michele
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lunedì 14 ottobre 2013
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lo stile di sofia colpisce ancora
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Ancora una volta Los Angeles, ancora una volta Hollywood e il suo mondo. Con Sofia Coppola c'eravamo lasciati con il bellissimo "Somewhere", vincitore del Leone d'oro alla 67a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, che ci raccontava la vita piuttosto triste, solitaria e depressa di una star del cinema d'azione, all'interno del famoso Motel Chateau Marmont.
"The bling ring" non si discosta poi molto da quest'ultimo film, sia da un punto di vista geografico (la storia è tutta ambientata a Los Angeles) sia per la realtà sociale che descrive. Un gruppo di ragazzini adolescenti, annoiati e in cerca di eccessi, si diverte ad effettuare una serie di incursioni nelle Ville delle star di Hollywood tra Beverly Hills e Bel-Air approfittando dell'assenza dei loro padroni, impegnati sui set o in sfarzosi party in giro per il mondo, per rubare tutto quello che di più prezioso ci può essere: soldi, gioielli, ma anche e soprattutto vestiti, scarpe, borse.
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Ancora una volta Los Angeles, ancora una volta Hollywood e il suo mondo. Con Sofia Coppola c'eravamo lasciati con il bellissimo "Somewhere", vincitore del Leone d'oro alla 67a Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, che ci raccontava la vita piuttosto triste, solitaria e depressa di una star del cinema d'azione, all'interno del famoso Motel Chateau Marmont.
"The bling ring" non si discosta poi molto da quest'ultimo film, sia da un punto di vista geografico (la storia è tutta ambientata a Los Angeles) sia per la realtà sociale che descrive. Un gruppo di ragazzini adolescenti, annoiati e in cerca di eccessi, si diverte ad effettuare una serie di incursioni nelle Ville delle star di Hollywood tra Beverly Hills e Bel-Air approfittando dell'assenza dei loro padroni, impegnati sui set o in sfarzosi party in giro per il mondo, per rubare tutto quello che di più prezioso ci può essere: soldi, gioielli, ma anche e soprattutto vestiti, scarpe, borse. Sono dei ladri, ma non tanto di denaro, quanto piuttosto ladri di fama, di visibilità, alla ricerca di quell'esibizionismo che li faccia diventare glamour come le star a cui stanno rubando. Come sempre la Coppola usa il suo stile pulito, asciutto, mono tono, semi-documentaristico, dove non mostra molto, ma dice tanto. In questa sostanziale piattezza narrativa dove tutto procede lungo una linea retta, si nasconde in realtà una descrizione acuminata e dettagliata di un mondo e di uno stile vita che crea una sorta di circolo vizioso. 'The bling ring' infatti ci mette di fronte non ad una semplice riflessione sul disagio adolescenziale che sarebbe stata quantomai banale e noiosa, ma piuttosto ci fa scoprire come si generano certe figure che volenti o nolenti, monopolizzano l'attenzione dei media, diventando spesso una notizia e un modello di riferimento per i più giovani. La storia a cui assistiamo non è semplicemente quindi quella di un gruppo di cattivi ragazzi della Los Angeles 'bene', ma è in realtà, ad un livello molto più profondo di analisi, la storia di Paris Hilton, di Lindsay Lohan , di come nascono certe icone scandalistiche che proprio grazie alle loro malefatte riescono nel contempo ad avere grande visibilità e a loro modo anche successo. Queste personalità, che sembrano essere descritte all'inizio come le vittime della vicenda, in realtà ne sono le colpevoli, indirettamente sono le responsabili morali di questi episodi, sulle quali ricadono e si ripercuotono, come una sorta di legge del contrappasso, le stesse azioni maldestre ed eccessive di cui sono protagoniste nella loro vita quotidiana. L'importante non è essere dei professionisti nel proprio lavoro, ma fare di tutto per apparire, sfruttando i nuovi metodi di comunicazione come i social network, facebook in particolare, che permette di mostrarsi subito, in tempo reale e peggiori cose si fanno e si commettono, maggiore è l'attenzione e l'importanza che si ottiene.
Molto bella a questo proposito la scena finale del film che chiude il cerchio della storia, con una delle ragazzine arrestate per i furti, che durante un'intervista invita ad andare sul suo blog per sapere tutto di lei. Una nuova star è nata!
Michele I.
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ultimoboyscout
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martedì 1 settembre 2015
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louboutin, tiffany e vuitton.
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Una storia di (presunto) disagio e (presunta) ribellione per Sofia Coppola,o forse, di ragazzine borghesi viziate, annoiate dalla vita perchè hanno già tutto, anzi troppo. E' una storia purtroppo vera, successa nel 2009, quando il suddetto gruppo di teenager, dopo aver monitorato in rete i movimenti di tantissime star hollywoodiane, decide di introdursi nelle loro case per derubarli di gioielli, scarpe, borse, vestiti e accessori vari, tutti rigorosamente firmati, griffati e di grandissimo valore, salvo poi venire arrestati, processati e condannati. Leslie Mann ed Emma Watson sono gli unici volti noti ma bisogna dimenticarsi della brillante moglie di Judd Apatow e soprattutto di Hermione e della bambina che l'ha interpretata.
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Una storia di (presunto) disagio e (presunta) ribellione per Sofia Coppola,o forse, di ragazzine borghesi viziate, annoiate dalla vita perchè hanno già tutto, anzi troppo. E' una storia purtroppo vera, successa nel 2009, quando il suddetto gruppo di teenager, dopo aver monitorato in rete i movimenti di tantissime star hollywoodiane, decide di introdursi nelle loro case per derubarli di gioielli, scarpe, borse, vestiti e accessori vari, tutti rigorosamente firmati, griffati e di grandissimo valore, salvo poi venire arrestati, processati e condannati. Leslie Mann ed Emma Watson sono gli unici volti noti ma bisogna dimenticarsi della brillante moglie di Judd Apatow e soprattutto di Hermione e della bambina che l'ha interpretata. Il suo personaggio, Nicki, si ispira ad Alexis Neiers, così come le altre ragazze Taissa Farmiga, Katie Chang, Claire Julie e il giovane Israel Broussard sono creati a misura degli altri componenti della banda di ladri. Il film è, senza giri di parole, brutto e noioso, ma la Coppola è brava a non giudicare i suoi personaggi, limitandosi ad osservarli da dietro la macchina da presa nei loro furti e nell'illusione di vivere nel lusso più sfrenato (da raggiungere rigorosamente senza fare sacrifici e senza alcuna fatica) in un mondo farlocco e artificioso tutto loro, in cui rubano con leggerezza cose del tutto superflue e alla stessa maniera postano foto patetiche sui social network. Ma per fortuna la realtà arriva, improvvisa e spietata, ed ha le sembianze della Polizia a riportare un minimo di ordine. La regista sfoggia tutto il suo gusto glamour e uno stile pop e videoclippettaro, lanciando l'allarme sul vuoto di una generazione e della società che la circonda e sul bisogno di quei giovani di imitare/emulare le star. Cinema intimista e raffinato ma del tutto ripetitivo come il modus operandi della gang.
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eleonora panzeri
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venerdì 6 dicembre 2013
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un reality mal riuscito
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Il film dovrebbe raccontare la storia vera di un gruppo di ragazzi americani che decide di rubare a casa di noti attori , mostrando la pochezza dei valori delle nuove generazioni interessate solo alla vita dissipata,al lusso e all’emulazione di star di dubbio esempio morale. Sofia Coppola questa volta fallisce creando un falso documentario noioso, irrealistico e ripetitivo. L’idea di utilizzare un’attrice famosa come Emma Watson risulta fuorviante essendo lei stessa già una diva, per un film del genere credo sarebbe stato opportuno usare attori poco noti per creare uno stacco netto tra chi è famoso e chi non lo è. Le stesse dimore dei protagonisti avrebbero dovuto essere meno abbienti o almeno se non era il denaro a essere un problema, sarebbe dovuto emergere in modo marcato l’ossessività del follower seguace delle star, disposto a tutto pur di entrare in possesso di un feticcio del properio idolo.
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Il film dovrebbe raccontare la storia vera di un gruppo di ragazzi americani che decide di rubare a casa di noti attori , mostrando la pochezza dei valori delle nuove generazioni interessate solo alla vita dissipata,al lusso e all’emulazione di star di dubbio esempio morale. Sofia Coppola questa volta fallisce creando un falso documentario noioso, irrealistico e ripetitivo. L’idea di utilizzare un’attrice famosa come Emma Watson risulta fuorviante essendo lei stessa già una diva, per un film del genere credo sarebbe stato opportuno usare attori poco noti per creare uno stacco netto tra chi è famoso e chi non lo è. Le stesse dimore dei protagonisti avrebbero dovuto essere meno abbienti o almeno se non era il denaro a essere un problema, sarebbe dovuto emergere in modo marcato l’ossessività del follower seguace delle star, disposto a tutto pur di entrare in possesso di un feticcio del properio idolo. Nell’unica scena dove sono presenti alcune dive, il gruppo le snobba senza minimamente curarsi di loro. Inoltre anche se non vivo in America sono scettica riguardo alla sicurezza che dilaga nelle loro strade, non credo neanche per un secondo che la gente possa permettersi di lasciare auto di lusso aperte con tanto di mazzette di soldi in bella mostra, per non parlare di lussuose ville di infiniti metri quadri totalmente deserte, senza sorveglianza e senza personale. In un negozio le commesse danno più fretta, in questo film i ladri avevano il tempo di provare e scegliere ciò che più gli aggradava, nel dubbio di tornare la volta successiva. L'unica cosa che riesce ad emerge è la satira al sistema giuridico americano, dove chiaramente l’innocente è l’attore più bravo .
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(di hollyver07)
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cianoz
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mercoledì 27 agosto 2014
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come scrivere una sceneggiatura in 5 minuti
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Allora, esprimere un giudizio ponderato su Bling Ring è difficile. Difficile perché bisogna trattenersi dall'usare parole poco eleganti. Innanzitutto va detto che una trama non esiste, si tratta di una accozzaglia di scene ripetitive reiterate all'infinito senza particolari contenuti, ne dialoghi. Non che una storia ci debba essere per forza in un film, ma se ne può fare a meno se c'è qualcos'altro. Qui no, non c'è una storia e non c'è nemmeno altro, se non il concetto che esistono delle ragazzine ricche annoiate che si comportano male. Veniamo ai dettagli. L'infinita sequela di scene, sempre uguali, vede un gruppetto di 15-16enni infilarsi a ripetizione nelle case dei VIP di Los Angeles e asportare vestiti, gioielli, soldi e amenicoli vari.
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Allora, esprimere un giudizio ponderato su Bling Ring è difficile. Difficile perché bisogna trattenersi dall'usare parole poco eleganti. Innanzitutto va detto che una trama non esiste, si tratta di una accozzaglia di scene ripetitive reiterate all'infinito senza particolari contenuti, ne dialoghi. Non che una storia ci debba essere per forza in un film, ma se ne può fare a meno se c'è qualcos'altro. Qui no, non c'è una storia e non c'è nemmeno altro, se non il concetto che esistono delle ragazzine ricche annoiate che si comportano male. Veniamo ai dettagli. L'infinita sequela di scene, sempre uguali, vede un gruppetto di 15-16enni infilarsi a ripetizione nelle case dei VIP di Los Angeles e asportare vestiti, gioielli, soldi e amenicoli vari.
Il livello di realismo di questo film è tale che deve essere stato pensato specificatamente per menti particolarmente deficienti, dato che ci viene dato a vedere che tutti i cantanti e attori di Hollywood vivono DA SOLI in ville costosissime e quando si assentano le lasciano TUTTI rigorosamente vuote, senza vigilanti, custodi, amici, parenti, neanche un cane da guardia. E nemmeno uno straccio di servitù, un maggiordomo, un cameriere, una donna delle pulizie. Sono tutte ville da milioni di dollari... di cui si occupano i singoli VIP individualmente e in prima persona. Ma l'apice si raggiunge già minuto 22, quando apprendiamo che Paris Hilton oltre a seguire rigorosamente la regola di non avere nessuno a custodire casa, si premura anche di lasciare le chiavi di casa... sotto allo zerbino.
A proposito, l'indirizzo di casa di tutti i VIP di Los Angeles sta su Internet, così come è pubblicamente disponibile l'agenda dei loro impegni, in modo da sapere esattamente quando non sono a casa. Dimenticavo, NESSUNA delle ville dei VIP è dotata di allarme, o se lo è, è SEMPRE disinserito. Tutto questo naturalmente questo secondo il pensiero della pseudo regista Sofia Coppola. La quale ha confezionato un film specificatamente per teen agers deficienti. Molto deficienti.
Altre chicche sono la polizia che ferma una sedicenne che guida ubriaca e fa un incidente ma dal giorno dopo è libera e felice in mezzo alle feste, come se nulla fosse. E aggiungiamo che dei genitori di... chiunque non c'è traccia fino a quando la polizia non va ad arrestare i pargoli. Realistico, davvero.
Oltre a questo non c'è molto altro da dire, il soggetto del film poteva anche essere meritevole, ma la sig.ra Sofia Coppola si è ben guardata dal realizzare qualcosa che lo valorizzasse. Ammirevole.
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kondor17
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martedì 3 giugno 2014
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sì poteva fare di meglio
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Primo film che vedo di Sofia Coppola, attirato più che altro dalla storia interessante, di cui già avevo letto, e dalla presenza di Emma Thompson, che seguo sin dal primo harry potter. Avendo poi una figlia di circa quell'età, mi sto documentando :). Nonostante le testimonianze nel forum, risulta difficile credere che tali lussuosissime residenze non abbiano né un sistema di allarme, né delle porte decenti, lasciate addirittura sempre aperte. I cinque adolescenti, infatti, non sono mai costretti a commettere effrazione, né per rubare in casa di gente tipo Hilton, Lohan o di Orlando Bloom, né per appropriarsi di mazzette di bigliettoni lasciate ad arte nella tasche delleportiere, ovviamente aperte, delle varie Porsche.
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Primo film che vedo di Sofia Coppola, attirato più che altro dalla storia interessante, di cui già avevo letto, e dalla presenza di Emma Thompson, che seguo sin dal primo harry potter. Avendo poi una figlia di circa quell'età, mi sto documentando :). Nonostante le testimonianze nel forum, risulta difficile credere che tali lussuosissime residenze non abbiano né un sistema di allarme, né delle porte decenti, lasciate addirittura sempre aperte. I cinque adolescenti, infatti, non sono mai costretti a commettere effrazione, né per rubare in casa di gente tipo Hilton, Lohan o di Orlando Bloom, né per appropriarsi di mazzette di bigliettoni lasciate ad arte nella tasche delleportiere, ovviamente aperte, delle varie Porsche. Solo una videocamera di sorveglianza? Ma come, dai...Il film per il resto non sarebbe neanche male, e descrive a dovere le vacuità di giovani il cui unico scopo sembra essere il piacere effimero della trasgressione, per avere poi tanti "mi piace" o richieste d'amicizia, non importa come ottenute. Come ha fatto i soldi Paris Hilton o Kirsten Durst o qual'è la vera storia di Angelina Jolie (di Calcutta) in fondo non interessa loro per niente. La vita va bevuta ora, adesso, in un solo sorso, con qualsiasi mezzo, facendosi, rubando, ballando. Meglio un giorno da leoni.... e domani chi se ne frega. D'altronde sono pur sempre (la frase più esplicativa del film) in America, dove Bonnie e Clyde non solo sono nati, ma tuttora sono tra i più amati. Ma i conti si fanno alla fine ed alla fine chi si salva? Domanda sciocca: nella città dello star system, ovviamente la migliore attrice!
Ottimo il montaggio e la musica, un pò ripetitive e un tantino surreali le scene dei furti, discreta la recitazione dei ragazzi, sul resto stendiamo un velo. Alla fine risulta un fumettone che scivola senza volerlo nel grottesco-demenziale. Voto 6-- comunque guardabile
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vaness
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venerdì 27 giugno 2014
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sbagliato dal principio
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Un mondo pieno di lustrini e cervelli vuoti, il disfacimento del mondo dell'adolescenza e adolescenti stessi privi di sogni,obiettivi da raggiungere,interessati sollo all'apparenza. E' questo ciò che ci propone il nuovo film di Sofia Coppola. Quello che ci vorrebbe proporre,per correggermi, ma che in realtà non riesce mai a presentarci con questa pellicola. Il messaggio è dato da una sceneggiatura basata su un articolo letto su una famosa rivista americana e da cui la Coppola ha iniziato a sviluppare la sua storia;peccato davvero che sia riuscita a sviluppare ben poco! Il film infatti presenta una sceneggiatura molto carente nella caratterizzazione dei personaggi e nella narrazione della storia;inutile dire che vuoti logici e personalità piatte,poco curate e per nulla approfondite fanno da contorno a quello che rimane solo un qualunque fatto di cronaca americano.
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Un mondo pieno di lustrini e cervelli vuoti, il disfacimento del mondo dell'adolescenza e adolescenti stessi privi di sogni,obiettivi da raggiungere,interessati sollo all'apparenza. E' questo ciò che ci propone il nuovo film di Sofia Coppola. Quello che ci vorrebbe proporre,per correggermi, ma che in realtà non riesce mai a presentarci con questa pellicola. Il messaggio è dato da una sceneggiatura basata su un articolo letto su una famosa rivista americana e da cui la Coppola ha iniziato a sviluppare la sua storia;peccato davvero che sia riuscita a sviluppare ben poco! Il film infatti presenta una sceneggiatura molto carente nella caratterizzazione dei personaggi e nella narrazione della storia;inutile dire che vuoti logici e personalità piatte,poco curate e per nulla approfondite fanno da contorno a quello che rimane solo un qualunque fatto di cronaca americano. La storia infatti è poco verosimile nella realtà comune, avrebbe potuto rappresentare solo lontanamente quella che è la vera realtà del mondo dei giovani se solo avesse avuto una storia di per sè più verosimile! D'altra parte,chi conosce ragazzi di diciotto,vent'anni che si intrufolano con così tanta inverosimile facilità nelle case di persone famose per svaligiare ogni bene di loro proprietà?...Si capisce che è un contesto troppo lontano e tra l'altro mal sviluppato(seppur realmente accaduto) non adatto da proporre alle giovani generazione che si recano in sala. Trama che vuole arrivare al messaggio di per sè un pò forzato che alla fine riesce a dirci tutto e niente, scene usate per 'riempire' la durata del film che grazie a queste riesce a sfiorare l'ora e mezza,regia assente,fotografia poco curata e non cerchiamo di giustificare la scarsità della qualità con ciò che il messaggio vuole comunicare.cerchiamo l'obiettività nel giudicare qualcosa che ci è stato proposto di vedere!
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gianlucarinaldi
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venerdì 12 settembre 2014
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tremendamente realistico e attuale
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Un gruppo di annoiate e sgallettate adolescenti californiane, più un maschietto mezzo effeminato, decidono di penetrare nelle ville dei loro VIP preferiti per derubarne abiti e oggetti di valore. Il piano sembra funzionare alla grande.
Durerà poco.
Ispirato ad un fatto di cronaca alquanto "sui generis" ma realmente accaduto, l'ultimo lungometraggio di Sofia Coppola presenta uno sguardo veritiero e volutamente distaccato sulla gioventù moderna.
Sempre caratterizzata da lunghi piani sequenza, l'eccellente regia della Coppola esplora le abitudini insane ed eccessive dei protagonisti senza mai ostentare alcun giudizio personale, lasciando al pubblico piena facoltà di giudizio. Narratrice silenziosa e nascosta, la Coppola ci mostra la nuda e incensurata verità dei fatti, che talvolta si rivela essere anche parecchio inquietante: ne è un esempio la scena in cui due dei protagonisti, Marc e Rebecca, sniffano coca mentre lei guida la macchina ad alta velocità, il tutto ripreso in un piano sequenza all'interno della macchina stessa.
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Un gruppo di annoiate e sgallettate adolescenti californiane, più un maschietto mezzo effeminato, decidono di penetrare nelle ville dei loro VIP preferiti per derubarne abiti e oggetti di valore. Il piano sembra funzionare alla grande.
Durerà poco.
Ispirato ad un fatto di cronaca alquanto "sui generis" ma realmente accaduto, l'ultimo lungometraggio di Sofia Coppola presenta uno sguardo veritiero e volutamente distaccato sulla gioventù moderna.
Sempre caratterizzata da lunghi piani sequenza, l'eccellente regia della Coppola esplora le abitudini insane ed eccessive dei protagonisti senza mai ostentare alcun giudizio personale, lasciando al pubblico piena facoltà di giudizio. Narratrice silenziosa e nascosta, la Coppola ci mostra la nuda e incensurata verità dei fatti, che talvolta si rivela essere anche parecchio inquietante: ne è un esempio la scena in cui due dei protagonisti, Marc e Rebecca, sniffano coca mentre lei guida la macchina ad alta velocità, il tutto ripreso in un piano sequenza all'interno della macchina stessa.
Bravi tutti i giovani attori (Katie Chang, Israel Broussard, la Taissa Farmiga di "American Horror Story") ma la vera sorpresa è la Nikki di Emma Watson, finalmente lontana dal personaggio di Hermione Granger. La Watson interpreta qui una principessina alto-borghese viziata e incredibilmente falsa (vedi il modo con cui si difende dalle accuse e i suoi propositi di pace e beneficenza per il futuro).
Peccato per lo script abbastanza povero (anche se è di cronaca che si parla) e per la trama a tratti ripetitiva.
A questo punto viene spontaneo il paragone con "Il Giardino Delle Vergini Suicide", bellissimo film della Coppola sempre incentrato sull'indagine sociologica dell'adolescenza. The Bling Ring non possiede quella potenza e quella carica emotiva che hanno reso Il Giardino un vero e proprio grido disperato da parte dei giovani contro la società bigotta ed eccessivamente conformista dell'America moderna.
Qui ci si concentra piuttosto sui possibili motivi che hanno spinto i veri responsabili a compiere questi atti: protesta silenziosa? Semplice ribellione? Tentativo di attirare su di se l'attenzione? Sete di fama? Bisogno di sentirsi accettati dagli altri oppure da se stessi?
Forse un po' tutte.
Interessanti le relazioni interpersonali tra personaggi, sopratutto nel finale quando le amicizie che li legavano rivelano la loro natura superficiale ed egoistica: alla fine l'importante è stato essere amici su Facebook e farsi le foto insieme in discoteca giusto?
Niente di più tremendamente attuale.
Piccola curiosità: le scene girate a casa di Paris Hilton sono state effettivamente girate nientemeno che... a casa di Paris Hilton! Perché tanto entusiasmo? Guardate il film, poi avremo tutto il tempo di discutere sui problemi mentali dei VIP di Hollywood (e su pessimi gusti in fatto di cuscini).
Poi uno si chiede perché i giovani siano problematici.
Basta guardare a chi si ispirano.
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lorenzodv
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lunedì 3 febbraio 2020
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sofia ci emoziona ancora
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Come da un documentarista non ci si aspetterebbe un lavoro che penetra nell'animo ma più probabilmente un racconto fedele, così nel guardare un film di Sofia Coppola lo spettatore non cerca di capire cosa succede nella storia ma bada a ciò che accade a lui mentre segue la storia.
Per seguire questo film in maniera intensa bisogna essere disponibili a tornare adolescenti, a desiderare con ingenuità, ad avere poche preoccupazioni e l'entusiasmo facile. Ecco che allora l'esproprio proletario delle scarpe firmate diventa possibile anche se il senno ci ricorda che nessuno è mai morto di una grave malattia chiamata carenza di scarpe firmate. E proprio appena ci siamo riusciti, appena abbiamo iniziato a sentirci a nostro agio in panni adeguati, non un attimo dopo arriva il castigo.
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Come da un documentarista non ci si aspetterebbe un lavoro che penetra nell'animo ma più probabilmente un racconto fedele, così nel guardare un film di Sofia Coppola lo spettatore non cerca di capire cosa succede nella storia ma bada a ciò che accade a lui mentre segue la storia.
Per seguire questo film in maniera intensa bisogna essere disponibili a tornare adolescenti, a desiderare con ingenuità, ad avere poche preoccupazioni e l'entusiasmo facile. Ecco che allora l'esproprio proletario delle scarpe firmate diventa possibile anche se il senno ci ricorda che nessuno è mai morto di una grave malattia chiamata carenza di scarpe firmate. E proprio appena ci siamo riusciti, appena abbiamo iniziato a sentirci a nostro agio in panni adeguati, non un attimo dopo arriva il castigo. E' giustizia questa? E' giustizia questa, avrebbe detto un altro personaggio che di quel concetto se n'intendeva.
La mirabile autrice ci lascia a noi stessi in questa fase mentre ci domandiamo sempre più: è giustizia questa?
Si, ma quale?
Forse è ingiusto è che ci sia in giro gente che ha disponibilità talmente sopra la media da doversi inventare il concetto di status simbol per utilizzarle (perché diversamente parte delle loro disponibilità non sarebbero sfruttabili).
Forse è ingiusto è che ci siano in giro persone semplici che all'importanza dello status simbol credono e vivono inseguendolo.
Forse è ingiusto è che manchi il senso del sacrificio e si desideri ottenere la ricchezza in modo non semplice in effetti, comunque semplicistico.
Forse è ingiusto che le risorse pubbliche siano utilizzate per proteggere oggetti tutto sommato insulsi appartenenti a persone che saprebbero benissimo proteggersi da sole se soltanto gliene importasse (una serratura sarebbe bastata).
E mentre ci domandiamo queste ed altre cose sui valori che ci accomunano, la conclusione ci viene naturale: se fosse accaduto a noi avremmo cercato di incolpare qualcun altro.
Altro che crisi adolescenziale. Brava Sofia ma non andremo mai a fare shopping insieme in un grande magazzino.
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jacopo b98
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lunedì 30 settembre 2013
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il sorprendente quinto film della coppola
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Hollywood, 2011. Una banda di ragazzi (in realtà tutte femmine tranne Marc [Broussard]) opera vari furti in case di attori e personaggi famosi quali Paris Hilton, Megan Fox, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Rachel Bilson, ecc. Acchiappati dalla polizia diventeranno famosi. Quinto film della figlia di Francis Ford Coppola, Sofia, come sempre anche sceneggiatrice. Dopo il controverso Somewhere, la regista abbandona le sue paranoie da figlia d’arte per realizzare un film più “classico”. Non esce dai suoi canoni e non si allontana dai suoi argomenti preferiti (fama, ricchezza, moda, star, ecc.) e racconta la sconvolgente storia vera della banda del Bling Ring.
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Hollywood, 2011. Una banda di ragazzi (in realtà tutte femmine tranne Marc [Broussard]) opera vari furti in case di attori e personaggi famosi quali Paris Hilton, Megan Fox, Orlando Bloom, Lindsay Lohan, Rachel Bilson, ecc. Acchiappati dalla polizia diventeranno famosi. Quinto film della figlia di Francis Ford Coppola, Sofia, come sempre anche sceneggiatrice. Dopo il controverso Somewhere, la regista abbandona le sue paranoie da figlia d’arte per realizzare un film più “classico”. Non esce dai suoi canoni e non si allontana dai suoi argomenti preferiti (fama, ricchezza, moda, star, ecc.) e racconta la sconvolgente storia vera della banda del Bling Ring. Non è un film violento, bensì sconvolgente: è un’opera che si astiene dal commento poiché le azioni che si vedono nel film si commentano da sole. La Coppola racconta una generazione, non ossessionata, malata. È una forma di malattia mentale quella che si vede nel film eppur è il ritratto fedelissimo della gioventù di oggi. E quello che fa più male è dover pensare che la suddetta è il futuro. Altro spunto interessante del film è la rappresentazione pacchiana (ma di un realismo impressionante) della nobiltà “hollywoodiana” e se le case delle star possono apparir esagerate basti dire che l’abitazione di Paris Hilton non è ricostruita, bensì vera, inclusa la mitica stanza delle scarpe e la discoteca con palo per la lap-dance. Quella della Coppola è dunque una cronaca di una gioventù malata, ma anche una critica alla ricchezza esagerata dell’aristocrazia hollywoodiana. Visivamente perfetto (fotografia: Harris Savides e Christopher Blauvelt, scenografie: Anne Ross, costumi: Stacey Battat), con un’ottima colonna sonora di musica moderna, è sicuramente il miglior film di Sofia Coppola nonché un ottimo film nel panorama cinematografico del 2013. Attori eccellenti, spiccano la Chang, Broussard e la Watson. Ha aperto in concorso la sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2013. Da non perdere assolutamente.
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giugy3000
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martedì 1 ottobre 2013
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tanto rumore per nulla, ennesimo flop coppoliano
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Sofia Coppola non si distanzia neppure stavolta dal "fil rouge" che lega quasi tutti i suoi lavori, e nuovamente i suoi protagonisti sono personaggi soli, insoddisfatti e di rimando infelici, spinti a colmare con strani mezzi il loro vuoto esistenziale. Si ritorna, dopo la breve interruzione con l'età adulta di Jhonny Marco in "Somewhere", all'amato mondo adolescianziale, di cui Sofia adora studiare con fare quasi antropologico i pensieri e le azioni di queste menti fresche e contorte, così piene di vita e al contempo così prossime alla morte. Dopo le cinque eteree bellezze de "Il giardino delle vergini suicide" anche qui vediamo una trama tutta al femminile, in cui l'unico uomo del gruppo (Marc) appare un essere androgino, forse deficitario di un sano sviluppo, forse gay inconfessato.
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Sofia Coppola non si distanzia neppure stavolta dal "fil rouge" che lega quasi tutti i suoi lavori, e nuovamente i suoi protagonisti sono personaggi soli, insoddisfatti e di rimando infelici, spinti a colmare con strani mezzi il loro vuoto esistenziale. Si ritorna, dopo la breve interruzione con l'età adulta di Jhonny Marco in "Somewhere", all'amato mondo adolescianziale, di cui Sofia adora studiare con fare quasi antropologico i pensieri e le azioni di queste menti fresche e contorte, così piene di vita e al contempo così prossime alla morte. Dopo le cinque eteree bellezze de "Il giardino delle vergini suicide" anche qui vediamo una trama tutta al femminile, in cui l'unico uomo del gruppo (Marc) appare un essere androgino, forse deficitario di un sano sviluppo, forse gay inconfessato. La regista trasforma in film non un libro e neppure solo un banale fatto di cronaca, ma un articolo della scrittrice Nancy Jo Sales pubblicato su VanityFair.com nel Marzo 2010 intitolato "I sospetti indossavano delle Louboutins". Sarà stato il fatto che sicuramente rendere una storia così atipica e senza dei veri colpi di scena nel plot non era impresa facile, ma senza dubbio dalla scarna vicenda di questi snob ragazzini della Valley ne si poteva tirare fuori un qualcosina di più. Purtroppo il ritmo lento di "Somewhere", ripetitivo e a tratti soporifero ritorna...anche stavolta il mondo dei cinque ragazzi della gang che rubò al mondo dello star system di L.A quasi 3 milioni di dollari è denso di scene viste e riviste e una volta vista la prima mezz'ora di film si può decisamente saltare all'ultimo quarto d'ora. Sicuramente, ripeto, non aiuta certo riportare sulla schermo una vicenda scarna, poco documentata, a tratti persino inverosimile, ma le vie per salvarsi dall'ennesimo buco nell'acqua c'erano tutte, bastava un tocco in più di interpretazione personale e forse di fantasia, anzichè attenersi scrupolosamente ad ogni minimo dettaglio dell'articolo. La Coppola da vita al film che peggio la rappresenta, che sicuramente non avremmo attribuito al suo nome neppure sotto costrizione se non fosse comparso nei titoli di testa.Tra borse Chanel, tacchi Miu Miu, orologi Rolex e varie pellicce i cinque "amici" che sono tali solo per un fugace momento senza neppur sapere il significato della parola, passano mesi increbili sotto il segno dei furti di star come Paris Hilton e Linsday Lohan; il giochetto è semplice, basta alzare lo zerbino per trovare le chiavi del paradiso o salire sopra un Audi dimenticata aperta, perchè i veri ricchi saranno anche tali, ma certamente anche ingenui e un tantino stupidi. Il motivo di tutto ciò se già si possiede una villa a tre piani, si frequenta il college più inn e si ha già tutto quel che desidera? E' la noia a spingere questi appena diciottenni in azioni di tal tipo, l'inseguimento di una fama suprema, nutrendo infinita ammirazione per star come Orlando Bloom o Angelina Jolie, che più del Papa o del Dalai Lama rappresentano un perfetto condesato di stile e Karma. Ragazzi che non si pentiranno mai, che forse non vedranno mai al di là del loro viale con le palme cosa sono i valori, quelli veri, non quelli dorati di milioni di dollari. Sofia Coppola non si schiera, non analizza, non trascende alcun significato neppure tra le righe e tutto si ferma ad un'estetica di facciata, dove i veri protagonisti non sono più gli animi di queste personalità deviate e un po' malate ma l'esibizionismo della vera casa reale di Paris Hlton, che per gentile concessione ha permesso alla Coppola di girare molte scene nella sua vera modestissima abitazione. Molti spunti erano interessanti e meritevano una parentesi, dei falsh back, qualcosa a cui aggrapparsi per non scivolare nel monotono come la voce delle famiglie dei ragazzi (di tutti!), di questo elemento del furto a sè, per puro piacere, per credersi fan estremi di una vita che tutti abbiamo sognato di avere almeno una volta. Una volta rotta la bolla di divertimento tra le fashion victims e la magia per creare nuovi assurdi e costosissimi outfit, i ragazzi annegano la loro quotidianità tra tirate di coca e feste da sballo, in cui non conta confondersi ma emergere, esser riconosciuti ed invidiati per una cosa che dovrebbe essere priva di attenzione sociale, anzi, negata dalla stessa. In questa pellicola piatta, che scivola giù come un sorso d'acqua e viene espulsa dalla mente altrettanto facilmente c'è da riconoscere un elegante uso delle inquadratura, un ottima fotografia e degli interpreti tutto sommato di degno rispetto, fra cui spicca a mio avviso Israel Broussard, ossia Marc, l'unico uomo del gruppo. Buona anche la colonna sonora e l'uso, anche se un po' esagerato, dei ralenti che rendono un po' più accattivante l'insieme. Purtroppo cara Sofia di tutto questo pandemonio di sponsor e pubblicità (vi dico solo che è anche "sponsored by Sephora!") resta solo un cartellone pubblicitario al neon e l'immagine della Watson che sexy come non mai diventa scena cult quando tira fuori la lingua sulla dancefloor. Continuiamo a sognare il ritorno di una Coppola in forma come ai tempi di "Lost in traslation" e a consigliarle di dire "basta" a trame mal riuscite che di questo passo faranno affondare definitivamente il suo (ancora) buon nome.
Da evitare al cinema come la peste.
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