioni e sentimenti(un po'confusi, invero, nel film), espresso a livello psicologicamente poco fondato, anzi sinceramente molto"vago", indistinto, indeterminato, anche per la volontà di intercettare soprattutto il mondo(diremo così, per comodità)post-adolescenziale, dove tipicamente "gringa"è anche la volontà di ribellione da parte del solo"eletto", ossia volontà peramente individualistica. Poca cosa anche il tentativo di contrapporre il bianco e nero del mondo"iper-normato"a quello a colori di emozioni e sentimenti: scontato, prevedibile, adatto a un pubblico poco acculturato, a livello filmico ma non solo. Tra gli interpreti, un po'legnosi, dove Meryl Streep sembra fin troppo interiorizzare il proprio ruolo di"dittattrice"(femminile improbabile di "dittatore"o neologismo di nuovo conio...), si salva solo Jeff bridges quale"Giver"... Musiche di routine, quelle di Marco Beltrami, poco consono a un film che si vorrebbe in qualche modo"di protesta". El Gato
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william
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venerdì 17 luglio 2015
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va bene, dai
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Va bene, nulla di particolare, ma non un film da bocciare.
Ho trovato interessante come il regista ha gestito i colori; buona la musica.
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