elgatoloco
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giovedì 16 dicembre 2021
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poco movimento, molta riflessione, come sempre in
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"Magic in the Moonlioght"(Woody Allen, ovviamente anche soggetto e sceneggiatura, 2014)parla di un illusionista(l'azione inizia a Berlino, nel 1928, senza particolari allusioni al contesto storico, peraltro)di grande successo internazionale, che , ingaggiato da un collega, vuole smascherare una giovane medium che sembra ottenere, a sua volta, un grande successo in ambito"globale". Lui, scettico, ateo e chiuso ad ogni"miracolo"sembra cedere in parte alle suggreestioni di questa furba ragazza, capace di improvvisare predizioni e "vaticini", anche se in fondo la sua convinzione permane quella di sempre, scettica di fronte ad ogni"irrazionalità"e ad ogni"eccezione"alle regole naturali(è darwinista convinto, nietzschiano in parte).
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"Magic in the Moonlioght"(Woody Allen, ovviamente anche soggetto e sceneggiatura, 2014)parla di un illusionista(l'azione inizia a Berlino, nel 1928, senza particolari allusioni al contesto storico, peraltro)di grande successo internazionale, che , ingaggiato da un collega, vuole smascherare una giovane medium che sembra ottenere, a sua volta, un grande successo in ambito"globale". Lui, scettico, ateo e chiuso ad ogni"miracolo"sembra cedere in parte alle suggreestioni di questa furba ragazza, capace di improvvisare predizioni e "vaticini", anche se in fondo la sua convinzione permane quella di sempre, scettica di fronte ad ogni"irrazionalità"e ad ogni"eccezione"alle regole naturali(è darwinista convinto, nietzschiano in parte). Dopo violente smentire, più che altro private, rispettoa ai poteri della "medium", dopo un'epserienza che lo ha visto quasi privato dell'amata zia(circostanza nella quale si era messo a pregare a un Dio "mai conosciuto")torna ad essere quello di smepre, dopo una con ferenza stampa di segno contrario. Ma alla fine confesserà a se stesso e alla ragazza di essersi innamorato di lei. Dopo un alterco o meglio una malinteso, quasi"magicamente", la ragazza gii comparirà davanti, dopo aver rinunciato a una proposta di matiromonio da parte di un miliardario anche decisamente"piacente". Woody Allen(in questo simile al suo"maestro"Ingmar Bergman)ha sempre discusso il problema teologico, insieme a quello ontologico, propendendo per lo scetticismo("Dio è morto, Marx è morto e ilo non mi sento troppo bene"e qui , al'9nizio del film , "Non c'è nessun Suuperpotere, salvo l'uomo con la falce")e questo caraterizza anche il film, nel quale i movimenti di macchina da presa sono pochissimi, dove domina un clima quasi teatrale, da"scena fissa", nel quale sono i dialoghi e le "controversie", appunto us temi ontologici(ossia sull'essere)e teologici ad essere dominanti, Se si può parlare di comédie au champagne, come si è fatto, credo possa essere decisamente accettabile, appunto per il carattere volutamente"statico"del filM, che punta, come in precedenti opere del grande Woody sull'essenza, sulla qualità dei problemi discussi e , volendo, tale carattere sembra denotare una certa"stanchezza"da parte di Allen stesso, ma al tempo stesso la sua "vitalità"sta appunto nel saper riproporre questioni che altrimenti il cinema(commerciale ma non solo)evita. Coln Firth e Emma Stone sono un""accoppiata vincente", senz'altro e anche in questo si vede il valore di un regista autore.scrittore che sa riproporsi, avendo, dal canto suo, rinunciato alla propria carriera di attore. Allen Atkins, nei panni di"zia Vanessa"è dal canto suo una presenza noteovlisisma. El Gato
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nanobrontolo
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venerdì 4 dicembre 2020
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noioso
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Il film è ben fatto e ben recitato: è un film scritto e diretto da Woody Allen, ci mancherebbe! Ma un film si definisce bello quando si fa guardare: ho spento il tv dopo averne visto metà!
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elgatoloco
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giovedì 3 dicembre 2020
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lievemente (ma non solo)sospeso tra commedia e dra
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"Lievemente"ma anche "cum ira et studio"sospeso tra dramma e commedia, questo"Magic in the Moonlight"( 2014,Woody ALlen, ovviamente autore di soggetto e sceneggiatura, coautore e strumentista delle usiche jazz del film , ambientato verso la fine degli anni 1920-inizio dei '30)contrappone un illusionista deliberatamente scettico, ingaggiato da un amico per scoprire i presunti"imbrogli"-inganni di una giovane medium alla stessa medium, solo che, scoperti gli inganni, rimane un sentimento che diverrà amore reciproco, fino al matrimonio. Se rimangono le tesi di fondamentale scetticismo di Allen(emblematica la frase dello scettico illusonista: "L'unico superpotere certo è quello che brandisce la falce", è anche vero che, al tempo stesso, si apre uno spazio sempre più ampio al potere del sogno, dell'illusione magari, certamente dell'amore-amor vincit omnia potremmo agevolmente aggiungere.
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"Lievemente"ma anche "cum ira et studio"sospeso tra dramma e commedia, questo"Magic in the Moonlight"( 2014,Woody ALlen, ovviamente autore di soggetto e sceneggiatura, coautore e strumentista delle usiche jazz del film , ambientato verso la fine degli anni 1920-inizio dei '30)contrappone un illusionista deliberatamente scettico, ingaggiato da un amico per scoprire i presunti"imbrogli"-inganni di una giovane medium alla stessa medium, solo che, scoperti gli inganni, rimane un sentimento che diverrà amore reciproco, fino al matrimonio. Se rimangono le tesi di fondamentale scetticismo di Allen(emblematica la frase dello scettico illusonista: "L'unico superpotere certo è quello che brandisce la falce", è anche vero che, al tempo stesso, si apre uno spazio sempre più ampio al potere del sogno, dell'illusione magari, certamente dell'amore-amor vincit omnia potremmo agevolmente aggiungere. Dopo tergiversazioni e meditazioni, sia in rapporto con l'"amico"il cui ruolo, in realtà, è decisamente ambiguo), ma anche con la zia, salvata non da un"miracolo"ma dalle abili mani dei chirurghi, come il protagonista dirà, dopo qualche momento di esitazione quasi"superstiziosa", la condizione attesa da qualcuno/a e forse temuta da altri/e si realizza, dove non si potrà mai dire che il film di Woody siano"prevedibili"(il che in buona sostanza non vuol dire nienete, tra l'altro)ma invece che essi si realizzano come un work in progress(questo è anche il"cammino"della storia narrata nel fillm, del plot in buona sostanza). E in più , sempre fondamentale nelle opere alleniane(commedie, film, libri, ma anche musica, appunto)il ruolo dell'hypokritès, che in graco vuol dire non"iprocrita"come oggi intendiamo , ma"attore", ossia quel sottile margine tra "realtà"e"finzione"che Allen non meno di un Proust, di un Musil, di un Pirandello(per citare solo alcuni nomi emblematici e fin troppo noti)sa cogliere e sottolineare in maniera impareggiabile. Anche qui, come altrove, ossia in altre opere"alleniane"si ride poco e alloro solo"jaune", ossia con molte riserve di amarezza, ma il film è opera di rara intelligenza, decisamente in linea con il meglio dlela filmografia esistente. I protagonisti Colin Firth e Emma Stone sono bravisismi, a riconferma delle capacità registiche di Allen, che "coglie"(da attore oltre che autore consumato)chi sia più adatto a un ruolo, ma idem vale per tutti/e gl/lei altr/e, a inziare da Simonc Mc Burney, nel ruolo complesso dell'"amico"che è tale, per modo di dire... El Gato
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renatoc.
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sabato 10 marzo 2018
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woody ci sa sempre fare!
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All'inizio sembra una commediola divertente, ma se si presta attenzione bisogna stare attenti ai messaggi! Woody Allen da quanto ho visto mi sembra ateo, e non lo nasconde. Anche in questo film lotta contro l'esistenza del soprannaturale, infatti quando la zia è in fin di vita, lo scettico protagonista non esita a pregare Iddio, ma poi quando la zia guarisce si ricrede per non parlare poi quando scopre l'imbroglio della bella e amata Sophie, sembra dire:"Vedete? Il soprannaturale non esiste!" Esiste però l'amore e questa storia arriva felicemente all' happy-end! Ognuno, Woody Allen compreso, è libero di esprimere le proprie convinzioni! Io sono un credente cattolico, comunque ho apprezzato questo film, piacevole e distensivo!
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callularossi
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mercoledì 25 gennaio 2017
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non è il solito film. io sono orgogliosa di woody
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Guardo il film in lingua originale per cui sento di poter valutare la recitazione degli attori in toto che trovo di tutti eccelsa. Colin Flirth, mamma mia!
Naturalmente, avendo già diversi recensori svelato addirittura qual'è il finale non devo ripetere nulla ma confessare che proprio quello lo trovo perfetto. Naturalmente ogni opinione è personale...come incredibilmente leggo valutazioni a due stelle è la dimostrazione che le esperienze di ogni persona influenzano il modo di percepire un film. Film semplice, d'amore, di vita. Lo amo!
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enzo70
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venerdì 20 gennaio 2017
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l'ennesima magia del caro vecchio woody allen
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Da qualche anno la narrazione di Woody Allen ha cambiato ritmo; il regista newyorkese si è sempre più allontanato dell’irriverenza dei primi film che lo ha reso uno dei più celebri autori del mondo per passare ad un racconto più semplice ed elegante, nella traccia della tradizione degli autori letterari nordamericani. Magic in the moonlight si colloca esattamente in questa dinamica, un film molto lineare, con un ottimo Colin Firth che interpreta il ruolo di un gentlemen inglese che oltre ad esercitare, per piacere, l’arte dell’illusionismo nei teatri trova grande piacere nello smascherare le menzogne dei suoi colleghi che fanno passare un’arte per un potere magico.
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Da qualche anno la narrazione di Woody Allen ha cambiato ritmo; il regista newyorkese si è sempre più allontanato dell’irriverenza dei primi film che lo ha reso uno dei più celebri autori del mondo per passare ad un racconto più semplice ed elegante, nella traccia della tradizione degli autori letterari nordamericani. Magic in the moonlight si colloca esattamente in questa dinamica, un film molto lineare, con un ottimo Colin Firth che interpreta il ruolo di un gentlemen inglese che oltre ad esercitare, per piacere, l’arte dell’illusionismo nei teatri trova grande piacere nello smascherare le menzogne dei suoi colleghi che fanno passare un’arte per un potere magico. E così si trova ad indagare nello splendido scenario della costa azzurra sugli effettivi poteri di una bellissima donna di cui, chiaramente, si innamora. Allen ha ritrovato la vena artistica degli esordi, confermata dalla successione di film degli ultimi anni; l’artista vero può cambiare registro. Come ha fatto Woody Allen e come confermato da questo film fresco e gradevole.
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great steven
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domenica 7 agosto 2016
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verboso e non riuscito secondo le intenzioni.
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MAGIC IN THE MOONLIGHT (USA, 2014) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da COLIN FIRTH, EMMMA STONE, SIMON MCBURNEY, HAMIS LINKLATER, EILEEN ATKINS, MARCIA GAY HARDEN, JACKI WEAVER, ERICA LEERHSEN
Stanley Crawford è un famoso illusionista che gira l'Europa portando in giro gli spettacoli nei quali smaterializza e rimaterializza animali e persone dietro pannelli e all'interno di sarcofaghi. Uomo egocentrico e pessimista, metodico e razionale, diventa terribilmente scettico ogniqualvolta si scontra con l'inspieabile. Durante una sua tournée a Berlino (siamo nel 1928); l'amico e collega Howard, che si è sempre roso per non essere al livello di Stanley, gli propone di fare un lavoretto già svolto in passato: smascherare un falso medium.
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MAGIC IN THE MOONLIGHT (USA, 2014) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da COLIN FIRTH, EMMMA STONE, SIMON MCBURNEY, HAMIS LINKLATER, EILEEN ATKINS, MARCIA GAY HARDEN, JACKI WEAVER, ERICA LEERHSEN
Stanley Crawford è un famoso illusionista che gira l'Europa portando in giro gli spettacoli nei quali smaterializza e rimaterializza animali e persone dietro pannelli e all'interno di sarcofaghi. Uomo egocentrico e pessimista, metodico e razionale, diventa terribilmente scettico ogniqualvolta si scontra con l'inspieabile. Durante una sua tournée a Berlino (siamo nel 1928); l'amico e collega Howard, che si è sempre roso per non essere al livello di Stanley, gli propone di fare un lavoretto già svolto in passato: smascherare un falso medium. Nella fattispecie, si tratta di Sophie Baker, giovanotta affascinante, che si vanta di saper comunicare con gli spiriti dei defunti e di leggere nel pensiero. Stanley accetta senza riserve, già convinto che l'impresa avrà un successo immediato e completo. Ma quel che non sa è di esser stato coinvolto in un enorme scherzo particolaregiato ed elaborato, i cui artefici altri non sono che gli stessi Howard e Sophie, intenzionati a distruggere l'armatura di raziocinio e pragmatismo con la quale il bravo ma troppo rigido illusionista tenta di spiegare i fenomeni del mondo. Inizialmente persuaso che Sophie Bakr sia una reale sensitiva, Stanley cade sempre più nel profondo della trappola sentimentale che lei gli tende, cedendo alle sue lusinghe e al suo fascino, finché lei stessa non si accorge di amare lui a sua volta. Fra la delusione dello sconfitto Howad (perché l'amico di una vita, al termine, sventerà il suo ben architettato ma non infallibile imbroglio) e i sagi insegnamenti di Vanessa, la zia di Stanley, sullo sfondo della meravigliosa riviera della Francia meridionale, i due protagonisti scopriranno le leggi di una chimica terrena che li guiderà sulla strada di un amore certamente insolito e fuori dagli schemi, ma non per questo meno intenso. Fra i film del regista newyorkese realizzati negli anni 2010, è senza dubbio il meno riuscito, e non solo perché Firth non è un attore alleniano. I suoi difetti vanno ricercati nell'eccessiva verbosità e magniloquenza dei dialoghi, nella recitazione stereotipata e forzata della magior parte degli interpreti, nella leziosità e smanceria dei sentimenti che si instaurano fra i personai e anche nella ricerca sfrenata e sfibrante di una happy end che non fa altro che risultare zuccherosa e al limite del buonismo. Non manca comunque di scene gustose che non lesinano su gag onestamente divertenti e azzeccate: ad esempio, la sequenza del chiaro di luna al planetario, che dà il titolo alla pellicola, e i molteplici balli che infittiscono la trama di tanto in tanto meritano senz'altro una lode seria e attenta per il montaggio e la musica che le accompagnano. Ma nel complesso il film è troppo parlato e manca di momenti riflessivi che, ai fini della trama, sarebbero stati utili, mentre la stessa sovrabbonda di una quantità morbosa di carne al fuoco per il desiderio a briglia sciolta di aprire troppe porte e spiegare troppe cose, per altro con un tono pagliaccesco che trasforma l'intera opera in un raccontino in chiave burlesca che non assolve i compiti che il suo autore si era prefisso. Fra i suoi pochissimi pregi, si possono però indicare la godibile ambientazione negli anni '20 che, fra musica jazz d'epoca e vestiti tipici, porta lo spettatore in un universo che ormai appartiene al passato e che fa rivivere, anche per chi allora non c'era, un'atmosfera pregna di quella stupefacente magia che doveva essere, come già sottolineato, la finalità principale negli obiettivi di Allen, regista e sceneggiatore, ma che invece ha trovato materialmente un'attuazione solo parziale e molto, molto singhiozzante. Quanto al reparto femminile, E. Stone risulta troppo sdolcinata, mielosa e carina per un ruolo dal quale sarebbe invece stato interessante trarre un carico di gelida malia e spietata femminilità in stile dark lady, mentre la brava Harden appare decisamente sprecata in un ruolo da comprimaria che non va di tanto oltre il cammeo. Il suo significato si apre indubbiamente all'ottimismo e alla speranza, ma la sua pretesa di spiegare l'occulto e l'irrazionale, o addirittura il senso di quel presunto, ipotetico mondo oscuro che esula dalla comprensione umana, rende la relativa messinscena alquanto arrogante e superficiale. Un'altra piccola consolazione risiede nell'abituale e immancabile nevrosi dei personaggi: quantomeno da quest'aspetto, si capisce che abbiamo a che fare col cinema di Allen! Un W. Allen che, però, ultimamente, si sta facendo troppo metafisico e, al contempo, sentimentale; per quanto gli ultimi Midnight in Paris, To Rome With Love e Blue Jasmine non abbraccino nel mondo più assoluto questo reistro. Infatti, Magic in the Moonlight non regge con essi il confronto, rivelandosi di caratura inferiore.
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valequeen
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lunedì 31 agosto 2015
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sense and sensibility
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Commedia divertente ma allo stesso tempo profonda: è la storia di Stanley Crawford (Colin Firth), di professione illusionista, che viene invitato un giorno da un suo collega ad incontrare una medium americana (Emma Stone) ritenuta all’unanimità una vera e propria maga, al fine di verificare gli effetti dei “poteri” di quest’ultima su di un uomo come Stanley il quale, in una vita divisa tra cuore (la storia fallita con la moglie, la mancanza di veri amici...) e cinico razionalismo, ha oramai da tempo scelto quest’ultimo (non a caso Firth si definisce un illusionista mentre la Stone è considerata una medium a tutti gli effetti).
Dopo un inizio di forti pregiudizi il protagonista, non riuscendo a scoprire il "trucco" utilizzato dalla medium Sophie, si arrende di fronte ai suoi poteri e, anzi, dover ammettere l’esistenza di un aldilà oltre alla realtà nuda e cruda lo fa inaspettatamente rinascere e riempire di una gioia di vivere forse mai provata fino ad allora: ragione e cuore sono finalmente l’una compagna dell'altro.
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Commedia divertente ma allo stesso tempo profonda: è la storia di Stanley Crawford (Colin Firth), di professione illusionista, che viene invitato un giorno da un suo collega ad incontrare una medium americana (Emma Stone) ritenuta all’unanimità una vera e propria maga, al fine di verificare gli effetti dei “poteri” di quest’ultima su di un uomo come Stanley il quale, in una vita divisa tra cuore (la storia fallita con la moglie, la mancanza di veri amici...) e cinico razionalismo, ha oramai da tempo scelto quest’ultimo (non a caso Firth si definisce un illusionista mentre la Stone è considerata una medium a tutti gli effetti).
Dopo un inizio di forti pregiudizi il protagonista, non riuscendo a scoprire il "trucco" utilizzato dalla medium Sophie, si arrende di fronte ai suoi poteri e, anzi, dover ammettere l’esistenza di un aldilà oltre alla realtà nuda e cruda lo fa inaspettatamente rinascere e riempire di una gioia di vivere forse mai provata fino ad allora: ragione e cuore sono finalmente l’una compagna dell'altro.
Purtroppo, andando avanti con la storia si scopre che si tratta in realtà soltanto di una messa in scena: quella scoperta che aveva così tanto scosso e riappacificato Stanley si fonda su una falsità, scoperta la quale tutto ritorna come prima (divisione tra mente e cuore), salvo il finale in cui, a differenza dell’inizio in cui Colin Firth era dominato dalla ragione, a trionfare è invece il sentimento, in una sorta di inno a vivere senza farsi troppe domande, a godere dell'emozione del presente accantonando l'esigenza della ragione di voler scoprire il vero significato delle cose.
Nonostante il finale romantico, la sensazione che si ha a pellicola conclusa non è quindi la vittoria del protagonista, poiché è come se questi si accontenti di una mezza felicità, senza invece voler capire perché l’incontro con Sophie lo abbia potuto cambiare in tal modo, come testimoniato da questo breve ma densissimo dialogo che si trova all’incirca a metà pellicola:
Stanley: Sai è straordinario. Avrò annusato questi fiori un centinaio di volte eppure non li avevo mai realmente annusati.
Sophie: Che peccato tutto il resto della razza umana che tu consideri babbei lì ad annusare i fiori e tu sempre escluso.
Stanley: Ah no aspetta; loro ne godevano in modo sciocco, non pensavano mai, non si fermavano mai per un momento a pensare quale orrido affare sembrasse tutto: venire al mondo, non aver commesso alcun crimine eppure essere condannati a morte.
Però, nota, ho detto “sembrasse”.
Buona visione
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kyotrix
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martedì 28 aprile 2015
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noioso
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Manca la magia di Midnight in Paris, abbastanza noioso. Si salva il finale carino, anche se scontato.
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akyro
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domenica 12 aprile 2015
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senza lode e senza gloria
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da tempo woody è stanco e non sviluppa al meglio le sue idee, dommage!
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