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il beppe nazionale
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domenica 2 febbraio 2014
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un portentoso attacco all'ipocrisia usa
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Il regista Daniels ripercorre le vicende di Eugene Allen, storico maggiordomo di colore della Casa Bianca, alternando il racconto storico a quello - riadattato - della vita famigliare del protagonista. Whitaker veste i panni di Cecile Gaines (la trasposizione cinematografica di Allen) mentre la famosissima Oprah inscena la moglie di quest'ultimo. Il cast è ricco di nomi famosi e volti noti che si succedono tra un presidente e l'altro: Mariah Carey è la madre di Eugene, Robin Williams interpreta Eisenhower e il buon Alan Rickman - che sembra avere un debole per i personaggi "viscidi" - è Ronal Raegan, per citarne alcuni. L'arco narrativo compre l'infanzia di Eugene fino ad arrivare all'elezione di Obama, passando per i tumulti degli anni '60-'70 e le difficoltà della famiglia Gaines, attuando una buona ricostruzione dal punto di vista storiografico e infarcendo di adattamenti la storia di Allen.
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Il regista Daniels ripercorre le vicende di Eugene Allen, storico maggiordomo di colore della Casa Bianca, alternando il racconto storico a quello - riadattato - della vita famigliare del protagonista. Whitaker veste i panni di Cecile Gaines (la trasposizione cinematografica di Allen) mentre la famosissima Oprah inscena la moglie di quest'ultimo. Il cast è ricco di nomi famosi e volti noti che si succedono tra un presidente e l'altro: Mariah Carey è la madre di Eugene, Robin Williams interpreta Eisenhower e il buon Alan Rickman - che sembra avere un debole per i personaggi "viscidi" - è Ronal Raegan, per citarne alcuni. L'arco narrativo compre l'infanzia di Eugene fino ad arrivare all'elezione di Obama, passando per i tumulti degli anni '60-'70 e le difficoltà della famiglia Gaines, attuando una buona ricostruzione dal punto di vista storiografico e infarcendo di adattamenti la storia di Allen. Come di consueto Nixon e Raegan vengono presentati nei loro tratti peggiori, quasi stessimo vedendo una puntata di Futurama, mentre Eisenhower e Kennedy sono circondati da un'aura sacrale che li descrive come quelli che più ebbero a cuore la questione dei diritti civili. Tuttavia non è la ricostruzione storica ciò che, a mio avviso, scuote veramente le coscienze. Sicuramente le scene dei "Freedom Bus" e della protesta non-violenta colpiscono la sensibilità dello spettatore, ma si tratta di un "già visto" a cui abbiamo fatto l'abitudine, così come abbiamo fatto l'abitudine agli eventi dell'Olocausto e alle scene dei documentari. Ebbene, in The Butler vi è qualcosa che colpisce più a fondo, qualcosa che manifesta in maniera lampante l'ipocrisia e la carenza morale degli americani bianchi. Questo qualcosa sono le scene in cui Eugene serve e deve restare muto, "come se non ci fosse", ordine impartito prima nella casa padronale e poi dalla Casa Bianca. Il maggiordomo di colore serve mentre i politici discutono candidamente di come impedire ai neri di ottenere i diritti, mentre stile e passione vengono pagati il 40% in meno rispetto ai bianchi, mentre atti estremi si fanno necessari per smuovere gli animi dei presidenti. In questa forma narrativa l'americano fa la figura dell'incivile, del liberatore menzoniero che spadroneggia su persone considerate alla stregua degli animali da lavoro. Si tratta di scene talmente cariche ed evidenti che lasciano trasparire il colore del regista: Daniels è nero e il suo film è il punto di vista dei neri. Credo che questo sia un importante valore aggiunto poichè accede a una sensibilità che un regista bianco difficilmente è in grado di dominare e riproporre. Per il resto il film prosegue con lo scontro famigliare da Eugene e suo figlio maggiore, il quale intraprende la protesta nera fino ad aprire una pericolosa parentesi con le Black Panthers. Lascia particolarmente straniti il personaggio di Oprah in quanto caratterizzato da una continua incostanza. La moglie di Eugene infatti passa dall'essere moglie e madre modello a donna alcolizzata vittima degli eventi, con uno spessore intellettuale che tocca dei picchi in certe circostanze per poi annullarsi in altre. In definitiva comunque The Butler è un film che ben si articola tra i "già visti" e gli spunti di riflessione da cui emerge la sconfitta morale del 99% dei bianchi americani.
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[+] quelli che "servono"...!
(di hollyver07)
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il beppe nazionale
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domenica 2 febbraio 2014
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un portentoso attacco all'ipocrisia bianca
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Il regista Daniels ripercorre le vicende di Eugene Allen, storico maggiordomo di colore della Casa Bianca, alternando il racconto storico a quello - riadattato - della vita famigliare del protagonista. Whitaker veste i panni di Cecile Gaines (la trasposizione cinematografica di Allen) mentre la famosissima Oprah inscena la moglie di quest'ultimo. Il cast è ricco di nomi famosi e volti noti che si succedono tra un presidente e l'altro: Mariah Carey è la madre di Eugene, Robin Williams interpreta Eisenhower e il buon Alan Rickman - che sembra avere un debole per i personaggi "viscidi" - è Ronal Raegan, per citarne alcuni.
L'arco narrativo compre l'infanzia di Eugene fino ad arrivare all'elezione di Obama, passando per i tumulti degli anni '60-'70 e le difficoltà della famiglia Gaines, attuando una buona ricostruzione dal punto di vista storiografico e infarcendo di adattamenti la storia di Allen.
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Il regista Daniels ripercorre le vicende di Eugene Allen, storico maggiordomo di colore della Casa Bianca, alternando il racconto storico a quello - riadattato - della vita famigliare del protagonista. Whitaker veste i panni di Cecile Gaines (la trasposizione cinematografica di Allen) mentre la famosissima Oprah inscena la moglie di quest'ultimo. Il cast è ricco di nomi famosi e volti noti che si succedono tra un presidente e l'altro: Mariah Carey è la madre di Eugene, Robin Williams interpreta Eisenhower e il buon Alan Rickman - che sembra avere un debole per i personaggi "viscidi" - è Ronal Raegan, per citarne alcuni.
L'arco narrativo compre l'infanzia di Eugene fino ad arrivare all'elezione di Obama, passando per i tumulti degli anni '60-'70 e le difficoltà della famiglia Gaines, attuando una buona ricostruzione dal punto di vista storiografico e infarcendo di adattamenti la storia di Allen. Come di consueto Nixon e Raegan vengono presentati nei loro tratti peggiori, quasi stessimo vedendo una puntata di Futurama, mentre Eisenhower e Kennedy sono circondati da un'aura sacrale che li descrive come quelli che più ebbero a cuore la questione dei diritti civili.
Tuttavia non è la ricostruzione storica ciò che, a mio avviso, scuote veramente le coscienze. Sicuramente le scene dei Freedom Bus e della protesta non-violenta colpiscono la sensibilità dello spettatore, ma si tratta di un "già visto" a cui abbiamo fatto l'abitudine, così come abbiamo fatto l'abitudine agli eventi dell'Olocausto e alle scene dei documentari. Ebbene, in The Butler vi è qualcosa che colpisce più a fondo, qualcosa che manifesta in maniera lampante l'ipocrisia e la carenza morale degli americani bianchi. Questo qualcosa sono le scene in cui Eugene serve e deve restare muto, "come se non ci fosse", ordine impartito prima nella casa padronale e poi alla Casa Bianca. Il maggiordomo di colore serve mentre i politici discutono candidamente di come impedire ai neri di ottenere i diritti, mentre stile e passione vengono pagati il 40% in meno rispetto ai bianchi, mentre servono atti estremi per smuovere gli animi dei presidenti. In questa forma narrativa l'americano fa la figura dell'incivile, del liberatore menzoniero che spadroneggia su persone considerate alla stregua degli animali da lavoro. Il nero accoglie la mano di chi lo bastona o di chi, più in generale, non fa nulla per progredire nella civiltà elementare. Si tratta di scene talmente cariche ed evidenti che lasciano trasparire il colore del regista: Daniels è nero e il suo film è il punto di vista dei neri. Credo che questo sia un importante valore aggiunto poichè accede a una sensibilità che un regista bianco difficilmente è in grado di dominare e riproporre.
Per il resto il film prosegue con lo scontro famigliare da Eugene e suo figlio maggiore, il quale intraprende la protesta nera fino ad aprire una pericolosa parentesi con le Black Panthers (da segnalare la condanna di questo movimento operata tramite l'abbigliamento e il comportamento dei membri).
Lascia particolarmente straniti il personaggio di Oprah in quanto caratterizzato da una continua incostanza. La moglie di Eugene infatti passa dall'essere moglie e madre modello a donna alcolizzata vittima degli eventi, con uno spessore intellettuale che tocca dei picchi in certe circostanze per poi annullarsi in altre.
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@emma
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martedì 28 gennaio 2014
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film fantastico!
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Ho pianto dall'inizio alla fine, un film commovente ed istruttivo, a mio parere il migliore di quest'anno! Attori da standing ovation e una storia strappa lacrime che percorre anni rilevanti nella storia americana. Lo consiglio assolutamente... Andatelo a vedere perchè merita!
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hanniballectar
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lunedì 27 gennaio 2014
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un film molto americano
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The Butler-Un maggiordomo alla Casa Bianca è sicuramente un film americano, che ripercorre una parte di storia contemporanea molto importante per i diritti umani, ma che per tale può essere meglio apprezzato dal popolo che quella storia se la sente sulla pelle. Ben costruito ed interpretato, come ogni film storico che si rispetti, salvo alcune poche eccezioni, in alcune parti risulta essere un pò lento e lo spettatore tende a distrarsi, soprattutto chi quella parte di storia non la conosce alla perfezione. Apprezzabile l'interpretazione di Eisenhower fatta da Robin Williams, ormai scomparso dalle scene già da un pò, come quella di Lenny Kravitz, che recita nella parte di un cameriere, che lavora con il protagonista alla Casa Bianca.
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The Butler-Un maggiordomo alla Casa Bianca è sicuramente un film americano, che ripercorre una parte di storia contemporanea molto importante per i diritti umani, ma che per tale può essere meglio apprezzato dal popolo che quella storia se la sente sulla pelle. Ben costruito ed interpretato, come ogni film storico che si rispetti, salvo alcune poche eccezioni, in alcune parti risulta essere un pò lento e lo spettatore tende a distrarsi, soprattutto chi quella parte di storia non la conosce alla perfezione. Apprezzabile l'interpretazione di Eisenhower fatta da Robin Williams, ormai scomparso dalle scene già da un pò, come quella di Lenny Kravitz, che recita nella parte di un cameriere, che lavora con il protagonista alla Casa Bianca. La morale del film è di facile interpretazione. Il protagonista dopo aver dedicato una vita al suo lavoro dI maggiordomo ed aver ripudiato il figlio, che ha provato a cambiare la condizione dei neri americani e di tutto il mondo, convinto che quello fosse l'unico destino possibile per lui, si rende conto che esiste una prospettiva di vita diversa da quella che gli è stata imposta: la libertà.
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melvin ii
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domenica 26 gennaio 2014
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un film americano per un pubblico americano
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The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca è un film drammatico del 2013 scritto e diretto da Lee Daniels con protagonista Forest Whitaker
La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'articolo di giornale A Butler Well Served by This Election[1], scritto dal giornalista Wil Haygood e pubblicato sul The Washington Post, che narra la vicenda di Eugene Allen, maggiordomo della Casa Bianca per più di trent'anni.
Nel film il nome del protagonista è stato modificato in Cecil Gaines.
Fin qui le notizie che potete ricavare da Wikipedia o da qualsiasi sito che si occupi di cinema.
La campagna pubblicitaria e marketing in questi mesi è stata ben fatta per incuriosire il pubblico,
“La storia di un uomo, la storia di un Paese” recita la locandina.
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The Butler - Un maggiordomo alla Casa Bianca è un film drammatico del 2013 scritto e diretto da Lee Daniels con protagonista Forest Whitaker
La pellicola è l'adattamento cinematografico dell'articolo di giornale A Butler Well Served by This Election[1], scritto dal giornalista Wil Haygood e pubblicato sul The Washington Post, che narra la vicenda di Eugene Allen, maggiordomo della Casa Bianca per più di trent'anni.
Nel film il nome del protagonista è stato modificato in Cecil Gaines.
Fin qui le notizie che potete ricavare da Wikipedia o da qualsiasi sito che si occupi di cinema.
La campagna pubblicitaria e marketing in questi mesi è stata ben fatta per incuriosire il pubblico,
“La storia di un uomo, la storia di un Paese” recita la locandina.
C’era grande attesa per questo film. Io stesso ero molto curioso cosi per rispettare la tradizione del Capodanno al cinema, ho fatto la mia scelta.
Come me, l’hanno fatta in tanti. La sala del cinema era gremita.
Il trailer annunciava la presenza di vari Premi Oscar(Robin Williams, Vanessa Redgrave, Cuba Gooding Jr.) insieme a un cast davvero di primo ordine(Janet Fonda, John Cusack e Alan Rickman).
Il progetto del regista era quello di raccontare le tematiche del razzismo e della lotta per i diritti civili dei neri in America dagli anni venti ad oggi attraverso gli occhi e la vita del protagonista Cecil Gaines.
Un ragazzo cresciuto nelle piantagioni di cotone e spettatore impotente del brutale omicidio del padre.
Gaines però sarà destinato ad essere “un nero diverso”.
Imparerà a servire nelle case dei bianchi Essere invisibile e puntuale ed indossare una maschera per i bianchi sarà il suo lavoro.
La sua professionalità e determinazione lo porteranno ad essere maggiordomo per oltre trent’anni alla Casa Bianca con vari presidenti
Il film, molto lento e retorico, si divide tra vita privata e lavorativa del protagonista.
Sono due,a mio modesto avviso, le cose per cui the Butler merita d’essere visto,di mercoledi ( il biglietto costa meno):
Il controverso e travagliato rapporto tra padre e figlio” ribelle”, impegnato nei diritti civili.
Gaines è un nero” tradizionalista” e non capisce il figlio. Si allontano, ma il protagonista mentre “serve” il presidente Reagan nel pieno dell’Apartheid sudafricana
comprende finalmente le idee del figlio e si ritroveranno a lottare insieme.
Il secondo è la magistrale e toccante interpretazione di Oprah Winfrey. Alla sua seconda esperienza come attrice, la popolare showgirl americana commuove nel ruolo di moglie di Gaines.
Le scene tra Oprah Winfrey e Forest Whitaker sono ben recitate e dirette.
Una coppia che si tiene per mano per una vita.
The Butler è un film americano per il pubblico americano in definitiva, ma resta comunque un contributo per capire chi eravamo e da dove siamo venuti e di quanto il razzismo e diritti civili non si debba mai smettere di parlare.
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pata992
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mercoledì 22 gennaio 2014
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un film riuscito come pochi
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Quando la prima volta ho visto il triler di "the butler" sapevo già che il film avrebbe soddisfatto le mie aspettative. Cecil Gaines,un ragazzo di colore, dopo l'infanzia lascia la piantagione di cotone in cerca di una vita migliore. Approdando a Washington si accorge che la vita non sarebbe stata così facile; inizia a lavorare in un hotel come cameriere/tutto-fare finchè un giorno non arriva la grande opportunità di lavorare alla casa bianca. Per Cecil e la sua famiglia questa è una grande opportunità ma, tuttavia le cose non vanno come egli sperava: la moglie inizia ad ubriacarsi ed il figlio maggiore milita in proteste contro la segregazione razziale.
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Quando la prima volta ho visto il triler di "the butler" sapevo già che il film avrebbe soddisfatto le mie aspettative. Cecil Gaines,un ragazzo di colore, dopo l'infanzia lascia la piantagione di cotone in cerca di una vita migliore. Approdando a Washington si accorge che la vita non sarebbe stata così facile; inizia a lavorare in un hotel come cameriere/tutto-fare finchè un giorno non arriva la grande opportunità di lavorare alla casa bianca. Per Cecil e la sua famiglia questa è una grande opportunità ma, tuttavia le cose non vanno come egli sperava: la moglie inizia ad ubriacarsi ed il figlio maggiore milita in proteste contro la segregazione razziale. Questo film ha ben descritto gli anni "bui" dell'America, il regista è riuscito nell'intento di dare al pubblico una visione organica della società in cui le persone di colore erano semplicementi servi della razza bianca. La storia, raccontata attraverso gli occhi del protagonista, mette in luce tutte le fasi storiche che hanno condotto alla società contemporanea. Le diverse legislature dei presidenti americani sono state il crescendo di una sensibilizzazzione sempre maggiore nei confronti dei diritti civili degli americani di colore; il fatto che fossero tutelati a livello legislativo però, non comporta automaticamente che si crei un senso civile a livello popolare; la visione di questo film ha fatto apparire chiaro, almento per i miei occhi, quanto il problema del razzismo sia un problema estremamente attuale. Ci consideriamo uno stato democratico ma..lo siamo davvero?
Film emozionante, commovente.. assolutamente un MUST.
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moghi
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mercoledì 22 gennaio 2014
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inconsistente
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Mi aspettavo di vedere un grande film focalizzato sulla narrazione delle vicende legate alle lotte sui diritti civili delle genti afroamericane ma ho visto (a tratti) un documentario mal realizzato. Qualche bella prova d'interpretazione (Whitacker su tutti) e una sceneggiatura ambiziosa ma inconcludente. Inconsistenete, nonostatnte una storia originale ed intrigante, adatto a coloro a cui piacciano le storie trattate a livello di format televisivo del pomeriggio.
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hollyver07
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sabato 18 gennaio 2014
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manuale del "tackle" nei giochi di hollywood
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Ciao. Nel titolo di questo commento (non inteso come recensione) ho trasformato in metafora lo scherzetto (fatto davvero a regola... d'arte - ndr.) che il mondo del cinema ha riservato a "The butler". Ampliando la metafora... l'azione è simile al tackle che subisce un quarterback di football americano quando viene "stirato" dai difensori avversari - in questo caso il ruolo di quarterback è assimilabile ad Oprah Winfrey la quale, nei mesi precedenti a gennaio poteva vantare molti consensi per la candidatura agli oscar di "The butler", innegabilmente... la sua creatura. Cosa sia successo non è dato sapere ma è chiarissimo l'esito dei principali contest artistici made USA: 0 su 0 nomination in tutte le categorie dai Golden globe sino all'Academy Awards.
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Ciao. Nel titolo di questo commento (non inteso come recensione) ho trasformato in metafora lo scherzetto (fatto davvero a regola... d'arte - ndr.) che il mondo del cinema ha riservato a "The butler". Ampliando la metafora... l'azione è simile al tackle che subisce un quarterback di football americano quando viene "stirato" dai difensori avversari - in questo caso il ruolo di quarterback è assimilabile ad Oprah Winfrey la quale, nei mesi precedenti a gennaio poteva vantare molti consensi per la candidatura agli oscar di "The butler", innegabilmente... la sua creatura. Cosa sia successo non è dato sapere ma è chiarissimo l'esito dei principali contest artistici made USA: 0 su 0 nomination in tutte le categorie dai Golden globe sino all'Academy Awards. Le motivazioni della debacle...? Difficili da dedurre, forse gli altri film erano migliori di questo? Non saprei dire...! In termini di resa sul pubblico, girando per i forum, si trovano le consuete separazioni dei giudizi di gradimento, non so in quale percentuale ma non mi è parso vi fossero clamorosi ed eccessivi sbilanciamenti nelle preferenze. L'idea che mi son fatto in merito è quella che lo sgambetto possa essere "figlio" di qualche dialogo, presente nel film, mal digerito da quell'entità (indeffinita ed un pelino aliena) che è Hollywood. Un esempio è la considerazione con la quale hanno trattato un grande attore come Sydney Poitier (citato nel film ed inteso a "La calda notte dell'ispettore Tibbs") del quale hanno riproposto l'etichettatura di "negro che recita da bianco" (o simili...) che già venne usata per sminuirne la figura attoriale,dimenticando che almeno ad Hollywood, alla faccia del maccartismo, di Hoover e del mancato rispetto dei diritti civili, un afroamericano riuscì a recitare in ruoli attivi ed importanti nel cinema (quindi nel contesto di una nazione spietatamente votata alla cultura dello spettacolo) dal 1950 circa in poi, ottenendo l'oscar nel 1963 per "I gigli del campo". Bene... in un film completamente afroamericano, l'aver denigrato il primo attore afroamericano (di riconosciuto ed incontestabile talento) vincitore di un oscar non credo abbia suscitato sorrisi di compiacimento nell'ambiente dove a Poitier (e non solo a lui) fu finalmente "concesso" d'emergere nonostante le agitate acque sociali del periodo. Certe scivolate di "stile" la mecca del cinema non le lascia mai passare indenni ed ho la netta sensazione che le mancate nomination possano essere una conseguenza di un atteggiamento troppo "orientato" nei significati, piuttosto che una eviente carenza artistica del film. Fine del tedio e saluti a chi si darà la pena di leggere
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lilith.
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sabato 18 gennaio 2014
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era un mondo in bianco e nero
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Un prologo nelle piantagioni di cotone che hanno lo stesso sapore di sangue di quelle di Django Unchained di Quentin Tarantino, la magistrale interpretazione di Forest Whitaker, la lotta estenuante dei neri contro la violenza, l'ignoranza e contro la propria dignità, per poi giungere all'epilogo che in realtà è solo l'inizio di una Nazione Libera, senza più leggi razziali né terrore, con il primo Presidente nero degli Stati Uniti d'America. Ed è subito capolavoro: Lee Daniel ha realizzato un film emozionante proprio perché così intriso di verità e di storia. La storia di un popolo che ha dovuto chinare la testa davanti alla scelta, tutto fuorché umana, di ubbidire o morire, di resistere o soccombere.
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Un prologo nelle piantagioni di cotone che hanno lo stesso sapore di sangue di quelle di Django Unchained di Quentin Tarantino, la magistrale interpretazione di Forest Whitaker, la lotta estenuante dei neri contro la violenza, l'ignoranza e contro la propria dignità, per poi giungere all'epilogo che in realtà è solo l'inizio di una Nazione Libera, senza più leggi razziali né terrore, con il primo Presidente nero degli Stati Uniti d'America. Ed è subito capolavoro: Lee Daniel ha realizzato un film emozionante proprio perché così intriso di verità e di storia. La storia di un popolo che ha dovuto chinare la testa davanti alla scelta, tutto fuorché umana, di ubbidire o morire, di resistere o soccombere. Un padre che per mantenere la propria famiglia nell'agio di una casa al sicuro dalla cattiveria degli uomini, ha dovuto rinunciare ad essere sé stesso per essere ciò che gli altri volevano vedere: una persona trasparente, o peggio, "un negro di casa". Nei 132 minuti di pellicola ci viene mostrata, senza troppi filtri, di quali mostruosità è capace l'uomo, di quale superbia ed egoismo. Allo stesso modo, d'altro canto, Daniels fa chapeau a chi è morto per sostenere i propri ideali, per sostenere il proprio popolo (Martin Luther King) o per ridare il giusto orientamento alla propria nazione (Kennedy). Più semplicemente, il film ci mostra un paese che, caparbio o più correttamente ottuso, non rinuncia a voler guardare ad un mondo in bianco (bianchi) e nero (neri), senza accorgersi quanto, in realtà, la vita sia ricca di colore.
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pascale marie
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venerdì 17 gennaio 2014
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dignità calpestate
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E' un film emozionante, vero, elegantemente svolto e con un cast eccezzionale. Racconta la vita di un ragazzino di colore, poi uomo, Cecil che insieme ai suoi genitori lavora in una piantagione di cotone nel profondo Sud degli Stati Uniti, la Georgia, il padrone violenta la madre e poi spara al padre freddamente davanti agli occhi del figlioletto. A quei tempi, siamo negli anni '20, le persone di colore erano schiavi e considerate proprietà dei padroni bianchi, dovevano solo ubbidire e non avevavo diritti alcuni. Il ragazzino viene preso a lavorare come piccolo negro di casa, servendo a tavola ma non deve ascoltare, non deve parlare. Nessuno deve accorgersi che lui è nella stanza.
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E' un film emozionante, vero, elegantemente svolto e con un cast eccezzionale. Racconta la vita di un ragazzino di colore, poi uomo, Cecil che insieme ai suoi genitori lavora in una piantagione di cotone nel profondo Sud degli Stati Uniti, la Georgia, il padrone violenta la madre e poi spara al padre freddamente davanti agli occhi del figlioletto. A quei tempi, siamo negli anni '20, le persone di colore erano schiavi e considerate proprietà dei padroni bianchi, dovevano solo ubbidire e non avevavo diritti alcuni. Il ragazzino viene preso a lavorare come piccolo negro di casa, servendo a tavola ma non deve ascoltare, non deve parlare. Nessuno deve accorgersi che lui è nella stanza. Gli anni passano, Cecil diventa un cameriere di grande rispetto e notato da uno dello staff della Casa Bianca, vi andrà a lavorare come maggiordomo servendo ben 7 Presidenti da Eisenhower a Reagan. Cecil non ha mai dimenticato che deve solo accondiscendere e fare ciò che i bianchi vogliono che i neri facciano anzi prevenire ogni loro desiderio. E con il suo comportamento esemplare, dignitoso e la sua immensa pazienza ottiene rispettabilità e la massima considerazione da tutti i colleghi, di colore come lui e dai Presidenti succeduti alla Casa Bianca. In Famiglia però le cose non vanno tanto bene, la moglie reclama che passa più tempo alla Casa Bianca che non a casa sua con lei, Louis il figlio maggiore, che non accetta le umiliazioni e la rassegnata sottomissione del padre, si ribella e combatte per avere parità dei diritti civili ed è sempre dentro e fuori di prigione. Questo film è uno stralcio della storia americana, della lotta contro il razzismo, dei movimenti pacifisti i Freedom Riders e delle Black Panters che rispondono violentemente ai divieti imposti dalle leggi ingiuste contro le persone di colore che non possono frequentare posti pubblici, bar, autobus, scuole. Sono gli anni difficili e amari della guerra del Vietnam e di una Nazione forte ma che mostra anche la propria fragilità e soprattutto le diverse facciate, le proprie contraddizioni nel proclamare l'uguaglianza di tutti i popoli, ma che sembra poi non accorgersi dello stridore dei loro comizi con i fatti concreti che accadono proprio in casa loro, soprattutto in alcuni Stati del Sud. Cecil ormai vecchio pensionato e solo, si riconcilia con il figlio, anzi va a protestare con lui. Ed è proprio lui con un J'accuse che paragona tutto quello che è stato fatto e che hanno subito le popolazioni di colore ai campi di concentramento e al massacro degli Ebrei. Cecil, il dedito ed esemplare maggiordomo attraversa così la sua vita vedendo i grandi cambiamenti che hanno trasformato l'America, e soprattutto la sua "razza inferiore" come veniva chiamata. Nel 2008 viene eletto alla Presidenza degli Stati Uniti d'America, un giovane uomo di colore, Barack Obama, che riscatterà e ripagherà Cecil e la sua gente di tutte le umiliazioni e le ingiustizie subite. Andate a vedere questo film.
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