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intothewild4ever
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mercoledì 8 gennaio 2014
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occasione sprecata
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Di film sulla schiavitù dei neri d'America ne sono stati fatti molti ("Il colore Viola" di Spielberg, per citarne uno dei migliori), ma un film che raccontasse tutta la storia dei Neri dal punto di vista di colui che forse occupava uno dei posti più privileggiati che un nero di America potesse occupare a quei tempi, forse mancava.
The Butler aveva tutte le potenzialità per essere un vero capolavoro e invece il film è solo un'occasione sprecata!
Il tema trattato, la vastità degli spunti che la storia (di per sè bellissima) aveva, l'enorme gamma di grandi attori avuti a disposizione, sono stati tutti buttati alle ortiche per colpa di una sceneggiatura a tratti debolissima e di una regia fin troppo semplice ed impersonale.
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Di film sulla schiavitù dei neri d'America ne sono stati fatti molti ("Il colore Viola" di Spielberg, per citarne uno dei migliori), ma un film che raccontasse tutta la storia dei Neri dal punto di vista di colui che forse occupava uno dei posti più privileggiati che un nero di America potesse occupare a quei tempi, forse mancava.
The Butler aveva tutte le potenzialità per essere un vero capolavoro e invece il film è solo un'occasione sprecata!
Il tema trattato, la vastità degli spunti che la storia (di per sè bellissima) aveva, l'enorme gamma di grandi attori avuti a disposizione, sono stati tutti buttati alle ortiche per colpa di una sceneggiatura a tratti debolissima e di una regia fin troppo semplice ed impersonale.
Troppi le sfumature non tratte, troppi i sorvoli, troppa la fretta di raccontare una storia che aveva bisogno di più tempo per essere raccontata. Non si salvano nemmeno la fotografia, le ambientazioni ed i costumi, elementi che avrebbero potuto quantomeno colorire un ritratto assai sbiadito.
Uno schiavo nero dal passato atroce, passa dall'essere schiavo raccoglitore di cotone, ad inserviente della sua padrona, qundi da cameriere di un Hotel a maggiordomo di numerosi Presidenti USA alla Casa Bianca; tutto ciò attraversando il secolo che proverà a dare dignità ai Neri d'America.
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[+] totalmente d'accordo
(di tiziana58)
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the moon
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mercoledì 8 gennaio 2014
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la frase che tocca il cuore
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Decisamente un film fatto con buoni risultati e un convincente cast,ma delude le attese di chi si aspettava di vedere un capolavoro e un perfetto candidato agl'oscar.L'argomento è delicato e toccante,gl'interpreti sono bravi e realistici,la trama scorre con poche fatiche e non addormenta ma,sembra mancare qualcosa,un vuoto descrittivo ed interpretativo che lascia il tutto confinato ad un film visto e dimenticato,è come se mancasse la rabbia vera di raccontare una parte di storia tanto dura e difficile da credere.Andrei a rivedere questo film per una frase che lascia il segno:Noi abbiamo avuto il nostro olocausto.
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billiardo
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martedì 7 gennaio 2014
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sceneggiatura ripetitiva
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Durante l'intervallo del film mi è stato chiesto cosa pensavo della pellicola fino a quel momento e ho risposto che sembrava un buon lavoro; purtroppo non sono stato della stessa opinione a fine film. Nel momento in cui Whitaker (interpretazione ottima la sua) entra alla Casa Bianca e il figlio parte e intraprende una lotta per la difesa dei diritti civili, il film non ha più nulla da dire a mio avviso: inizia una carrellata di vari presidenti americani, il cui personagio viene appena abbozzato, che in breve diventa ripetitiva rendendo la trama assolutamente prevedibile. Mi aspettavo di meglio, voto 6.
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falacci
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martedì 7 gennaio 2014
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strumentale, banale, propagandistico, scorretto.
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Era dai tempi di Berretti Verdi che non si vedeva in giro un film propagandistico di questo livello.
Storia insulsa (solita tiritera sulla famiglia nei decenni), argomento mai affrontato veramente, buonista e propagandistico.
La morale é sempre quella : l'America é un grande paese e per farlo progredire non devi fare nulla. Vivi il sistema e non intervenire.
Come al solito, gli americani non sanno fare film in cui si deve pensare.
La fine con l'elezione di Obama é l'apoteosi del trito e ritrito.
Ma adesso Hollywood ha scelto il filone umanitario e quindi ne arriveranno anche altri.
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alknoss
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martedì 7 gennaio 2014
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la metamorfosi si sta compiendo
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Il film mai banale, racconta fedelmente gli eventi storici dell'epoca che si sono susseguiti. Un eleogio a Whithtaker che riesce come meglio non si potrebbe a personificare la figura del "nero" dell'epoca, servieziovole con i "bianchi" ma nello stesso tempo fglio di una nuova generazione. Il film, nel suo inizio, sembrerebbe dire l'opposto, nei rapporti conflittuali del padre col primogenito, reo di essere un rivoluzionario. Ma questo è solo il percorso fisiologigo che sta portando alla più importante metamorfosi all'interno della società americana.
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selly
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martedì 7 gennaio 2014
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american hustle - l'apparenza inganna
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“Ognuno vede ciò che vuole”. Questo pare essere il leitmotiv di American Hustle, pellicola che inaugura il 2014 italiano. Il film è incentrato su eventi reali e racconta l'operazione Abscam, creata dall'F.B.I. verso la fine degli anni '70 per indagare sulla corruzione dilagante nel Congresso degli USA e altre organizzazioni . È raccontata la storia del truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) e della sua amante e complice Sydney Prosser (Amy Adams) che operano nel mondo della finanza. I due saranno costretti a collaborare con l’agente dell’FBI Ritchie DiMaso (Bradley Cooper) che li costringerà a partecipare ad una gigantesca operazione sotto copertura, per portare alla luce una serie di clamorosi scandali.
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“Ognuno vede ciò che vuole”. Questo pare essere il leitmotiv di American Hustle, pellicola che inaugura il 2014 italiano. Il film è incentrato su eventi reali e racconta l'operazione Abscam, creata dall'F.B.I. verso la fine degli anni '70 per indagare sulla corruzione dilagante nel Congresso degli USA e altre organizzazioni . È raccontata la storia del truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) e della sua amante e complice Sydney Prosser (Amy Adams) che operano nel mondo della finanza. I due saranno costretti a collaborare con l’agente dell’FBI Ritchie DiMaso (Bradley Cooper) che li costringerà a partecipare ad una gigantesca operazione sotto copertura, per portare alla luce una serie di clamorosi scandali. L’obiettivo della pellicola sembra, però, essere incentrato più sulla tragicità della condizione dei personaggi, piuttosto che sui fatti in cui sono coinvolti. American Hustle è una storia di corruzione, di imbrogli, ma soprattutto di uomini con immagini distorte della realtà. Nel film c’è spazio per la moglie depressa, sola e un po’ frivola (Jennifer Lawrence), per l’amante che vive tutto il dramma della sua condizione, fino ad arrivare all’agente frustrato, con uno strano delirio di onnipotenza e un perverso senso di giustizia (Cooper). Alla regia il newyorkese David O. Russle ha voluto ancora puntare sulla coppia vincente Lawrence-Cooper di nuovo insieme sul grande schermo, dopo il successo de “ Il lato positivo”. L’ amatissima Jennifer ancora una volta non delude nella parte della moglie-madre, che poteva rilevarsi poco convincente e forse non in linea con la sua immagine di eroina delle teenagers. Buona è anche l’interpretazione di Christian Bale nella parte del tormentato truffatore, questa volta l’atletico “cavaliere scuro” si traveste da uomo decisamente fuori forma e con un “difficile riporto”. Interessante è anche la colonna sonora, curata da Danny Elfmann, che aveva giò musicata il lato positivo. Il film è ambientato tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 quindi la colonna sonora include hit dell’epoca con brani di Elton John, Bee Gees, Donna Summer, Wings e Tom Jones. La pellicola conta anche i nomi di Robert De Niro, nella piccola parte di boss mafioso, e Jeremy Renner nella parte di Carmine Polito, sindaco della piccola Camden. Forse proprio quest’ultimo è il più interessante poiché è forse l’unico personaggio “positivo”, che, pur con i suoi piccoli imbrogli pare voler perseguire un ideale superiore, ovvero quello di pensare al bene dei suoi cittadini. La conclusione è sicuramente risolutiva e “sbroglia” l’imbroglio con un ultimo e definitivo inganno. Molte sono le nomination ai Golden Globes per Amercan Hustle, pellicola amara, realistica e non poco ironica, in ogni caso sicuramente fruibile e decisamente meritevole,
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psyke2006
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lunedì 6 gennaio 2014
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semplicemente da vedere!
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Un film da vedere assolutamente, capace di trattare temi delicati ed emotivamente intensi con grande delicatezza. E' la storia di Cecil Gaines, maggiordomo alla Casa Bianca dal 1952 al 1986, in grado di ottenere il rispetto di ben otto presidenti al quale, la maggior parte dei cittadini americani bianchi di quegli anni, non avrebbero potuto mai ambire.
Un incredibile spaccato tra la sua lotta silenziosa contro il razzismo, le proteste, gli scontri e gli arresti nelle strade statunitensi che vedono come protagonista il figlio primogenito, e la morte del secondo figlio, arruolatosi nella guerra in Vietnam per uno Stato dal quale non è stato mai tutelato nè considerato.
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Un film da vedere assolutamente, capace di trattare temi delicati ed emotivamente intensi con grande delicatezza. E' la storia di Cecil Gaines, maggiordomo alla Casa Bianca dal 1952 al 1986, in grado di ottenere il rispetto di ben otto presidenti al quale, la maggior parte dei cittadini americani bianchi di quegli anni, non avrebbero potuto mai ambire.
Un incredibile spaccato tra la sua lotta silenziosa contro il razzismo, le proteste, gli scontri e gli arresti nelle strade statunitensi che vedono come protagonista il figlio primogenito, e la morte del secondo figlio, arruolatosi nella guerra in Vietnam per uno Stato dal quale non è stato mai tutelato nè considerato.
Con un Forest Whitaker da Oscar ed un cast costituito da attori già premiati all'Oscar che rendono il loro ruolo di comparsa semplicemente essenziale.
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francesca romana cerri
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lunedì 6 gennaio 2014
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il razzismo è merda
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Il film ha una scenaggiatura molto robusta, una regia con un grande ritmo e degli attori strepitosi nella recitazione. Il tema del razzismo è affrontato in modo molto raffinato mettendo sul campo due modi di reagire alla condizione di ineguaglianza. Il padre, maggiordomo a cui hanno ucciso barbaramente suo padre, è un uomo di colore che si è inserito nella società di bianchi divenendo il Maggiordomo della Casa Bianca. Qui è rispettato, ma entra sempre dalla porta di servizio. I presidenti lo trattano amichevolmente ma nelle loro stanza davanti a lui in silenzio, usano tranquillamente linguaggi razzisti e alcuni di loro, non tutti, non remano a favore della uguaglianza tra neri e bianchi.
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Il film ha una scenaggiatura molto robusta, una regia con un grande ritmo e degli attori strepitosi nella recitazione. Il tema del razzismo è affrontato in modo molto raffinato mettendo sul campo due modi di reagire alla condizione di ineguaglianza. Il padre, maggiordomo a cui hanno ucciso barbaramente suo padre, è un uomo di colore che si è inserito nella società di bianchi divenendo il Maggiordomo della Casa Bianca. Qui è rispettato, ma entra sempre dalla porta di servizio. I presidenti lo trattano amichevolmente ma nelle loro stanza davanti a lui in silenzio, usano tranquillamente linguaggi razzisti e alcuni di loro, non tutti, non remano a favore della uguaglianza tra neri e bianchi. Lui, in silenzio inghiottisce i rospi e cerca timtidamente di ottenere almeno una parificazione dei salari con i domestici bianchi. Intanto suo figlio, nipote del nonno ucciso barbaramente,sviluppa la coscienza dell'uguaglianza, e la sviluppa con determinazione deciso a non accontentarsi delle briciole. Comincia una battaglia per la parità in tutto, si fà malmenare per affermare il diritto primitivo di poter sedere in un locale insieme ai bianchi. Gli anni passano e il figlio e il padre arrivano ad una rottura. Il figlio non riconosce nel padre una figura autorevole, non vede che la sua coscienza l'ha eretta in base agli studi che ha potuto fare grazie ai sacrifici del padre. Ma intanto il padre si invecchia facendo il maggiordomo e nella vecchiaia il magone che ha sentito tutta la vita aumenta. E' un magone di fondo il suo ed è un magone anche dello spettatore che guardando questa vicenda sente il dolore di un vero e proprio olocausto continuo. E questo olocausto si ripropone anche oggi metaforicamente ogni volta che ancora in qualcuno c'è un pregiudizio, in qualcuno che per paura della diversità fà un gesto, dice una battuta, o addirittura fà violenza contro chi appartiene a una razza diversa dalla sua. Il razzismo logora dentro chi lo subisce, è come la mafia, è come la guerra .... è merda. E allora per uscire da quel magone il padre si libererà scendendo in piazza ad ascoltare il figlio e a riabbracciarlo. Il film doveva finire qui per essere perfetto. Si trascina fino alle elezioni di Obama e forse in questo pecca di leggero omaggio alla Casa Bianca. Artisticamente era perfetta la chiusura sull'abbraccio tra padre e figlio. Comunque gli Oscar li merita tutti, eccellente.
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(di hollyver07)
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cate88rina
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domenica 5 gennaio 2014
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peccato, il vizietto americano dello sbrodolamento
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Che amarezza uscire dalla sala e non poter dire "che bello questo film". Troppo ambizioso, pretenzioso, raccontare più di mezzo secolo di storia in due ore senza cadere nella banalità e nel visto e rivisto. Autocelebrazione sbrodolata della democrazia americana. Vuoto temporale dagli anni 90 (Bush senior, Clinton, Bush Jr) all'elezione di Obama sa di "vabbè questi saltiamoli". Il regista ha voluto dire troppo e, costretto a fare delle scene flash che non vanno mai a fondo di nulla, perdendo completamente il filo della narrazione, alla fine non dicono nulla di rilevante. Io non ho trovato l'emozione che invece mi sarei aspettata da un film del genere, per l'entusiasmo con cui era stato presentato.
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Che amarezza uscire dalla sala e non poter dire "che bello questo film". Troppo ambizioso, pretenzioso, raccontare più di mezzo secolo di storia in due ore senza cadere nella banalità e nel visto e rivisto. Autocelebrazione sbrodolata della democrazia americana. Vuoto temporale dagli anni 90 (Bush senior, Clinton, Bush Jr) all'elezione di Obama sa di "vabbè questi saltiamoli". Il regista ha voluto dire troppo e, costretto a fare delle scene flash che non vanno mai a fondo di nulla, perdendo completamente il filo della narrazione, alla fine non dicono nulla di rilevante. Io non ho trovato l'emozione che invece mi sarei aspettata da un film del genere, per l'entusiasmo con cui era stato presentato.
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[+] c'è ancora gente capace di non apprezzare film csì
(di no_data)
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pisa93
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domenica 5 gennaio 2014
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una macchina troppo pesante
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Cecil Gaines è un uomo di colore cresciuto tra le barbarie e le violenze delle piantagioni di cotone e nessuno potrebbe immaginare di vederlo, un giorno, maggiordomo alla Casa Bianca.
Lee Daniels sfrutta la straordinaria storia di un "negro di casa" per raccontare una delle pagine più vergognose dell'America, il razzismo, un problema che forse neanche adesso si è risolto.
L'affesco storico è imponente e si carica sulle spalle quasi un secolo di storia americana (dal 1925 al 2008), mancando però di una certa spigliatezza nella narrazione. Sembra di trovarsi davanti ad un'enorme macchina che, pesantemente, cerca di mettersi in moto, ma non ci riesce mai del tutto. In questo modo lo spettatore avverte la potenza di ciò che sta guardando, ma non ci si immedesima mai completamente.
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Cecil Gaines è un uomo di colore cresciuto tra le barbarie e le violenze delle piantagioni di cotone e nessuno potrebbe immaginare di vederlo, un giorno, maggiordomo alla Casa Bianca.
Lee Daniels sfrutta la straordinaria storia di un "negro di casa" per raccontare una delle pagine più vergognose dell'America, il razzismo, un problema che forse neanche adesso si è risolto.
L'affesco storico è imponente e si carica sulle spalle quasi un secolo di storia americana (dal 1925 al 2008), mancando però di una certa spigliatezza nella narrazione. Sembra di trovarsi davanti ad un'enorme macchina che, pesantemente, cerca di mettersi in moto, ma non ci riesce mai del tutto. In questo modo lo spettatore avverte la potenza di ciò che sta guardando, ma non ci si immedesima mai completamente. Nonostante questo "The Butler" è struggente ed ottimamente interpretato, offrendo un interessante spaccato storico che chiunque dovrebbe conoscere.
Il film raccoglie il testimone di pellicole del calibro di "Django Unchained", raccontando la dura lotta per l'eguaglianza attraverso le emozioni di un uomo che, nonostante tutto, è sempre rimasto fedele al suo Paese.
In conclusione ci troviamo davanti ad un film potente, la cui unica pecca è l'eccessiva didascalicità dei fatti, troppo schematici nel loro susseguirsi. Se avesse osato di più sarebbe stato un capolavoro.
Successo di pubblico ed incassi negli States.
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