jumpaolo
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venerdì 4 ottobre 2013
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come un maiale nel fango
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Forse al pubblico italiano si devono fornire prodotti più alla sua portata, forse la storiella d'amore avrebbe avuto più successo magari con bacio finale e morte della protagonista. Nel paese di uomini e donne dove tutto è finto, dove la forma prevale sul contenuto, dove essere di tendenza é questione di vita o di morte, il film della Coppola mi appare un atto di accusa contro il mondo del vacuo e del superfluo in cui tutto il paese sguazza come un maiale nel fango. Proprio unn bel film signora Coppola
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(di paolo salvaro)
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(di hollyver07)
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mauritaz
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giovedì 26 settembre 2013
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la coppola ad un nuovo livello
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Una prova di grande maturità quella della Coppola, che pende coraggio e decide, in questo film, di scardinare il suo linguaggio tipico, rimescolandone le caratteristiche per creare un film diverso e nuovo che si discosta dai precedenti. Bling Ring è un viaggio di sola andata nel mondo glitterato e patinato delle celebrità visto attraverso gli occhi avidi ed enormemente confusi, di un gruppo di teenagers americani; un po’ per gioco e un po’ per caso questi delinquenti in erba si ritrovano ad intrufolarsi nelle case delle celebrità alla ricerca di cimeli e oggetti feticcio ( fino anche agi loro animali) che rubano e indossano senza pietà e decisamente senza vergogna.
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Una prova di grande maturità quella della Coppola, che pende coraggio e decide, in questo film, di scardinare il suo linguaggio tipico, rimescolandone le caratteristiche per creare un film diverso e nuovo che si discosta dai precedenti. Bling Ring è un viaggio di sola andata nel mondo glitterato e patinato delle celebrità visto attraverso gli occhi avidi ed enormemente confusi, di un gruppo di teenagers americani; un po’ per gioco e un po’ per caso questi delinquenti in erba si ritrovano ad intrufolarsi nelle case delle celebrità alla ricerca di cimeli e oggetti feticcio ( fino anche agi loro animali) che rubano e indossano senza pietà e decisamente senza vergogna. Molti i punti di eccellenza del film, a partire dalla colonna sonora strepitosa ( del resto la Coppola non ci ha mai deluso da questo punto di vista) che calca le scene fondamentali e accompagna, invece, lo svolgimento del film. Altra eccellenza è senza dubbio la regia, impeccabile, senza mancare di profondità e coinvolgimento, ci conduce nelle vite di questi ragazzi piano piano, ce li fa scoprire fino in fondo senza pregiudizi, lasciando a noi il compito della sentenza finale. Emma Watson, senza dubbio la punta di diamante del cast, riesce a dare vita al suo personaggio con tale naturalezza che quasi ci si dimentica che lei in realtà è davvero una celebrità.
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pippopalomba
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giovedì 26 settembre 2013
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di nuovo adolescenza, ma con un nuovo registro
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La Coppola torna a raccontare, dopo “Il giardino delle vergini suicide” e “Marie Antoinette” l'età adolescenziale, ma lo fa con un piglio decisamente diverso: non più adolescenza confusa al limite dello stordimento, ma scelleratezza e incoscienza, unite ad una buona dose di ossessività. Bling Ring racconta la vita di un gruppo di ragazzi annoiati con il chiodo fisso delle celebrità e del gossip spicciolo, normali adolescenti della middleclass, se non fosse per la meticolosità con cui decidono di penetrare nelle vite delle celebrities che tanto adorano. Incursioni, furti con scasso e veri e propri piani degni di Lupin per arrivare anche solo a sfiorare quella gloria e quella fama che vorrebbero possedere loro stessi.
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La Coppola torna a raccontare, dopo “Il giardino delle vergini suicide” e “Marie Antoinette” l'età adolescenziale, ma lo fa con un piglio decisamente diverso: non più adolescenza confusa al limite dello stordimento, ma scelleratezza e incoscienza, unite ad una buona dose di ossessività. Bling Ring racconta la vita di un gruppo di ragazzi annoiati con il chiodo fisso delle celebrità e del gossip spicciolo, normali adolescenti della middleclass, se non fosse per la meticolosità con cui decidono di penetrare nelle vite delle celebrities che tanto adorano. Incursioni, furti con scasso e veri e propri piani degni di Lupin per arrivare anche solo a sfiorare quella gloria e quella fama che vorrebbero possedere loro stessi. Il film è ben diretto e decisamente meno lento di Lost in Translation: un susseguirsi di eventi e un crescendo di frenesia che dona all’intero film un andamento scorrevole e divertente. Emma Watson è di sicuro la migliore, tutti molto bravi gli altri attori, ma Emma è decisamente sopra la media ed è forse questo il ruolo definitivo che le permetterà di scollarsi di dosso la candida immagine di Hermione. Un film bello da vedere (e rivedere), che forse si discosta dai soliti temi tanto cari alla Coppola, ma che non perde la sua cifra stilistica.
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febluz
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giovedì 10 ottobre 2013
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un banale evento che fa pensare molto !
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Sophia Coppola è riuscita davvero a trasformare una storia all'apparenza "piatta" in un film che lascia molto meditare sulla crisi esistenziale e sulla mancanza di personalità di una categoria di adolescenti e/o giovani che guarda quasi con divinazione al mondo, spesso effimero, dello spettacolo. Degli amici che poi, invece, si riveleranno tutto fuorché amici. L'importante è apparire, essendo disposti a tutto per ottenere l'obiettivo. Il "voglio ma non posso" più spassoso. Sophia Coppola riesce, con grande sensibilità, a presentare questo "mondo" con critica a tratti distaccata, sottolineandone però la grande superficialità.
Chi lo reputa come un film solo "noioso" probabilmente non ha capito il contenuto e il messaggio della regista.
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Sophia Coppola è riuscita davvero a trasformare una storia all'apparenza "piatta" in un film che lascia molto meditare sulla crisi esistenziale e sulla mancanza di personalità di una categoria di adolescenti e/o giovani che guarda quasi con divinazione al mondo, spesso effimero, dello spettacolo. Degli amici che poi, invece, si riveleranno tutto fuorché amici. L'importante è apparire, essendo disposti a tutto per ottenere l'obiettivo. Il "voglio ma non posso" più spassoso. Sophia Coppola riesce, con grande sensibilità, a presentare questo "mondo" con critica a tratti distaccata, sottolineandone però la grande superficialità.
Chi lo reputa come un film solo "noioso" probabilmente non ha capito il contenuto e il messaggio della regista. Allora, consiglio di riprendere a guardare i film di Moccia e dei lucchetti legati ai ponti.
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alisubi85
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giovedì 26 settembre 2013
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l'evoluzione di emma
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Da Harry Potter a The Blig Ring il salto è lungo, ma non impossibile. Finalmente possiamo assistere all'evoluzione della bellissima Emma Watson che ha messo a riposo (speriamo non per sempre) i panni della giovane maghetta. In attesa di vedere Giovani ribelli dove anche l'Harry Potter Daniel Radcliffe si cimenta con ruoli ben diversi da quelli a cui ci aveva abituati, The Bling Ring è un film da scoprire non solo per gli amanti della saga di Rowling. Sofia Coppola immerge un gruppo di ragazzi nel caos mediatico di Hollywood, tra luci al neon, flash di paparazzi e musica incessante. Il risultato lascia alcuni spazi incompleti, ma come in ogni opera della Coppola dove il sentimento di vuoto e di riflessione è predominante.
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Da Harry Potter a The Blig Ring il salto è lungo, ma non impossibile. Finalmente possiamo assistere all'evoluzione della bellissima Emma Watson che ha messo a riposo (speriamo non per sempre) i panni della giovane maghetta. In attesa di vedere Giovani ribelli dove anche l'Harry Potter Daniel Radcliffe si cimenta con ruoli ben diversi da quelli a cui ci aveva abituati, The Bling Ring è un film da scoprire non solo per gli amanti della saga di Rowling. Sofia Coppola immerge un gruppo di ragazzi nel caos mediatico di Hollywood, tra luci al neon, flash di paparazzi e musica incessante. Il risultato lascia alcuni spazi incompleti, ma come in ogni opera della Coppola dove il sentimento di vuoto e di riflessione è predominante. È riservato allo spettatore il non difficile compito di comprendere che direzione hanno scelto i protagonisti e quale mondo di finzione viene proposto a chiunque ogni giorno.
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madrigal
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giovedì 10 ottobre 2013
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cani perduti con collare griffato
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Un taglio di lucente squallore privo di contorni come i protagonisti, che scodinzolano a celebrità senza talento alla stregua di cagnolini perduti, ma dal collare griffato. Triste come questi ragazzi divorati dalla smania di emulare il nulla per sentirsi vivi. Freddo come le strade impeccabili della più sintetica delle metropoli americane. Sofia Coppola gira ontologicamente il suo film senza un briciolo di amore e cinicamente, affastella immagini di un nulla scintillante, per raccontare un vuoto generazionale che non può esprimere che il suo rimbombo! Ben fatto
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marcomark90
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giovedì 3 ottobre 2013
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continuità. la coppola che (non) ti aspetti.
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Abbandoniamo per un momento la delicatezza dirompente di un film come le "Vergini suicide"; lasciamo alle spalle le atmosfere inconsuete e sofisticate di "Lost in translation"; lo sfarzo malinconico di Marie Antoniette e per ossimoro, i "silenzi rumorosi" di Somewhere.
Qui siamo in presenza di parole urlate, spesso volutamente più gergali, che riflettono un'apertura maggiore della Coppola verso un'indagine non solo introspettiva dei personaggi. Calando ogni parola nel contesto che gli si addice, ci viene mostrata una realtà nuova, sconosciuta ma segretamente diffusa .Luci accecanti, musica ad altissimo volume, celebrità, opulenza materiale priva di "essenza" .
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Abbandoniamo per un momento la delicatezza dirompente di un film come le "Vergini suicide"; lasciamo alle spalle le atmosfere inconsuete e sofisticate di "Lost in translation"; lo sfarzo malinconico di Marie Antoniette e per ossimoro, i "silenzi rumorosi" di Somewhere.
Qui siamo in presenza di parole urlate, spesso volutamente più gergali, che riflettono un'apertura maggiore della Coppola verso un'indagine non solo introspettiva dei personaggi. Calando ogni parola nel contesto che gli si addice, ci viene mostrata una realtà nuova, sconosciuta ma segretamente diffusa .Luci accecanti, musica ad altissimo volume, celebrità, opulenza materiale priva di "essenza" . Verosilmilmente paragonabile alla precendente opera Marie Antoniette, se ne discosta; il lusso non caratterizza un personaggio, come potrebbe essere la principessa di Francia; le scrpe di quest'ultima parlavano di lei senza mostrarla . Il lusso dei ragazzi di Los Angeles invece è prodotto in serie e quindi "comune", viene "spersonalizzato".
Tramite una fotografia che si concentra sui dettagli di un abito o sulla marca di un orologio, si sottolinea l'estranietà dell'oggetto, che non è parte integrante del racconto ma solo cornice.
Lo sfondo è ben presente. La realtà non va ricercata, come in Lost in translation. Qui viene percepita come qualcosa di immediatamente comprensibile. Quasi banale.
Al centro di questa pellicola c'è il racconto di giovani persi, annoiati dal troppo e disgustati dal poco; perennemente smarriti ed alla ricerca di qualcosa che non trovano.
Da un'articolo di una rivista la regista ricava una storia interessante ma allo stesso tempo non nuova; la semplicità della trama poteva essere valorizzata meglio dietro quei potenti artifici con i quali la Copola ci ha ormai abituati.
Circa la bravura degli attori, unica figura di spicco è l'attore Isreel Broussard. Colpisce in negativo, la staticità espressiva e talvolta maniacale della Watson.
Insomma, ci si poteva aspettare di più dalla Coppola o no? Forse sì e forse no. La storia è una riflessione che inzia in Somewhere, e finisce in Bling Ring : come ci smarriamo e come ci ritroviamo?
Probabilemente, che piaccia o meno il film, c'è da dire che se siamo in presenza di una regista che preferisce farci pensare piuttosto che mostrarci , legittimo era aspettarsi che fosse giunto il momento per unire i due aspetti ed indirizzarci con più coraggio verso un qualche punto di vista.
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francysig
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giovedì 26 settembre 2013
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il mito di hollywood di sofia
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Lo slang usato per il titolo lo suggerisce: “The Bling Ring” (la banda dei gioielli) è un film che racconta l’america e più precisamente quella fetta di popolazione che negli stati uniti nasce e vive con il mito di Hollywood. Una storia realmente accaduta di un gruppo di adolescenti californiani ossessionati dalle celebrità, tanto da volerli imitare, non importa se per farlo dovranno infrangere la legge. La Coppola prende ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto per calarsi nelle vite di questo bizzarro gruppo di adolescenti un po’ folli fanatici, ma lo fa con un certo distacco oggettivo che a tratti ricorda lo stile documentaristico. Il risultato è un film piacevole, ironico e per certi versi “inquietante”.
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Lo slang usato per il titolo lo suggerisce: “The Bling Ring” (la banda dei gioielli) è un film che racconta l’america e più precisamente quella fetta di popolazione che negli stati uniti nasce e vive con il mito di Hollywood. Una storia realmente accaduta di un gruppo di adolescenti californiani ossessionati dalle celebrità, tanto da volerli imitare, non importa se per farlo dovranno infrangere la legge. La Coppola prende ispirazione da un fatto di cronaca realmente accaduto per calarsi nelle vite di questo bizzarro gruppo di adolescenti un po’ folli fanatici, ma lo fa con un certo distacco oggettivo che a tratti ricorda lo stile documentaristico. Il risultato è un film piacevole, ironico e per certi versi “inquietante”. Ciò che si percepisce è l'ostentazione e la smania di mostrarsi come delle celebrità, il bisogno estremo e incontrollato a vestirsi e atteggiarsi come se lo fossero. La regia della Coppola non sorprende, mantenendosi ampiamente sopra la media e rispettando le aspettative degli spettatori(assidui della regista e non) . Dieci e lode alla Watson, finalmente cresciuta e ormai lontana anni luce dalla Hermione che l’ha resa celebre.
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[+] grande sofia...!
(di sorella luna)
[ - ] grande sofia...!
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danylt
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venerdì 4 ottobre 2013
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solitudine e povertà di valori
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Solitudine e povertà di valori della generazione di oggi. Sono queste le prime impressioni durante la visione di The Bling Ring di Sofia Coppola.
“Penso solamente che volesse far parte del loro stile di vita. Tipo lo stile di vita che tutti vorrebbero”. Con queste parole Marc, uno dei ragazzi della banda che rubò beni da più di 3 milioni di dollari di alcune star Hollywoodiane, risponde ad una giornalista giustificando la sua amica Rebecca accusata di essere la leader di questo gruppo.
Ed è proprio questa frase che racchiude una storia di ossessione verso un mondo pieno di superficialità e di bisogno di possedere beni materiali, come vestiti, scarpe, gioielli e persino animali domestici (nel film compare il vero cane di Paris Hilton e che per il film ha messo a disposizione la sua sfavillante casa sulle colline di Los Angeles).
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Solitudine e povertà di valori della generazione di oggi. Sono queste le prime impressioni durante la visione di The Bling Ring di Sofia Coppola.
“Penso solamente che volesse far parte del loro stile di vita. Tipo lo stile di vita che tutti vorrebbero”. Con queste parole Marc, uno dei ragazzi della banda che rubò beni da più di 3 milioni di dollari di alcune star Hollywoodiane, risponde ad una giornalista giustificando la sua amica Rebecca accusata di essere la leader di questo gruppo.
Ed è proprio questa frase che racchiude una storia di ossessione verso un mondo pieno di superficialità e di bisogno di possedere beni materiali, come vestiti, scarpe, gioielli e persino animali domestici (nel film compare il vero cane di Paris Hilton e che per il film ha messo a disposizione la sua sfavillante casa sulle colline di Los Angeles).
Viene descritto un po’ malinconicamente, grazie anche ad una colonna sonora efficace, questo continuo bisogno di sentirsi importanti atteggiandosi a superdonne, mettendosi in pose ridicole per farsi una foto mentre ci si sta divertendo in un locale o riprendendosi in webcam mentre si fuma una canna. Il tutto poi meticolosamente caricato sui social network.
Quindi il film della Coppola non è tanto una denuncia dello stile di vita dei ragazzi di oggi. Più che altro la regista decide di farne un ottimo affresco. Descrive ogni aspetto nei minimi particolari portando ogni personaggio all’accesso di ogni comportamento. La scena di una delle ragazze che maneggia con non curanza e incoscienza una pistola è abbastanza disturbante. Durante la visione del film si prova anche tristezza perché si ha la consapevolezza che è una parte di realtà dei giorni nostri. Dove anche i legami di amicizia sono limitati alla sfera dell’ opportunismo, tanto che nel momento del bisogno sono del tutto dimenticati. Per non parlare della reazione di alcuni componenti del gruppo che dopo essere stati condannati prendono il fatto alla leggera, sfruttando il momento di popolarità dato dai media.
Tra l’altro la pellicola è tratta da fatto realmente accaduto e in particolare da un articolo del giornale Vanity Fair, dove si intervistano i ragazzi di questa banda conosciuta apposta con il nome The Bling Ring (gergo usato nel mondo dell’ hip hop per descrivere la sfarzosità di indossare gioielli di ogni genere).
Il coraggio della coppola è quello di aver girato un film che sulla carta non poteva avere particolari colpi di scena, infatti il film è prevedibile e scontato, ma la regista riesce a salvare il tutto con un tocco da maestra. Con il suo modo di rappresentare con pathos le scene, alcune lente e statiche. Il tutto accompagnate da una colonna sonora malinconica e ridondante nelle situazioni più delicate, sfarzose e volume alto in quelle più spensierate, riesce a catturare l’attenzione e a farti entrare in questo mondo a tratti grottesco. Tanto da perdonare il modo un po’ troppo semplice in cui i ragazzi riescono ad entrare nelle case dei divi di Hollywood, che potrebbe essere relazionato alla superficialità e la pochezza di stile che hanno divi come Paris Hilton.
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andrea1967
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lunedì 7 ottobre 2013
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la città dei sogni sbiaditi
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Basato su una storia di cronaca riassumibile in poche sequenze, Bling Ring è un buon film, forse più adatto ad un pubblico trentenne che al teen target cui il marketing ha voluto indirizzarlo.
La pellicola narra le vicende di due adolescenti della Los Angeles borghese. Uniti dalla passione per gli oggetti di moda, Marc e la più smaliziata Rebecca iniziano a svaligiare guardaroba e gioielli dalle ville che le starlette Hollywoodiane lasciano sguarnite, aggregando presto attorno a loro una banda di comprimarie. I furti risulteranno imprevedibilmente semplici e redditizi, tanto da permettere ai cinque membri fissi di allestire guardaroba traboccanti di capi da migliaia di dollari e di riempirsi le tasche di rotoli da cento.
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Basato su una storia di cronaca riassumibile in poche sequenze, Bling Ring è un buon film, forse più adatto ad un pubblico trentenne che al teen target cui il marketing ha voluto indirizzarlo.
La pellicola narra le vicende di due adolescenti della Los Angeles borghese. Uniti dalla passione per gli oggetti di moda, Marc e la più smaliziata Rebecca iniziano a svaligiare guardaroba e gioielli dalle ville che le starlette Hollywoodiane lasciano sguarnite, aggregando presto attorno a loro una banda di comprimarie. I furti risulteranno imprevedibilmente semplici e redditizi, tanto da permettere ai cinque membri fissi di allestire guardaroba traboccanti di capi da migliaia di dollari e di riempirsi le tasche di rotoli da cento. Ma naturalmente il tempo è contro di loro. Non sapendo fermarsi ne accontentarsi, i cinque allertano la polizia che, attraverso i video di sorveglianza, li identifica e li mette al fresco.
Dallo spunto iniziale, semplice e ben poco adrenalinico, Sofia Coppola estrae un’ora e mezza interessante, evitando sia il rischio di un lavoro scontatamente moraleggiante, sia la tentazione di arricchire la trama di azione inautentica.
Il nuovo mondo è diventato vecchissimo e indolente e se il senso di spaesamento in “lost in traslation” è affidato alla testimonianza dei protagonisti, qui è rilevabile solo dallo spettatore, espulso come un corpo estraneo da un’America bislacca e impazzita, che corre come un treno senza guida verso la fine dei binari. Ciò che ne esce è uno sconfinato grigiore. Grigi i ragazzi, omologati e privi di personalità; grigia Los Angeles, a dispetto del sole splendente e dei colori di scarpe ed abiti da sera; grigi gli adulti, automi caricati dalla molla delle loro quotidianità.
L’abilità della Coppola sta essenzialmente nel trarre un‘immagine nitida di quest‘America potendo usare una tavolozza con i soli colori pastello. I ragazzi sono sciocchi e disonesti ma non certo delinquenti; Le situazioni familiari sono bizzarre, ma non particolarmente problematiche o assolutorie; il danno arrecato alle vittime è relativamente modesto; alcune fra esse neppure si accorgono dei furti. Anche le emozioni sono modeste. L’entusiasmo per i furti termina con la notte; lo sballo dovuto al consumo di droghe non li conduce a gravi conseguenze; il sesso resta un elemento marginale; il senso di colpa appare solo nel fragile ed androgino Marc, per evaporare in poche inquadrature. Fuori misura,tardiva e violenta, è solo la reazione delle istituzioni; gli agenti grassi e bolsi che irrompono a dozzine nelle case delle famiglie di Marc, Rebecca e Niki, minacciando un piccolo yorkshire e spadroneggiando con gli atterriti genitori, rappresentano l’orrore di una società ricca di pistole e povera di idee.
Nello sfondo grigio le famiglie non risultano certo più sagge dei ragazzi e i derubati sono foglie al vento che al pari dei ladri utilizzano status symbol per affidare ad essi la certificazione del proprio valore. Tanto equivalenti sono, che Niki e la sua venerata icona di eleganza si ritroveranno detenute nello stesso carcere.
Questa sconfortante rappresentazione travolge anche l’unico sentimento autentico: l’amicizia sperata da Marc verrà ripagata da Rebecca con l’inganno, per di più poco brillante ed inefficace.
Bling Ring non ha né l’ironia e la forza intimista di “lost in traslation”, né l’eccezionale potenza emotiva e concettuale de “gli spietati” di Eastwood. Ma, pur nella pacatezza dei fatti, è un film altrettanto disperante.
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