Welcome To the Punch

Max Lewinsky è un agente della polizia londinese ossessionato dall'idea di poter arrestare Jacob Sternwood, il cervello di una banda che tre anni prima lo ha gravemente ferito a una gamba senza però ucciderlo anche se avrebbe potuto. Ora Sternwood fa ritorno in Inghilterra dall'Islanda perché il figlio è stato gravemente ferito in quanto coinvolto in un brutto affare. E' l'occasione che Lewinsky attendeva da tempo ma molti elementi gli giocano contro.
Il soggetto di base di questo secondo lungometraggio di Eran Creevy (autore anche della sceneggiatura) non è certo dei più originali. Di poliziotti desiderosi di catturare il criminale che era loro sfuggito in passato sono pieni i film e le serie tv. Ciò che lo distingue dagli altri (anche se non lo porta a livelli che vadano oltre il più che dignitoso e che forse ha acceso l'attenzione di Ridley Scott che lo produce) è il clima visivo che ne costituisce la matrice di base. E' una Londra totalmente filtrata in blu quella che fa da contesto alla vicenda, non livida come quella della prima (e purtroppo unica) stagione della serie tv Hunted, ma quasi affidata alla mano di un Michael Mann britannico. E' in essa tra i suoi grattacieli e i suoi depositi di oggetti che si sviluppa una caccia all'uomo in cui buoni e cattivi si confondono come previsto. La prevedibilità viene però attutita da due presenze che da sole giustificherebbero la visione. Si tratta di Peter Mullan a cui basta aprire bocca per confermare, se mai ce ne fosse bisogno, la sua caratura di attore e di Ruth Sheen, l'insuperabile attrice di tanti film di Mike Leigh che qui disegna con maestria il breve ruolo di una nonna coinvolta in un intrigo più grande di lei. 