To the Wonder |
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Un film di Terrence Malick.
Con Ben Affleck, Olga Kurylenko, Rachel McAdams, Javier Bardem, Tatiana Chiline.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 112 min.
- USA 2012.
- 01 Distribution
uscita giovedì 4 luglio 2013.
MYMONETRO
To the Wonder
valutazione media:
3,14
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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LE RADICI DELL’ALBERO DELLA VITA – 1^ PARTEdi Antonio MontefalconeFeedback: 23296 | altri commenti e recensioni di Antonio Montefalcone |
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venerdì 5 luglio 2013 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L’avevamo lasciato ad osservare meravigliato dal basso verso l’alto il potente albero della vita. Lo ritroviamo stavolta, ancora incantato, a cercare il seme più profondo di quest’albero. “To the wonder” è una radice di quest’albero, ma al tempo stesso anche il prolungamento della materia da cui è generata. Malick continua in modo sempre più urgente e attivo il suo discorso, intimo e filosofico, sulla forza motrice della nostra esistenza: l’Amore. E lo fa ancora scegliendo la strada della difficile interpretabilità, dell’anticonvenzionale, dello sperimentalismo ai limiti dell’anti-narratività, della radicalizzazione manieristica del suo stile, della volontà di ascoltare la voce del suo interiore (sempre più irrazionale a dire il vero), e arrivare fin dove questi lo fanno giungere, anche pagandone limiti e imperfezioni. E’ l’apprezzabile ambizione di un autore che, anche se in modo irrisolto o minore rispetto ai precedenti suoi capolavori, lascia sempre trasparire quel suo appassionato e sincero interesse per i grandi interrogativi dell’esistenza e quella sua sensibilità e capacità di contemplare con estatico stupore il creato. L’autore, come in “The Tree of Life”, di cui amplia e rigenera quesiti e problematiche, prova a riflettere filosoficamente ancora sulla meraviglia e sul mistero, e sulla potenza e sulla fragilità dei due principali tipi di amore: quello sacro, teso verso Dio e l’assoluto e quello terreno, teso verso l’uomo e l’umanità. Un amore sviscerato nella sua veste idilliaca ma anche nella difficoltà di essere espressa dall’umana natura o accolta e recepita in essa. Attraverso le storie tormentate delle coppie e quella del prete dubbioso, il regista cerca il legame tra la sfera spirituale e quella carnale, tra la fede e l’amore, intimamente legati tra loro e infinitamente ricercati, anche se mai pienamente afferrabili nella loro vera natura. L’analfabetismo dell’uomo nel non saper amare e avere fede è pari solo alla sua incapacità (o impossibilità) naturale verso questi due fenomeni: la loro mancanza o la loro perdita fanno da contraltare, malinconico e commovente, all’intenso desiderio sepolto nella coscienza umana del loro incessante richiamo. Un richiamo da ascoltare e non azzittire, perché se la strada della ricerca della loro pienezza è quasi ardua, quella della mera consapevolezza della loro necessità è semplice e già sufficiente ad elevare l’anima di un uomo, come quello moderno, sempre più alla deriva senza l’accettazione di questa essenza. La sfuggente opera di Malick, malgrado i suoi difetti, è capace di farsi preghiera e invito, poesia e dono; un dono paradossale in quanto non spiega e dice nulla ma evoca e suggerisce, non offre molto ma si offre in tutta la sua nudità e “piccolezza” recettiva di fronte all’immensità metafisica dell’esistenza, appellandosi all’istinto e alle impressioni dello spettatore più volenteroso. Il film lavora sui non-detti, si muove per sottrazione e ricerca, tra smarrimenti e curiosità. Malick radicalizza il frequente uso di parallelismi, sinestesie, analogie e metafore per riverberare le incomunicabilità tra gli uomini e i vuoti interiori, le inadeguatezze e le mancanze, i silenzi (anche trascendenti) e le lontananze, il senso di amarezza fallimentare e di insoddisfazione, le inquietudini e i bisogni impellenti. Le scene, maestose e astratte, sono fin troppo mistiche e spirituali. 1 – CONTINUA
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