maidenmaniac
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mercoledì 13 febbraio 2013
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les misérables – lo splendore di un musical
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Francia, 1815.
Jean Valjean (Hugh Jackman) è detenuto nel carcere di Tolone. Detenuto numero 24601.
E’ stato accusato di aver derubato un pezzo di pane per sfamare i figli di sua sorella, ridotti in miseria… E per questo, condannato a scontare diciannove inverni nella prigione di Toulon.
Jean viene rilasciato grazie ad un’amnistia provvidenziale, ma il secondino di Toulon, Javert (Russell Crowe), gli lancia un monito… Lui non è un uomo libero… Ma un uomo che per il resto della sua vita, rimarrà marchiato del reato commesso.
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Francia, 1815.
Jean Valjean (Hugh Jackman) è detenuto nel carcere di Tolone. Detenuto numero 24601.
E’ stato accusato di aver derubato un pezzo di pane per sfamare i figli di sua sorella, ridotti in miseria… E per questo, condannato a scontare diciannove inverni nella prigione di Toulon.
Jean viene rilasciato grazie ad un’amnistia provvidenziale, ma il secondino di Toulon, Javert (Russell Crowe), gli lancia un monito… Lui non è un uomo libero… Ma un uomo che per il resto della sua vita, rimarrà marchiato del reato commesso.
Dopo aver vagato per giorni nel sud-est della Francia, Valjean si imbatte in Monsignor Myriel che lo redime dai suoi peccati, conducendo l’ex galeotto sulla retta via.
Infatti, assume lo pseudonimo di Monsieur Madeleine rispettabile imprenditore e sindaco del borgo di Montreuil Sur Mer.
In una delle sue aziende manifatturiere, lavora Fantine (Anne Hathaway) una giovane ragazza madre che tiene celata la sua condizione tra le colleghe, per via di una moralità troppo rigida in quel tempo.
Nonostante tutto, la condizione familiare di Fantine, viene scoperta dalle colleghe e spifferata al caposquadra della fabbrica, che non esita un solo secondo nel licenziarla.
Pur di racimolare qualche franco, Fantine vende i propri capelli, i propri denti e anche se stessa, pur di mantenere la piccola figlioletta Cosette (Amanda Seyfried).
Ormai malmenata e gravemente malata, Fantine viene salvata da Jean Valjean, che invaso dal rimorso per non aver fatto nulla per evitare il licenziamento, promette alla giovane ragazza madre, sul letto di morte, di prendersi cura di Cosette, come se fosse sua figlia.
Da qui, un susseguirsi di eventi, che porteranno Jean e Cosette, fino a Parigi perseguitati dal tenace Javert, dove imperversano i moti della rivoluzione popolare, capeggiata da Marius Pontmercy (Eddie Redmayne), e dove il generale Lemarque, simpatizzante del popolo, è in fin di vita.
Concepito come una sorta di “musical-teatrale al cinema”, Les Misérables di Tom Hooper, si mostra in tutta la sua classe e la sua sfarzosità in ogni istante della pellicola.
A partire dall’epico prologo, con il brano “Look Down”, per finire con l’emozionante e struggente epilogo accompagnato dal brano “Can You Hear The People Sing”.
Trattandosi di un musical, era prevedibile che la maggior parte della pellicola fosse incentrata su brani musicali. Ma, probabilmente, pochi si sarebbero aspettati la quasi totalità del titolo incentrata sul canto dei brani.
La durata è alquanto proibitiva (si parla di circa due ore e mezza), non è esagerato dire che il 95% della pellicola è cantato.
Nonostante tutto, il film scorre via incantando lo spettatore, con brani che variano da toni melodrammatici, passando a toni più epici, fino a melodie popolari. Il tutto accompagnato dalla regia sempre puntuale di Tom Hooper, e da una fotografia semplicemente magistrale.
Ma il punto forte di questo Les Misérables, è il cast.
Hugh Jackman ed Anne Hathaway, sono i protagonisti più in forma dell’intero lotto di attori, mettendo in mostra un’espressività magnifica ed una capacità di canto da lasciare senza fiato.
Splendido l’assolo di Anne Hathaway “I Dreamed A Dream”, che con la sua splendida voce riesce ad esprimere ogni emozione, e a far provare ogni emozione allo spettatore.
Anche Russell Crowe, torna con una recitazione splendida, anche in ambito canoro (anche se, paragonata agli altri due protagonisti Jackman e Hathaway, impallidisce un po’).
Una spanna leggermente sotto gli altri, almeno a livello recitativo, sono Amanda Seyfried e Eddie Redmayne, leggermente monoespressivi e poco immersi nella recitazione… Ma a livello canoro, le loro abilità non si discutono.
Esilarante è la coppia dei coniugi Thénardier, formata da Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter, che riescono anche a strappare qualche sorriso in un contesto melodrammatico.
CONCLUSIONE
Cos’altro dire, se non che ci troviamo di fronte ad uno dei film che potrebbe fare incetta di premi nei principali awards di tutto il mondo. Hugh Jackman ed Anne Hathaway, hanno già ricevuto il Golden Globe come Miglior Attore Protagonista e Miglior Attrice Non Protagonista, e forse, potrebbero essere solo i primi di una serie di encomi, che questo film/musical meriterebbe. Nonostante la durata “sopravvivenza”, la pellicola svolge benissimo il proprio lavoro, incollando lo spettatore per tutti i circa 150 minuti di durata, mettendo in mostra delle performances canore e recitative di come se ne sono veramente viste poche negli ultimi anni.
Storie di cadute e risalite… Di peccati e redenzione… Les Misérables, offre una vicenda che entra dritta come un proiettile nel cuore dello spettatore. Quest’opera, è la dimostrazione di come il cinema, sappia ancora emozionare, mettendo in campo elementi di grande raffinatezza, ma anche di grande semplicità popolana… Specialmente se abbinato ad un comparto musicale e canoro di grande livello.
Capolavoro.
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maidenmaniac
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mercoledì 13 febbraio 2013
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les misérables – lo splendore di un musical
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Francia, 1815.
Jean Valjean (Hugh Jackman) è detenuto nel carcere di Tolone. Detenuto numero 24601.
E’ stato accusato di aver derubato un pezzo di pane per sfamare i figli di sua sorella, ridotti in miseria… E per questo, condannato a scontare diciannove inverni nella prigione di Toulon.
Jean viene rilasciato grazie ad un’amnistia provvidenziale, ma il secondino di Toulon, Javert (Russell Crowe), gli lancia un monito… Lui non è un uomo libero… Ma un uomo che per il resto della sua vita, rimarrà marchiato del reato commesso.
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Francia, 1815.
Jean Valjean (Hugh Jackman) è detenuto nel carcere di Tolone. Detenuto numero 24601.
E’ stato accusato di aver derubato un pezzo di pane per sfamare i figli di sua sorella, ridotti in miseria… E per questo, condannato a scontare diciannove inverni nella prigione di Toulon.
Jean viene rilasciato grazie ad un’amnistia provvidenziale, ma il secondino di Toulon, Javert (Russell Crowe), gli lancia un monito… Lui non è un uomo libero… Ma un uomo che per il resto della sua vita, rimarrà marchiato del reato commesso.
Dopo aver vagato per giorni nel sud-est della Francia, Valjean si imbatte in Monsignor Myriel che lo redime dai suoi peccati, conducendo l’ex galeotto sulla retta via.
Infatti, assume lo pseudonimo di Monsieur Madeleine rispettabile imprenditore e sindaco del borgo di Montreuil Sur Mer.
In una delle sue aziende manifatturiere, lavora Fantine (Anne Hathaway) una giovane ragazza madre che tiene celata la sua condizione tra le colleghe, per via di una moralità troppo rigida in quel tempo.
Nonostante tutto, la condizione familiare di Fantine, viene scoperta dalle colleghe e spifferata al caposquadra della fabbrica, che non esita un solo secondo nel licenziarla.
Pur di racimolare qualche franco, Fantine vende i propri capelli, i propri denti e anche se stessa, pur di mantenere la piccola figlioletta Cosette (Amanda Seyfried).
Ormai malmenata e gravemente malata, Fantine viene salvata da Jean Valjean, che invaso dal rimorso per non aver fatto nulla per evitare il licenziamento, promette alla giovane ragazza madre, sul letto di morte, di prendersi cura di Cosette, come se fosse sua figlia.
Da qui, un susseguirsi di eventi, che porteranno Jean e Cosette, fino a Parigi perseguitati dal tenace Javert, dove imperversano i moti della rivoluzione popolare, capeggiata da Marius Pontmercy (Eddie Redmayne), e dove il generale Lemarque, simpatizzante del popolo, è in fin di vita.
Concepito come una sorta di “musical-teatrale al cinema”, Les Misérables di Tom Hooper, si mostra in tutta la sua classe e la sua sfarzosità in ogni istante della pellicola.
A partire dall’epico prologo, con il brano “Look Down”, per finire con l’emozionante e struggente epilogo accompagnato dal brano “Can You Hear The People Sing”.
Trattandosi di un musical, era prevedibile che la maggior parte della pellicola fosse incentrata su brani musicali. Ma, probabilmente, pochi si sarebbero aspettati la quasi totalità del titolo incentrata sul canto dei brani.
La durata è alquanto proibitiva (si parla di circa due ore e mezza), non è esagerato dire che il 95% della pellicola è cantato.
Nonostante tutto, il film scorre via incantando lo spettatore, con brani che variano da toni melodrammatici, passando a toni più epici, fino a melodie popolari. Il tutto accompagnato dalla regia sempre puntuale di Tom Hooper, e da una fotografia semplicemente magistrale.
Ma il punto forte di questo Les Misérables, è il cast.
Hugh Jackman ed Anne Hathaway, sono i protagonisti più in forma dell’intero lotto di attori, mettendo in mostra un’espressività magnifica ed una capacità di canto da lasciare senza fiato.
Splendido l’assolo di Anne Hathaway “I Dreamed A Dream”, che con la sua splendida voce riesce ad esprimere ogni emozione, e a far provare ogni emozione allo spettatore.
Anche Russell Crowe, torna con una recitazione splendida, anche in ambito canoro (anche se, paragonata agli altri due protagonisti Jackman e Hathaway, impallidisce un po’).
Una spanna leggermente sotto gli altri, almeno a livello recitativo, sono Amanda Seyfried e Eddie Redmayne, leggermente monoespressivi e poco immersi nella recitazione… Ma a livello canoro, le loro abilità non si discutono.
Esilarante è la coppia dei coniugi Thénardier, formata da Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter, che riescono anche a strappare qualche sorriso in un contesto melodrammatico.
CONCLUSIONE
Cos’altro dire, se non che ci troviamo di fronte ad uno dei film che potrebbe fare incetta di premi nei principali awards di tutto il mondo.
Hugh Jackman ed Anne Hathaway, hanno già ricevuto il Golden Globe come Miglior Attore Protagonista e Miglior Attrice Non Protagonista, e forse, potrebbero essere solo i primi di una serie di encomi, che questo film/musical meriterebbe.
Nonostante la durata “sopravvivenza”, la pellicola svolge benissimo il proprio lavoro, incollando lo spettatore per tutti i circa 150 minuti di durata, mettendo in mostra delle performances canore e recitative di come se ne sono veramente viste poche negli ultimi anni.
Storie di cadute e risalite… Di peccati e redenzione… Les Misérables, offre una vicenda che entra dritta come un proiettile nel cuore dello spettatore.
Quest’opera, è la dimostrazione di come il cinema, sappia ancora emozionare, mettendo in campo elementi di grande raffinatezza, ma anche di grande semplicità popolana… Specialmente se abbinato ad un comparto musicale e canoro di grande livello.
Capolavoro. |
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andreafalci
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mercoledì 13 febbraio 2013
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l'amore trionfa sempre.
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A mio avviso un film commovente e superlativo, bello per costumi, scenografia, fotografia, tutti gli attori impeccabili.. In un certo contesto storico mette in evidenza la natura umana che si divide in estremi sia in modo morale che economico, ricchissimo e potenti, poverissimi e umilissimi;gli uni contro gli altri, ovviamente i primi sono i veri miserabili perchè privi di provare pietà e perdonare, come L'alto ufficiale interpretato da Russel, ma anche che umiliano. Ma ci sono uomini che per loro natura e perchè diversi, anche se poveri o umili, si ribellano moralmente e diventano fautori di atti d'amore e carità. Risulta difficile per un uomo altruista vivere in un simile contesto, è una continua lotta che trova forza nell amore, ove gli umili vivono di espedienti e le donne si vendono per bisogno e i ricchi e potenti ne approfittano.
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A mio avviso un film commovente e superlativo, bello per costumi, scenografia, fotografia, tutti gli attori impeccabili.. In un certo contesto storico mette in evidenza la natura umana che si divide in estremi sia in modo morale che economico, ricchissimo e potenti, poverissimi e umilissimi;gli uni contro gli altri, ovviamente i primi sono i veri miserabili perchè privi di provare pietà e perdonare, come L'alto ufficiale interpretato da Russel, ma anche che umiliano. Ma ci sono uomini che per loro natura e perchè diversi, anche se poveri o umili, si ribellano moralmente e diventano fautori di atti d'amore e carità. Risulta difficile per un uomo altruista vivere in un simile contesto, è una continua lotta che trova forza nell amore, ove gli umili vivono di espedienti e le donne si vendono per bisogno e i ricchi e potenti ne approfittano. Ma solo gli uomini che hanno sofferto sanno aiutare il prossimo, inducendo i veri miserabili a prendere coscienza della propria disumana e misera natura. Quindi c' è da chiedersi perchè alcuni uomini si vogliono ribellare e altri soccombono, anche questo fa parte della natura umana, tra chi sa amare e chi no.
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miraj
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martedì 12 febbraio 2013
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the miserables
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Mentre guardavo e ascoltavo il film, mi sono dimenticata che la trama fosse tratta da un libro francese...Se non per le scene legate alla rivoluzione ed ai colori della bandiera francese, che riportano l'auditorio sul giusto territorio, per il resto è stata una full immersion in atmosfere, costumi, cadenze, caratteri, scenografie, costumi, interfacce completamente inglesi. E questo non è certo un difetto, dato che si tratta di un film di Hooper, ma personalmente l'ho trovato un elemento di disturbo.
E' altro dalla storia di origine. E' una storia diversa trascritta con canoni diversi, vista con occhi diversi. Certo le musiche sono trascinanti e creano indubbi momenti di pathos ma la quasi totale assenza di dialoghi parlati e l'eccessiva cartonatura della scenografia disegnano un ambiente irreale che non si cala così niente nella polvere, nei sobborghi, nella disperazione che ti aspetti di sentire e di vivere.
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Mentre guardavo e ascoltavo il film, mi sono dimenticata che la trama fosse tratta da un libro francese...Se non per le scene legate alla rivoluzione ed ai colori della bandiera francese, che riportano l'auditorio sul giusto territorio, per il resto è stata una full immersion in atmosfere, costumi, cadenze, caratteri, scenografie, costumi, interfacce completamente inglesi. E questo non è certo un difetto, dato che si tratta di un film di Hooper, ma personalmente l'ho trovato un elemento di disturbo.
E' altro dalla storia di origine. E' una storia diversa trascritta con canoni diversi, vista con occhi diversi. Certo le musiche sono trascinanti e creano indubbi momenti di pathos ma la quasi totale assenza di dialoghi parlati e l'eccessiva cartonatura della scenografia disegnano un ambiente irreale che non si cala così niente nella polvere, nei sobborghi, nella disperazione che ti aspetti di sentire e di vivere. Ecco. E' un bellissimo disegno animato. Salvo la punta di diamante eccelsa che merita di essere evidenziata: Anne Hathaway. In una interpretazione struggente e perforante, esaltata dal cantato al posto del parlato, contrariamente, invece, al resto dei personaggi che perdono di intensità, a momenti sfiorando veramente la piattezza, nella prova musicale. Con dispiacere, il personaggio cattivo, che doveva impersonare l'antitesi da sconfiggere, era solo un deludente Russell Crowe ingessato, rigido, goffo e senza sguardo che non ha affatto contribuito a rendere il dualismo che invece è alla base del testo francese.
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[+] dualismo e fedeltà al libro
(di maxi_92)
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giampaolo di iorio
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martedì 12 febbraio 2013
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miserabili alla riscossa
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Dopo varie trasposizioni cinematografiche, tra cui quelle con Depardieu e Neeson, ma anche televisive, Les Misèrables torna al cinema sotto la veste del musical. Il film trova i suoi punti di forza nell’ottima scenografia, nei costumi e nelle interpretazioni attoriali. Una su tutte quella di Anne Hathaway, che nonostante i pochi minuti concessi ci offre un’interpretazione struggente. Allo stesso modo anche Hugh Jackman riesce a togliersi di dosso la maschera da “belloccio” rivelandosi un Jean Valjean molto credibile. L’interprete più deludente è Russel Crowe, della quale non si possono mettere in dubbio le proprie doti recitative, ma come cantante risulta mediocre.
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Dopo varie trasposizioni cinematografiche, tra cui quelle con Depardieu e Neeson, ma anche televisive, Les Misèrables torna al cinema sotto la veste del musical. Il film trova i suoi punti di forza nell’ottima scenografia, nei costumi e nelle interpretazioni attoriali. Una su tutte quella di Anne Hathaway, che nonostante i pochi minuti concessi ci offre un’interpretazione struggente. Allo stesso modo anche Hugh Jackman riesce a togliersi di dosso la maschera da “belloccio” rivelandosi un Jean Valjean molto credibile. L’interprete più deludente è Russel Crowe, della quale non si possono mettere in dubbio le proprie doti recitative, ma come cantante risulta mediocre. Il punto debole del film è senza dubbio il ritmo lento, infatti la presentazione di tutti i personaggi richiede tutto il primo tempo.
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minnie
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domenica 10 febbraio 2013
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quando si ama si vede il volto di dio nell'altro/a
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Ero andata al cinema sulla scia della canzone resa di nuovo celebre da Susan Boyle ("I dreamed a dream") e sul celebre romanzo di Victor Hugo, rivisto anche dai manga giapponesi e, chissà perché, temevo di annoiarmi...Invece, meraviglia, sono rimasta attaccata allo schermo, seguendo il testo magico; oltre agli attori, tutti bravi e bravissimi (anche se sul cast qualche perplessità ce l'ho, ma è del tutto personale; quando si è vista Anne Hathaway sempre come una sophisticated young lady è difficile associarla alla miseria e al decadimento più neri e Russell Crowe non ha la faccia cattiva, ma ripeto sono impressioni personali...), con quella coppia di Gatto e la Volpe immarcescibili, è il testo che è proprio affascinante, splendido, e non è facile essendo cantato che abbia una tale rilevanza.
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Ero andata al cinema sulla scia della canzone resa di nuovo celebre da Susan Boyle ("I dreamed a dream") e sul celebre romanzo di Victor Hugo, rivisto anche dai manga giapponesi e, chissà perché, temevo di annoiarmi...Invece, meraviglia, sono rimasta attaccata allo schermo, seguendo il testo magico; oltre agli attori, tutti bravi e bravissimi (anche se sul cast qualche perplessità ce l'ho, ma è del tutto personale; quando si è vista Anne Hathaway sempre come una sophisticated young lady è difficile associarla alla miseria e al decadimento più neri e Russell Crowe non ha la faccia cattiva, ma ripeto sono impressioni personali...), con quella coppia di Gatto e la Volpe immarcescibili, è il testo che è proprio affascinante, splendido, e non è facile essendo cantato che abbia una tale rilevanza. Poi voglio dare una nota di merito assoluto al piccolo Gavroche: canta con un fil di voce bambina, ovvio, ma è perfettamente intonato ed è una perla nel film che riluce comunque di pietre preziose. Come i comunardi, non ho visto ancora "Après mai" ma credo che il clima sia lo stesso, ritratti con una partecipazione che va ben oltre l'oleografia. Ecco, si poteva temere questo, che fosse un collage di stampe d'epoca; ne è venuto fuori invece un capolavoro! Messo in moto poi per tutto il film da un incredibile Hugh Jackman, già eccezionale da "Australia" in poi!
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greylaw
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domenica 10 febbraio 2013
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do you hear the people sing?
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Una parola: capolavoro.
Non amo particolarmente i musical, ma non posso esprimermi che con le migliori parole per questo film, che cattura l'essenza del racconto di Victor Hugo e la ritrasmettte con una potenza raramente vista al cinema. Brividi, emozioni e lacrime.
Se vi aspettate l'azione, andate a leggervi prima l'opera originale, almeno capirete che tipo di storia andrete a vedere e nel caso non perderete tempo con qualcosa che non vi interessa. Non tutto il cinema è spari e battaglie.
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iconologo
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sabato 9 febbraio 2013
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musical is the life
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Sporadicamente io come tanti abbiamo visto un musical, magari a Broadway o in RAI quando c'era Modugno o Ranieri. Qualche avvisaglia l'avevamo avuta con le grandi prove di Julie Andrews e la Money money di Liza Minnelli; Brecht non ci è stato quasi mai sottoposto, ma è -affascinantemente- teatrale nei suoi assol, e dà la storia per conosciuta; è un seminario politico salvo nell'Opera da tre soldi. Ma mai come in questo film si capisce come il teatro musicale specie nell'800 esprimesse -certo,dopo i Figaro, solo in alcuni capolavori specie di Wagner e Puccini- una unità di senso e di forma, di narrazione e di canto,e dunque la speranza.
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Sporadicamente io come tanti abbiamo visto un musical, magari a Broadway o in RAI quando c'era Modugno o Ranieri. Qualche avvisaglia l'avevamo avuta con le grandi prove di Julie Andrews e la Money money di Liza Minnelli; Brecht non ci è stato quasi mai sottoposto, ma è -affascinantemente- teatrale nei suoi assol, e dà la storia per conosciuta; è un seminario politico salvo nell'Opera da tre soldi. Ma mai come in questo film si capisce come il teatro musicale specie nell'800 esprimesse -certo,dopo i Figaro, solo in alcuni capolavori specie di Wagner e Puccini- una unità di senso e di forma, di narrazione e di canto,e dunque la speranza. la catarsi e la collaborazione sia della borghesia emergente sia dei connessi ceti inferiori di una visione complessiva della vita individuale nel quadro della società. Un testo formidabile come i Miserabili qui vibra del dolore e delle speranze di attori enormi -anche i più giovani-, costantemente guardati negli occhi dalle inquadrature, cosa che in teatro non sarebbe possibile. Incredibile quasi che gli attori abbiano potuto cantare e non semolicemente doppiarsi. E una cosa simile l'ha fatta ancora una volta la vecchia Europa. Che Javert sia un pò ripetitivo e muoia male, che nella fine le musiche si appiattiscano un pò, che i Thenardier siano un contorno dickensiano che non dialoga con la loro stessa figlia sono aspetti minori
Va visto nelle scuole a prescindere dagli Oscar che prenderà
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hugha
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venerdì 8 febbraio 2013
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lo voglio rivedere!
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Quando giudico un film,tendenzialmente mi affido a due elementi di valutazione,quello tecnico (interpretazione degli attori,ambientazione,fotografia,costumi,regia etc) che in questo caso mi sembre impeccabile,bisogna davvero essere prevenuti per sostenere il contrario.L'altro elemento appartiene alla dimensione soggettiva e si basa sulla sensazione che mi lascia il film,all'emozione che resta.Ebbene,Les Miserables e' un maremoto di sussulti emotivi,mi ha commossa,stupita,incantata.Lo rivedrò ancora al cinema,con molto piacere.
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