the smod
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sabato 12 aprile 2014
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von trier parla alla nostra coscienza
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è un film che mette alla prova e che opera una distinzione all'interno del pubblico:cioè chi guarda solo la superficie e giudica in base a preconcetti e chi guarda sotto la superficie e cerca di capire il senso nascosto (del perchè facciamo qualsiasi cosa)..la problematica centrale del film è quindi una questione etica come ribadisce la protagonista Joe all'inizio:"Purtroppo questa storia avrà una morale".
il nodo centrale comunque è l"anestesia",il non sentire nulla, la solitudine universale dell'uomo, e quindi se sia lecito da parte degli esseri umani(che inevitabilmente sperimentano su di sè la solitudine esistenziale,qualsiasi sia la loro mania,lato oscuro,o canale di sfogo) rimproverare una loro simile che cerca una via di fuga da sè stessa, diversa dal pensare comune e,forse,decisamente egoistica.
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è un film che mette alla prova e che opera una distinzione all'interno del pubblico:cioè chi guarda solo la superficie e giudica in base a preconcetti e chi guarda sotto la superficie e cerca di capire il senso nascosto (del perchè facciamo qualsiasi cosa)..la problematica centrale del film è quindi una questione etica come ribadisce la protagonista Joe all'inizio:"Purtroppo questa storia avrà una morale".
il nodo centrale comunque è l"anestesia",il non sentire nulla, la solitudine universale dell'uomo, e quindi se sia lecito da parte degli esseri umani(che inevitabilmente sperimentano su di sè la solitudine esistenziale,qualsiasi sia la loro mania,lato oscuro,o canale di sfogo) rimproverare una loro simile che cerca una via di fuga da sè stessa, diversa dal pensare comune e,forse,decisamente egoistica. Ed ecco il mito,anzi il tabù che il film vuole sfatare il pregiudizio che l'egoismo sia una prospettiva sbagliata: è la nostra natura ad essere egoistica e la sofferenza degli altri non suscita in noi alcun interesse se prima non è salvaguardato il nostro appagamento in termini di felicità. quindi chi ci dà il diritto di giudicare Joe?
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antoniusblock
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martedì 15 aprile 2014
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2 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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CONTINUA da: 1 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
Non poteva funzionare, perché l’amore, una relazione vera, richiede (ma poi anche contribuisce a determinare) un cambiamento totale della persona, qualcosa che non può essere disgiunto dalla dimensione del rischio e dunque dal coraggio, e non può mai nascere dal bisogno di cambiare i propri sistemi di protezione dalla paura e dal dolore. Possiamo considerare la qualità dell’amore, non quello generico madre figlio, amico amico, per la vita, e tutti gli altri equivoci possibili, ma quello di una relazione di coppia, l’indice dell’”umanita” di una persona, del suo coraggioso desiderio-volonta-capacità di “andare a vedere”, in ogni campo, sempre e comunque, “scoprire”, essere “esploratori”, pur sapendo che la “catastrofe” o forse il giungere alla “fine del mondo” è sempre in agguato, e forse certa.
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Non poteva funzionare, perché l’amore, una relazione vera, richiede (ma poi anche contribuisce a determinare) un cambiamento totale della persona, qualcosa che non può essere disgiunto dalla dimensione del rischio e dunque dal coraggio, e non può mai nascere dal bisogno di cambiare i propri sistemi di protezione dalla paura e dal dolore. Possiamo considerare la qualità dell’amore, non quello generico madre figlio, amico amico, per la vita, e tutti gli altri equivoci possibili, ma quello di una relazione di coppia, l’indice dell’”umanita” di una persona, del suo coraggioso desiderio-volonta-capacità di “andare a vedere”, in ogni campo, sempre e comunque, “scoprire”, essere “esploratori”, pur sapendo che la “catastrofe” o forse il giungere alla “fine del mondo” è sempre in agguato, e forse certa. Un darsi disponibili al rischio e al cambiamento continuo. Nel film nessun personaggio è capace di “amore” in questo senso, dunque non ci sono “umani”. Per lo più si intravedono esseri “disumani”: dalla madre a tutti gli uomini che abusano (apparentemente abusati) di Joe, fino all’ultimo che probabilmente l’ha lasciata ferita in strada. Ci sono poi gli esseri “inumani”: Joe, di cui si è già detto, e il vecchio, pseudo-terapeuta, Seligman, che la raccoglie per strada ferita. Figura ambigua quest’ultima, apparentemente positiva, accogliente, di fatto solo un’altra versione della stessa anestesia emotiva che caratterizza Joe. Solo che in questo caso il “rumore” non è dato dalla sessualità, ma paradossalmente dal “silenzio”, da una esistenza metodica basata sulla ripetizione, sulla classificazione, sul raccontarsi senza posa in una perpetua litania che non lascia passare nulla, una falsa storia di sé, delle proprie “passioni”, e della propria vita. E’ una persona “fredda”, malgrado le apparenze, ma almeno non abusa di Joe. In un certo senso è anche una persona, buona, ma la bontà non è ancora “umanità”. L’unico personaggio “quasi umano” in questa storia è il padre di Joe, e la sua umanità si esplica nel raccontare storie sugli eventi naturali alla sua bambina, storie però “troppo” infantili per l’età di lei, e sempre le stesse. E proprio in quel “troppo” infantili e nella ripetizione di quelle storie, nel coraggio della vergogna di farlo comunque, nel dono dell’esempio della propria “vulnerabilità” alla sua bambina, sta la “quasi umanità” di quest’uomo. Gli manca però, per essere davvero “umano” il coraggio, molto più grande, di fare un altro passo. Abbandonare il rituale delle storie e dire di sé, del suo amore, del suo struggimento per la vita, per la sua bambina, mostrarle come si possa vivere nella pericolosa dimensione del “desiderio” in ogni istante e per ogni cosa, più di ogni altra per un nuovo vero grande amore, farle sentire davvero fino in fondo quanto egli sia, quanto si possa e si debba essere “vulnerabili” per poter essere davvero “vivi” e “insieme” a qualcuno. …CONTINUA con : 3 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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antoniusblock
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martedì 15 aprile 2014
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3 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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E quelle storie, quei momenti, quella voce coraggiosa saranno l’unica isola di verità, l’unica fonte di una qualche disperata speranza per Joe, per tutta la vita, l’idea indicibile che anche per lei possa esserci la possibilità di un rapporto caldo e fusionale, di infinita fiducia e amore con qualcuno (di questo parla la bellissima canzone dei Rammstein all’inizio del film). E sul letto di morte del padre, consapevole che con lui quella che sta perdendo e la sua stessa vita, la sua speranza di potere un giorno averne una, gli chiederà di raccontarle per l’ultima volta, proprio una di quelle storie, la più “usata”.
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E quelle storie, quei momenti, quella voce coraggiosa saranno l’unica isola di verità, l’unica fonte di una qualche disperata speranza per Joe, per tutta la vita, l’idea indicibile che anche per lei possa esserci la possibilità di un rapporto caldo e fusionale, di infinita fiducia e amore con qualcuno (di questo parla la bellissima canzone dei Rammstein all’inizio del film). E sul letto di morte del padre, consapevole che con lui quella che sta perdendo e la sua stessa vita, la sua speranza di potere un giorno averne una, gli chiederà di raccontarle per l’ultima volta, proprio una di quelle storie, la più “usata”. E finalmente piange. Un’emozione, e anche “vera”. La speranza e il coraggio, non si può dire cosa venga prima e cosa dopo, si alimentano l’una con l’altro e viceversa. Vista la trama del film questo ultimo evento non riesce a cambiare l’esistenza di Joe. Ma fino all’ultimo giorno la vita non è mai finita, vale sempre la pena di tentare di stravolgerla. Ancora oggi dopo aver visto Nymphomaniac provo un tremore. Credo che sia il tremore del sentire di avere una umanità che si fa “toccare” e che è capace e desidera “toccare” altri umani. Malgrado tutto, di essere un uomo "vivo". …CONTINUA con : 4 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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jixeurij
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giovedì 3 aprile 2014
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lasciate ogni speranza o voi che entrate
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Il nuovo capolavoro di Lars Von Trier, "Nymphomaniac" è una potente storia di degrado e tentativo di redenzione in un mondo ipocrita e malato quanto la protagonista. Nei 50 anni di vita narrati, veniamo a contatto con la sua complessa personalità e i suoi turbamenti. Nella sua ricerca edonistica, mano a mano sempre più aggressiva, Joe si rifiuta, si accetta, si nega nuovamente.
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Il nuovo capolavoro di Lars Von Trier, "Nymphomaniac" è una potente storia di degrado e tentativo di redenzione in un mondo ipocrita e malato quanto la protagonista. Nei 50 anni di vita narrati, veniamo a contatto con la sua complessa personalità e i suoi turbamenti. Nella sua ricerca edonistica, mano a mano sempre più aggressiva, Joe si rifiuta, si accetta, si nega nuovamente. L'incompletezza che cerca di colmare con meccanici rapporti con sconosciuti è simbolo di un'anima frammentata che cerca di ricomporsi nonostante i violenti conflitti interiori. Von Trier non è nuovo a questo tipo di personaggi: le sue protagoniste femminili sono spesso maltrattate, come la sua anima, nelle varie fasi della sua vita e rappresentano anche una sua parte (molte sono le accuse di misoginia, a mio parere errate, in quanto il suo cinema è metaforico).
Joe è quella sua parte scomposta, discontinua, turbata. Alla ricerca di qualcosa che cerca inutilmente, per riempire il suo vuoto incolmabile.
Il mondo in cui ella vive, come già accennato precedentemente, è profondamente ingiusto, ripugnante, e la società mantiene una maschera di disgustosa ipocrisia che si scioglie mentre si approfitta dei più deboli.
Il regista unisce il concetto di società malata in conflitto già usato in "Dogville" a quello codardamente ingiusto di "Dancer in the Dark".
L'erotismo contenuto è piatto e vacuo, sventrato totalmente di una possibile eccitazione, trasmettendo la noia, il pregusto del vuoto.
Le provocazioni e lo "scandalo" dietro a Nymphomaniac non stanno a livello visivo (come nell'inutile e stomachevole "Ken Park" di Larry Clark) ma a livello morale: rompe il tabù del divieto di parlare liberamente di sessualità, proponendo una lucida e cruda analisi del concetto di "piacere" attraverso una mente che non riesce ad accettare la propria natura.
Questa pellicola è un'odissea allucinante ed enigmatica, che riesce a raggiungere un connubio addirittura a livello di colonne sonore tra l'industrial metal tedesco e la musica classica di Bach e Beethoven, coniugando matematica, blasfemia, enigmi.
Colpisce e lascia il segno, impossibile da dimenticare, la sua carica aggressiva dimostra che Lars Von Trier è un genio ancora oggi e non ha perso la sua capacità di smascherare la realtà.
Questo è cinema.
Sinceramente non mi sento di consigliarlo a coloro che sono abituati con cinema mainstream, ne rimarrebbero solamente disgustati e non riuscirebbero ad andare oltre le immagini; se invece volete provare emozioni che non avete mai provato davanti ad un film, avete deciso di lasciare per sempre il bigottismo a casa e conoscete le opere precedenti del regista, Nymphomaniac fa per voi.
Von Trier non è mai stato così brillante.
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evildevin87
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sabato 5 aprile 2014
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provocatorio ma non gratuitamente
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Terzo capitolo della trilogia della depressione di Lars Von Trier. A quanto pare quest'ultimo ha molto da dirci e un solo film non bastava: questa è la prima parte.
Che dire? Provocatorio e colmo di degrado, un viaggio a ritroso nel tempo attraverso la storia della vita di una ninfomane che già in età adolescenziale capisce e sfrutta al massimo il suo potere di donna. Il sesso per Joe (Charlotte Gainsbourg quella del presente, Stacy Martin quella del passato) non è un piacere ma è, oltre a essere una vera e propria dipendenza, il veicolo attraverso il quale prova a colmare il grande vuoto che ha dentro. Ci prova e ci riprova passando da un uomo all'altro e mai legandosi sentimentalmente a nessuno, ma niente da fare.
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Terzo capitolo della trilogia della depressione di Lars Von Trier. A quanto pare quest'ultimo ha molto da dirci e un solo film non bastava: questa è la prima parte.
Che dire? Provocatorio e colmo di degrado, un viaggio a ritroso nel tempo attraverso la storia della vita di una ninfomane che già in età adolescenziale capisce e sfrutta al massimo il suo potere di donna. Il sesso per Joe (Charlotte Gainsbourg quella del presente, Stacy Martin quella del passato) non è un piacere ma è, oltre a essere una vera e propria dipendenza, il veicolo attraverso il quale prova a colmare il grande vuoto che ha dentro. Ci prova e ci riprova passando da un uomo all'altro e mai legandosi sentimentalmente a nessuno, ma niente da fare. Nel raccontare le sue vicende a Seligman (Stellan Skarsgard), uomo di colto e gentile che soccorre Joe dopo che l'ha trovata per strada svenuta, quest'ultimo vi collega ai vari avvenimenti un sacco di analogie e simbologie, che aiutano a comprendere meglio quanto ci sia di naturale e di spudoratamente istintivo nei comportamenti della protagonista ninfomane: lei è così e non può essere nient'altro.
Von Trier ci da' l'ulteriore conferma di cio è: un regista senza pudore e provocatorio, ma non gratuitamente. Per esprimere al meglio i concetti trattati nella pellicola il regista danese non poteva fare altrimenti. Le scene di sesso esplicite non sono messe lì a caso solo per suscitare dello scalpore nello spettatore ma ciascuna di esse è contestualizzata e ha un suo perchè. Lars aveva qualcosa da dire e l'ha detta in modo cristallino, andando oltre il bigottismo. E, ovviamente, la sua mano si riconosce tra un milione. Un bel lavoro non c'è che dire, sotto tutti punti i vista. A questo punto non resta che aspettare la seconda parte.
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noia1
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sabato 21 febbraio 2015
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mymphomaniac (1 e 2)
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Un anziano e la storia di una donna da lui soccorsa.
Il sesso in tutte le sue forme attraverso la crescita di una ragazza, il sesso in tutte le sue fasi di perversione concepibile ed attuabile, non tanto per bassezza o bisogno ma per curiosità, la lussuria di una ragazza che se l’è potuto permettere, la testimonianza di chi ha avuto il privilegio di provare tutto. Fin dai cenni dell’infanzia arrivando al bisogno d’astinenza per un corpo che cede, dal pulsare di un sentimento spontaneo irrefrenabile alla precisa attuazione di uno addirittura programmato, il sesso perfetto di chi ci sa fare ed il sesso speciale dell’amore.
Una gigantesca metafora della vita attraverso due pedine fondamentali attorno cui orbitano infiniti satelliti, dettagli di un mondo troppo ampio, lo stesso che li ha divorati e che spesso non ha reso le sofferenze.
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Un anziano e la storia di una donna da lui soccorsa.
Il sesso in tutte le sue forme attraverso la crescita di una ragazza, il sesso in tutte le sue fasi di perversione concepibile ed attuabile, non tanto per bassezza o bisogno ma per curiosità, la lussuria di una ragazza che se l’è potuto permettere, la testimonianza di chi ha avuto il privilegio di provare tutto. Fin dai cenni dell’infanzia arrivando al bisogno d’astinenza per un corpo che cede, dal pulsare di un sentimento spontaneo irrefrenabile alla precisa attuazione di uno addirittura programmato, il sesso perfetto di chi ci sa fare ed il sesso speciale dell’amore.
Una gigantesca metafora della vita attraverso due pedine fondamentali attorno cui orbitano infiniti satelliti, dettagli di un mondo troppo ampio, lo stesso che li ha divorati e che spesso non ha reso le sofferenze.
C’è un vecchio senza veri sentimenti, abile calcolatore, amante della letteratura, privo di malizia, una lente limpida forse in grado di valutare la protagonista Joe meglio di altri forse anche perché vergine. Poi c’è Joe, la vita vissuta, schietta ed indifferente, una persone senza veri rimorsi se non una lucida accettazione del suo essere cattiva e, arrivata al culmine della propria esistenza, altro non le resta che raccontare.
Una storia di vita precisa ed esauriente con tanto di enciclopedia sul sesso contrapposto ad un’immensa serie di analogie con ciò che è la letteratura e gli hobby in generale.
Classe sopraffina di dettagli in una storia che ha più del giallo di quanto sembri, come sfogliando tante pagine si viene trascinati verso il finale per capire perché si sia lì ad ascoltare quella ragazza, da dove sia saltata fuori.
Atmosfere allucinate, luoghi rarefatti, forse più importante è ciò che viene trasmesso rispetto a ciò che accade, le sensazioni più che gli eventi veri e propri, dirige Von Trier d'altronde, lui sempre in grado di lasciare addosso quella pesantezza sconvolgendo con classe, senza espedienti d’orrore, pure e semplici forti dosi si sentimento.
Il secondo capitolo è la semplice prosecuzione del primo senza troppe novità se non la differenza di una vena drammatica più accentuata, come la storia vera e propria dopo la gigantesca ed irriverente introduzione del primo capitolo.
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the thin red line
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venerdì 3 ottobre 2014
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profondo e schietto
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Il volume 1 dell'opera sul rapporto con la propria sessualità di Joe (ninfomane) è una lunga autoanalisi volta a raccontare al vecchio Seligman una vita passata alla ricerca del piacere come unico scopo della propria esistenza. Un monologo interrotto dalle talvolta assurde quanto incredibilmente compatibili similitudini del colto vecchio (dalla pesca al pesce più grosso alla musica polifonica di bach). Una storia struggente raccontata con mera consapevolezza e cinismo senza false autocommiserazioni e convinta accettazione di se stessi. Non c'è spazio per sentimentalismi (tranne nel rapporto col padre) ne per la pietà che il vecchio accenna ad esprimere senza successo.
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Il volume 1 dell'opera sul rapporto con la propria sessualità di Joe (ninfomane) è una lunga autoanalisi volta a raccontare al vecchio Seligman una vita passata alla ricerca del piacere come unico scopo della propria esistenza. Un monologo interrotto dalle talvolta assurde quanto incredibilmente compatibili similitudini del colto vecchio (dalla pesca al pesce più grosso alla musica polifonica di bach). Una storia struggente raccontata con mera consapevolezza e cinismo senza false autocommiserazioni e convinta accettazione di se stessi. Non c'è spazio per sentimentalismi (tranne nel rapporto col padre) ne per la pietà che il vecchio accenna ad esprimere senza successo. Nymphomaniac analizza l'ipocrisia dell'essere umano senza sottolinearla negativamente ma accettandola sommessamente.
Mi ci è voluto un po' per vedere l'ultima pellicola di Lars Von Trier, regista che ho adorato e criticato in egual misura (Dogville / le onde del destino magnifici, antichrist / melancholia noiosi e piatti) di certo mi è piaciuto, 2 ore di visione cruda della vita di Joe senza mai annoiare, dialoghi realistici e mai banali. L'autore danese toglie i filtri e sfatà i tabu' del sesso visto solo come hard e confeziona un ammirevole opera. Dimostra di conoscere i suoi attori (Gainsburg -Skarskard) e consegna ad ognuno di loro una parte cosi' all'opposto eppure cosi' vicina. In attesa di vedere il secondo volume da cui mi aspetto ancora di più un plauso alla fenomenale prova di Uma Thurman, qui attrice più che mai, che in soli 10 minuti ci regala un interpretazione potente. 3 stelle di voto con ottime probabilità di arrivare a 4 nel secondo volume.
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antoniusblock
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martedì 15 aprile 2014
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4 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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...e che ne è stato di quella ragazza? Il film è strutturato come il racconto che Joe ormai donna adulta fa della sua giovinezza. Quanto detto sopra vale per la Joe giovane ragazza. Ma come è diventata quella ragazza? Chi è oggi la Joe che narra la sua vita? Se in passato l'unica salvezza era il "rumore" della sessualità per non sentire la paura e il dolore, in una parola, la solitudine, la mancanza di una connessione vera e affidabile anche con un solo essere umano, oggi Joe è una persona diversa. Non leggiamo più sul suo viso l'innocenza, lo smarrimento e l'impotenza che ce la facevano "amare" facilmente, o almeno guardare con tenerezza e desiderare di "salvarla".
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...e che ne è stato di quella ragazza? Il film è strutturato come il racconto che Joe ormai donna adulta fa della sua giovinezza. Quanto detto sopra vale per la Joe giovane ragazza. Ma come è diventata quella ragazza? Chi è oggi la Joe che narra la sua vita? Se in passato l'unica salvezza era il "rumore" della sessualità per non sentire la paura e il dolore, in una parola, la solitudine, la mancanza di una connessione vera e affidabile anche con un solo essere umano, oggi Joe è una persona diversa. Non leggiamo più sul suo viso l'innocenza, lo smarrimento e l'impotenza che ce la facevano "amare" facilmente, o almeno guardare con tenerezza e desiderare di "salvarla". Oggi ci sono rabbia e risentimento, espressi a volte in maniera diretta con la provocazione verbale e gli atteggiamenti, a volte in maniera indiretta con una ambigua svalutazione di sé e con il cinismo. E' davvero cambiata? Qualcosa è cambiato, ma purtroppo non qualcosa di sostanziale, tale da riaprire realmente la sua vita. Dove prima era solo l'"anestesia" emotiva sorretta dal "rumore" della sessualità, facilmente attuabile grazie anche all'età e alla bellezza, oggi si è aggiunto il "travisamento" emotivo, il non riconoscimento delle emozioni realmente provate. Perché oggi ne prova. E così, anche se noi leggiamo sul suo viso disperazione e paura per la condizione di solitudine che vive da sempre, e amarezza infinita per la propria vita, queste non diventano mai per lei emozioni percepite e consapevoli e di conseguenza gesti e richieste. "Sbagliare" continuamente l'esperienza e la consapevolezza delle emozioni che sta provando, sostituire le emozioni "deboli" (paura, dolore, desiderio di essere importante per qualcuno), con emozioni "forti" (rabbia, risentimento, distacco emotivo), questo è stato il cambiamento. Nella sua vita relazionale non è mai stata nella "posizione" (debole=desidero) della richiesta di legame, era un rischio troppo grande lasciare liberi gli altri di non averla a cuore, di non amarla, non aveva reti di protezione, meglio non chiederlo. Ora però non è più neppure nella posizione (neutra=non voglio nulla) della "fuga" dalle emozioni, come nella sua giovinezza, ora è in quella (forte=pretendo) dell'attacco, l'ultima chanche che un animale predato può mettere in campo quando si trovi con le spalle al muro (anzi la penultima, perché l'ultima è la paralisi, l'"immobilità tonica", il "congelamento", comportamenti volti a bloccare e sviare la sequenza predatoria, e chissà che distesa su quella strada bagnata, nella scena iniziale del film, non stesse giocando proprio questa sua ultima carta prima della morte). Il vantaggio di stare nella posizione della rabbia, di sentirsi, o meglio, in questo caso, credere di sentirsi arrabbiati, è quello di potersi pensare come forti, e anche di aver diritto ad una riparazione (se sono arrabbiata, devo aver subito un torto e dunque da qualche parte deve esserci un colpevole, qualcuno che mi deve qualcosa, che ha il dovere morale di riparare, e perciò rispetto a me debole). Ma questa rabbia purtroppo non solo non è "vera" per lei, ma non verrà neppure accettata dalle controparti, gli umani (disumani) "incolpevoli", e dunque, drammaticamente, peggiorerà la situazione perché la renderà ancora meno "amabile" ai loro occhi, le negherà anche l'ultima possibile forma di relazione: la pietà. …CONTINUA con : 5 - Emozioni. commento diviso in 5 parti
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antoniusblock
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martedì 15 aprile 2014
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5 - emozioni. commento diviso in 5 parti
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E' vero, in gran parte quanto ho scritto sono solo fantasie rispetto a quello che potrebbe accadere a questa donna e non sono cose presenti nel film. Penso però che non sia inutile farle. Joe non è diversa da tutti noi se non quantitativamente. Si protegge dalla disperazione e dalla solitudine come tutti facciamo, anche se magari con modi diversi, avendo avuto vite e rapporti diversi. E poi, in fondo, perché guardiamo un film? Per capire chi siamo e per diventare persone migliori. Questa almeno è la mia risposta. Quello che penso dovremmo davvero chiederci alla fine è se riusciamo ad amare entrambe le "versioni" di Joe: la ragazza "fragile" e carina e la donna "sprezzante" e segnata dalla vita.
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E' vero, in gran parte quanto ho scritto sono solo fantasie rispetto a quello che potrebbe accadere a questa donna e non sono cose presenti nel film. Penso però che non sia inutile farle. Joe non è diversa da tutti noi se non quantitativamente. Si protegge dalla disperazione e dalla solitudine come tutti facciamo, anche se magari con modi diversi, avendo avuto vite e rapporti diversi. E poi, in fondo, perché guardiamo un film? Per capire chi siamo e per diventare persone migliori. Questa almeno è la mia risposta. Quello che penso dovremmo davvero chiederci alla fine è se riusciamo ad amare entrambe le "versioni" di Joe: la ragazza "fragile" e carina e la donna "sprezzante" e segnata dalla vita. Credo che sia possibile amarle entrambe, amare il loro in mille modi non detto desiderio di vita e di amore, "tenere" per loro, perché venga anche il loro giorno.
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lucaguar
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sabato 19 aprile 2014
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pietà e profondità, altro che porno...
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Personalmente sono sempre stato dubbioso sul talento di Lars Von Trier, e questo mio dubbio è stato confermato dalla visione di due suoi film, Antichrist e Melancholia.
L'impressione che avevo avuto era quella di un regista che voleva nascondersi dietro a tematiche profonde o addirittura solenni e mistiche per celare le sue pulsioni più basse. Antichrist mi era sembrato veramente di cattivo gusto e Melancholia completamente vuoto di un contenuto degno di un film cosiddetto "d'autore" ma entrambi erano, secondo me, accomunati da una voglia di stupire a tutti i costi, e mascherati dall' etichetta di film d'autore che li ha salvati da esser definiti film di serie B.
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Personalmente sono sempre stato dubbioso sul talento di Lars Von Trier, e questo mio dubbio è stato confermato dalla visione di due suoi film, Antichrist e Melancholia.
L'impressione che avevo avuto era quella di un regista che voleva nascondersi dietro a tematiche profonde o addirittura solenni e mistiche per celare le sue pulsioni più basse. Antichrist mi era sembrato veramente di cattivo gusto e Melancholia completamente vuoto di un contenuto degno di un film cosiddetto "d'autore" ma entrambi erano, secondo me, accomunati da una voglia di stupire a tutti i costi, e mascherati dall' etichetta di film d'autore che li ha salvati da esser definiti film di serie B.
Ebbene, premesso ciò, vedendo l'ultimo suo discusso e controverso film e ho dovuto ricredermi.
Nymphomaniac Vol.1 mi ha sorpreso in maniera inaspettata, l'ho trovato un film veramente interessante e come se ne vedono pochi negli ultimi tempi.
Lars Von Trier stavolta ha saputo, attraverso la storia della ninfomane Joe, ad attraversare in modo alto e autenticamente profondo il mistero non solo della sessualità umana ma, più in generale, dell'essere umano nel suo rapporto con il mondo che lo circonda, con gli altri e addirittura con la religione e con Dio.
Seligman, un ebreo, trova Joe distesa e ferita in una giornata nevosa, la ospita e nasce così il desiderio di lei di raccontare tutta la sua storia.
I dialoghi tra lei e l'anziano "dotto" sono uno dei motivi per cui ho apprezzato questo film. E' sempre sottile e profondissimo il modo in cui Lars Von Trier riesce a fondere la storia di vita vissuta di Joe con l'onniscenza del vecchio Seligman, azzardando (e cavandosela benissimo) paragoni e metafore tra il mondo della ninfomane e il mondo colto di Seligman, e riuscendo a costruire un'analisi antropologica a tutto tondo, che ha sì come filo conduttore la sessualità ma che sfocia in una visione del mondo più ampia.
Numerosi e finissimi sono i paragoni tra alcuni episodi dell'esperienza di Joe e, ad esempio, la natura, la storia, la musica e la religione.
La cosa che mi ha sorpreso è stata inoltre la pietà profonda che il regista mostra nei confronti dei suoi personaggi; durante tutto il film, ad esempio, non balza mai mente di giudicare Joe con facili etichette, Von Trier ,al contrario, ci coinvolge nel dramma di una persona profondamente angosciata dalla vita e riesce a spingerci alla comprensione della sua storia anzichè al giudizio sulla sua condotta.
La ninfomania di Joe ha radici profonde: il rapporto difficile con la madre, la malattia del padre che lo porta alla pazzia e l'incapacità di innamorarsi (forse ritrovata con Jerome? vedremo nel Vol 2).
Lo stile è stato dibattuto e discusso: personalmente lo trovo sì forte, ma chi lo ha visto con un minimo di raziocinio e di spirito critico saprà stabilire che le scene sessualmente forti sono solo un mezzo e non un fine in questa pellicola. Se da un lato infatti stilisticamente non è risparmiato nulla all'occhio, dall'altro lato ho trovato lo stile di Von Trier meraviglioso: ho apprezzato tantissimo ad esempio le immagini prese dalla natura e dalla storia a mò di documentario ad accompagnamento al racconto.
In conclusione Nymphomaniac è un film sicuramente non accessibile a tutti, in quanto i facili pregiudizi e dei benpensanti sono sempre in agguato, ma se lo si guarda con spirito critico e lo si analizza nei suoi contenuti si noterà una impressionante ricchezza di tematiche importantissime e decisive nella questione umana, ed è proprio questa la forza del film, il quale riesce a scrollarsi di dosso un'etichetta così pesante (e bassa fino all'offensivo) come quella di "film porno" che alcune scene a primo impatto potrebbero indurre a dare; e ci riesce in modo omogeneo, armonioso e a tratti addirittura elegante.
Infine due note finali: la prima indirizzata a chi lo ha trovato noioso: personalmente mi ha tenuto incollato allo schermo e le due ore di durata sono veramente volate e la seconda riguardante l'interpretazione di Uma Thurman nei panni della moglie di uno degli amanti di Joe, veramente straordinaria, come straordinaria e quasi grottesca è la scena in cui compare.
Lars Von Trier stavolta ha mostrato di essere onesto, profondo e coraggioso.
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