mister_wnb
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mercoledì 11 aprile 2012
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when you play the game of thrones,you win or die
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Classificarla come serie Tv probabilmente è quasi riduttivo e non solo per il budget particolarmente ampio per un progetto televisivo ma sopratutto per elementi tecnici e narrativi degni del grande schermo!
La sinossi è ormai esplicita a tutti:un regno,una corona,tante famiglie a contenderseli.
L'intrigo famigliare riconciliabile al potere più che alle dinamiche esistenti tra i membri di una casata è all'ordine del giorno,ed è qui che troviamo i punti di forza della serie.
Da Eddard Stark a Tyrion Lannister passando per Daenerys Targaryen,sono tutti personaggi fortemente (e divinamente!) caratterizzati.
Il format ovviamente permette un approfondimento psicologico dei personaggi calibrato e non concede mai poco ma neanche troppo.
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Classificarla come serie Tv probabilmente è quasi riduttivo e non solo per il budget particolarmente ampio per un progetto televisivo ma sopratutto per elementi tecnici e narrativi degni del grande schermo!
La sinossi è ormai esplicita a tutti:un regno,una corona,tante famiglie a contenderseli.
L'intrigo famigliare riconciliabile al potere più che alle dinamiche esistenti tra i membri di una casata è all'ordine del giorno,ed è qui che troviamo i punti di forza della serie.
Da Eddard Stark a Tyrion Lannister passando per Daenerys Targaryen,sono tutti personaggi fortemente (e divinamente!) caratterizzati.
Il format ovviamente permette un approfondimento psicologico dei personaggi calibrato e non concede mai poco ma neanche troppo.
Ad aiutare gli sceneggiatori vi sono attori di rango quali Jennifer Ehle,Lena Headey,Mark Addy,Peter Dinklage(qua superlativo!) e il famosissimo Sean Bean.
Regia per lo più intrigante e a tratti regale;composta più che altro da primi piani,piani americani e alcuni totali e totalini veramente suggestivi;tra i 4 registi spiccano i nomi di Brian Kirk e Alan Taylor già registi di serie come Boardwalk empire,Mad man,Six feet under ecc.
Inevitabile la scelta di un montaggio alternato data la sovrabbondanza di casate ma,sebbene io non sia un amante di questa tecnica,rende più che bene l'evolversi delle varie situazioni.
Scenograficamente è altamente spettacolare,basti vedere alcuni screenshot girati ad Approdo del Re,nelle terre dei Dothraki,Grande Inverno ma sopratutto dalla Grande Barriera;fotograficamente è altrettanto eccezionale:luminosa quando in campo ci sono i Lannister(l'oro è il loro elemento simbolo)fredda quando la famiglia Stark è protagonista(non per niente i signori di grande inverno...).
La sigla è,a mio modesto parere,qualcosa di difficilmente eguagliabile nell'intera storia della televisione,un concentrato di regalità stilizzata di rara bellezza,il tutto accompagnato da un bellissimo tema musicale
P.S. l'andamento lento delle prime 2 puntate può portare all'inganno i più frettolosi ma abbiate fiducia e pazienza,sarete ampiamente ricompensati!
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(di vale125j)
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eli123
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giovedì 3 ottobre 2013
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menomale che esiste il trono di spade!
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Purtroppo (e di questo me ne rammarico), esistono ancora persone che NON sono in grado di capire o di "vedere al di là del proprio naso"...se fosse per loro ci ridurremmo a guardare sempre le solite stupide Serie tv...!!! Ciò che è "diverso" (anche se forte o "violento") non viene apprezzato perchè fa "paura" o perchè intacca la morale di queste persone...
Invece io dico BEN ARRIVATA "GAME OF THRONES" perchè sei riuscita a catapultarci in un mondo nuovo...senza barriere morali, mettendoci di fronte ad una realtà VERA che qualcuno non vuole accettare e crede ancora di vivere nel mondo delle favole!!!!! Non viene capito il significato e la raffinatezza (intesa come profondo studio dei sentimenti) di questa Serie, unica nel suo genere, meravigliosamente interpretata e intensamente avvolta in un tripudio di sentimenti spesso estremi ma credibili, profondi e incantevoli!
Complimenti davvero a tutti quelli che hanno partecipato alla creazione di questo splendido romanzo che avrei voluto scrivere io.
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Purtroppo (e di questo me ne rammarico), esistono ancora persone che NON sono in grado di capire o di "vedere al di là del proprio naso"...se fosse per loro ci ridurremmo a guardare sempre le solite stupide Serie tv...!!! Ciò che è "diverso" (anche se forte o "violento") non viene apprezzato perchè fa "paura" o perchè intacca la morale di queste persone...
Invece io dico BEN ARRIVATA "GAME OF THRONES" perchè sei riuscita a catapultarci in un mondo nuovo...senza barriere morali, mettendoci di fronte ad una realtà VERA che qualcuno non vuole accettare e crede ancora di vivere nel mondo delle favole!!!!! Non viene capito il significato e la raffinatezza (intesa come profondo studio dei sentimenti) di questa Serie, unica nel suo genere, meravigliosamente interpretata e intensamente avvolta in un tripudio di sentimenti spesso estremi ma credibili, profondi e incantevoli!
Complimenti davvero a tutti quelli che hanno partecipato alla creazione di questo splendido romanzo che avrei voluto scrivere io...!!! Appassionante, crudele, commovente, spavaldo, estremo, impavido, fragile, introspettivo e profondo, incantevole...è un romanzo dal fascino di tempi antichi, trascinato da sentimenti attuali che ti coinvolgono interiormente e ti trasportano sapientemente in quel mondo avvolto da infinite emozioni, senza la paura di eccedere nelle passioni.
Sto leggendo anche i libri, oltre ad aver naturalmente visto le serie tv, e che dire....è ancora più bello ed emozionante lasciarsi prendere dalle parole scritte,traboccanti di particolari...che ancora una volta commuovono e lasciano spazio alla fantasia...
Non abbiate "timore" di guardare la serie o di leggere il romanzo, come qualcuno vi consiglia...vi perdereste qualcosa di speciale... E'la nostra realtà che fa davvero "paura", basta accendere la tv e vedere i mille programmi spazzatura che popolano i nostri schermi!!!
Grazie ancora Games of Thrones...La migliore serie di tutti i tempi...
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(di voxpopuli)
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dave san
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sabato 22 giugno 2013
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third feud
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Con una prima stagione da urlo, tutto il lavoro successivo è stato trasmigrato dal romanzo, con eleganza e abilità registica. Intrighi e sangue si susseguono meticolosamente. Il cast creativo e attoriale forse si starà crogiolando. Ricreare in TV un serial gotico, commercializzarlo come fosse una soap, ottenendo per di più ascolti da reality (in USA), non è cosa da niente. E' assodato probabilmente, che l’era di programmi TV (animati e non) dello spessore civico dei Simpson, stia giungendo al termine. E’ altresì ovvio che Game of, possa non piacere a tutti. La terza stagione è un agognato ritorno alle atmosfere truculente, scabrose e intricate già note ai fans, per un “medioevo” immaginario che non di rado, ricrea con eloquenza la parte putrida della nostra storia.
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Con una prima stagione da urlo, tutto il lavoro successivo è stato trasmigrato dal romanzo, con eleganza e abilità registica. Intrighi e sangue si susseguono meticolosamente. Il cast creativo e attoriale forse si starà crogiolando. Ricreare in TV un serial gotico, commercializzarlo come fosse una soap, ottenendo per di più ascolti da reality (in USA), non è cosa da niente. E' assodato probabilmente, che l’era di programmi TV (animati e non) dello spessore civico dei Simpson, stia giungendo al termine. E’ altresì ovvio che Game of, possa non piacere a tutti. La terza stagione è un agognato ritorno alle atmosfere truculente, scabrose e intricate già note ai fans, per un “medioevo” immaginario che non di rado, ricrea con eloquenza la parte putrida della nostra storia. Il Trono di Spade descrive situazioni e ritrae personaggi terribili. Complotti e imboscate allo zolfo rendono la terza, meno gradevole rispetto alle prime due. E’ difficile definire appassionante, la sequenza dell’epilogo di Robb Stark e famiglia. Non di rado, in mezzo a torturatori, traditori e faide tra ceppi reali, s’intravede ogni tanto un barlume di civiltà che si fa spazio. Sostegno per Theon, che sarà “punito” per misfatti commessi nelle scorse stagioni; salvo poi ottenere supporto in extremis dalla sorella guerriera (quando si dice il contrappasso…). La prossima stagione farebbe sperare nel trionfo della self-made woman, Daenerys. Raramente si è vista sullo schermo una figura femminile di uguale potenza, in senso nietzschiano. Ser Willem Darry sottoscriverà. Noi aspettiamo e/o leggiamo.
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ilcinefilo
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venerdì 15 settembre 2017
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game of thrones addio: non esiste più.
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Scrivo questa recensione in occasione della fine dell'ultima, orribile, stagione di Game of Thrones...era il lontano 2011 quando Trono di Spade(il suo titolo italiano)approdò sui televisori americani e, poco tempo dopo, anche in quelli italiani: si capisce, fin da subito, che si tratta di qualcosa di molto diverso da tutto ciò che si era visto, fino ad allora, sul piccolo schermo.
Il 2011...così vicino, eppure così lontano se si pensa a come si è ridotto quello che avrebbe potuto, davvero, essere il fiore all'occhiello dell'HBO: della sua capacità di tenerci con il fiato sospeso circa il destino dei suoi personaggi non è rimasto nemmeno il ricordo, mentre il carisma, la personalità e le sfumature psicologiche dei suoi interpreti sono ridotti ad un cumulo di macerie.
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Scrivo questa recensione in occasione della fine dell'ultima, orribile, stagione di Game of Thrones...era il lontano 2011 quando Trono di Spade(il suo titolo italiano)approdò sui televisori americani e, poco tempo dopo, anche in quelli italiani: si capisce, fin da subito, che si tratta di qualcosa di molto diverso da tutto ciò che si era visto, fino ad allora, sul piccolo schermo.
Il 2011...così vicino, eppure così lontano se si pensa a come si è ridotto quello che avrebbe potuto, davvero, essere il fiore all'occhiello dell'HBO: della sua capacità di tenerci con il fiato sospeso circa il destino dei suoi personaggi non è rimasto nemmeno il ricordo, mentre il carisma, la personalità e le sfumature psicologiche dei suoi interpreti sono ridotti ad un cumulo di macerie.
L'irresponsabile sciatteria di Benioff e Weiss nello scrivere le sceneggiature ha dato, finalmente, i suoi frutti...trasformando quello che avrebbe potuto, davvero, essere il canto del cigno dell'HBO in una miserabile esibizione di banalità, una pagliacciata messa in piedi esclusivamente per fame di guadagno dei suoi finanziatori, ormai adagiatosi sugli allori dei sempre più crescenti ascolti.
la necessità imperante di far sì che i fan più bimbominkiosi ottengano sempre tutto quello che vogliono(la rivincita degli eroi, la love story alla Dawson's Creek, una pietosa scena di sesso a lume di candela)ha completamente devastato tutto quanto c'era di buono nei romanzi del vecchio Martin...e una delle principali colonne portanti di questa devastazione, probabilmente, è proprio il povero Tyrion Lannister, interpretato da un Peter Dinklage sempre più pigro, svogliato e sedentario malgrado la sua paga astronomica.
Tyrion Lannister, quello che, una volta, era una delle menti più brillanti ed eccelse di tutta la serie televisiva, è ormai ridotto ad una macchietta fastidiosa e irritante, capace solo di starsene seduto dietro a un tavolo a dispensare consigli disastrosi e piani di battaglia fallimentari...quella mente arguta e affascinante è andata in rovina, puntata dopo puntata e perduta nelle nebbie dell'ubriacatura e di una sceneggiatura che è andata peggiorando vieppiù.
Uno dopo l'altro, tutti gli interpreti di GOT hanno subito lo stesso destino di Peter Dinklage/Tyrion Lannister...il germe dell'inettitudine si è propagato a macchia d'olio non risparmiando niente e nessuno.
La storyline di Dorne, con annessi Doran, Ellaria e le vipere, è stata la seconda vittima degli sceneggiatori, che hanno tramutato una delle più belle storie della saga letteraria in un cumulo di letame...un disastro studiato, che ha suscitato l'ira dei VERI fan di Game of Thrones.
Purtroppo, il fallimento di Dorne è stato solo il primo tassello di una cinica strategia di marketing tesa a trasformare il mondo di George R.R.martin in una succursale di Walker Texas Ranger(mancano solo Trivette e il locale di C.D.)dove i buoni vincono sempre e i malvagi vengono sempre e duramente castigati...non gli resta che sostituire la sigla e rimpiazzare il territorio di Westeros che si costruisce da solo con la stella da sceriffo che rotea su se stessa e annessa canzoncina "the eyes of the ranger" piazzata sullo sfondo.
Kit Harington al minimo storico e sembra non avere alcuna voglia di stare sul set, Emilia Clarke idem...Liam Cunningham/Davos, in quest'ultima stagione, non ha fatto altro che lanciare occhiatine a Jon Snow per fargli notare le tette di Daenerys(questo, mentre lui è impegnato a fissare quelle di Missandei),Sophie Turner/Sansa recita in un modo tale da farla sembrare in uno stato di catalessi profonda, mentre l'attore che interpreta Bran Stark, semplicemente, della parola "recitazione" non conosce nemmeno il significato.
Ad aggravare il tutto, nuove(e del tutto incoerenti con le stagioni precedenti)rivelazioni circa la natura del rapporto tra estranei e "semplici" non morti, buchi di trama semplicemente vergognosi, CGI scadente e battaglie striminzite da due, massimo due minuti e mezzo(una delusione totale anche la presa di Castel Granito e lo scontro tra Grevjoy, tanto decantati nei trailer da 30 milioni e passa di immeritate visualizzazioni) .
La grande guerra di conquista del continente occidentale(attesa da più di sei anni per quanto concerne la serie tv e oltre quindici per quella dei libri)da parte di Daenerys Targaryen prima del suo nome, regina degli andali e dei primi uomini, Khlaeesi del grande mare d'erba, distruttrice di catene e madre dei draghi si è risolta, fondamentalmente, in una pernacchia.
Male, molto male...le premesse per l'ottava stagione sono un fallimento totale e Maisie Williams/Arya rimane, ad oggi, l'unica luce in fondo al tunnel di una serie le cui alte ambizioni di elevarsi al di sopra di ogni altro prodotto televisivo sono completamente e clamorosamente naufragate nel momento stesso in cui il quinto libro è terminato e a Benioff e Weiss è toccato, per così dire, di dover "alzarsi e camminare con le loro gambe" e mostrare al mondo intero il loro REALE talento, al di là del lavoro fatto da Martin...bene, direi proprio che la verità sia venuta a galla e che le maschere sono cadute.
Game of thrones: il peggio della televisione americana.
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dave san
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giovedì 3 gennaio 2013
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games of thrones 2: the day after beheading
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La seconda stagione si porta dietro una tale eredità qualitativa da potersi conservare in piene forze, sino a metà. Sino allora non m’imbarazzo a definire questa serie, shakespeariana (con qualche cliché di narrativa popolare e fantastica). Plauso quindi a George R. R. Martin, scrittore dei romanzi da cui è stata tratta la versione per la TV. La seconda si sviluppa dalla perdita di un personaggio cardine. Quest'ultimo è servito alla produzione per contrassegnare la storia, un marchio di fabbrica e un'abile scelta commerciale. Non è da tutti localizzare Sean Bean, alias, Boromir ne "Il signore degli anelli", ed assegnargli una parte da sovrano in una serie con ambientazione e ruolo analoghi.
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La seconda stagione si porta dietro una tale eredità qualitativa da potersi conservare in piene forze, sino a metà. Sino allora non m’imbarazzo a definire questa serie, shakespeariana (con qualche cliché di narrativa popolare e fantastica). Plauso quindi a George R. R. Martin, scrittore dei romanzi da cui è stata tratta la versione per la TV. La seconda si sviluppa dalla perdita di un personaggio cardine. Quest'ultimo è servito alla produzione per contrassegnare la storia, un marchio di fabbrica e un'abile scelta commerciale. Non è da tutti localizzare Sean Bean, alias, Boromir ne "Il signore degli anelli", ed assegnargli una parte da sovrano in una serie con ambientazione e ruolo analoghi. Se poi le vicende tra vessilli e gli intrighi politici suonano coinvolgenti e complesse, il gioco funziona eccome. Anche la seconda stagione vive del magico equilibrio tra strategie commerciali al servizio di un livello qualitativo eccelso. Alcuni passaggi in realtà ammiccano in modo meno autentico rispetto alla prima stagione, tenebrosa e asciutta. La chiusa dell'episodio, The Ghost of Harrenhal, offre ad esempio una sequenza finale abbastanza stucchevole. Coerente tuttavia con lo spirito disinibito e sanguigno della serie. Gli episodi successivi al quinto si soffermano poi sulle relazioni interne a tutti gli insediamenti di aspiranti re, avvicinando la metà della seconda a un “Dallas” di cappa e spada. Il pubblico potrebbe mostrarsi poco indulgente rispetto a una costruzione che aumenta le strizzate d'occhio a tema "sangue, sesso e potere" (vere e proprie palline colorate per adulti). A conti fatti però anche la seconda parte della serie si dispiega egregiamente. Da segnalare l'ultimo episodio, Valar Morghulis, con il tragicomico comizio di Theon Greyjoy e l'orda di Estranei che si avvicina alla barriera. La terza stagione si prospetta indubbiamente fragorosa.
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elgatoloco
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martedì 1 agosto 2017
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game of thrones
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Non esiste alcun altro serial TV che abbia la stessa forza espressiva e capacità di referenzialtà storica(pur se collocata in un Medioevo "astorico"e fantastico)che ha"Game of Thrones": in parte siamo nel co^té espressivo strarodinario che hanno le tragedie shakespeariane e quelle dell'antichità classica greca(Euripide più di Sofocle"-in "Game of Thrones"di divinità si parla molto poco, essendo invese fortemente presente la dimensione rituale e dii una religiositù"altra", svincolata dal"divino", quasi un sacro a-teo, nel senso letterale del termine), d'altra parte ci sono continui riferimenti indiretti alla storia, non solo britannica, dove tali riferimenti, decisamente simbolici sono/sarebbero(a seconda della cultura storica dei"recettori", id est degli spettatori/delle spettatrici)sono polisemici, cioè riferibili a personaggi diversi, non certamente solo apppartenenti al Medioevo, ma veramente"everytime", per così dire.
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Non esiste alcun altro serial TV che abbia la stessa forza espressiva e capacità di referenzialtà storica(pur se collocata in un Medioevo "astorico"e fantastico)che ha"Game of Thrones": in parte siamo nel co^té espressivo strarodinario che hanno le tragedie shakespeariane e quelle dell'antichità classica greca(Euripide più di Sofocle"-in "Game of Thrones"di divinità si parla molto poco, essendo invese fortemente presente la dimensione rituale e dii una religiositù"altra", svincolata dal"divino", quasi un sacro a-teo, nel senso letterale del termine), d'altra parte ci sono continui riferimenti indiretti alla storia, non solo britannica, dove tali riferimenti, decisamente simbolici sono/sarebbero(a seconda della cultura storica dei"recettori", id est degli spettatori/delle spettatrici)sono polisemici, cioè riferibili a personaggi diversi, non certamente solo apppartenenti al Medioevo, ma veramente"everytime", per così dire. Fortissimo, dicevo, il senso della sacralità anche del"trono", in una concezione sacrale del potere regale, inteso(cfr.le poche storie tematiche incentrate sul tema della regalità e dell'aristocrazia spirituale)come senso dell'onore, del potere come servizio verso tutto un popolo, come espressione dell'elevatezza spirituale, allora certo inteso come oggi avremmo prbolemi a intenderla, ossia in senso gerarchico-militare, per esempio. Mai come in"Game of Thrones", anche cromaticamente, emergono dimensioni come il contrasto dicotomico Luce-Buio(Bene-Male), dove anche gli animali fantastici ivi presenti sono assolutamente importanti. Idem per i sentimenti(odio-amore, rispetto, timore, senso dell'onore), che qui emergono come in nessun altro serial TV ma anche, oserei dire, come in pochissimi capolavori della cinematografia, dove i nomi da fare andrebbero da Dreyer a Bergman, da Bunel a Bresson, da Hitchcock a Brian de Palma, per volersi limitare a pochi nomi essenziali, anzi, direi di più, "quintessenziali". Non è ben nota la"dimensione"di"Game...", finora arrivatga alla settiama stagione ma, se il livello rimarrà quello attuale, c'è da auspicare una continuazione decisamente lugan, ancora... El Gato
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r.a.f.
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lunedì 2 settembre 2019
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assolutamente senza paragoni
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Non è facile descrivere questa splendida serie televisiva, ma se dovessi presentarla a qualcuno che non l’ha mai vista, per invogliarlo a vederla, direi che in sostanza è la storia di sette regni in lotta tra loro per la conquista del potere, rappresentato dal Trono di Spade. Detto così, però, è come dire che Il Signore degli Anelli racconta l’affannosa ricerca di un anello magico.
L’ambientazione è di tipo medievale, con regine, prìncipi e cavalieri, ma il tempo e il luogo sono del tutto di fantasia. La lotta per sedersi sull’agognato scranno sarà senza esclusione di colpi: non mancheranno battaglie, tradimenti, avvelenamenti e vili aggressioni, scontri epici ed epiche vendette, nonché insospettabili alleanze.
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Non è facile descrivere questa splendida serie televisiva, ma se dovessi presentarla a qualcuno che non l’ha mai vista, per invogliarlo a vederla, direi che in sostanza è la storia di sette regni in lotta tra loro per la conquista del potere, rappresentato dal Trono di Spade. Detto così, però, è come dire che Il Signore degli Anelli racconta l’affannosa ricerca di un anello magico.
L’ambientazione è di tipo medievale, con regine, prìncipi e cavalieri, ma il tempo e il luogo sono del tutto di fantasia. La lotta per sedersi sull’agognato scranno sarà senza esclusione di colpi: non mancheranno battaglie, tradimenti, avvelenamenti e vili aggressioni, scontri epici ed epiche vendette, nonché insospettabili alleanze.
A completare il quadro si inseriscono note di mistero e di magia, sacerdotesse e profezie, draghi ed enigmatiche divinità, ed infine un nemico oscuro ed apparentemente invincibile che rimetterà tutto in discussione. Essenzialmente dunque è un fantasy, ma in realtà c’è molto di più: coinvolgimento, emozione, immagini e dialoghi ricchi di pathos, che regalano allo spettatore un forte impatto emotivo. I personaggi crescono e si trasformano durante le otto stagioni, modificando gli aspetti più profondi della loro personalità, maturando nel tempo attraverso le esperienze e le avventure vissute, cambiando la propria prospettiva e la propria visione della vita. E riservando allo spettatore non poche sorprese.
Seguendo le loro storie non si può fare a meno di appassionarsi ai loro destini: lo spettatore amerà alcuni personaggi, ne odierà altri, di alcuni piangerà la prematura scomparsa, di altri attenderà con ansia la giusta punizione, ma da tutti, immancabilmente, si lascerà coinvolgere.
Una serie davvero unica, commuovente, a tratti struggente, ma anche eroica e leggendaria, che rappresenta attraverso i suoi protagonisti l’intero spettro dei sentimenti umani: amore, odio, invidia, gelosia, sete di potere, egoismo e solidarietà, avidità e nobiltà d’animo, coraggio e vigliaccheria, pietà e crudeltà, paura e speranza.
Splendidamente interpretata da attori bravissimi, alcuni più navigati, altri giovanissimi alla prima esperienza, ha avuto la fortuna di avere a disposizione un cast particolarmente affiatato, in cui tutti si sono calati perfettamente nel proprio personaggio diventandone, per loro stessa ammissione, parte integrante, e dove nessuno ha cercato di prevalere.
Non è perfetta, certo, ma al di là dei piccoli e grandi difetti, e nonostante la stagione finale abbia fatto molto discutere e abbia diviso i fan, è uno spettacolo assolutamente unico nel panorama delle fiction televisive, che merita di essere visto, e un’esperienza visiva ed emotiva che comunque lascia il segno.
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il cinefilo
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sabato 25 gennaio 2020
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questa è veramente la fine, in tutti i sensi
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Scrivo questa(seconda)recensione per celebrare l'agognata fine di una delle serie più tristemente decadute della storia della televisione: dopo lo schifo della settima stagione i due showrunner, Benioff e Weiss, hanno deciso di assestare il colpo di grazia a tutto il lavoro originariamente concepito da George R.R.Martin, smantellandolo fin nelle fondamenta e lasciando dietro di se un cumulo di macerie.
Mi accingo, adesso, ad elencare interamente gli effetti del loro nefando operato: caratterizzazioni completamente snaturate, dialoghi orribili, buchi sia di trama che di logica talmente grossi da far venire il vomito, sviluppi narrativi un tempo coinvolgenti e adesso noiosi e prevedibili, scene di battaglia attese e bramate fin dall'inizio della serie che si rivelano una fregatura(sceneggiatura pessima e CGI scadente rendono il terzo episodio, la lunga notte, uno schifo sotto quasi ogni punto di vista)mentre momenti che avrebbero dovuto, a rigor di logica, essere intensi ed emozionanti si rivelano invece vuoti, anonimi e assolutamente dimenticabili.
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Scrivo questa(seconda)recensione per celebrare l'agognata fine di una delle serie più tristemente decadute della storia della televisione: dopo lo schifo della settima stagione i due showrunner, Benioff e Weiss, hanno deciso di assestare il colpo di grazia a tutto il lavoro originariamente concepito da George R.R.Martin, smantellandolo fin nelle fondamenta e lasciando dietro di se un cumulo di macerie.
Mi accingo, adesso, ad elencare interamente gli effetti del loro nefando operato: caratterizzazioni completamente snaturate, dialoghi orribili, buchi sia di trama che di logica talmente grossi da far venire il vomito, sviluppi narrativi un tempo coinvolgenti e adesso noiosi e prevedibili, scene di battaglia attese e bramate fin dall'inizio della serie che si rivelano una fregatura(sceneggiatura pessima e CGI scadente rendono il terzo episodio, la lunga notte, uno schifo sotto quasi ogni punto di vista)mentre momenti che avrebbero dovuto, a rigor di logica, essere intensi ed emozionanti si rivelano invece vuoti, anonimi e assolutamente dimenticabili.
Ad aggravare il tutto si aggiungono la colonna sonora di Ramin Djawadi, tristemente sottotono rispetto al passato, una nuova sigla d'apertura di rara bruttezza, effetti in computer grafica talmente fetenti da far rivalutare in positivo perfino quelli di Once Upon a Time(che, paragonati a questo lerciume, sembrano avanguardia pura), scenografie di una banalità imbarazzante, errori inconcepibili(la tazza di starbucks che compare in una scena del quarto episodio).
La grande battaglia contro il Re della notte, attesa da sette stagioni, qui si risolve in una becera accozzaglia di esplosioni in computer grafica, già di per molto mal realizzate, e che vemgono ulteriormente squalificate da una fotografia talmente scura da rendere impossibile riuscire a capire cosa stia accadendo, praticamente quasi in ogni singolo fotogramma della puntata.
I nostri eroi(si fa per dire)si fanno avanti coraggiosamente per combattere...contro cosa? contro il niente, nella pratica, poiché l'ignobile fotografia preclude, allo spettatore, qualsiasi possibilità di identificare il nemico.
Indimenticabile la cavalcata iniziale dei dothraki, che galoppano in massa solo per andare a sfracellarsi contro il nulla e sparire di scena dopo quaranta secondi...ancor più magistrale(nell'accezione negativa del termine)la fine del Night King che, trafitto da Arya, schiatta come un povero deficiente da quattro soldi e rendendo completamente inutile la sua stessa esistenza, fin dalla sua prima entrata in scena, nella quarta stagione...in rapida successione Viserion e gli altri estranei si sgretolano, si polverizzano, si schiantano miseramente al suolo insieme alle mie aspettative di spettatore, che ha atteso sette stagioni e sette anni di serie tv per una battaglia che, visivamente e narrativamente, non vale assolutamente niente...sette anni di attesa che non sono valsi a niente...zero assoluto.
Passiamo ora alla seconda e più colossale delusione che mi ha rifilato questa porcheria immonda di stagione conclusiva: Jon Snow.
"his name in Aegon Targaryen!" queste le ultime parole di Lyanna Stark prima di crepare...una rivelazione che sembrava destinata a sconvolgere l'equilibrio dell'intero impianto narrativo di Game of Thrones, che avrebbe dovuto ribaltare completamente la visione che, fino a quel momento, abbiamo avuto del bastardo di Grande Inverno, che avrebbe dovuto mettere il suo personaggio su un nuovo e straordinario piano storico/politico, uno spartiacque nella storia del trono di spade, un prima e un dopo la rivelazione di Lyanna Stark...bene: la sua utilità, in questo finale, è paragonabile a quello di un schizzo di vomito spalmato sul copriwater.
Ad amplificare ulteriormente la degradante delusione(quella di una sottotrama precedentemente pompata ed enfatizzata con supremo orgoglio per poi scaricarla nel dimenticatoio generale senza spiegazione logica alcuna)si aggiunge un Kit Harington sempre più bolso, ingrassato, svogliato e sfatto, e che di recitare in questa serie non gliene frega palesemente più nulla.
i grandi dialoghi scritti da Benioff e Weiss per questo insulso omuncolo(il personaggio, non l'attore)si riducono a:"yes, my queen!, ripetuto ossessivamente e compulsivamente dalla prima all'ultima puntata...di cui però esiste una leggera variante, da adottare nei casi di emergenza: "she's my queen!! oppure, come terza e ultima variante abbiamo:"yes, sure right!!!"e con questo inizia e finisce il repertorio di Jon Snow(innamorato, servile e affetto da zerbinaggio congenito nei confronti della sua potentissima zia)per l'ottava stagione.
Nella mia prossima analisi concluderò definitivamente(forse)il mio pensiero su questo schifo di serie televisiva, fortunatamente conclusasi e facendoci perciò la grazia di non deturpare mai più la saga letteraria, tramutandola in una palla di sterco fumante.
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dave san
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giovedì 3 gennaio 2013
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games of thrones 2: the day after beheading.
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La seconda stagione si porta dietro una tale eredità qualitativa da potersi conservare in piene forze, sino a metà. Sino allora non m’imbarazzo a definire questa serie, shakespeariana (con qualche cliché di narrativa popolare e fantastica). Plauso quindi a George R. R. Martin, scrittore dei romanzi da cui è stata tratta la versione TV. La seconda si sviluppa dalla perdita di un personaggio cardine.
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La seconda stagione si porta dietro una tale eredità qualitativa da potersi conservare in piene forze, sino a metà. Sino allora non m’imbarazzo a definire questa serie, shakespeariana (con qualche cliché di narrativa popolare e fantastica). Plauso quindi a George R. R. Martin, scrittore dei romanzi da cui è stata tratta la versione TV. La seconda si sviluppa dalla perdita di un personaggio cardine. Quest'ultimo è servito alla produzione per contrassegnare la storia, un marchio di fabbrica e un'abile scelta commerciale. Non è da tutti localizzare Sean Bean, alias, Boromir ne "Il signore degli anelli", ed assegnargli una parte da sovrano in una serie con ambientazione e ruolo analoghi. Se poi le vicende tra vessilli e gli intrighi politici suonano coinvolgenti e complessi, il gioco funziona eccome. Anche la seconda stagione vive del magico equilibrio tra strategie commerciali al servizio di un livello qualitativo eccelso. Alcuni passaggi, in realtà, ammiccano in modo meno autentico rispetto alla prima stagione, più tenebrosa e asciutta. La chiusa dell'episodio The Ghost of Harrenhal offre, ad esempio, una sequenza finale abbastanza stucchevole. Coerente tuttavia con lo spirito disinibito e sanguigno della serie. Gli episodi successivi al quinto si soffermano poi sulle relazioni interne a tutti gli insediamenti di aspiranti re, avvicinando la metà della seconda a un “Dallas” di cappa e spada. Il pubblico potrebbe mostrarsi poco indulgente rispetto a una costruzione che aumenta le strizzate d'occhio a tema "sangue, sesso e potere" (vere e proprie palline colorate per adulti). A conti fatti, però, anche la seconda parte della serie si dispiega egregiamente. Da segnalare l'ultimo episodio, Valar Morghulis, con il tragicomico comizio di Theon Greyjoy e l'orda di Estranei che si avvicina alla barriera. La terza stagione si prospetta indubbiamente fragorosa.
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kondor17
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venerdì 26 ottobre 2012
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serie priva di valori, violenta e diseducativa
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Le due stelle per la realizzazione, apprezzabile, anche se costosissima. Per quanto riguarda valori e storia in se, se ne meriterebbe al massimo una. C'è chi ha affiancato l'autore a Tolkjen, a cui si è decisamente ispirato, ma fatemi il piacere, di Tolkjen non ha nè la stoffa nè la forza narrativa e manca completamente di valori, di dolcezza. Tutto è asservito al potere, al denaro, al dominio assoluto. Tutto è concesso, dalla sessualità sfrenata, agli omicidi più efferati, alla violenza più cruda per raggiungere il "fine ultimo", la conquista del trono. La società descritta da Martin è una sorta di lugubre visione disfattiva di quello che il mondo non dovrebbe mai essere.
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Le due stelle per la realizzazione, apprezzabile, anche se costosissima. Per quanto riguarda valori e storia in se, se ne meriterebbe al massimo una. C'è chi ha affiancato l'autore a Tolkjen, a cui si è decisamente ispirato, ma fatemi il piacere, di Tolkjen non ha nè la stoffa nè la forza narrativa e manca completamente di valori, di dolcezza. Tutto è asservito al potere, al denaro, al dominio assoluto. Tutto è concesso, dalla sessualità sfrenata, agli omicidi più efferati, alla violenza più cruda per raggiungere il "fine ultimo", la conquista del trono. La società descritta da Martin è una sorta di lugubre visione disfattiva di quello che il mondo non dovrebbe mai essere. E' ode pura all'avidità, al colonialismo, al nazionalsocialismo, alla conquista e al dominio assoluto, con qualsiasi mezzo, a qualsiasi costo.
Da vedere e dimenticare presto. E da non prendere sicuramente ad esempio.
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[+] pedagogia a tempo perso
(di wildcoyote)
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(di wildcoyote)
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[+] semplicemente questa serie non fa per te
(di macn87)
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