mammut
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mercoledì 20 novembre 2013
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ben fatto
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Film che fa riflettere, specialmente l'ultima scena. Bravo veronesi, con manuale d'amore e italians m'ero fatto un'altra opinione sulla bravura del regista. Invece... Effettivamente anni fa c'erano altri valori, oggi solo soldi ecc. Gran film
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danascully
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martedì 19 novembre 2013
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ma quant'è bravo germano????
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Come già altri hanno fatto notare, il film di per sè sarebbe stato appena discreto se non fosse per l'interpretazione semplicemente stra- or-di-na-ria di Elio Germano: mai sopra le righe (a differenza di un fastidiosissimo e macchiettistico Rubini, o dello sgradevole Haber), riesce comunque sempre a trasmettere la natura semplice, pulita e onesta del suo personaggio - che chiede solo di guadagnarsi la sua vita in modo onorevole insieme con una moglie carina (la abbastanza insignificante Mastronardi), un bravo figliolo e una famiglia un po' caciarona ma positiva intorno. C'è anche l'amico maneggione e opportunista (un Ricky Memphis ottima spalla) che ci sguazza in quest'Italia dei furbi, dei raccomandati e dei voltagabbana.
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Come già altri hanno fatto notare, il film di per sè sarebbe stato appena discreto se non fosse per l'interpretazione semplicemente stra- or-di-na-ria di Elio Germano: mai sopra le righe (a differenza di un fastidiosissimo e macchiettistico Rubini, o dello sgradevole Haber), riesce comunque sempre a trasmettere la natura semplice, pulita e onesta del suo personaggio - che chiede solo di guadagnarsi la sua vita in modo onorevole insieme con una moglie carina (la abbastanza insignificante Mastronardi), un bravo figliolo e una famiglia un po' caciarona ma positiva intorno. C'è anche l'amico maneggione e opportunista (un Ricky Memphis ottima spalla) che ci sguazza in quest'Italia dei furbi, dei raccomandati e dei voltagabbana. Gli agganci alla realtà dei vari passaggi (il ritrovamento del cadavere di Moro, il lancio di monetine a Craxi, la discesa in politica di Berlusconi) sono solo accennati e sembrano servire soltanto a collocare temporalmente la storia di Ernesto, e a sottolineare come lui dai grandi eventi socio-politici di quegli anni venga solo sfiorato (come la maggioranza di noi) e mai pienamente coinvolto/travolto.
Un voto bassissimo bisogna darlo ai truccatori, che hanno fatto un lavoro di invecchiamento davvero pessimo (l'unico ad essere riuscito meglio forse è Ubaldo Pantani, che sembra invecchiato davvero, e invecchiato male, come si addice ad un balordo da quattro soldi come lui), la fotografia è così-così, insomma: un film che non si sarebbe fatto notare se non fosse stato per la strepitosa presenza di Germano: fossimo negli stati uniti, sarebbero Oscar a pioggia. Speriamo nei dovuti riconoscimenti anche qua da noi.
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nino pell.
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lunedì 18 novembre 2013
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un elogio all'italiano medio ed onesto
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"L'ultima ruota del carro" è un film la cui trama narra la storia di Ernesto Fioretti, un italiano medio, onesto, semplice e quindi totalmente diverso rispetto ad una buona parte di questa nostra società fatta di ambizioni individualiste e di tante azioni fatte sottobanco. Gli ultimi 30 anni di esistenza di questo protagonista, dalla sua giovane età di ventenne a quella di sessantenne, sono contornati, quasi come una sorta di flashback, da immagini storiche che riguardano i principali fatti di cronaca e di attualità che si sono succeduti in Italia dagli anni '70 ad oggi, in pratica dall'uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse, al declino del Governo Craxi, fino all'ascesa al potere di Berlusconi.
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"L'ultima ruota del carro" è un film la cui trama narra la storia di Ernesto Fioretti, un italiano medio, onesto, semplice e quindi totalmente diverso rispetto ad una buona parte di questa nostra società fatta di ambizioni individualiste e di tante azioni fatte sottobanco. Gli ultimi 30 anni di esistenza di questo protagonista, dalla sua giovane età di ventenne a quella di sessantenne, sono contornati, quasi come una sorta di flashback, da immagini storiche che riguardano i principali fatti di cronaca e di attualità che si sono succeduti in Italia dagli anni '70 ad oggi, in pratica dall'uccisione di Aldo Moro ad opera delle Brigate rosse, al declino del Governo Craxi, fino all'ascesa al potere di Berlusconi. Colpisce ed è da apprezzare il tipo di esistenza del protagonista sempre all'insegna dei sani sentimenti nei riguardi della propria famiglia e soprattutto verso la propria dignità di persona. Ed anche quando lo zio lo raccomanda per un posto di lavoro come cuoco nella Mensa scolastica gestita dal Comune o, peggio ancora, quando il cugino gli proporrà una losca attività di affari gestita finanziariamente in maniera illegale presso un'imponente società, il buon Ernesto conserverà sempre tutta la purezza d'animo che lo contraddistingueranno per tutta la vita. Il film ci trasmette inoltre il valore della famiglia, di quel ritrovarsi ogni anno in maniera costante a festeggiare avvenimenti importanti che riguardano i vari parenti di Ernesto. Fa molta tenerezza, ad esempio, il vedere il cugino Giacinto (interpretato da un ispirato Ricky Memphis) che nonostante svolga una vita un tantino movimentata e spesso influenzata da certe sue idee strambe sul facile successo nella vita, per non parlare del suo approccio spesso superficiale nell'amore sentimentale verso le donne, puntualmente ogni anno si ricorda sempre di festeggiare il nipotino (figlio di Ernesto) portandogli un delizioso regalo. Così come fa tenerezza la solida storia d'amore nei decenni tra il protagonista e la propria moglie che non viene scalfita neanche nel corso delle scene finali quando un momentaneo colpo di fortuna determinato dall'acquisto di un biglietto vincente in Tabaccheria, viene successivamente sfumato quando la donna, a causa della sua frivola sbadataggine, butta via il biglietto nella spazzatura. Ernesto si arrabbia terribilmente con lei ma poi ritorna sui suoi passi in quanto è consapevole che la vera fortuna che ha avuto nella vita è stato proprio il suo inossidabile amore verso la moglie. Film caratterizzato da un grande spessore interpretativo (non dimentichiamoci tra gli altri l'esperto Alessandro Haber che qui interpreta il ruolo di un poeta stravagante ed anticonvenzionale, allo stesso tempo però dimenticato da Dio e dagli uomini, oppure l'attore Sergio Rubini nel ruolo di un corrotto e viziato manager pugliese) e dove il regista Veronesi dimostra un buon livello raggiunto di ispirazione. Il film è stato ritenuto di interesse culturale. Viva il Cinema italiano di qualità.
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filippo catani
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lunedì 18 novembre 2013
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un buon film con un ottimo germano
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Un traslocatore vede intrecciarsi le proprie vicende con quelle che hanno fatto la storia dell'Italia a partire dagli anni '70 fino ad oggi. Da una storia vera.
Senza il minimo dubbio il sottotitolo di questo film potrebbe essere il coraggio di essere e rimanere onesti in Italia. Infatti il protagonista proverà sulla propria pelle la fatica di un lavoro usurante al prezzo di portare pochi soldi in famiglia. L'uomo solo una volta deciderà di scegliere una sorta di scorciatoia offertagli dal suo migliore amico e per poco non finirà in galera. Ecco in breve la storia (vera) che sullo schermo ha il volto del bravissimo Elio Germano che, come si dice, sa cantare e portare la croce tenendo da solo la scena.
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Un traslocatore vede intrecciarsi le proprie vicende con quelle che hanno fatto la storia dell'Italia a partire dagli anni '70 fino ad oggi. Da una storia vera.
Senza il minimo dubbio il sottotitolo di questo film potrebbe essere il coraggio di essere e rimanere onesti in Italia. Infatti il protagonista proverà sulla propria pelle la fatica di un lavoro usurante al prezzo di portare pochi soldi in famiglia. L'uomo solo una volta deciderà di scegliere una sorta di scorciatoia offertagli dal suo migliore amico e per poco non finirà in galera. Ecco in breve la storia (vera) che sullo schermo ha il volto del bravissimo Elio Germano che, come si dice, sa cantare e portare la croce tenendo da solo la scena. Bisogna dire che anche Memphis non è male nel ruolo del migliore amico e di uomo pronto a prendere ogni scorciatoia. Negli anni '80 è un galoppino di un funzionario socialista che gli garantisce uno status di vita per lui inimmaginabile. Travolto da Tangentopoli, l'uomo non esita a buttarsi tra le braccia del "nuovo che avanza": Forza Italia e Silvio Berlusconi del '94 pronto a scendere in campo. Bello e toccante il piccolo ruolo offerto ad Haber mentre decisamente da rivedere la prova della Mastronardi. Una parola allora su Veronesi. Capisco che ora sia facile muovere critiche ex post a quanto successo nella recente storia politica ma è vero anche che lui poteva tranquillamente continuare in un filone come i Manuali d'amore o affini che magari garantiscono meno critiche ma più incassi. Il finale della vicenda è un po' così ma in complesso il film è più che accettabile. L'intento del regista non è infatti quello di andare incontro ad avventurose ricostruzioni storiche ma semplicemente quello di mostrare come la vita di un uomo normale possa essere influenzata da tutto ciò che gli sta intorno e quanto sia difficile resistere alla lusinghe dell'aiutino, della raccomandazione per il posto fisso o della scorciatoia. Il tutto con il tono di una commedia che funziona. Un buon lavoro.
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flyanto
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lunedì 18 novembre 2013
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la banale esistenza di un italiano qualunque
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Film in cui, attraverso la vita di un uomo comune (interpretato da Elio Germano), si ripercorre la storia dell'Italia nell'arco di tempo che và dagli anni '70 ai giorni nostri. In questi decenni vengono presentati così gli avvenimenti più salienti nonchè i costumi dell'epoca che fanno da sfondo alle vicende del protagonista che vediamo prima innamorato, successivamente sposo e papà, alle prese con varie mansioni lavorative, poi con problemi di salute ed infine con l' arrivo di una vecchiaia più o meno serena. Questa pellicola costituisce l'unica opera di argomento non del tutto comico del regista Giovanni Veronesi che solitamente affronta temi ed argomenti più leggeri ed ironici.
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Film in cui, attraverso la vita di un uomo comune (interpretato da Elio Germano), si ripercorre la storia dell'Italia nell'arco di tempo che và dagli anni '70 ai giorni nostri. In questi decenni vengono presentati così gli avvenimenti più salienti nonchè i costumi dell'epoca che fanno da sfondo alle vicende del protagonista che vediamo prima innamorato, successivamente sposo e papà, alle prese con varie mansioni lavorative, poi con problemi di salute ed infine con l' arrivo di una vecchiaia più o meno serena. Questa pellicola costituisce l'unica opera di argomento non del tutto comico del regista Giovanni Veronesi che solitamente affronta temi ed argomenti più leggeri ed ironici. Anche qui, più volte, la comicità compare ma in maniera meno eclatante e soprattutto non predomina mai su un'atmosfera che in generale è amara ed un pò dolente. Infatti l'esistenza che Veronesi presenta del suo protagonista è l'esistenza di un uomo qualunque, costituita principalmente da episodi per lo più banali, felici e non, priva di grandi azioni od avvenimenti eclatanti. Insomma, ciò che viene rappresentato è la vita banalmente vissuta. Veronesi presenta in maniera molto efficace e fedele i decenni passati del nostro paese, la loro riproduzione risulta pertanto autentica e quanto mai veritiera, ma a mio modesto parere il regista non ha saputo creare un'opera del tutto originale e di conseguenza di uno spiccato interesse. Molti altri autori hanno ideato precedentemente films od addirittura sceneggiati televisivi in cui, attraverso le vicende dei protagonisti venivano proposti ed evidenziati fatti di cronaca e mode e tendenze dei decenni passati dell' Italia, ed alcuni di loro sono riusciti a produrre un esito del tutto singolare, dando alla propria opera un'impronta particolare. Qui si racconta, sebbene in maniera egregia, una materia già vista, rivista e discussa a tal punto che l'unica nota di reale spicco è costituita dalla magnifica interpretazione di Elio Germano che ancora una volta si conferma come un attore fuori classe. Da menzionare è anche Richy Menphis nella parte dell'amico generoso e intrallazzatore, mentre la Mastronardi si rivela poco incisiva come la parte di donna tranquilla e senza personalità che interpreta. Sinceramente, a mio giudizio, si è visto di meglio per quanto riguarda il genere "amarcord".
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wounded knee
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lunedì 18 novembre 2013
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ogni tanto un bel film italiano
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Un film italiano che non "deve" far ridere per "dover" fare cassa, ogni tanto succede! Anche se l'insieme mi ha ricordato: sia "La prima cosa bella" che "La meglio gioventù", due film superiori un po in tutto, è comunque un incrocio di due film di grande levatura. I temi trattati sono comunque gli stessi in parte, lo schema narrativo risulta essere anche lo stesso. Una storia che, comunque nella sua semplicità, va a toccare l'insieme dei valori dell'amicizia, del matrimonio, dei buoni sentimenti. Tocca comunque anche la corruzione del politico di turno, oltre che "dell'impegno politico" per puro interese personale, tema questo di estrema attualità. Il tutto con la leggerezza (ma non per questo senza profondità)vista ne "La prima cosa bella".
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Un film italiano che non "deve" far ridere per "dover" fare cassa, ogni tanto succede! Anche se l'insieme mi ha ricordato: sia "La prima cosa bella" che "La meglio gioventù", due film superiori un po in tutto, è comunque un incrocio di due film di grande levatura. I temi trattati sono comunque gli stessi in parte, lo schema narrativo risulta essere anche lo stesso. Una storia che, comunque nella sua semplicità, va a toccare l'insieme dei valori dell'amicizia, del matrimonio, dei buoni sentimenti. Tocca comunque anche la corruzione del politico di turno, oltre che "dell'impegno politico" per puro interese personale, tema questo di estrema attualità. Il tutto con la leggerezza (ma non per questo senza profondità)vista ne "La prima cosa bella". Non guasta infine l'immagine delle monetine lanciate alla fine della carriera politica di uno dei più discussi uomini politici della storia d'Italia recente, potrebbe far "risvegliare" l'animo di ribellione dell'italiano medio; con i tempi che corrono, non sarebbe male...
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fvm56
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lunedì 18 novembre 2013
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un'occasione persa.
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Tanti sono i temi affrontati da Giovanni Veronesi in questo suo nuovo film: l’amicizia, la malattia, il ruolo della famiglia e, soprattutto, la recente storia italiana, fatta di violenza e lavoro, sogni e raccomandazioni, osservata con malcelata ed inefficace ambizione sociologica.
Diversi sono gli attori impegnati per mettere in scena il racconto, al fine di affiancare il protagonista Elio Germano: Sergio Rubini, politico corrotto e vitale, Alessandro Haber, artista pasticcione e sensibile, Ricky Memphis, eterno spaccone, ed una Alessandra Mastronardi che dimostra ottima maturità interpretativa grazie ad una recitazione asciutta e sincera. Peccato che questo buon cast sia di fatto impegnato (e sprecato) per tenere in piedi una storia spesso scialba e banale, che annoia più che far riflettere o divertire, tirata via in maniera superficiale e che evidenzia numerose pecche nella costruzione della sceneggiatura.
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Tanti sono i temi affrontati da Giovanni Veronesi in questo suo nuovo film: l’amicizia, la malattia, il ruolo della famiglia e, soprattutto, la recente storia italiana, fatta di violenza e lavoro, sogni e raccomandazioni, osservata con malcelata ed inefficace ambizione sociologica.
Diversi sono gli attori impegnati per mettere in scena il racconto, al fine di affiancare il protagonista Elio Germano: Sergio Rubini, politico corrotto e vitale, Alessandro Haber, artista pasticcione e sensibile, Ricky Memphis, eterno spaccone, ed una Alessandra Mastronardi che dimostra ottima maturità interpretativa grazie ad una recitazione asciutta e sincera. Peccato che questo buon cast sia di fatto impegnato (e sprecato) per tenere in piedi una storia spesso scialba e banale, che annoia più che far riflettere o divertire, tirata via in maniera superficiale e che evidenzia numerose pecche nella costruzione della sceneggiatura. I vari episodi che si susseguono lungo l’intero arco della narrazione appaiono slegati fra loro, i dialoghi non sono curati a sufficienza e manca un’analisi approfondita dei singoli. I pur numerosi artisti di contorno (ad esempio Francesca D’Aloja, o la vulcanica Virginia Raffaele), chiamati a partecipare al progetto al fine di arricchirlo, non hanno invece alcuna possibilità di esprimersi e dunque di lasciare il segno.
Peccato, perchè l’idea era davvero buona: raccontare gli ultimi 40 anni di vita italiana attraverso gli occhi, puliti ma pian piano sempre più disincantati, di una “brava persona”: un uomo che attraversa la vita italiana rimanendo fedele a se stesso, onesto e sincero, ma purtroppo sempre “ultima ruota del carro” perchè, pur sfiorato varie volte dalla “Storia”, è sempre privato della possibilità di incidere su di essa, al fine di diventarne protagonista, e cambiare qualcosa. Si poteva dunque costruire una rilettura originale e nuova di alcuni episodi della recente storia italiana, una visione diversa perchè proveniente da un punto di vista innovativo.... Ma così non è stato.
Cosa si può salvare dell’intero film? L’ottimo cast, come già accennato, dove spicca Elio Germano, anche stavolta preparato e bravo; l’ambientazione romana, ben fotografata; ed il trucco, che rende verosimile il trascorrere degli anni sul volto dei protagonisti.
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[+] complimenti!
(di angelo mandelli)
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sippetta90
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lunedì 18 novembre 2013
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l'ultima ruota del carro siamo noi
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vedetelo, è bellissimo e merita!! bravissimi tutti gli attori, messaggio splendido!
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guglia74
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domenica 17 novembre 2013
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il romanzo di un uomo comune
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Film molto carino e ben fatto che racconta la storia contemporanea di un uomo comune. I tempi sono giusti e anche le musiche sono carine.
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stellab
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domenica 17 novembre 2013
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molto noioso e poco interessante
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Un film molto noioso, esci dalla sala e dici " ma chi se ne frega di questa storia".
Germano sempre bravo, peccato il ruolo piatto non gli renda giustizia, la mastronardi imbarazzante, ci riporta alle atmosfere mediocri della fiction di basso livello, menphis può fare meglio. probabilmente veronesi è più adatto al comico made de laurentis
[+] "stellab" poco interessante
(di silvio54)
[ - ] "stellab" poco interessante
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