alan smithee
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martedì 20 maggio 2014
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i japan robot anni 80 in uno splendido omaggio.
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Se siete nati negli anni 70, fate probabilmente parte di quella schiera che ha passato l'infanzia a guardare cartoni animati giapponesi che davano più soddisfazione dei film d'animazione Disney.
In Particolare le serie su i Robot, che arrivavano molto prima dei blasonati Transformers, da Jeeg a Goldrake, da Mazinga a Gackeen fino ai Jetta Robot.
Ecco il film Di Del Toro sembra richiamare proprio queste atmosfere prendendo molto in considerazione il cartone animato Gackeen.
La trama è molto simile, umani che guidano robot per sconfiggere mostri enormi, parenti alla lontana dei dinosauri, nel caso specifico protagonisti un ragazzo e una ragazza (perché i robot si guidano in 2 a parte casi eccezionali).
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Se siete nati negli anni 70, fate probabilmente parte di quella schiera che ha passato l'infanzia a guardare cartoni animati giapponesi che davano più soddisfazione dei film d'animazione Disney.
In Particolare le serie su i Robot, che arrivavano molto prima dei blasonati Transformers, da Jeeg a Goldrake, da Mazinga a Gackeen fino ai Jetta Robot.
Ecco il film Di Del Toro sembra richiamare proprio queste atmosfere prendendo molto in considerazione il cartone animato Gackeen.
La trama è molto simile, umani che guidano robot per sconfiggere mostri enormi, parenti alla lontana dei dinosauri, nel caso specifico protagonisti un ragazzo e una ragazza (perché i robot si guidano in 2 a parte casi eccezionali).
Effetti speciali meravigliosi e non esageratamente complessi, robot che dopo ogni battaglia portano i segni di guerra, così come le tute e i fisici di chi guida le macchine.
Il tocco del regista si vede soprattutto per quella sottile cupezza che lo contraddistingue in ogni film.
Nessun attore di spicco, ma tutti all'altezza, alla fine i protagonisti sono i Jaeger e i Kaiju.
Unica pecca il finale, dove ci si poteva lavorare meglio.
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barone16
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lunedì 6 luglio 2015
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apocallisse fantascientifico
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Due ore di puro intrattenimento a suon di effetti speciali, azione, combattimenti. Non sono un grande estimatore del genere in discussione, ma, questo film sa come entusiasmare lo spettatore. Guillermo Del Toro si conferma un grande. Dentro questo Fantascentific Movies ci sono tutti gli ingredienti giusti per deliziare e saziare il pubblico. Un mix di Alieni, Robot, Superuomini associato ad ottimi dialoghi e scene comiche che spezzano la tensione formano un Tris Vincente. Ben fatto!
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ultimoboyscout
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sabato 11 luglio 2015
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in due per salvare la terra.
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La fantascienza che incontra l'action, ovvero l'attacco di mostri giganteschi, i Kaiju, emersi da un portale interdimensionale sul fondo del Pacifico, fronteggiati da enormi robot, gli Jaegers, guidati da due piloti pronti a tutto pur di salvare la Terra e la sopravvivenza dell'Umanità. Questo è in pochissime parole "Pacific Rim", una giravolta, uno scontro fra mondi, ideologie e generi cinematografici. Cast internazionale e multietnico (vorrà dire che solo uniti, tutti insieme, si vince?) fatto di attori solidi ma senza la grande star, che vede come protagonisti e ultime ancore di salvezza, un pilota caduto in disgrazia divenuto nel frattempo operaio e una ragazza giapponese completamente inesperta.
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La fantascienza che incontra l'action, ovvero l'attacco di mostri giganteschi, i Kaiju, emersi da un portale interdimensionale sul fondo del Pacifico, fronteggiati da enormi robot, gli Jaegers, guidati da due piloti pronti a tutto pur di salvare la Terra e la sopravvivenza dell'Umanità. Questo è in pochissime parole "Pacific Rim", una giravolta, uno scontro fra mondi, ideologie e generi cinematografici. Cast internazionale e multietnico (vorrà dire che solo uniti, tutti insieme, si vince?) fatto di attori solidi ma senza la grande star, che vede come protagonisti e ultime ancore di salvezza, un pilota caduto in disgrazia divenuto nel frattempo operaio e una ragazza giapponese completamente inesperta. Il film rappresenta un'overdose nerd che prende spunto dagli anime nipponici degli anni Settanta tanto amati dal regista Guillermo Del Toro, non un filmone ma un blockbuster che ha un suo linguaggio, uno sci-fi dal gusto gotico in cui, per ogni nuovo mostro che appare, i robot devono adattarsi e migliorarsi, un po' come succede nei videogames con diversi livelli di crescente difficoltà, per non giungere al game over, ovvero l'apocalisse. Aleggia per tutta la durata del film l'idea di devastazione e di un pianeta al collasso, le atmosfere sono cupe, quasi sempre notturne e piovose, siamo lontani da "Godzilla" e da "Transformers" ma ci si trova dalle parti di "Evangelion", c'è unità e coerenza a livello narrativo e visivo con l'idea geniale di lasciare, specie nelle scene di combattimento, la macchina da presa in balia degli eventi in modo da rendere la visione più vera e realistica. E' tutta CGI ma Jaegers e Kaiju sembrano veri, i personaggi invece non lo sono affatto, piatti e pochissimo sviluppati, il regista ha mano e occhio per controllare la materia col film che, in un certo senso, rappresenta il punto di non ritorno, purissimo spettacolo, e chi si confronterà in futuro col genere dovrà darsi molto da fare per reggere il confronto a stare al passo perchè, soprattutto a livello tecnico e visivo "Pacific Rim" è assolutamente bestiale.
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aristoteles
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sabato 26 settembre 2015
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pacific dream
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Mai visto robot così belli e pieni di dettagli sugli schermi, sono davvero delle piccole opere d'arte.
La grafica è meravigliosa e anche i mostri sono inquietanti ed affascinanti.
Le battaglie sono uno spettacolo per gli occhi anche se,a mio avviso,gli Jager sono un poco lenti ad ingranare, invece i kaju sono veloci e sembrano nettamente più' forti.
La storia complessivamente non è il punto di forza del film,ci sono molte parti scontate e anche se il concetto dell'interconnessione e' affascinante, mi sarebbe piaciuto di più vedere singoli piloti alla Actarus per intenderci.
Comunque, ripeto,il film è uno spettacolo per gli occhi e mi è piaciuto,Del Toro ha avuto moltissima fantasia e originalità almeno nella parte "robotica" e va apprezzato.
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Mai visto robot così belli e pieni di dettagli sugli schermi, sono davvero delle piccole opere d'arte.
La grafica è meravigliosa e anche i mostri sono inquietanti ed affascinanti.
Le battaglie sono uno spettacolo per gli occhi anche se,a mio avviso,gli Jager sono un poco lenti ad ingranare, invece i kaju sono veloci e sembrano nettamente più' forti.
La storia complessivamente non è il punto di forza del film,ci sono molte parti scontate e anche se il concetto dell'interconnessione e' affascinante, mi sarebbe piaciuto di più vedere singoli piloti alla Actarus per intenderci.
Comunque, ripeto,il film è uno spettacolo per gli occhi e mi è piaciuto,Del Toro ha avuto moltissima fantasia e originalità almeno nella parte "robotica" e va apprezzato.
Spero che presto facciano altra "roba" simile magari su qualche mitico cartone animato giapponese della mia infanzia tipo Jeeg Robot ,Daitarn tre e il mitico Mazinga o Mazinger che dir su voglia.
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elgatoloco
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mercoledì 11 novembre 2020
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immaginifico, geniale del toro
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"Pacific Rim"(Guillermo del Toro, scritto con Travis Beachman, 2013), che potrebbe essere scaturito dalla penna id Pihilip Dick, ma così non è, è una di quelle opere filmiche che potrebbe essere semplicemnete"ammirata".contemplata dal punto di vista visivo, per la geniale caapacità visiva-eidetica dell'autore, dove ogni mostro alieno attaccante e ogni robot umanizzato(anche se non siamo in presenza di veri"cybergs", attenzione)significano di per sè, volendo, ossia senza aggiunta di signficati ulteriori, valori connotazitivi, interpretazioni.... Ma poi, se prescindiamo dal plot di fondo, che, volendo, è "obsoleto"(l'iinvasione aliena, le risposte, via via piàò"sofisticate"degli umani), bisogna pensare a quanto si dice e si ragiona(ma per immagini, non in abstracto)nel fikm, ossia la sinergia di due cervelli)connessione neurale)per superare l'impasse, dove la scelta di quali coppie creare è naturalmente il problema dirimente, in quanto il reciproco bagaglio di sensazioni, sentimenti, ricordi, pensieri può creare problemi e in qualche modo "indirizzare"positivamente, negativamente o in maniera"neutra"(il che, però, nel caso concreto è quasi impossibile)l'azione da coindurre.
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"Pacific Rim"(Guillermo del Toro, scritto con Travis Beachman, 2013), che potrebbe essere scaturito dalla penna id Pihilip Dick, ma così non è, è una di quelle opere filmiche che potrebbe essere semplicemnete"ammirata".contemplata dal punto di vista visivo, per la geniale caapacità visiva-eidetica dell'autore, dove ogni mostro alieno attaccante e ogni robot umanizzato(anche se non siamo in presenza di veri"cybergs", attenzione)significano di per sè, volendo, ossia senza aggiunta di signficati ulteriori, valori connotazitivi, interpretazioni.... Ma poi, se prescindiamo dal plot di fondo, che, volendo, è "obsoleto"(l'iinvasione aliena, le risposte, via via piàò"sofisticate"degli umani), bisogna pensare a quanto si dice e si ragiona(ma per immagini, non in abstracto)nel fikm, ossia la sinergia di due cervelli)connessione neurale)per superare l'impasse, dove la scelta di quali coppie creare è naturalmente il problema dirimente, in quanto il reciproco bagaglio di sensazioni, sentimenti, ricordi, pensieri può creare problemi e in qualche modo "indirizzare"positivamente, negativamente o in maniera"neutra"(il che, però, nel caso concreto è quasi impossibile)l'azione da coindurre. Decisamente, direi che il film (lasciamo perdere i sequel, la cui importanza sarebbe da analizzare in seguito, semmai, ma personalmente mi interessa relativamente)"riesce"ancora una volta, sia perché, guardando al versante dei"siginficati"e dei"referenti", del Toro guarda con intelligenza al tema.-versata quaestio da molkto tempo del rapporto uomo-macchina, sia perché la riflessione complressiva sul"sense of life"risulta essere "intelligente"nell'accezione pià completa del termine. Sul piano degli/delle interpreti, che del Toro sa scegliere sempre con grande intelligenza empatica, Idris Elba è il"coodinatore-capo"e non potrebbe esservi scelta più opportuna, Charlie Hunman e Ron Perlman come"contenders"sono decisamente adatti, la"scoperta"di Rinko Kichucki corrisponde alla coproduzione con il Giappone e la sua cultura in maniera perfetta. come peraltro l'ispirazione comprlessiva nipponica di queste creature"terribili", dei Kaiju. Del Toro, capace di unire onirismo e razionalismo, è e rimane certamente una delle grandi scoperte cinematografiche del nostro tempo, El Gato
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zimbawimba
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venerdì 12 luglio 2013
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grazie guillermo del toro!
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Premetto che sono cresciuto con i "robottoni" giapponesi salva mondo, quindi sono andato al cinema con un lato molto critico riguardo i particolari del genere .
Il film narra di un futuro in cui la terra è letteralmente in ginocchio da mostri provenienti da un universo parallelo, tali mostri vengono denominati kaijū ("mostri giganti" in giapponese). L'umanità dopo aver sconfitto i primi kaiju con armi convenzionali ed ingenti perdite capisce che si trova di fronte ad una vera e propria guerra tutt'altro che finita e per difendersi ad "armi pari" attua il programma Jaeger ("cacciatori" in tedesco), macchine umanoidi giganti realizzate parzialmente con i resti dei primi mostri caduti, armate sino ai denti e controllate mediante la connessione cerebrale tra due piloti e la macchina stessa.
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Premetto che sono cresciuto con i "robottoni" giapponesi salva mondo, quindi sono andato al cinema con un lato molto critico riguardo i particolari del genere .
Il film narra di un futuro in cui la terra è letteralmente in ginocchio da mostri provenienti da un universo parallelo, tali mostri vengono denominati kaijū ("mostri giganti" in giapponese). L'umanità dopo aver sconfitto i primi kaiju con armi convenzionali ed ingenti perdite capisce che si trova di fronte ad una vera e propria guerra tutt'altro che finita e per difendersi ad "armi pari" attua il programma Jaeger ("cacciatori" in tedesco), macchine umanoidi giganti realizzate parzialmente con i resti dei primi mostri caduti, armate sino ai denti e controllate mediante la connessione cerebrale tra due piloti e la macchina stessa. Nonostante i successi ci sono anche i fallimenti, al punto che le forze politiche (unite tutte sotto un'unica bandiera) decidono di togliere l'appoggio al progetto e di continuare a finanziarlo solo sino al termine di una muraglia anti-kaiju.
Come si può immaginare il film presenta una trama davvero classica, ma viene evoluta in modo eccellente, i personaggi sono descritti giusto quanto basta per il genere di film e consente allo spettatore di conoscere il protagonista anche in modo prettamente intuitivo, questo grazie alle immagini che vengono mostrate nel momento della connessione tra le menti (ottima idea per far vedere ciò che i minuti della pellicola non consentono, senza interrompere il ritmo delle scene ed annoiare lo spettatore), il prologo iniziale è conciso e breve così da passare subito al film in se. Gli scenari sono davvero ben realizzati e la resa di un'umanità in crisi, ma coesa, è resa in modo eccelso, le scene d'azione sono altrettanto ben fatte e sopratutto l'idea del pericolo che costituiscono questi kaiju è resa decisamente bene. Il ritmo del film è saggiamente studiato, ci sono le parti "veloci" e le parti "lente" la dove servono. Del Toro ha voluto realizzare un tributo agli anime giapponesi riuscendoci alla Grande, non mi aspettavo così tanto, in quanto non mi sembra solo un mero tributo, ma un vero e proprio capitolo "indipendente" che può offrire un elevato grado di intrattenimento anche a chi è lontano dall'universo degli anime giapponesi. Reputo questo film il migliore del genere, qualche sbavatura da "americani" c'è, ma solo i pignoli come me le noteranno, nonostante ciò 5 stelle sono più che meritate, complimentoni vivissimi a Guillermo Del Toro per aver realizzato un'impresa tutt'altro che banale, unendo cinema americano con anime giapponese alla Perfezione, ho apprezzato molto l'associazione di un termine giapponese ai mostri e di uno tedesco a robot, ulteriore monito di voler unire due realtà sino ad ora separate. Il 3D non viene molto sfruttato, ma allo stesso tempo non pesa sull'occhio e quindi va anche bene. Colonna sonora prettamente di contorno e ben fatta (come è giusto che sia per questo tipo di film).Consigliatissima la visione, personalmente reputo questo film qualche gradino superiore al altrettanto validissimo transformers 1, probabilmente perché più maturo di quest'ultimo.
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[+] grandee
(di ari@onepiece)
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iuriv
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sabato 21 febbraio 2015
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il grande mazinga.
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Nella storia che ci viene proposta, degli orrendi mostri provenienti da un'altra dimensione sono decisi a sterminare il genere umano e a occupare il pianeta. I sapiens però reagiscono costruendo degli enormi robot fatti di amaro solido, gli Jager, con i quali sventano la minaccia. Ma le bestiacce aliene non si arrendono e tornano alla carica mietendo morte e distruzione.
Nel guardare questo film non è difficile capire da dove Del Toro abbia tratto ispirazione. Nel modo in cui i piloti accedono al robot o nella rappresentazione del nemico attraverso i terribili Kaiju, infatti, si ritrovano quelle atmosfere da cartone animato giapponese che hanno allietato le infanzie di molti.
Questo immaginario prende vita grazie a una messa in scena che tecnicamente sfiora la perfezione.
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Nella storia che ci viene proposta, degli orrendi mostri provenienti da un'altra dimensione sono decisi a sterminare il genere umano e a occupare il pianeta. I sapiens però reagiscono costruendo degli enormi robot fatti di amaro solido, gli Jager, con i quali sventano la minaccia. Ma le bestiacce aliene non si arrendono e tornano alla carica mietendo morte e distruzione.
Nel guardare questo film non è difficile capire da dove Del Toro abbia tratto ispirazione. Nel modo in cui i piloti accedono al robot o nella rappresentazione del nemico attraverso i terribili Kaiju, infatti, si ritrovano quelle atmosfere da cartone animato giapponese che hanno allietato le infanzie di molti.
Questo immaginario prende vita grazie a una messa in scena che tecnicamente sfiora la perfezione. Ma a colpirmi non sono stati gli effetti speciali o la loro splendida integrazione nel contesto. Mi ha stupito la cura maniacale dedicata alle proporzioni dei bisonti, metallici e non, e il modo in cui si percepisce sempre l'enormità di questi cosi rispetto all'ambiente circostante.
Le riprese di Del Toro sono atte a questo e, grazie all'utilizzo di una colonna sonora in grado di enfatizzare i momenti più movimentati, a rendere epici gli scontri titanici che compaiono sullo schermo.
Certo, si tratta di un blockbuster che fa affidamento quasi totalmente su questi aspetti estetici e va da se che la trama non è il suo punto forte. Qualche spunto interessante, volendo, ci sarebbe, come l'interconnessione tra i piloti che li costringe a scambiarsi i ricordi, oppure l'idea di società unitaria che combatte per un unico obbiettivo, come stanno a dimostrare i robottoni di vari paesi schierati nell'hangar, o ancora l'idea che l'azione non si debba svolgere per forza negli Stati Uniti, rendendo la minaccia aliena realmente globale.
Ma per trovare qualcosa attaccato a questi appigli bisogna scavare in una superficie troppo spessa, fatta di personaggi classici e, se si esclude Elba, recitati in maniera roppo piatta.
Con queste premesse, la parabola dei nostri eroi risulta prevedibile e porta al classico finale in cui ci sono sacrifici estremi, discorsi enfatici e reietti che trovano redenzione.
Ma va bene anche così, perché Pacific Rim ha il compito di divertire e, se si esclude una prima parte un po' seduta, ci riesce senza problemi.
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dandy
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venerdì 1 gennaio 2016
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stavolta del toro non ci azzecca molto.
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Un'idea assai intrigante,quella di omaggiare le vecchie icone nipponiche horror e non,da Godzilla(kaiju-eiga è la definizione giapponese per i suoi film,anche se qui i mostri ricordano più quelli del film di Roland Emmerich)ai mobilsuit stile Gundam.Ma se togliamo i favolosi effetti speciali e l'inconfondibile tocco visionario,la mano del regista sembra assente.Forse troppo ansioso di trovare il giusto equilibrio tra entusiasmo da appassionato e necessità commerciali per il pubblico,non solo di fan.Fatto sta che ci troviamo di fronte a un blockbuster ipertrofico e fracassone zeppo di stereotipi:tamarrate,umorismo fuori luogo,vaghi romanticismi,rivalità da testosterone,sacrifici e persino il solito discorsone alla folla per infondere coraggio(uff.
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Un'idea assai intrigante,quella di omaggiare le vecchie icone nipponiche horror e non,da Godzilla(kaiju-eiga è la definizione giapponese per i suoi film,anche se qui i mostri ricordano più quelli del film di Roland Emmerich)ai mobilsuit stile Gundam.Ma se togliamo i favolosi effetti speciali e l'inconfondibile tocco visionario,la mano del regista sembra assente.Forse troppo ansioso di trovare il giusto equilibrio tra entusiasmo da appassionato e necessità commerciali per il pubblico,non solo di fan.Fatto sta che ci troviamo di fronte a un blockbuster ipertrofico e fracassone zeppo di stereotipi:tamarrate,umorismo fuori luogo,vaghi romanticismi,rivalità da testosterone,sacrifici e persino il solito discorsone alla folla per infondere coraggio(uff...).I personaggi sono del tutto privi di spessore,e i combattimenti sono spettacolari e concitati ma ripetitivi.Il tutto appare frettoloso,senza nerbo rispetto al ben più incisivo e complesso "Hellboy 2-The Golden Army".A dominare il tutto,un patriottismo insistito degno di Michael Bay,che sembra quasi aver girato lui questo film facendo di Del Toro un semplice prestanome.Successo decisamente inferiore alle aspettative,ma pare che un sequel sia comunque in cantiere.Ron Perlman fa il trafficante,ed esce di scena troppo presto.
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the_diaz_tribe
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giovedì 8 agosto 2013
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fascinazione visiva e combattimenti
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Due ore di puro spettacolo sul piano dell’impianto e impatto visivo, con tanta (forse troppa?) dose di combattimenti tra robot e alieni: questo è Pacific Rim, ultima pellicola di Guillermo del Toro.
Ambientato in un’epoca prossima, vicina alla nostra, in cui l’umanità è devastata dall’arrivo, dalle profondità del mare, di enormi mostri alieni (i Kaiju, simili a dinosauri) che attaccano le maggiori città della Terra. Per far fronte a questo viene attivato un progetto di creazione di colossi robotici, i Jaegers, comandati da due piloti connessi tra di loro mediante un ponte neurale. I combattimenti vengono così intrapresi, senza però riuscire a cancellare i continui attacchi dei mostri. I due protagonisti del film, uno scapestrato ex-pilota (Charlie Hunnam) e un’allieva alle prime armi (Rinko Kikuchi), saranno l’ultima speranza di riscatto alla minaccia dell’apocalisse.
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Due ore di puro spettacolo sul piano dell’impianto e impatto visivo, con tanta (forse troppa?) dose di combattimenti tra robot e alieni: questo è Pacific Rim, ultima pellicola di Guillermo del Toro.
Ambientato in un’epoca prossima, vicina alla nostra, in cui l’umanità è devastata dall’arrivo, dalle profondità del mare, di enormi mostri alieni (i Kaiju, simili a dinosauri) che attaccano le maggiori città della Terra. Per far fronte a questo viene attivato un progetto di creazione di colossi robotici, i Jaegers, comandati da due piloti connessi tra di loro mediante un ponte neurale. I combattimenti vengono così intrapresi, senza però riuscire a cancellare i continui attacchi dei mostri. I due protagonisti del film, uno scapestrato ex-pilota (Charlie Hunnam) e un’allieva alle prime armi (Rinko Kikuchi), saranno l’ultima speranza di riscatto alla minaccia dell’apocalisse.
Il film punta sulla fascinazione visiva, puro godimento per gli occhi, data dal curatissimo sviluppo estetico dei robot, dei Kaiju, degli ambienti, dei costumi dei personaggi, utilizzando ottimamente la CGI. Detto questo, l’aspetto emozionale e narrativo è stato un po’ banalizzato, semplificato, ma non di certo troppo trascurato. I combattimenti sono gradevoli, piuttosto coreografici, pensando anche alle enormi dimensioni dei combattenti con cui il regista e gli animatori hanno dovuto trattare (io gli farei un meritato applauso).
Era da un po’ che il cinema di fantascienza non si caricava di questa potenza estetica. Non piacerà quindi a chi cerca un film in cui la trama sviluppi spunti nuovi, non ripetitiva, anche perché questo film è un omaggio ai vecchi film di genere: dai cartoni animati giapponesi sui mecha (Mazinga Z, Ufo Robot Goldrake, G Gundam, solo per citarne alcuni) a Godzilla, primo kaiju della storia.
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dave san
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martedì 22 ottobre 2013
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sulle spalle di godzilla
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Questa pellicola ricorda per certi versi, il lavoro di Verhoeven, Starship Troopers. Per sviluppo narrativo e impatto visivo. Il lucertolone nipponico, invece, ne è IL precursore. La caratteristica chiave del genere è stata in parte riassunta da Del Toro a “La Repubblica”. L’elemento militaristico, rappresenta di solito, un estremo baluardo contro un male devastante più che “pervasivo”. Si parla anche di “grandi storie”. Arduo che una qualsiasi amministrazione mondiale, investa miliardi di dollari per costruire, ad esempio, micidiali mega robot anti crimine. Probabilmente neppure l’opinione pubblica approverebbe, di questi tempi.
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Questa pellicola ricorda per certi versi, il lavoro di Verhoeven, Starship Troopers. Per sviluppo narrativo e impatto visivo. Il lucertolone nipponico, invece, ne è IL precursore. La caratteristica chiave del genere è stata in parte riassunta da Del Toro a “La Repubblica”. L’elemento militaristico, rappresenta di solito, un estremo baluardo contro un male devastante più che “pervasivo”. Si parla anche di “grandi storie”. Arduo che una qualsiasi amministrazione mondiale, investa miliardi di dollari per costruire, ad esempio, micidiali mega robot anti crimine. Probabilmente neppure l’opinione pubblica approverebbe, di questi tempi. Viceversa, l’avvento di creature di ottanta metri (o di categoria 5), che devastano città intere, rende certamente credibile l’investimento. Ecco che la trama del film si svincola tout-court da un realismo un po’ grigio e disilluso. Lo show di Del Toro è possente e ludico. Decisamente non di matrice neorealista. Allegorie e citazioni non mancano neanche qui però: dall’interconnessione neurale tra i due piloti; richiamo a legami primordiali e meno compulsivi? Dal topos nipponico del piccolo futuro eroe. Con una figura protettiva che plana sulla metropoli in rovina: deus ex machina e padre putativo. Non c’è molto altro da dire. Si tratta, concretamente, d’intrattenimento puro. PS Sarebbe anche interessante, assistere alla narrazione di un rituale. Il funzionamento amministrativo di uffici, strutture e relative interazioni. E’ evidente che non sia questa la mission di un'avventura della durata minore, rispetto a una stagione televisiva.
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