im_not_amused
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giovedì 28 luglio 2016
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filosofia portami via...
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Condivido tantissimo Kujikiri, ricordo che prima che uscisse questo film avevano intervistato una donna (che era appena uscita dopo la visione dell'antemprima a cannes, mi sembra?) e che era in lacrime mentre commossa continuava a ripetere quanto meraviglioso e complesso fosse questo film. Intervista che mi aveva colpito e che mi aveva convinto a considerare (a priori, senza vederlo) Nymphomaniac un capolavoro filosofico e un po' spinto da vedere assolutamente. Oggi invece vorrei andare da quella donna e mandarla a ca****.
Sicuramente il film di Lars Von Trier è interessante, per la prima mezzora poi diventa così noioso che ho dovuto lottare contro me stessa per non cambiare canale alla TV.
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Condivido tantissimo Kujikiri, ricordo che prima che uscisse questo film avevano intervistato una donna (che era appena uscita dopo la visione dell'antemprima a cannes, mi sembra?) e che era in lacrime mentre commossa continuava a ripetere quanto meraviglioso e complesso fosse questo film. Intervista che mi aveva colpito e che mi aveva convinto a considerare (a priori, senza vederlo) Nymphomaniac un capolavoro filosofico e un po' spinto da vedere assolutamente. Oggi invece vorrei andare da quella donna e mandarla a ca****.
Sicuramente il film di Lars Von Trier è interessante, per la prima mezzora poi diventa così noioso che ho dovuto lottare contro me stessa per non cambiare canale alla TV. Per scandalizzare scandalizza, ma solo i bigotti degni dell diciasettesimo secolo visto che le scene spinte proposte non sono così fuori dalla norma come invece avevo creduto dato le premesse che parevano girare. Per quanto riguarda la parte filosofica del film, lasciamo perdere, è talmente penosa che non oso quasi commentarla soprattuto per come alcuni temi venivano infilati a caso, forse per riempire e allungare, non ne ho idea. E sì, lo so che moltissimi si troveranno in disaccordo con questa mia recensione, così come so che a tutti piace sentirsi intellettauli e "avanti" ma questo non vol dire che lo siano davvero, come non vuol dire che per quanto un film sia strano o diverso dalla massa debba necessariamente significare "Bello" o "Capolavoro" facendoci sentire per l'appunto, ancor più degli intelletuali a decantarne le lodi (che non ha); e questo purtroppo è proprio il caso di Nymphomaniac.
L'unica cosa che devo dire però in dissacordo con Kujikiri è che il film non è sempre stato noioso, ma c'erano anche delle scene così assurde e imbarazzanti (per quanto fossero ridicole) che quasi mi veniva da ridere. Come [SPOILER] nel momento in cui la pazza bionda si porta dietro i figli a casa della protagonista facendogli fare il giro turistico e altre cose del tutto fuori di testa. Regalando ai suoi pargoli un biglietto di sola andata dallo psicologo (o dallo psichiatra vista la madre)
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savio 86
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domenica 6 aprile 2014
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la poetica dei contrasti
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La poetica dei contrasti: Lars von Trier parla di tutto, tranne che di sesso
Una porta poggia su dei cardini, e sappiamo tutti bene che, se non oliati a dovere, questi scriocchioleranno regalandoci delle note al limite tra il fastidioso e l'horror.
Una annotazione che non descrive solo quello che ho sentito stamattina aprendo la porta, ma che ben sintetizza la prima parte dell'attesissimo "Nymphomaniac" di Lars Von Trier.
Il signor Selingman trova per strada una donna, Joe, svenuta e sanguinante: decide allora di portarla a casa sua per aiutarla. Qui Joe racconterà la sua storia di ninfomane, partendo dal principio.
Il film non si presenta bene già dal principio: quello che infastidisce di più è la scritta che annuncia la versione "ridotta e censurata", così come alcuni tagli evidenti fatti-male- durante la pellicola; ma al di là di ciò, non imputabile al regista, quello che si presenta -almeno nella prima parte- è una condanna alla vacuità del sesso, alla monotonia e meccanicità dei rapporti sessuali "vuoti", visti solo come un momento di piacere.
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La poetica dei contrasti: Lars von Trier parla di tutto, tranne che di sesso
Una porta poggia su dei cardini, e sappiamo tutti bene che, se non oliati a dovere, questi scriocchioleranno regalandoci delle note al limite tra il fastidioso e l'horror.
Una annotazione che non descrive solo quello che ho sentito stamattina aprendo la porta, ma che ben sintetizza la prima parte dell'attesissimo "Nymphomaniac" di Lars Von Trier.
Il signor Selingman trova per strada una donna, Joe, svenuta e sanguinante: decide allora di portarla a casa sua per aiutarla. Qui Joe racconterà la sua storia di ninfomane, partendo dal principio.
Il film non si presenta bene già dal principio: quello che infastidisce di più è la scritta che annuncia la versione "ridotta e censurata", così come alcuni tagli evidenti fatti-male- durante la pellicola; ma al di là di ciò, non imputabile al regista, quello che si presenta -almeno nella prima parte- è una condanna alla vacuità del sesso, alla monotonia e meccanicità dei rapporti sessuali "vuoti", visti solo come un momento di piacere. Siamo di fronte ad un raffinato e complesso, ma per niente sibillino, sistema di metafore su metafore che riesce a far vivere il contrasto tra le scene più esplicite ed animalesche con quelle più prettamente riflessive e profonde.
Joe è una povera vittima: vittima della sua ninfomania, del sesso, della sua capacità di sedurre, del suo eterno desiderio di voler essere soddisfatta. E' vittima della sua solitudine fatta di 10 uomini al giorno, vittima di quella completezza che non riesce a trovare e di quel male che provoca nelle altre persone, distruggendo famiglie e amori solo per appagare il suo desiderio.
"Tecnicamente" il film è ben girato, ottima fotografia e regia(con alcuni richiami allo stile del "Dogma95"), e ben scritto in alcuni punti, con esterne costruite ad hoc e con una armonia della natura al limite del bucolico e dell'arcadico, con richiami musicali che oscillano dalla classica al rock più violento e spudorato. Due ore che sicuramente non annoiano ma con il rischio che l'interesse sia solo per la prossima avventura sessuale della giovane Joe.
E' inevitabile: questo non è un film sul sesso, ma questo è solo lo strumento preponderante che attraverso una massiccia dose di provocazione e irrealtà, poesia e bestialità, istinti e sentimenti, cerca di raccontare un universo completamente opposto fatto di amore, affetti e piccoli gesti.
Questa almeno è la poetica dei contrasti che emerge dal volume I con la speranza che la seconda parte completi la prima e riesca a colmare molte delle lacune di un film che "scricchiola" in molti punti, lasciando solo un grande amaro in bocca.
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jacopo b98
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domenica 6 aprile 2014
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il film-mondo di von trier, un grande film!
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Un giorno d’inverno un uomo, Seligman (Skarsgård), trova per strada una donna con il volto tumefatto: Joe (Gainsbourg da adulta, Martin da ragazza). Seligman la porta a casa sua, le offre una tazza di tè e un dolce e le si siede accanto. Lei comincia a raccontargli la sua vita. La prima parte della storia si divide in cinque capitoli: The Compleat Angler, Jerôme, Mrs. H, Delirium e The Little Organ School. Dopo mesi di attesa, polemiche di ogni genere per la distribuzione arriva finalmente in Italia Nymphomaniac: l’opera finale di Lars Von Trier, la più scandalosa, l’ultimo capitolo della Trilogia della Depressione, il film-mondo che deve rappresentare vizi e virtù di un modo di fare cinema, quello del regista, che, nel bene e nel male, è uno dei più controversi degli ultimi anni.
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Un giorno d’inverno un uomo, Seligman (Skarsgård), trova per strada una donna con il volto tumefatto: Joe (Gainsbourg da adulta, Martin da ragazza). Seligman la porta a casa sua, le offre una tazza di tè e un dolce e le si siede accanto. Lei comincia a raccontargli la sua vita. La prima parte della storia si divide in cinque capitoli: The Compleat Angler, Jerôme, Mrs. H, Delirium e The Little Organ School. Dopo mesi di attesa, polemiche di ogni genere per la distribuzione arriva finalmente in Italia Nymphomaniac: l’opera finale di Lars Von Trier, la più scandalosa, l’ultimo capitolo della Trilogia della Depressione, il film-mondo che deve rappresentare vizi e virtù di un modo di fare cinema, quello del regista, che, nel bene e nel male, è uno dei più controversi degli ultimi anni. Io non amo Lars Von Trier: sono sempre rimasto impassibile di fronte ai suoi film: Le onde del destino, opera mediocre, celebrativa e piena di sé; Antichrist, stendiamo un velo pietoso; Melancholia, opera di incredibile ambizione e incredibile “vuotezza”; ecc. Odio i suoi personaggi depressi, le ambientazioni dei suoi film, ecc. Eppure questo Nymphomaniac che è la summa più assoluta del cinema del regista danese mi è piaciuto. E anche tanto. Mi è piaciuto perché è l’opera più matura e grandiosa di un regista che, nel bene e nel male, comunque è importante e grande (non parlo della persona, che mi suscita un ribrezzo incredibile; parlo del regista e del suo stile). Nymphomaniac è un’opera di formazione: è un viaggio nella crescita, anche sessuale, certo, ma non solo, di una persona. Parliamo di una persona malata, una ninfomane, ma la cosa bella del film di Von Trier è che vede questa persona come una persona. Non come una creatura vergognosa da reprimere. E alla fin fine il film altro non è che un trattato di psico-analisi, con molto Freud, poco Jung e moltissimo Von Trier. L’indagine psicologica che il regista conduce nel film è ammirevole: i paragoni della pesca (sono ancora sconvolto e ammirato) e della polifonia con la seduzione e il sesso sono assolutamente folli, piuttosto assurdi eppur perfetti: Von Trier mette in campo ipotesi alquanto sconvolgenti ma ci costruisce dietro un’impalcatura di immagini, idee e teorie accurata quando convincente. E non si può non rimanerne ammirati. Consiglio perciò a tutti gli interessati in psicologia, psichiatria e psico-analisi di andare a vedere il film: ne rimarrete colpiti. Dopo di che tutta la strategia di merchandising che si è costruita per far pubblicità al film pare assurda; ad esempio rappresentare nelle locandine tutti i personaggi con le varie espressioni che si hanno durante un orgasmo: basti dire che la protagonista Charlotte Gainsbourg, Joe da cinquantenne, per lo meno in questa prima parte, non compare mai nuda o anche solo parzialmente svestita. Lo stesso si può dire di Uma Thurman, Christian Slater, Connie Nielsen, Stellan Skarsgård, ecc. In effetti, in questo Nymphomaniac il sesso e il nudo ci sono, eccome. E anzi, ce n’è tanto. Ma in realtà non è mai un sesso volgare: è un sesso usato come via per comprendere l’essenza di se stessi. Non c’è paragone, per dire, con le lunghe e stra-insistite (tuttavia anche qui chiaramente non si scherza) scene d’amore della Vita di Adele. Non manca neanche, nel sesso, nei nudi integrali specialmente maschili, una componente ironica (esemplare la sequenza in cui il regista ci propina una trentina di immagini di peni; oppure quando Joe dice che, assommando tutte le pelli di peni che sono stati circoncisi nella storia, si coprirebbe la distanza tra la Terra e Marte!). Risulta poi impossibile non parlare dell’immensa varietà di temi affrontati nel film: dal mangiare un dolce con la forchetta, alle foglie degli alberi, al sesso naturalmente e infine alla morte (il capitolo Delirium, che parla della morte del padre di Joe: una delle pagine più belle, interessanti e commoventi del cinema di Von Trier). Nymphomaniac è una sinfonia e come ogni sinfonia va ascoltata fino in fondo, anche con il cuore, per essere apprezzata. E ricordate: il fulcro, l’essenza del sesso è l’amore. Impossibile non citare gli interpreti, tutti bravissimi, con menzione speciale a un magnifico Stellan Skarsgård, a una grande Charlotte Gainsbourg, alla giovane Stacy Martin e a un inedito, ma sempre bravo, Shia LaBoeuf.
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larsvon
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martedì 8 aprile 2014
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imprenscindibile
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Premetto che il film l'ho visto in lingua originale circa quindici giorni fa sia il primo che il secondo volume........
Passando davanti il cinema ieri ho visto la locandina V.M. 18 anni, beh vorrei conoscere quale persona del 20esimo secolo prende queste decisioni, possibile
che non ha figli o nipoti adolescenti? Il film (i film) è molto ironico, privo di quella sessualità da mulino bianco, infiocchettato di situazioni morbose sul mondo
femminile che farebbe impallidire l'umile donnina di chiesa che continua a pregare solo con la speranza di trovare un mondo migliore, magari un marito migliore. Young Joe è una ragazzina che da spazio ai propri impulsi, non reprime ma da sfogo alla natura che è insita in lei.
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Premetto che il film l'ho visto in lingua originale circa quindici giorni fa sia il primo che il secondo volume........
Passando davanti il cinema ieri ho visto la locandina V.M. 18 anni, beh vorrei conoscere quale persona del 20esimo secolo prende queste decisioni, possibile
che non ha figli o nipoti adolescenti? Il film (i film) è molto ironico, privo di quella sessualità da mulino bianco, infiocchettato di situazioni morbose sul mondo
femminile che farebbe impallidire l'umile donnina di chiesa che continua a pregare solo con la speranza di trovare un mondo migliore, magari un marito migliore. Young Joe è una ragazzina che da spazio ai propri impulsi, non reprime ma da sfogo alla natura che è insita in lei....la old Joe ne prende consapevolezza. Finisco dicendo che il vero protagonista dei film è l'uomo che ascolta, non giudica ma consola come un leone davanti ad una gazzella.
PS= Uma Thurman è da oscar, sette minuti di pura recitazione che faranno la storia degli amanti del cinema.
C. B.
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michela siccardi
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mercoledì 9 aprile 2014
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i "benpensanti" certe volte pensano bene
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Pensavo che mi sarei scandalizzata, che sarei stata impressionata, colpita, se non scioccata almeno turbata dalla controversa pellicola, e invece mi sono solo estremamente annoiata. Il film pretende di essere originale, “non convenzionale” servendosi delle metafore più comuni e abusate, come quella del sesso con la pesca, metafora stantia già dalla fine del XIX secolo. Vorrebbe stupirmi con i numeri di Fibonacci ma, spiacente, “Il mago dei numeri” l’ho letto a 9 anni; il riferimento ad Edgar Allan Poe spero di cuore che non volesse essere colto. Bach non fa più raffinato/dotto/erudito da circa 18 serie televisive fa. Le succitate metafore, oltre a non essere particolarmente innovative, funzionano male, non sono affatto efficaci; risultano piuttosto espedienti “furbeschi”, forzati e malaccorti che tentano, in modo impacciato e finanche fastidioso, di rivestire di una patina simil-cultural-intellettuale ciò che di “intellettuale” non ha nulla.
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Pensavo che mi sarei scandalizzata, che sarei stata impressionata, colpita, se non scioccata almeno turbata dalla controversa pellicola, e invece mi sono solo estremamente annoiata. Il film pretende di essere originale, “non convenzionale” servendosi delle metafore più comuni e abusate, come quella del sesso con la pesca, metafora stantia già dalla fine del XIX secolo. Vorrebbe stupirmi con i numeri di Fibonacci ma, spiacente, “Il mago dei numeri” l’ho letto a 9 anni; il riferimento ad Edgar Allan Poe spero di cuore che non volesse essere colto. Bach non fa più raffinato/dotto/erudito da circa 18 serie televisive fa. Le succitate metafore, oltre a non essere particolarmente innovative, funzionano male, non sono affatto efficaci; risultano piuttosto espedienti “furbeschi”, forzati e malaccorti che tentano, in modo impacciato e finanche fastidioso, di rivestire di una patina simil-cultural-intellettuale ciò che di “intellettuale” non ha nulla. Sarebbe stata interessante una disamina sulla ninfomania, mi aspettavo (anzi la ritenevo doverosa) una delucidazione sulla genesi psicologica del “ninfomane”, e invece non v’è alcuna ombra d’analisi o di un approfondimento vagamente psicoanalitico. E’ evidente che a Von Trier non interessi analizzare a fondo questo fenomeno, peccato che non analizzi nemmeno altro! L’unica cosa che richiama la psicoanalisi è la modalità con cui si svolge il racconto della donna: lei sul lettino che “si confessa” e l’uomo seduto che la ascolta, riconducendo tutto a principi razionali (un altro format veramente inedito, scaduto all’incirca intorno agli anni ’40 del secolo scorso). La protagonista (complice la carenza di caratterizzazione psicologica altra rispetto all’esser-ninfomane) resta lontana da noi, i suoi pensieri restano oscuri, le sue sensazioni (negli intervalli tra una prestazione sessuale e l’altra) ignote e indecifrabili; oltre l’immagine di lei non arriva nulla. Abbiamo la rappresentazione piatta e noiosa di una giovane donna altrettanto piatta, noiosa, prevedibile e ripetitiva. Il film non è difficile, non è brillante, non è audace. Nulla di trasgressivo. La ninfomane sembra aver preso in prestito le parole da Fabio Volo quando dice che il suo “unico peccato è quello di aver preteso un tramonto dai colori più vividi”. Nulla di anticonformista, “l’ingrediente segreto del sesso è l’amore” , Vasco Rossi o Ligabue? Il vero ed unico pescatore di tutta la storia è il regista, la “mosca” di cui si serve è un titolo accattivante che suona qualcosa come “Nymphomaniac”, i pesci che abboccano sono tanti. Comunque qualcosa di buono -o più che altro di veramente inedito- c’è: (oltre ad averci reso note le sue fantasie sessuali), Lars von Trier offre una immagine del genere di sesso maschile davvero poco edificante, dove gli uomini non sono nulla più che pisello, corpi intorno al pisello, oggetti usa e getta. Il film è talmente pensato e costruito per “essere scandaloso” che alla fine non lo è affatto. Lo scalpore è un “voler-essere-scalpore a tutti i costi”, una provocazione superficiale e fine a se stessa che non smuove nulla. Finito il film il primo commento che sorge spontaneo è: e quindi????
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nerone bianchi
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domenica 13 aprile 2014
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nel labirinto della psiche umana
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Di Lars Von Trier. Film preceduto da un'infinità di parole e fiumi d'inchiostro, tutta pubblicità gratuita. Girato in originale per una durata complessiva di otto ore circa, arriva nelle sale in versione censurata e ridotta a cinque ore, proposto di conseguenza in due distinte proiezioni o volumi come li ha chiamati lo stesso regista. Difficile quindi parlare di un film quando si è potuto vedere sola la metà e per di più censurata. Diciamo che l'inizio è folgorante, tre infiniti minuti di buio assoluto, di assenza e silenzio, da questo profondo nulla pian piano emergono piccoli rumori e poi le immagini.
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Di Lars Von Trier. Film preceduto da un'infinità di parole e fiumi d'inchiostro, tutta pubblicità gratuita. Girato in originale per una durata complessiva di otto ore circa, arriva nelle sale in versione censurata e ridotta a cinque ore, proposto di conseguenza in due distinte proiezioni o volumi come li ha chiamati lo stesso regista. Difficile quindi parlare di un film quando si è potuto vedere sola la metà e per di più censurata. Diciamo che l'inizio è folgorante, tre infiniti minuti di buio assoluto, di assenza e silenzio, da questo profondo nulla pian piano emergono piccoli rumori e poi le immagini. Seguono altri minuti di splendidi dettagli, di mura e mattoni, di suoni, di neve, di un luogo che si capisce subito essere certo reale ma altrettanto certamente appartenente alla psiche e alla sua labirintica struttura. Il biglietto da visita è mostrato, chiaro, semplice, spietato. L'antefatto è splendido, un signore dalle buone maniere trova per terra una giovane ragazza che ha subito violenza, ne porta segni evidenti, non si capisce da chi e per quale ragione. La porta in casa e mentre fuori scende dolce la neve, la giovane comincia a raccontare la sua storia. Il film rimbalza di continuo tra la stanza e le immagini della vita, lo fa con un ritmo lento, da racconto di sera dopo una giornata troppo intensa. Come altri film di questo regista, credo che anche questo spaccherà i giudizi, o ti prende e lo segui senza più mollarlo o ti lascia indifferente e lo perdi dopo un pò. Mentre vedo un film non mi chiedo troppe cose, se mi piace lo seguo, altrimenti mi annoio, questo fa parte della prima categoria. l'ho seguito con intensità anche se, come ho già detto, il racconto è lento. Aspetto di vedere il secondo tempo per esprimere un giudizio più ampio e completo. Due sono le cose che mi hanno dato fastidio, la prima è la scritta iniziale che avverte il pubblico che la versione che sta per vedere è stata censurata. Mi chiedo quale senso abbia oggi questa parola, chi si arroga il diritto di non reputarci idonei a vedere alcune immagini anzichè altre, se poi le immagini tagliate sono, come credo, di carattere sessuale, allora la cosa diventa davvero grottesca. Basta entrare in una qualsiasi edicola italiana o aprire uno dei mille siti hard della rete per entrare in contatto con un menù di immagini di rapporti sessuali pratricamente infinito: un uomo e due donne, due donne e un uomo, sette uomini e diciotto donne, un trans con una donna e due uomini e via verso un gioco di combinazioni che non conosce fine. Cosa hanno censurato di così inguardabile, questa la domanda, e soprattuitto chi lo ha fatto. Seconda cosa che mi ha dato fastidio è che il film credo scavi molto in profondità, apra una finestra su un lato forse indecifrabile dell'essere umano, quello del suo rapporto con la sessualità, forza enorme, multiforme, terribile, splendida e potente. In questo contesto le immagini dei rapporti sessuali, probabilmente quelle censurate, anzi, credo soprattutto quelle, rischiano di essere un ostentazione troppo gratuita e facile da associare al richiamo del botteghino. Ce ne seno troppe anche in questa versione censurata, troppe non perchè offendano qualche morale, ma perchè rischiano di spostare l'asse su un piano che non è quello centrale. Il focus è il viaggio dentro un lato OSCURO della nostra psiche, non serve la ripetizione ossessiva di una penetrazione per scavare ancora più a fondo, e, se il regista ha invece scelto una strada diversa, allora voglio esercitare il diritto di vederla, io, e non altri che hanno deciso per me.
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snapper
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domenica 23 agosto 2015
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capolavoro
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Il film sonda con grande maestria il nero profondo di quelle ossessioni/depressioni da cui pare impossibile liberarsi, anche quando ci si rende conto che stanno distruggendo la propria vita e quella di chi ci sta intorno. solo dopo lunghi percorsi (di sofferenza: qui è il sesso ma potrebbero essere anche le altre dipendenze, i tunnel, i rifugi da cui joe non riesce ad uscire), apparentemente circolari ma in realtà in una lenta spirale verso l'alto, la protagonista riesce pian piano a prendere coscienza di sè con quel minimo di indulgenza (se non amore) verso se stessa che la porterà ad emergere dal buio della sua solitudine e ad intravedere un senso della vita che vada oltre al'assecondare le proprie pulsioni sessuali.
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Il film sonda con grande maestria il nero profondo di quelle ossessioni/depressioni da cui pare impossibile liberarsi, anche quando ci si rende conto che stanno distruggendo la propria vita e quella di chi ci sta intorno. solo dopo lunghi percorsi (di sofferenza: qui è il sesso ma potrebbero essere anche le altre dipendenze, i tunnel, i rifugi da cui joe non riesce ad uscire), apparentemente circolari ma in realtà in una lenta spirale verso l'alto, la protagonista riesce pian piano a prendere coscienza di sè con quel minimo di indulgenza (se non amore) verso se stessa che la porterà ad emergere dal buio della sua solitudine e ad intravedere un senso della vita che vada oltre al'assecondare le proprie pulsioni sessuali.
il tutto è raccontato con una abilità magistrale e nella totale assenza di retorica. Gli episodi della storia (individuale) di Joe raccontati a Siegleman proprio in questo gioco maieutico dove le parti di narratore /ascolatotre si scambiano e si completano (Joe l'istinto e la continua autodeterminazione narcisistica, Siegleman la cornice filosofica dell'esistenza senza il coraggio di viverla: a modo loro due solitudini, due monadi), portano lo spettatore a confrontarsi con nodi etici di portata collettiva, alcuni ancora tabù molto lontani dall'essere risolti dalla nostra società (ad es. mono/poligamia, senso dell'amore e del tradimento, convivenza con le proprie depravazioni sessuali, sofferenza e malattia, rapporto genitori/figli, aborto, solo per citarne alcune). secondo me un capolavoro. consiglio versione integrale directors cut che include approfondimenti e dialoghi preziosi completamente tagliati in quella x cine.
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matanah
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domenica 14 agosto 2016
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in uno stanzino buio
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Un po' mi ha fatto ridere la pretesa che fosse un film sulla sessualità, in cui le scene di ginnastica(non saprei come altro chiamarle) erano buttate a casaccio qua e là, insieme a frasi che non si salvano nemmeno attribuendole ad un digiuno di cultura
"il segreto del buon sesso è l'amore" la lessi a 16 anni in un libro che pretendeva di insegnare alle donne il segreto della sensualità e la presi come la fiera dell'ovvio. "sono un ebreo antisionista che non è lo stesso che antisemita" un'altra sciocchezza buttata là nel caso non avessimo capito che è un puzzle non di sogni erotici, ma una Emmanuelle riveduta e Scorretta in cui si cerca di dare un significato filosofico e simbolico al lavoro artigianale e mediocre di un signore che ha passato l'infanzia in uno stanzino buio tentando di diventare cieco nel modo più classico.
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Un po' mi ha fatto ridere la pretesa che fosse un film sulla sessualità, in cui le scene di ginnastica(non saprei come altro chiamarle) erano buttate a casaccio qua e là, insieme a frasi che non si salvano nemmeno attribuendole ad un digiuno di cultura
"il segreto del buon sesso è l'amore" la lessi a 16 anni in un libro che pretendeva di insegnare alle donne il segreto della sensualità e la presi come la fiera dell'ovvio. "sono un ebreo antisionista che non è lo stesso che antisemita" un'altra sciocchezza buttata là nel caso non avessimo capito che è un puzzle non di sogni erotici, ma una Emmanuelle riveduta e Scorretta in cui si cerca di dare un significato filosofico e simbolico al lavoro artigianale e mediocre di un signore che ha passato l'infanzia in uno stanzino buio tentando di diventare cieco nel modo più classico. Mi sono chiesta se il regista artigiano sappia cosa sia la ninfomania e se una ninfomane dia tante spiegazioni al proprio desiderio sessuale invece che cercare di spegnerlo, senza riuscirci
siccome è passato qualche anno posso dire di aver visto anche la seconda parte, in cui si sguazza persino nel BDSM senza neppure una premessa e senza (soprattutto) mostrarne nulla, ma va di moda farlo passare per una perversione e non come modo di vita. che dire, ci tocca anche questo
ho rubato un paio di ore alla pittura, pazienza.
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litty
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domenica 6 aprile 2014
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non certo un porno... per fortuna!
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Chi si aspetta un film porno rimarrà molto deluso. Nonostante le molte scene di sesso esplicite, i nudi, le foto di genitali e una penetrazione in primo piano, Nynphomaniac non vuole suscitare nello spettatore eccitazione sessuale, come un banale porno, bensì portarlo a scavare nelle profondità della psiche e del dolore di vivere fino a raggiungere l’orlo della desolazione.
Joe, la protagonista, racconta la sua storia in una via di mezzo tra una seduta psicanalitica e un confessionale in cui cerca, inconsapevolmente, l’assoluzione dai suoi peccati che identifica nella lussuria e nella dipendenza dal sesso. Ma, come ha dichiarato all’inizio del film, il suo unico peccato è quello di aver preteso un tramonto dai colori più vividi.
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Chi si aspetta un film porno rimarrà molto deluso. Nonostante le molte scene di sesso esplicite, i nudi, le foto di genitali e una penetrazione in primo piano, Nynphomaniac non vuole suscitare nello spettatore eccitazione sessuale, come un banale porno, bensì portarlo a scavare nelle profondità della psiche e del dolore di vivere fino a raggiungere l’orlo della desolazione.
Joe, la protagonista, racconta la sua storia in una via di mezzo tra una seduta psicanalitica e un confessionale in cui cerca, inconsapevolmente, l’assoluzione dai suoi peccati che identifica nella lussuria e nella dipendenza dal sesso. Ma, come ha dichiarato all’inizio del film, il suo unico peccato è quello di aver preteso un tramonto dai colori più vividi. Ne emerge quindi una dolorosa difficoltà a provare emozioni, sensazioni ed empatia e la ricerca di riempire questo vuoto attraverso l’unica sensazione forte che conosce: il desidero e l’appagamento sessuale che diventano ossessivi e compulsivi. Lars von Trier descrive magistralmente le varie fasi della sessualità che la donna attraversa e che sono cariche di risvolti psicologici: la scoperta del proprio corpo, da bambina, e delle sensazioni che può generare; la verginità vissuta come un fardello da cui liberarsi; l’affermazione di sé come donna in un mondo maschilista attraverso l’uso della seduzione e il ripudio dell’amore e delle relazioni per le implicazioni, rinunce e compromessi che essi comportano; l’uso, infine, del sesso per riempire un vuoto di emozioni positive (le uniche emozioni che Joe prova sono infatti il dolore e la pena per la malattia del padre).
Il film finisce sospeso a metà del racconto lasciando sullo spettatore un forte peso emotivo che lo fa sentire da un lato desideroso di conoscere il proseguo della storia dall’altro spaventato dalle profondità nere dell’anima in cui esso potrà condurre.
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melvin ii
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domenica 6 aprile 2014
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l'amore, l'elemento segreto per fare il sesso migl
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“ Nymph()maniac - Parte 1” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater,Uma Thurman, Shia La Beouf, Connie Nielsen.
Ci sono film che prima ancora d’arrivare in sala fanno già parlare di sé grazie a un ottima campagna marketing.
Questo è il caso di Nymphomaniac. Per mesi i manifesti nelle varie città degli attori protagonisti in pose “orgastiche”, gli spezzoni di film con scene di sesso esplicito in TV hanno scatenato e diviso la critica ed incuriosito il pubblico.
Prima ancora d’essere visionato “Nymphomaniac” è stato considerato un porno o comunque “soft-core” molto audace.
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“ Nymph()maniac - Parte 1” è un film drammatico del2013 scritto e diretto da Lars von Trier. Con: Charlotte Gainsbourg, Stellan Skarsgård, Stacy Martin, Christian Slater,Uma Thurman, Shia La Beouf, Connie Nielsen.
Ci sono film che prima ancora d’arrivare in sala fanno già parlare di sé grazie a un ottima campagna marketing.
Questo è il caso di Nymphomaniac. Per mesi i manifesti nelle varie città degli attori protagonisti in pose “orgastiche”, gli spezzoni di film con scene di sesso esplicito in TV hanno scatenato e diviso la critica ed incuriosito il pubblico.
Prima ancora d’essere visionato “Nymphomaniac” è stato considerato un porno o comunque “soft-core” molto audace.
Sgombriamo subito il campo: “Nymphomaniac” non è un porno ed in sala lo spettatore ride pure.
Per fare un paragone, è sicuramente più spinto ed audace “La Vita di Adele Capitolo I”, con tre scene di sesso lesbo di 35 minuti che alla fine stancano ed annoiano.
Lars Von Trier si conferma un regista di talento, innovativo e provocatorio.
E’ difficile esprimere un giudizio su “Nymphomaiac” solo avendo visto il primo capitolo.
Molte domande rimangono senza risposte. Gli stessi tagli compiuti dalla censura, detestano la mia curiosità come quella della critica. Con quale criterio sono stati fatti?
Charlotte Gainsbourg è Joe, una giovane donna, che troviamo all’inizio del film ferita e priva di sensi per strada durante una nevicata. Viene soccorsa da Seligmam( Stellan Skarsgard) un vecchio pescatore che la porta a casa sua.
Joe decide di raccontare al vecchio la sua vita ed esperienze, definendosi una cattiva persona oltre che ninfomane.
Il dialogo tra i due è intenso ed coinvolgente. Se Joe, nonostante non sia religiosa, porta il peso della colpa, Seligman con aria disincantata, le smonta ogni colpa e anzi è colpito dai racconti della donna.
Inizia così un excursus sulla vita della protagonista e soprattutto su suoi impulsi sessuali.
Ma è anche un spaccato della sua vita familiare:l’amore per il padre (Christian Slater) e la freddezza ed incomunicabilità con la madre (Connie Nielsen), forse la parte meno riuscita e sviluppata del film.
La giovane Joe(Stacy Martin) fin da subito è incuriosità dal sesso. La sua prima volta sarà rapida e “senza preliminari” con il meccanico Jerome (La Beouf) che nel corso del film diventerà comunque una storia d’amore.
Joe fugge dall’amore, sentimento sconosciuto e sfida,per gioco, la sua amica del cuore con quanti sconosciuti è possibile fare sesso sui treni.
Le scene di sesso ci sono, alcune decisamente esplicite, ma rientrano nel racconto e nello sviluppo del film. Non sono gratuite e “volgari”. Il regista usa il sesso, per raccontarci la solitudine e l’assenza dell’amore nella vita della protagonista.
Non mancano i momenti divertenti. Su tutti la scena con Uma Thurman, madre e moglie abbandonata dal marito perchè innamorato di Joe.
La sceneggiatura è originale, vivace e ben scritta.
I dialoghi sono intensi, coinvolgenti e inducono più di una volta lo spettatore alla riflessione.
Convincente la regia di Lars Von Trier
Il film parte bene e ha un buon ritmo, perde però mordente nel finale, diventando lento.
Tutto il cast si dimostra all’altezza dando forza ,spessore ed profondità ai personaggi.
Il Finale del primo episodio piace e lascia lo spettatore incuriosito.
“Nymph()maniac Parte 1” piacerà anche i bigotti e repressi. Si può parlare e raccontare il sesso, senza essere volgari. In fondo l’elemento segreto per rendere ottimo il sesso, è l’Amore, parola di una ninfomane.
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[+] bravo
(di darkovic)
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