Prendi un Samuel L. Jackson con un occhio bendato, misteriosamente carismatico, gelidamente calcolatore, disposto a spingersi al limite dell'etica per perseguire i suoi scopi.
Prendi un Jeremy Renner con la vista di un falco, impeccabile con un arco tra le mani e frecce poliedriche nella faretra. Affianco a lui devi metterci in una muta piuttosto aderente una subdola Scarlett Johansson, che tra un salto mortale e l'altro inganna senza difficoltà il dio degli inganni.
Prendi un Chris Evans anacronistico, eroicamente ingenuo e militarmente rispettoso, senza un capello fuori posto fallo combattere per qualche attimo con una divinità proveniente da un altro pianeta, Chris Hemsworth, attento a non far incontrare il martello del secondo con lo scudo del primo.
Prendi Tom Hiddleston, non troppo affabile perché adottato, fratellastro dell'altro dio con il martello, ascolta senza farti convincere i suoi ingannevoli discorsi - dal retrogusto totalitarista - sulla falsa libertà e sulla natura passiva dell'essere umano.
Ora prendi con cura ed attenzione il mite Mark Ruffalo, dalla voce pacata ed il carattere apparentemente imperturbabile, non agitarlo, altrimenti diventa verde ed ingestibile. Per evitare una reazione catastrofica tienilo lontano dall'eccentrico Robert Downey Jr. l'umorismo pungente del genio miliardario, playboy, filanotropo potrebbe essere difficile da digerire.
Aggiungi solo un pizzico di Gwyneth Paltrow, compagna del miliardario, piacevolmente rivisitata, meno rigida negli shorts casalinghi.
Perfetto. Ora fa soffriggere il tutto per qualche anno, appena prima di servire, metti tutti su una portaerei volante invisibile.
I vari elementi dovrebbero legarsi senza difficoltà, con un Nick Fury (Samuel L. Jackson) a fare da collante, impegnato a studiare insieme allo scienziato (Stellan Skarsgård), amico di Thor, il cubo cosmico - chiamato nel film Tesseract - lo stesso cubo già presentato dalla vecchia conoscenza di Capitan America, Teschio Rosso. Lo stesso Capitan America che ha ricevuto il suo scudo dal padre di Iron Man, quell'Iron Man che aveva assunto come segretaria la Vedova Nera mentre lavorava per lo SHIELD che, contemporaneamente, poco lontano, stava osservando con occhi di falco Thor che cerca invano di estrarre prematuramente il martello dal terreno del New Mexico.
Attenzione ora, perché gli elementi potrebbero impazzire da un momento all'altro come in una maionese.
Servire con qualche battuta irriverente facendo spaccare Hulk al momento giusto.
Basterebbe già questo a rendere il film memorabile, ma la caratterizzazione dei personaggi è veramente impeccabile, il surplus della pellicola. Degno di lode, oltre al riconfermato e brillante Downey Jr., è Mark Ruffalo, eccellente sia nei panni del mostro verde che in quelli del Dottor Banner, particolarmente notevole nell'interpretazione di quest'ultimo.
È eccitante vedere interagire i vendicatori, non è un caso che i dialoghi casuali tra le varie figure ben delineate risultino più apprezzati degli scontri.
Infatti, se è vero che la squadra è perfettamente equilibrata dal punto di vista della caratterizzazione e del peso che ogni personaggio ha sull'economia del gruppo, è anche vero che durante le battaglie lo squilibrio dei poteri è davvero incolmabile. È il tallone d'achille di un film altrimenti perfetto, sono troppe le incoerenze per rendere forzatamente minore il divario abissale tra le forze. Cosa sarebbe cambiato se non ci fossero stati Occhio di Falco, Vedova Nera e Capitan America nella lotta finale? Le azioni fondamentali sono inevitabilmente tra le mani fatali degli altri tre, mentre i primi si occupano di salvare i civili uno per uno, Iron Man ed Hulk - improvvisamente capace di controllarsi - sono impegnati nella ben più importante missione di evitare che gli enormi esseri fluttuanti distruggano altri grattacieli e Thor contemporaneamente agisce direttamente sulla fonte del problema: il portale. Che sia poi Black Widow a chiuderlo definitivamente è del tutto relativo, perché al posto suo avrebbe potuto esserci meno affannosamente lo stesso scienziato Selvig. Non a caso è nuovamente Stark a chiudere definitivamente la pratica con un'azione eroica oltretutto inaspettata, riconfermandosi nuovamente come fondamentale sotto tutti i punti di vista.
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