viva_la_vida
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venerdì 28 ottobre 2011
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dov'è il cinema?
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A Dangerous Method è potenzialmente un grande film, nuovo e originale. Ma solo potenzialmente. Cominciamo dall’inizio: la trama è incentrata sulla figura di Jung, psicanalista ispirato da Freud, da cui poi prenderà le distanze in seguito a prese di posizione di tipo più mistico-filosofiche rispetto alla fredda analisi freudiana. Ma la vicenda è incentrata per lo più sulla storia d’amore tra Jung, marito devoto, e una sua paziente con una storia di grottesca traumaticità alle spalle. Le basi per un buon film non mancano di certo. E a fare la trama sono i dialoghi, curati quasi maniacalmente, sempre espressione di ricercatezza e incisivi.
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A Dangerous Method è potenzialmente un grande film, nuovo e originale. Ma solo potenzialmente. Cominciamo dall’inizio: la trama è incentrata sulla figura di Jung, psicanalista ispirato da Freud, da cui poi prenderà le distanze in seguito a prese di posizione di tipo più mistico-filosofiche rispetto alla fredda analisi freudiana. Ma la vicenda è incentrata per lo più sulla storia d’amore tra Jung, marito devoto, e una sua paziente con una storia di grottesca traumaticità alle spalle. Le basi per un buon film non mancano di certo. E a fare la trama sono i dialoghi, curati quasi maniacalmente, sempre espressione di ricercatezza e incisivi. Il problema tuttavia è che a fare la trama sono solo i dialoghi. Ne deriva senza dubbio una pellicola elitaria e, per dirla banalmente, noiosa. Chi guarda un film vuole anche “vedere” e proprio sul vedere si basa del resto l’arte cinematografica. Un film che piacerà senz’altro ai professoroni del cinema, che vi ritroveranno una ricercatezza stilistica originale, ma su questo non vi è dubbio. Ciò che manca sono le scene, i luoghi, le persone, i volti. Le scenografie sono ripetitive e le inquadrature poco azzardate. I personaggi, che si esprimono solo con le parole, mancano di bellezza. La trama manca di espressività. Il risultato è un film vuoto e pesante.
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steph.
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lunedì 24 ottobre 2011
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a dangerous keira
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Applaudito a Venezia, il film di Cronenberg parte carico di aspettative. Keira Knightley è assolutamente credibile fin dalle primissime scene nel ruolo di Sabina Spielrein, la musa, se così si può dire, del giovane Jung (Michael Fassbender). Ed è proprio lei, da paziente a fonte di ispirazione, ad essere al centro di una sorta di doppio triangolo. Da un lato c’è la liaison di natura erotico-sentimentale con il suo medico, amante e nel contempo mentore. Triangolo perché Jung è già sposato alla biondissima e angelica Emma, agli antipodi dell’oscurità, tanto nelle fattezze che nell’animo, della Spielrein. Emma, più o meno soddisfatta nella sua parte di perfetta moglie e madre, si oppone totalmente a Sabina, sensuale e ombrosa, sorretta dall’ambizione fino a diventare medico lei stessa.
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Applaudito a Venezia, il film di Cronenberg parte carico di aspettative. Keira Knightley è assolutamente credibile fin dalle primissime scene nel ruolo di Sabina Spielrein, la musa, se così si può dire, del giovane Jung (Michael Fassbender). Ed è proprio lei, da paziente a fonte di ispirazione, ad essere al centro di una sorta di doppio triangolo. Da un lato c’è la liaison di natura erotico-sentimentale con il suo medico, amante e nel contempo mentore. Triangolo perché Jung è già sposato alla biondissima e angelica Emma, agli antipodi dell’oscurità, tanto nelle fattezze che nell’animo, della Spielrein. Emma, più o meno soddisfatta nella sua parte di perfetta moglie e madre, si oppone totalmente a Sabina, sensuale e ombrosa, sorretta dall’ambizione fino a diventare medico lei stessa. E qui si inserisce il secondo gioco a tre, leggermente più pericoloso perché meno percepibile, ma anche fondamentale ai fini della Storia. Sabina si insinua nel rapporto, scandito dal tempo in un lungo carteggio, tra Jung e Freud (Viggo Mortensen). Rapporto, quello tra i due medici, peraltro già complicato e destinato a un epilogo non esattamente felice. Jung e Freud si confessano i sogni e li psicoanalizzano a vicenda, due amici/nemici non perfettamente coscienti del peso delle loro intuizioni. Freud prende le distanze dal collega troppo visionario, ma intanto appare quasi divorato dall’invidia per il giovane medico che lo sta scalzando. E Sabina, desiderosa, famelica, fa la spola nella vita dei due uomini, apprendendo dall’uno e dall’altro.
L’epilogo storico è noto a tutti, ma il film, tratto dal libro di John Kerr, è riuscito nel fare un’anatomia delle dinamiche nelle relazioni tra i tre. Pellicola riuscita, anche se forse mi aspettavo qualcosa in più, almeno nel finale. Bravi gli attori, oltre ai due protagonisti maschili cito Vincent Cassel che interpreta con grande naturalezza Otto Gross, licenzioso e disinibito. Straordinaria Keira Knightley, che prossimamente interpreterà Anna Karenina per la regia di Joe Wright (non vedo l'ora).
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lukemisonofattotuopadre
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venerdì 21 ottobre 2011
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relativamente soddisfacente
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Anzitutto, mi aspettavo un po'di più da questo film. I dialoghi sono brillanti, e resi bene, gli attori ottimi (spicca una Keira Knightley in ottima forma), ma la regia di Cronenberg, con tutta questa carne sul fuoco, non riesce a far fare il salto di qualità al prodotto.
Do la sufficienza a questo film per un paio di motivi: 1, non era facile fare questo film, 2, Cronenberg rende cmq il filo della storia seguibile e godibile, 3: c'è una scena in particolare, che mi è rimasta. Quando cioè Jung frusta la Spielrein e a lei scende lentamente il corpetto, colpo dopo colpo, fino a scoprire il seno. Avendo visto con questo 10 film di Cronenberg ed essendo un accanito cinefilo, mi assumo il rischio, ma anche il diritto di dire che questa scena la poteva fare solo il tremendo canadese.
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Anzitutto, mi aspettavo un po'di più da questo film. I dialoghi sono brillanti, e resi bene, gli attori ottimi (spicca una Keira Knightley in ottima forma), ma la regia di Cronenberg, con tutta questa carne sul fuoco, non riesce a far fare il salto di qualità al prodotto.
Do la sufficienza a questo film per un paio di motivi: 1, non era facile fare questo film, 2, Cronenberg rende cmq il filo della storia seguibile e godibile, 3: c'è una scena in particolare, che mi è rimasta. Quando cioè Jung frusta la Spielrein e a lei scende lentamente il corpetto, colpo dopo colpo, fino a scoprire il seno. Avendo visto con questo 10 film di Cronenberg ed essendo un accanito cinefilo, mi assumo il rischio, ma anche il diritto di dire che questa scena la poteva fare solo il tremendo canadese.
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luana
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martedì 18 ottobre 2011
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all'opposto iacio
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C'è più risalto nella diatriba Jung/Freud che nel rapporto con la Spielrein che funge da "mezzo". Questo nell'intenzione miseramente naufragata di Cronenberg. La passione tra i due presunti amanti è nel film trattata senza passione e liquidata in fretta. La pericolosità che menzioni giustamente tu porterà al concetto di transfert e controtransfert.Questo film, a mio parere vuole solo informare ma chi? Gli americani? In Italia esiste una bella collana di fumetti su grossi temi, la relatività di Einstein per esempio e anche il rapporto tra Jung e Freud. Un fumetto molto più vivo e interessante di questo film perchè dove nel film si sente scricchiolare una libreria..nel fumetto CADE come è stato veramente.
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C'è più risalto nella diatriba Jung/Freud che nel rapporto con la Spielrein che funge da "mezzo". Questo nell'intenzione miseramente naufragata di Cronenberg. La passione tra i due presunti amanti è nel film trattata senza passione e liquidata in fretta. La pericolosità che menzioni giustamente tu porterà al concetto di transfert e controtransfert.Questo film, a mio parere vuole solo informare ma chi? Gli americani? In Italia esiste una bella collana di fumetti su grossi temi, la relatività di Einstein per esempio e anche il rapporto tra Jung e Freud. Un fumetto molto più vivo e interessante di questo film perchè dove nel film si sente scricchiolare una libreria..nel fumetto CADE come è stato veramente. Otto Gross cocainomane...esiste un un libro dove Freud viene presentato, vero, come un altrettanto cocainomane. Domanda a che serve e cosa ci dice questo film? E come ce lo dice soprattutto. Male.
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iacio
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martedì 18 ottobre 2011
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cronenberg non applica appieno “il suo metodo”
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La tematica della psicoanalisi è abbastanza complessa ed impegnativa per essere trasposta compiutamente in chiave cinematografica; ciò rappresenta sicuramente una circostanza da tenere in debita considerazione ai fini di una valutazione obiettiva di A Dangerous Method. Cronenberg ci mostra l'evolvere/involvere della relazione dello psichiatra Jung con la giovane (prima paziente, poi amante) Spielerein. Quest’ultima ha subito violenze dal padre e Jung decide - affascinato dal pensiero di Freud - di applicare alla giovane paziente le teorie freudiane sulla sessualità. Dopo qualche titubanza, la relazione “clinica” si trasforma in relazione “intima”, derivandone – e così rivelandosi – la “pericolosità del metodo”.
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La tematica della psicoanalisi è abbastanza complessa ed impegnativa per essere trasposta compiutamente in chiave cinematografica; ciò rappresenta sicuramente una circostanza da tenere in debita considerazione ai fini di una valutazione obiettiva di A Dangerous Method. Cronenberg ci mostra l'evolvere/involvere della relazione dello psichiatra Jung con la giovane (prima paziente, poi amante) Spielerein. Quest’ultima ha subito violenze dal padre e Jung decide - affascinato dal pensiero di Freud - di applicare alla giovane paziente le teorie freudiane sulla sessualità. Dopo qualche titubanza, la relazione “clinica” si trasforma in relazione “intima”, derivandone – e così rivelandosi – la “pericolosità del metodo”. La prospettiva adottata dal regista è quella di mettere in risalto la coppia Jung/Spielerein e di mostrare, solo sullo sfondo (e come contorno), il rapporto accademico/epistolare/di potere fra Jung e Freud, con una breve parentesi sulla figura di Otto. Con questa scelta Cronenberg non fa il “vero Cronenberg”, dal momento che il film in alcuni punti assomiglia ad una semplice, ma raffinata, pagina di storia; sarebbe forse stato meglio se il regista avesse “adottato un altro metodo”, ovvero avesse invertito la prospettiva e spostato la telecamera “in diagonale”, al fine di mettere in luce (ed abbracciare) anche gli aspetti ancor più controversi ed oscuri della vicenda, magari incentrando maggiormente la trama sui personaggi più affascinati del film, quali Freud ed Otto. Infatti, chi conosce veramente Cronenberg sa benissimo che lui non è un narratore, ma un geniale inventore e provocatore, e - pertanto - al posto di una trasposizione essenziale, godibile e quasi accademica di una pagina di storia, avrebbe preferito sicuramente una “interpretazione della storia da parte dello stesso regista in chiave tesa, misteriosa e di forte impatto visivo”. Nonostante ciò, Cronenberg mantiene abilmente vivo l’interesse dello spettatore per tutta la durata del film, avvalendosi della buona interpretazione degli attori, annche se la Knightley non convince pienamente.
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(di luana)
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marezia
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martedì 18 ottobre 2011
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luana,
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io non ti tampino, ti CORREGGO. Comunque d'ora in poi avrò pietà di te e ti lascerò sproloquiare in libertà. Contenta?
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liver
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domenica 16 ottobre 2011
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originale ma si poteva svilupparlo meglio
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Sopra le righe, un po' troppo lezioso, ma decisamente godibile e ben fatto. Del resto non era facile affrontare una storia come questa, stando attenti a non eccedere nel tecnico (quindi renderlo poco fruibile) o a impoverire i contenuti (quindi snaturare gli eventi). Da vedere.
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(di paola d. g. 81)
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lucio
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domenica 16 ottobre 2011
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amore inesplorato
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La psicanalisi è una branca delle medicina che serve più al malato o al dottore? Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, due luminari di tale disciplina, più di un secolo fa, si sono posti il problema pensando a soluzioni diverse, ma nel contesto affascinante di una serrata e alta discussione, ovviamente straordinaria per l'epoca. Agli inizi del 1900, in un ospedale di Zurigo, viene ricoverata Sabina Spierlein, una donna molto attraente ed anche molto sofferente a livello mentale. Forse da giovane ha subito molestie nell'ambito familiare che le hanno provocato disturbi della sfera sessuale. La paziente viene visitata dal dottor Jung che decide di sottoporla al protocollo di Sigmund Freud, suo maestro e mentore.
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La psicanalisi è una branca delle medicina che serve più al malato o al dottore? Sigmund Freud e Carl Gustav Jung, due luminari di tale disciplina, più di un secolo fa, si sono posti il problema pensando a soluzioni diverse, ma nel contesto affascinante di una serrata e alta discussione, ovviamente straordinaria per l'epoca. Agli inizi del 1900, in un ospedale di Zurigo, viene ricoverata Sabina Spierlein, una donna molto attraente ed anche molto sofferente a livello mentale. Forse da giovane ha subito molestie nell'ambito familiare che le hanno provocato disturbi della sfera sessuale. La paziente viene visitata dal dottor Jung che decide di sottoporla al protocollo di Sigmund Freud, suo maestro e mentore. Da qui nasce e si sviluppa, con rara efficacia visiva, una vicenda cinematografica che mescola lo stetoscopio con l'eros, la fredda materia di Ippocrate con il caldo dei sentimenti umani. E' difficile per il medico dei matti scindere il suo ruolo clinico da quello dell'uomo che è fisicamente attratto verso l'altro sesso. Si possono leggere libri a volontà. Si può studiare la natura cercando microrganismi con la lente di ingrandimento. Si può guardare il cielo stellato in una sera d'estate e fantasticare sulla vita in altri mondi. Ma quando esplode interiormente una passione irrefrenabile, selvaggia e primigenia, cadono come foglie in autunno tutte le teorie scientifiche apprese nelle aule universitarie. L'amore è un mistero inesplorato. Il dottor Freud e il dottor Jung, consapevoli di questo, hanno tentato, con il loro pensiero, di trovare risposte razionali ad alcune domande che, da sempre, affliggono l'umanità. Sabina Spielrein, in quanto donna, si inserisce a meraviglia nella dialettica fra due medici visionari che hanno continuato a cercare la verità fino all'ultimo giorno della loro entusiasmante esistenza. Il film di David Cronenberg accende una tremula luce sulla via oscura che dovrebbe condurre ciascuno di noi verso il confine della conoscenza che separa l'essere dal non essere.
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alessandro venier
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sabato 15 ottobre 2011
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a dangerous method
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Ultima fatica del regista David Cronenberg (penultima se si considera “Cosmopolis”) “A Dangerous Method”, riporta alla luce vicissitudini e diatribe tra Freud (Viggo Mortensen) e Yung (Michael Fassbender), padre e discepolo della psicanalisi (pardon psicoanalisi, come sottolinea il personaggio di Mortensen). A complicare il delicato rapporto ci pensa Sabina (Keira Knightley).
Cronenberg si muove con maestria confezionando un film intelligente, interessante e mai noioso. Complice del successo la prova dei tre interpreti, tra i quali emerge il controllato Fassbender. Profumo di Oscar?
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gege90
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venerdì 14 ottobre 2011
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mah?!
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è la trama che non mi convince molto.... è un po' un casino!
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