intothewild4ever
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lunedì 10 ottobre 2011
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non dangerous film...
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Film molto didascalico che narra gli inizi carriera di Jung, dei suoi rapporti con Freud e con la sua ex-paziente poi diventata anch'essa psicologa, grazie alle sue cure. Un Cronenberg stranamente diverso dal solito, ci presenta una storia scabrosa, narrata senza alcuna voglia di scandalizzare. Quel che ne esce fuori è un film scorrevole ma che non lascia il segno. Buona la prova di Viggo Mortensen, che interpreta benissimo Freud; sembra a tratti esagerata, invece, l'interpretazione della psicopatica da parte della Kinghtley, mentre è molto più convincente nella successiva parte di donna psicologicamente recuperata; il resto degli attori se la cava dignitosamente.
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Film molto didascalico che narra gli inizi carriera di Jung, dei suoi rapporti con Freud e con la sua ex-paziente poi diventata anch'essa psicologa, grazie alle sue cure. Un Cronenberg stranamente diverso dal solito, ci presenta una storia scabrosa, narrata senza alcuna voglia di scandalizzare. Quel che ne esce fuori è un film scorrevole ma che non lascia il segno. Buona la prova di Viggo Mortensen, che interpreta benissimo Freud; sembra a tratti esagerata, invece, l'interpretazione della psicopatica da parte della Kinghtley, mentre è molto più convincente nella successiva parte di donna psicologicamente recuperata; il resto degli attori se la cava dignitosamente.
Detto ciò, ci pare il miglior film in circolazione nelle sale al momento.
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[+] assolutamente da vedere ! un meritato 10 e lode
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writer58
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lunedì 10 ottobre 2011
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totem e tabù
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Qualcuno ha definito "A Dangerous Method" un prodotto minore della filmografia di Cronenberg. Ritengo questa affermazione fondata, soprattutto se mettiamo a confronto questo film con capolavori come "Crash", "La mosca" e, soprattutto, "Spider", il ritratto potente e terrorizzante di uno schizofrenico paranoico interpretato magistralmente da Fiennes. L'accostamnento con "Spider" non è arbitrario, poiché Cronenberg ci propone in questa sua ultima fatica un personaggio affetto da una grave forma di isteria, Sabina Spielrein, paziente dello psicoanalista Carl Gustav Jung e, posteriormente, sua amante e terapeuta di fama.
La relazione erotico-professionale tra Jung e la Spielrein (interpretata da una Knightley che spesso tende a eccedere sul versante recitativo) è inserita all'interno del rapporto tra lo stesso Jung e Freud, agli albori dello sviluppo del monivemto psicoanalitico.
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Qualcuno ha definito "A Dangerous Method" un prodotto minore della filmografia di Cronenberg. Ritengo questa affermazione fondata, soprattutto se mettiamo a confronto questo film con capolavori come "Crash", "La mosca" e, soprattutto, "Spider", il ritratto potente e terrorizzante di uno schizofrenico paranoico interpretato magistralmente da Fiennes. L'accostamnento con "Spider" non è arbitrario, poiché Cronenberg ci propone in questa sua ultima fatica un personaggio affetto da una grave forma di isteria, Sabina Spielrein, paziente dello psicoanalista Carl Gustav Jung e, posteriormente, sua amante e terapeuta di fama.
La relazione erotico-professionale tra Jung e la Spielrein (interpretata da una Knightley che spesso tende a eccedere sul versante recitativo) è inserita all'interno del rapporto tra lo stesso Jung e Freud, agli albori dello sviluppo del monivemto psicoanalitico. Infatti, nel 1899 Freud dava alle stampe "l'interpretazione dei sogni", testo che fonda le nozioni di "inconscio" e di "libido", due architravi della pratica terapeutica della psicoanalisi e, nel 1904, Jung di reca a Vienna per conoscere il suo "maestro". Il film sviluppa in modo sostanzialmente fedele gli sviluppi di questo incontro: dall'iniziale ammirazione incondizionata per Freud, ai primi dubbi di Jung sulla natura non esclusivamente sessuale delle nevrosi, alla rottura fra i due nel 1912, dopo la pubblicazione di un testo in cui Jung si allontanava decisamente dall'ortodossia freudiana.
Il film appare accurato nella ricostruzione storica, quasi calligrafico in diverse sequenze, ma mi è parso privo di tensione drammatica e debole narrativamente. Alcune sequenze - come quella in cui Jung colpisce la Spielrein sulle natiche, mentre lei geme di piacere- rasentano la comicità involontaria. Anche le dissertazioni sull'origine delle nevrosi mi sono sembrate poco incisive e didascaliche: "spiegano" le differenze tra Freud e Jung ma non le rappresentano efficacemente da un punto di vista narrativo. Lo stesso Mortensen appare non completamente a suo agio nel ruolo di Freud e fa rimpiangere le sue eccellenti caratterizzazioni ne "La promessa dell'assassino" e in "History of violence".
La tensione latita per gran parte del film, solo in alcune scene l'autore recupera la sua forza drammatica,come nella sequenza in cui Jung e la Spielrein giacciono abbracciati sul fondo di una barca a vela che pare diventare un sarcofago comune o quando lo sguardo di Jung si perde nelle acque del lago davanti alla sua abitazione.
Un po' poco per un film del grande maestro canadese.
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vinlembo
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lunedì 10 ottobre 2011
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brutto da morire...
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obiscan
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lunedì 10 ottobre 2011
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consigliato...........
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Un film a mio parere molto bello ma che lascia un "amaro in bocca" per il triste finale!
[+] bel fumettone ma brutto film
(di adriantitti)
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zozner
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domenica 9 ottobre 2011
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quando il dolore non è solo male.
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Ho visto il film “A Dangerous Method”. E’ la storia del rapporto tra Sabina Spielrein e Jung e tra Jung e Freud. Mi è piaciuto. Al di la del linguaggio cinematografico e forse, della verità storica c’è il tentativo, la ricerca, la riuscita di raccontare cos’è la Psicoanalisi. Essa é il frutto, ciò che resta delle relazioni. La Psicoanalisi è il prodotto di una relazione.
Il film racconta che la Spielrein, paziente gravemente disturbata arriva alla clinica psichiatrica dove lavora Jung. Si sofferma ad evidenziare come la crescita teorica del genio ma anche della paziente sia passata attraverso il rapporto sofferto, doloroso di questi due che vengono a contatto con le loro fragilità, le riconoscono, le superano per poi usarle come strumento di lettura e di terapia.
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Ho visto il film “A Dangerous Method”. E’ la storia del rapporto tra Sabina Spielrein e Jung e tra Jung e Freud. Mi è piaciuto. Al di la del linguaggio cinematografico e forse, della verità storica c’è il tentativo, la ricerca, la riuscita di raccontare cos’è la Psicoanalisi. Essa é il frutto, ciò che resta delle relazioni. La Psicoanalisi è il prodotto di una relazione.
Il film racconta che la Spielrein, paziente gravemente disturbata arriva alla clinica psichiatrica dove lavora Jung. Si sofferma ad evidenziare come la crescita teorica del genio ma anche della paziente sia passata attraverso il rapporto sofferto, doloroso di questi due che vengono a contatto con le loro fragilità, le riconoscono, le superano per poi usarle come strumento di lettura e di terapia.
Il regista non lo dice ma, anche Freud aveva iniziato allo stesso modo. Quando incontrò la paziente Anna O, una isterica, praticava l’ipnosi e, all’inizio cerca di usarla anche con Anna. Ben presto si accorse che la ragazza aveva bisogno, cercava “altro”: il sesso. La storia racconta di come anche Freud barcollò sotto il massiccio transfert di Anna, ma “la parola” compensò e sostituì. Permise ad Anna di dare un nome al suo bisogno, di elaborarlo, di guarire. Sicuramente Freud in quel caso seppe leggere il suo contro-transfert e lo gestì meglio di quanto saprà poi fare Jung con Sabrina.
Il film però non è la storia del rapporto di Jung con la Spielrein o per lo meno non solo questo, é la storia della Psicoanalisi che anzitutto è anzitutto il frutto del rapporto tra Freud e Jung.
Due uomini, due geni sofferenti che si incontrano e per sei anni lavorano assieme producono assieme e poi, naufragano sugli iceberg delle rispettive nevrosi. Appunto, come il Titanic che si infrange sul ghiaccio, anche loro sbatteranno contro le rispettive nevrosi e di fatto, come dice Jung nel film , interromperanno il loro viaggio assieme proprio mentre stavano andando in nave a New York.
La verità è, Sabrina ce lo dice, che noi cresciamo attraverso continui incontri e dolorose separazioni. Cresciamo attraverso un continuo morire e rinascere dove le relazioni segnano il tempo.
Certo, la Psicoanalisi è, o dovrebbe essere il teatro dove questo avviene e dove il paziente “vive” le sue morti e risurrezioni, difeso dal suo mondo esterno come un attore è protetto dalle quinte: il setting analitico. Se ciò ora avviene é perché si conoscono le forze in gioco, abbiamo una teoria, una tecnica. Freud e Jung non ce l’avevano erano esploratori e spesso si trovarono disarmati davanti a mostri voraci.
Termino evidenziando un’altra delle tante cose che il film dice: la vera spinta verso la morte-rinascita è la sofferenza. E’ questa che spinge sull’orlo del baratro. Jung nella scena finale del film, sta male, più male di Freud. E’ questo il motivo che lo spingerà a proseguire il suo cammino andando oltre la “nevrosi pansessuale” di Freud, peraltro senza mai rinnegarla, esplorando spazi che al suo ex compagno di viaggio erano pre-clusi
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gattaluna
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domenica 9 ottobre 2011
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film raffinato
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Film raffinato indagatore della psiche. Molto ma molto più bello di prendimi l'anima.
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giulsdalloway
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domenica 9 ottobre 2011
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in tre parole: frustrante, noioso, ripetitivo.
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Il film è interessante perché la psicoanalisi è interessante; materia a cui non aggiunge e né toglie alcunhé. La trama, oltre al trito e ritrito "siamo amanti per sfogarci" e "Freud se la tira e mi sta antipatico" è praticamente inesistente. L'unico personaggio ben costruito è quello della Knightley (che fa bene il suo compito ma niente di più), Jung e Freud sembrano usciti dalle loro biografie, e infatti sono piatti come le descrizioni che ne fa wikipedia. Un copione lunghissimo; è evidente che i personaggi abbiano un sacco di cose da dirsi, e poche scene per farlo. L'ambientazione di ogni scena è statica in modo quasi disturbante, e lo schema chiacchierata-nello-studio si ripete così tante volte che sembra di aver assistito allo stesso dialogo per tutta la durata del film.
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Il film è interessante perché la psicoanalisi è interessante; materia a cui non aggiunge e né toglie alcunhé. La trama, oltre al trito e ritrito "siamo amanti per sfogarci" e "Freud se la tira e mi sta antipatico" è praticamente inesistente. L'unico personaggio ben costruito è quello della Knightley (che fa bene il suo compito ma niente di più), Jung e Freud sembrano usciti dalle loro biografie, e infatti sono piatti come le descrizioni che ne fa wikipedia. Un copione lunghissimo; è evidente che i personaggi abbiano un sacco di cose da dirsi, e poche scene per farlo. L'ambientazione di ogni scena è statica in modo quasi disturbante, e lo schema chiacchierata-nello-studio si ripete così tante volte che sembra di aver assistito allo stesso dialogo per tutta la durata del film. L'espediente "invece di chiacchierare nello studio, ce lo scriviamo per lettera tanto per cambiare qualcosa" è banale e alleggerisce solo in parte la staticità.
Nemmeno le scene di sesso sadomaso riescono ad accendere un film così spento.
Il film tra l'altro compie un peccato mortale proprio nell'ultimo fotogramma; dopo aver sapientemente giocato sul pari fascino delle teorie di entrambi i dottori, si sputtana (passatemi il francesismo!) con una didascalia di tre righe in cui Jung viene definito il più grande psicologo del mondo (quando poi proprio la sua evoluzione nel film, che ruota tutta intorno alla frustrazione sessuale, sembrerebbe dar ragione a Freud e alla sua ossessione per la sessualità).
Altre note dolenti del film sono il personaggio del solito Vincent Cassel buttato lì per non si sa bene quale motivo, che probabilmente verrà (non) ricordato per la sua unica battuta che ripete ventisettemila volte in dieci minuti di cameo ("esistiamo solo per trombare, quindi tanto vale farlo") e la Signora Jung, che all'inizio del film lascia intuire una profondità e una fragilità interiore che poi si rivelano essere del tutto illusorie. Praticamente un soprammobile.
Viggo Mortensen e il suo collega Michael Fassbender sono magistrali nell'interpretazione, specialmente Viggo, ma questa non è una novità.
In definitiva, definirei il film un lampante esempio di "pornografia verbale", nel senso che l'intero film sembra girato per esaltare esclusivamente la verbosità dei dialoghi. Questo mi fa pensare che se fosse stato un libro, probabilmente, sarebbe stato un gran bel libro. Ma è francamente NOIOSO guardare un film che di interessante ha solo i dialoghi e la bravura (che comunque non è una sorpresa) degli interpreti.
Tutti gli altri elementi, trama, setting, colonna sonora, complessità del personaggio, etc, meritano un poco dignitoso "NON PERVENUTO".
Forse la scelta del regista era quella di rendere il film volutamente frustrante; in tal caso, scelta di pessimo gusto. In conclusione, un grandissimo potenziale (sia come attori che come tema) che viene espresso in modo mediocre. Grossa caduta di stile per il matrimonio artistico tra Mortensen e il regista dopo i ben più avvincenti History of Violence e La promessa dell'assassino.
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nikke79
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sabato 8 ottobre 2011
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fastidioso...
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fastidiosa la modalità "fiction" che caratterizza tutto il film..fastidiosa l'attrice con la sua recitazione eccessiva, inutilmente carica, inesatta (soprattutto per una nevrosi); sconcertanti i salti temporali e d'intreccio del film ..divertentissime le scene delle sculacciate di lei (peccato che lo scopo fosse quello di aprire uno spiraglio nelle contraddizioni delle pulsioni umane piuttosto che mettere su, in quattro e quattr'otto, una parodia ridicola del sadomaso d'inizio Novecento..)..non ci andava che la storia dei due padri che ci hanno raccontato, per primi, l'inconscio fosse raccontata in modo cosi pop-cornesco.. rimanete a casa a leggere:-)
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(di oblivion7is)
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filippo catani
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sabato 8 ottobre 2011
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teorie psicoanalitiche a confronto
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La vita di Carl Jung viene stravolta dall'arrivo di una nuova paziente russa con evidenti problemi dovuti ad una infanzia piuttosto infelice. Jung vede in lei delle doti e riuscirà ad avviarla all'università dopo avergli fatto per breve tempo da assistente. Nel frattempo i due finiscono per intrattenere una relazione sentimentale. Allo stesso tempo Jung comincerà il suo incontro/scontro con il fondatore della psicoanalisi Freud che dapprima vede in Jung un ottimo erede per poi ricredersi.
Intanto il film si fa apprezzare per il buon ritmo e per l'ottima resa di una serie di temi non di facile fruizione. Chiaramente i pensieri di Jung e Freud finiscono per essere un po' schematizzati ma per ovvi motivi di tempo.
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La vita di Carl Jung viene stravolta dall'arrivo di una nuova paziente russa con evidenti problemi dovuti ad una infanzia piuttosto infelice. Jung vede in lei delle doti e riuscirà ad avviarla all'università dopo avergli fatto per breve tempo da assistente. Nel frattempo i due finiscono per intrattenere una relazione sentimentale. Allo stesso tempo Jung comincerà il suo incontro/scontro con il fondatore della psicoanalisi Freud che dapprima vede in Jung un ottimo erede per poi ricredersi.
Intanto il film si fa apprezzare per il buon ritmo e per l'ottima resa di una serie di temi non di facile fruizione. Chiaramente i pensieri di Jung e Freud finiscono per essere un po' schematizzati ma per ovvi motivi di tempo. Interessante vedere l'incessante ricerca sulla mente umana e le molteplici vie che si possono seguire per sondarla. La grande preoccupazione di Freud di rimanere nel solco della razionalità e la voglia di Jung di investigare anche sull'irrazionale e la religione. Filo conduttore e ulteriore motivo di scontro è la relazione tenuta da Jung con la sua paziente una bravissima Knightley che si conferma dopo la bella prova in Last Night. Dominare gli impulsi o lasciarsi andare? Vivere la vita o reprimere determinate azioni?. Questi e altri spunti di riflessione nel film che lascia nello spettatore non addetto ai lavori la voglia di saperne di più su questi due giganti della psicoterapia.
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luana
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sabato 8 ottobre 2011
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luigi spagnolo
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Hai scritto: "Le ultime lacrime di addio della Spielrein segnano il trionfo su Jung, ormai prigioniero della sua nevrosi e delle sue illusioni esoteriche"
Non ti dico vai a ranare ma ti do ragione: Tutti conosciamo la scuola della Spielrein ma nessuno quella di Jung.
Complimenti!!
Quanto al signor/a GIUSAVVO: sono spiacente ma l'episodio è oscuro in quanto basato su carteggi ellittici. Se non sono stati pubblicati interamente ed esiste pure un diario questo lo sanno solo gli addetti ai lavori. Che ci fosse una profonda sintonia e attrazione tra i due no doubt..ma forse si svolgeva su altri piani che quello strettamente orizzontale...tutto qui.
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