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pasquiota
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giovedì 16 gennaio 2014
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la storia "al negativo" della società americana
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Trascorre trent'anni come maggiordomo alla Casa Bianca. E dietro le quinte assiste all'avvicendarsi dei Presidenti e delle scelte politiche. Ma non aspettatevi che The Butler ci sciorini i gossip della politica "vista da dentro" o che tratteggi una storia degli Stati Uniti dagli anni '50 agli '80. Lee Daniels infatti mette in opera una ricostruzione delle condizioni dei neri americani e delle lotte civili sostenute, dall'amministrazione Eisenhower fino all'elezione di Obama, attraverso il prisma di una doppia lente, che da un lato inquadra il maggiordomo di colore Cecil Gaines (che incarna le tre scimmiette cinesi, che non parlano, non vedono e non sentono) e dall'altro il di lui figlio, che - al contrario - traversa tutte le aspre e violente vicende della presa di coscienza afroamericana da Luther King a Malcom X e oltre.
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Trascorre trent'anni come maggiordomo alla Casa Bianca. E dietro le quinte assiste all'avvicendarsi dei Presidenti e delle scelte politiche. Ma non aspettatevi che The Butler ci sciorini i gossip della politica "vista da dentro" o che tratteggi una storia degli Stati Uniti dagli anni '50 agli '80. Lee Daniels infatti mette in opera una ricostruzione delle condizioni dei neri americani e delle lotte civili sostenute, dall'amministrazione Eisenhower fino all'elezione di Obama, attraverso il prisma di una doppia lente, che da un lato inquadra il maggiordomo di colore Cecil Gaines (che incarna le tre scimmiette cinesi, che non parlano, non vedono e non sentono) e dall'altro il di lui figlio, che - al contrario - traversa tutte le aspre e violente vicende della presa di coscienza afroamericana da Luther King a Malcom X e oltre.
Rimangono poco più che note di colore i Presidenti, a volte simpatici come Kennedy, altre trafficoni come Nixon o maleducati come Johnson. La chiave di volta va infatti ricercata nella storia "al negativo" della civiltà statunitense e nel lento e traumatico esaurirsi del regime segregazionista; la voce narrante fuori campo, che rappresenta il punto di vista del protagonista, ma anche dell'autore, si evolve nel fluire del tempo e si configura come il fulcro della coscienza collettiva del popolo afroamericano.
Grande interpretazione di Forest Whitaker, come anche dei comprimari, che conferma la curata confezione hollywodiana della pellicola, anche se scorre sotto traccia l'insinuante sospetto che non sia del tutto esente dalla retorica e dagli stereotipi filo Obama.
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catcarlo
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giovedì 16 gennaio 2014
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the butler
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Affermare che la montagna ha partorito il topolino potrà essere banale, ma il modo di dire viene subito in mente dopo aver assistito a questa fiera delle occasioni sprecate. Il racconto della vita di Cecil Gaines, dalle piantagioni di cotone degli anni Venti dove la schiavitù non era ancora finita all’elezione di un presidente nero, era sulla carta interessante perché consente di raccontare la difficile strada verso la parità della gente di colore attraverso gli occhi di un uomo che passa la maggior parte del suo tempo fra i bianchi, anzi nel cuore stesso del loro potere, la Casa Bianca. Cresciuto sottomesso e con una professione che richiede discrezione e invisibilità, Cecil si fa scorrere addosso la vicenda storica della ribellione della sua gente nella quale si infila invece con convinzione il figlio Louis che ne paga le conseguenze nei confronti della legge (botte e prigione) e del padre, che gli sarà per lungo tempo lontano.
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Affermare che la montagna ha partorito il topolino potrà essere banale, ma il modo di dire viene subito in mente dopo aver assistito a questa fiera delle occasioni sprecate. Il racconto della vita di Cecil Gaines, dalle piantagioni di cotone degli anni Venti dove la schiavitù non era ancora finita all’elezione di un presidente nero, era sulla carta interessante perché consente di raccontare la difficile strada verso la parità della gente di colore attraverso gli occhi di un uomo che passa la maggior parte del suo tempo fra i bianchi, anzi nel cuore stesso del loro potere, la Casa Bianca. Cresciuto sottomesso e con una professione che richiede discrezione e invisibilità, Cecil si fa scorrere addosso la vicenda storica della ribellione della sua gente nella quale si infila invece con convinzione il figlio Louis che ne paga le conseguenze nei confronti della legge (botte e prigione) e del padre, che gli sarà per lungo tempo lontano. Ispirato a una figura realmente esistita, il protagonista è una brava persona che lavora sodo ed è attaccata alla famiglia, ma che fa carriera sottomettendosi e non ribellandosi per poi accorgersi troppo tardi che nella sua vità ci poteva essere spazio per qualcosa di più. Ecco, da tutto questo po’ po’ di spunti, il regista Lee Daniels e lo sceneggiatore Danny Strong ricavano un film quasi del tutto piatto dal punto di vista emozionale (la cosa più appassionante è, di gran lunga, il trailer) per colpa anche di una struttura troppo frammentata fatta di brevi momenti che qua e là tendono a ripetersi, come nel rapporto tra Gaines e la moglie Gloria. Non sempre è efficace neppure lo sfruttamento dei momenti topici che si intrecciano alla vita di Cecil: gli assassinii di Kennedy e Martin Luther King sono poco più che accennati e l’esistenza di un secondo figlio, Charlie, sembra servire solo a indicare che, ah sì, c’è stata anche la guerra del Vietnam. Le amnesie (clamorosa l’assenza di Malcolm X, citato di passaggio in una battuta) e le distorsioni storiche del cinema statunitense non hanno mai impedito di fare dei bei film, ma qui la visione è abbastanza superficiale da far sì che, ad esempio, i presidenti sembrino un po’ tutti uguali: apprezzabile la scelta di non ricercare la somiglianza a tutti i costi, ma restano figure bidimensionali con la sola eccezione del Nixon un po’ troppo affezionato alla bottiglia di John Cusack. L’attore è solo uno dei tanti che appaiono solo pochi minuti in un cast davvero esagerato che va da Robin Williams (Eisenowher) ad Alan Rickman (Reagan) e da Vanessa Redgrave (la padrona del piccolo Cecil) a Jane Fonda (probabilmente la migliore nell’impersonare un’energica Nancy Reagan), mentre un po’ più di spazio lo hanno Cuba Gooding Jr e Lenny Kravitz nei panni degli amici e colleghi del protagonista. La prestazioni degli attori è, comunque, la nota più positiva del film e questo vale soprattutto per i ruoli principali. Un dimagrito Forest Whitaker dimostra anche con Cecil Gaines di essere un interprete assai sottovalutato e, accanto a lui, Oprah Winfrey dà vita a Gloria con sorprendente gusto e sensibilità, costretta prima a sopportare le assenze del marito e poi a cercare di mediare tra lui e il figlio (David Oyelowo). Sono loro che, dando profondità ai rapporti interfamiliari igrazie a scene in cui anche la scrittura è più efficace, attirano comunque l’attenzione dello spettatore: certo, se il film terminasse con la presa di coscienza di Cecil sarebbe meglio, ma la pleonastica coda obamiana (che pure odora un po’ di propaganda) ha un suo senso nella chiusura di una fase storica in cui sono vissute e si sono confrontate due anime all’interno della comunità nera degli Stati Uniti. Forse un giorno qualcuno ci racconterà tale confronto con più efficacia, ora possiamo accontentarci di questo elegante (buona la fotografia di Andrew Dunn, incalzante la partitura di Rodrigo Leão) ma un po’ prolisso bigino
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andrea giostra
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giovedì 16 gennaio 2014
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emozionante racconto americano.
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Emozionante, commovente, poetico, “dedicato agli uomini e alle donne che hanno combattuto per la libertà e per i diritti civili”, insomma, un film da vedere assolutamente perché stringe il cuore dello spettatore e riesce a toccare corde delicate e sensibili di chi ama la libertà e la giustizia. Lee Daniels, regista e sceneggiatore al contempo, con questo bel film convince e riesce a raccontare quarant’anni di storia americana attraverso gli occhi di un uomo nero che ha compreso in fretta la crudeltà dei bianchi, la profonda sofferenza per gli affetti perduti e la dolorosa fatica per conquistare un posto di rispetto nel suo paese natio, gli Stati Uniti d’America, dove il suo primo importante insegnamento è stato quello di “guardare con gli occhi dei bianchi per capire cosa vogliono per far nascere in loro un sorriso”.
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Emozionante, commovente, poetico, “dedicato agli uomini e alle donne che hanno combattuto per la libertà e per i diritti civili”, insomma, un film da vedere assolutamente perché stringe il cuore dello spettatore e riesce a toccare corde delicate e sensibili di chi ama la libertà e la giustizia. Lee Daniels, regista e sceneggiatore al contempo, con questo bel film convince e riesce a raccontare quarant’anni di storia americana attraverso gli occhi di un uomo nero che ha compreso in fretta la crudeltà dei bianchi, la profonda sofferenza per gli affetti perduti e la dolorosa fatica per conquistare un posto di rispetto nel suo paese natio, gli Stati Uniti d’America, dove il suo primo importante insegnamento è stato quello di “guardare con gli occhi dei bianchi per capire cosa vogliono per far nascere in loro un sorriso”. Sono stati uomini neri come “The Butler”, grandiosamente interpretato da Forest Whitaker, che più di tutti hanno lentamente, radicalmente e irreversibilmente cambiato il cuore e la ragione degli uomini bianchi ancora radicati ad un passato schiavista e nostalgico di privilegi e di poteri infami costruiti sulla negazione della libertà e dei diritti umani di chi aveva la sola colpa del colore nero della propria pelle.
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aemichele
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giovedì 16 gennaio 2014
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film stupendo che offre ampi spazi di riflessione
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Ritengo sia veramente un ottimo film: bella storia, ottimi attori, semplice da seguire. Ma soprattutto lascia ampi spazi di riflessioni sui temi dell'emarginazione e del razzismo. Io ho visto nella trama del film quella che è la lotta che nei giorni d'oggi combattono le persone omosessuali per vedere riconoscere i propri diritti. A distanza di anni ci meravigliamo di come le persone di colore siano state trattate, eppure era così. Forse tra 50 anni i nostri discendenti diranno lo stesso di noi!
Film che emoziona! Da vedere assolutamente.
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stefanoadm
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lunedì 13 gennaio 2014
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gli stereotipi di un genere in un buon film
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La grande storia americana attraversa le esistenze degli uomini, di singoli uomini, che la osservano, la giudicano, la subiscono, la vivono, la cambiano. Il cinema Usa ha tratteggiato, nel tempo, un vero e proprio genere. Forrest Gump è l’esempio forse più monumentale. The butler si iscrive alla fortunata sottocategoria “afro”, pur caratterizzata da precisazioni e distinguo nelle sue tante incarnazioni.
Quale deve essere, se ci deve essere, il ruolo dei bianchi nella sceneggiatura? E nella produzione? In quale percentuale vanno mixate realtà e fantasia? Occorre scegliere biografie eclatanti, come quella del Malcom X portato sullo schermo da Spike Lee, o esperienze meno appariscenti ma emblematiche, tipo Cecil Gaines – Eugene Allen? Al di là di alcune caratteristiche (potenzialmente) divisive, il genere esiste e The butler ne fa parte.
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La grande storia americana attraversa le esistenze degli uomini, di singoli uomini, che la osservano, la giudicano, la subiscono, la vivono, la cambiano. Il cinema Usa ha tratteggiato, nel tempo, un vero e proprio genere. Forrest Gump è l’esempio forse più monumentale. The butler si iscrive alla fortunata sottocategoria “afro”, pur caratterizzata da precisazioni e distinguo nelle sue tante incarnazioni.
Quale deve essere, se ci deve essere, il ruolo dei bianchi nella sceneggiatura? E nella produzione? In quale percentuale vanno mixate realtà e fantasia? Occorre scegliere biografie eclatanti, come quella del Malcom X portato sullo schermo da Spike Lee, o esperienze meno appariscenti ma emblematiche, tipo Cecil Gaines – Eugene Allen? Al di là di alcune caratteristiche (potenzialmente) divisive, il genere esiste e The butler ne fa parte. Con tutti i limiti e i pregi che questo comporta. Ragion per cui si sa a priori, accostando il film di Daniels, che cosa ci si deve aspettare. Per esempio schematismi insistiti: il figlio ribelle e l’altro inquadrato fino all’estremo sacrificio; i presidenti conservatori che dialogano e si confidano con gli inservienti neri mentre frenano l’avanzamento dei diritti civili; i presidenti progressisti che si battono per l’uguaglianza ma non si accorgono che alla Casa Bianca vengono perpetrate ingiustizie lavorative ai danni del personale di colore. O, più sottilmente, il maggiordomo che trova nel servire l’opportunità di emancipare se stesso e la propria famiglia.
Il tutto, al solito, costruisce con fatica e dolore, ma vittoriosamente, l’America, ne riafferma i valori, ne rilancia il futuro. Prevedibili banalità, secondo alcuni. Che non hanno tutti i torti. Però gli americani certe storie le sanno scrivere e girare bene. E’ il caso di The butler, segnato da un esito narrativo felice, due ore e rotte che scorrono alla grande. Pantheon di personalità politiche e cast di stelle invitano alla gara del riconoscimento. Bravo Whitaker, molto aiutato dal personaggio. Addirittura eccezionale Oprah Winfrey, anche produttrice del film. A proposito di “caratterizzazioni di genere”: qualcuno se la ricorda ne Il colore viola?
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[+] concordanze e... discordanze
(di hollyver07)
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homer52
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lunedì 13 gennaio 2014
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meglio l'attore del regista
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Che sia un bel film non si può di certo negare, anche perchè Forest Whitaker esibisce un'interpretazione superba che da sola vale il biglietto.La storia, del resto, è un miscuglio di problematiche male assortite e messe insieme per dare spessore a un copione povero e scontato.Male riuscito pure il tentativo di dare un volto assomigliante ai diversi presidenti americani descritti in modo eccessivamente caricaturale e scolastico.Comunque fra qualche sbadiglio e una lacrimuccia, si arriva al finale abbastanza agevolmente e con la consapevolezza che quando si fa un'autobiografia bisogna stare molto attenti all'equilibrio fra la realtà e la fantasia per non cadere troppo da un lato nel documentarismo e dall'altro nel grottesco.
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Che sia un bel film non si può di certo negare, anche perchè Forest Whitaker esibisce un'interpretazione superba che da sola vale il biglietto.La storia, del resto, è un miscuglio di problematiche male assortite e messe insieme per dare spessore a un copione povero e scontato.Male riuscito pure il tentativo di dare un volto assomigliante ai diversi presidenti americani descritti in modo eccessivamente caricaturale e scolastico.Comunque fra qualche sbadiglio e una lacrimuccia, si arriva al finale abbastanza agevolmente e con la consapevolezza che quando si fa un'autobiografia bisogna stare molto attenti all'equilibrio fra la realtà e la fantasia per non cadere troppo da un lato nel documentarismo e dall'altro nel grottesco.In questo film, a mio giudizio, tale equilibrio non è stato ben rappresentato.
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tricky05
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domenica 12 gennaio 2014
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the butler, le due facce della storia americana
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Opera interessante ed originale, the Butler ripercorre i principali eventi della storia americana dal 1926 al 2008 dal punto di vista di Cecil, maggiordomo alla Casa Bianca.
Ho letto in un'altra recensione che il film può leggersi come un lungo processo di maturazione dei personaggi che sembra corrispondere, aggiungo, alla evoluzione storica americana dei diritti civili e politici. E' così per il protagonista, un eccellente Forest Withaker, così per la moglie, da casalinga annoiata e infedele a madre premurosa e consorte attenta, così per il figlio Luis, da ribelle coi soldi in tasca a politico modello ed audace. E' così per la storia della Democrazia americana che, nel film, si evolve dal brutale e assurdo omicidio del padre di Cecil, fino all'elezione di Obama alla Casa Bianca.
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Opera interessante ed originale, the Butler ripercorre i principali eventi della storia americana dal 1926 al 2008 dal punto di vista di Cecil, maggiordomo alla Casa Bianca.
Ho letto in un'altra recensione che il film può leggersi come un lungo processo di maturazione dei personaggi che sembra corrispondere, aggiungo, alla evoluzione storica americana dei diritti civili e politici. E' così per il protagonista, un eccellente Forest Withaker, così per la moglie, da casalinga annoiata e infedele a madre premurosa e consorte attenta, così per il figlio Luis, da ribelle coi soldi in tasca a politico modello ed audace. E' così per la storia della Democrazia americana che, nel film, si evolve dal brutale e assurdo omicidio del padre di Cecil, fino all'elezione di Obama alla Casa Bianca.
La trama è accompagnata da un lungo filo di tristezza per tutto il film che non sembra sminuire neanche con la finale elezione di Obama per un maggiordomo ormai vecchio e stanco che non riesce neanche più a sorridere
Film appunto molto interessante e suggestivo e certamente da vedere.
Chissà che succederà alla notte degli Oscar...
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lory4316
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sabato 11 gennaio 2014
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film fantastico
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Mi è piaciuto molto, fantastico.
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flyanto
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giovedì 9 gennaio 2014
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una vita piena di sacrifici e di lotte
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Film in cui si racconta la reale vita di un uomo di colore (interpretato da Forest Whitaker) che, dall' infanzia trascorsa a lavorare sfruttato e maltrattato nelle piantagioni di cotone, giunge nell'età matura a svolgere la mansione di domestico, prima in esclusivi e lussuosi hotels a Washington e poi addirittura presso la Casa Bianca. Nel corso della rappresentazione di questa esistenza, principalmente dell' attività di maggiordomo del protagonista presso la residenza dei vari presidenti statunitensi,vengono presentate anche le lunghe e spesso dure battaglie che la popolazione di colore ha dovuto sostenere negli Stati Uniti d'America al fine di vedere riconosciuti ed ottenere gli stessi diritti riservati alla popolazione bianca americana, nonchè, sul piano personale del protagonista della vicenda, le diverse ideologie ed i suoi eventuali contrasti (provenienti da vissuti ed esperienze di vita, nonchè epoche, differenti) con il proprio figlio maggiore.
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Film in cui si racconta la reale vita di un uomo di colore (interpretato da Forest Whitaker) che, dall' infanzia trascorsa a lavorare sfruttato e maltrattato nelle piantagioni di cotone, giunge nell'età matura a svolgere la mansione di domestico, prima in esclusivi e lussuosi hotels a Washington e poi addirittura presso la Casa Bianca. Nel corso della rappresentazione di questa esistenza, principalmente dell' attività di maggiordomo del protagonista presso la residenza dei vari presidenti statunitensi,vengono presentate anche le lunghe e spesso dure battaglie che la popolazione di colore ha dovuto sostenere negli Stati Uniti d'America al fine di vedere riconosciuti ed ottenere gli stessi diritti riservati alla popolazione bianca americana, nonchè, sul piano personale del protagonista della vicenda, le diverse ideologie ed i suoi eventuali contrasti (provenienti da vissuti ed esperienze di vita, nonchè epoche, differenti) con il proprio figlio maggiore.
Questo film obiettivamente risulta ben realizzato sotto molti punti di vista: sia da quello registico ed interpretativo che anche da quello concernente il tema sociale, esposto in maniera semplice e lineare e dunque comprensibile, con cui il regista Lee Daniels affronta la storia americana delle lotte combattute dai neri, sicuramente poco conosciuta dalla maggior parte degli spettatori non statunitensi.
Al di là, comunque, di tutto ciò, il film di Daniels presenta alcune lungaggini di troppo in alcune sue parti che ne appesantiscono notevolmente il racconto e soprattutto in esso manca quello spirito originale di lotta sociale che invece era presente nel precedente e miglior lavoro del regista, "Precious", e che di conseguenza relega la pellicola ad una pellicola semplicemente retorica e "politically correct".
Infine, sebbene lodevole, anche l'interpretazione dell'attore Forest Whitaker in questa occasione non risulta ai massimi vertici, raggiunti, invece, in altri ruoli da lui svolti precedentemente.
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luciacinefila
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mercoledì 8 gennaio 2014
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impeccabile
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La realtà sempre più spesso supera la fantasia.Storia vera di un grande uomo, di un uomo grande anzi immenso nella sua "normalità".In fin dei conti ciò che che rimane di tale capolavoro è realmente la convizione di come una"brava" persona( di quelle che haimè ormai appartengono ad una razza in via di estinzione)riesca a cambiare il corso della storia con la sua pervicacia e con la sua onestà ma sopratutto con lo zelo nel compiere il suo dovere.Ci sono immagini che resteranno scolpite nella mia memoria in particolare la tenerezza che lega i due coniugi anche verso il tramonto della loro vita il rispetto che provano l'uno per l 'altra la forza nel difendere le idee che li unisce.Un film a parer mio fra i belli di questi ultimi tempi non solo per i valori che mette in risalto ma anche per la impeccabile ricostruzione dell'epoca ( non poi così lontana da noi).
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La realtà sempre più spesso supera la fantasia.Storia vera di un grande uomo, di un uomo grande anzi immenso nella sua "normalità".In fin dei conti ciò che che rimane di tale capolavoro è realmente la convizione di come una"brava" persona( di quelle che haimè ormai appartengono ad una razza in via di estinzione)riesca a cambiare il corso della storia con la sua pervicacia e con la sua onestà ma sopratutto con lo zelo nel compiere il suo dovere.Ci sono immagini che resteranno scolpite nella mia memoria in particolare la tenerezza che lega i due coniugi anche verso il tramonto della loro vita il rispetto che provano l'uno per l 'altra la forza nel difendere le idee che li unisce.Un film a parer mio fra i belli di questi ultimi tempi non solo per i valori che mette in risalto ma anche per la impeccabile ricostruzione dell'epoca ( non poi così lontana da noi).Uno spaccato di storia visto da chi non poteva liberamente commentare ma che poteva però liberamente giudicare.....Le vere rivoluzioni si fanno con la forza delle proprie idee non con la violenza.
Famiglia,amore per la propria patria(nonostante tutto)..l'essere ligi al proprio dovere, godere di ciò che si ha anche se poca cosa....Un vero e proprio codice di vita al quale tutti dovremmo ispirarci.Romantico,ma mai mieloso con una interpretazione del incommensurabile Whitaker che non ha uguali!!!!
Posso affermare senza timore di smentita alcuna che sarà il film dell'anno e quindi non potete perderne assolutamente la visione.Quando il "cinema" è davvero "CINEMA".Bellissimo.
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