barbara simoncini
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domenica 2 ottobre 2011
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chiarimento
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Ma dare un giudizio di un film significa farne un sunto fedele?
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alessandra hendrix
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domenica 2 ottobre 2011
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un film che non ricorderemo
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La prova di Cronenberg questa volta non convince.La trama,indubbiamente promettente e più che valida nei contenuti, è sviluppata in maniera incompleta e sintentica. I personaggi non hanno reale spessore,mancanza che si riflette inevitabilmente sui rapporti umani intorno ai quali ruota l'intera storia,affievolendone l'effettiva intensità. L'amore svanisce quasi totalmente nella sessualità, il declino dell'amicizia tra Freud e Jung è raccontato in maniera inesatta e lacunosa; la guarigione della Spielrein avviene nel giro di poche,rapide scene, nelle quali la Knightley, in quella che si è rivelata indiscutibilmente la sua migliore interpretazione, passa da una condizione psicofisica estrema ad un'apparente normalità, nella quale la perversione sessuale rimane il solo strascico di traumi che in realtà segnarono la vita della Spielrein in maniera molto più profonda e indelebile.
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La prova di Cronenberg questa volta non convince.La trama,indubbiamente promettente e più che valida nei contenuti, è sviluppata in maniera incompleta e sintentica. I personaggi non hanno reale spessore,mancanza che si riflette inevitabilmente sui rapporti umani intorno ai quali ruota l'intera storia,affievolendone l'effettiva intensità. L'amore svanisce quasi totalmente nella sessualità, il declino dell'amicizia tra Freud e Jung è raccontato in maniera inesatta e lacunosa; la guarigione della Spielrein avviene nel giro di poche,rapide scene, nelle quali la Knightley, in quella che si è rivelata indiscutibilmente la sua migliore interpretazione, passa da una condizione psicofisica estrema ad un'apparente normalità, nella quale la perversione sessuale rimane il solo strascico di traumi che in realtà segnarono la vita della Spielrein in maniera molto più profonda e indelebile.
Buona l'interpretazione di Viggo Mortensen, lucida e verosimile quanto basta. Spicca invece Michael Fassbender, che aderisce in maniera ineccepibile al personaggio. Ma se la vera stella della pellicola resta la Knightley, l'errore è sicuramente da individuare nella regia e nella sceneggiatura. Un film discreto ma sommario,appesantito da un linguaggio fin troppo tecnico che annoia e non cattura.Mediocre.
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enricob32
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domenica 2 ottobre 2011
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per chi ama il cinema
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Una storia semplice ma molto coinvolgente grazie agli attori, alla fotografia e al montaggio serrato.Questa volta Cronenberg non riesce a disgustare, ci prova la Knightley con le scene isteriche ma è troppo bella per essere ripugnante. Per apprezzare il film è utile avere già qualche interesse per la psicoanalisi. Un film da non perdere per chi ama il cinema.
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i'libano
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domenica 2 ottobre 2011
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a dangerous method
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Cronenberg rischia con un film del genere ma nè esce sano e salvo, attori straordinari, la Knightley da brividi;
il tutto molto teatrale, scambi di battute e dialoghi quasi interamente centrati sul tema degli studi di Freud.
Cronenberg in questo ultimo lavoro ricorda come impostazione il precedene Spider del 2002.
Consigliato sopratutto a chi conosce a grandi linee le tematiche e se si è affascinati dal mondo della psicologia umana.
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pietro viola
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domenica 2 ottobre 2011
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le relazioni pericolose
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Asciutto ed essenziale, cronenberg fa di nuovo centro, dopo history of violence e il bellissimo la promessa dell'assassino. L'analisi da entomologo sulla fatica di vivere, di cosa significhi essere vivi, oltre che sui consueti temi del doppio, della sofferenza necessaria, della morte quale cornice ineludubile e centro stesso del più profondo piacere, si concentra stavolta più del solito sul tema del Potere. Le relazioni umane quali teatro di un gioco continuo di potere: "non ti racconto il mio sogno altrimenti perderei la mia autorità" dice freud a jung in navigazione verso l'america. Sta qui il cuore del film, e nella bellissima descrizione del triangolo tra i due terapeuti e la paziente/terapeuta, in cui ciascuno usa se stesso e l'altro per acquisire o mantenere potere, a discapito della vita stessa ("deve essere molto dolce morire" dice un freud per un'unica volta disarmato tra le braccia dell'amato, e quindi in altre circostanze attaccato, jung), in cui forse occorre, nelle ultime parole di jung, fare a volte qualcosa di imperdonabile (e quindi fuori dalla regola di chi vince e di chi perde), per rimanere vivi.
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Asciutto ed essenziale, cronenberg fa di nuovo centro, dopo history of violence e il bellissimo la promessa dell'assassino. L'analisi da entomologo sulla fatica di vivere, di cosa significhi essere vivi, oltre che sui consueti temi del doppio, della sofferenza necessaria, della morte quale cornice ineludubile e centro stesso del più profondo piacere, si concentra stavolta più del solito sul tema del Potere. Le relazioni umane quali teatro di un gioco continuo di potere: "non ti racconto il mio sogno altrimenti perderei la mia autorità" dice freud a jung in navigazione verso l'america. Sta qui il cuore del film, e nella bellissima descrizione del triangolo tra i due terapeuti e la paziente/terapeuta, in cui ciascuno usa se stesso e l'altro per acquisire o mantenere potere, a discapito della vita stessa ("deve essere molto dolce morire" dice un freud per un'unica volta disarmato tra le braccia dell'amato, e quindi in altre circostanze attaccato, jung), in cui forse occorre, nelle ultime parole di jung, fare a volte qualcosa di imperdonabile (e quindi fuori dalla regola di chi vince e di chi perde), per rimanere vivi. Grandissimo film.
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irene
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sabato 1 ottobre 2011
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affascinante
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Film non facile e non per tutti i gusti, si segue non di meno affascinati dalle parole di due grandi studiosi e della donna che uno di loro amò. La storia è la stessa che era già stata narrata in "Prendimi l'anima" di Roberto Faenza, storia vera d'altra parte, quindi difficilmente modificabile. Nel film di Faenza Freud non compariva, ma veniva soltanto citato, mentre qui i suoi incontri, discussioni e contrasti con Jung sono uno dei fulcri del film. Gara di cervelli, lotta di intelligenze, ma l'anima sembra stare solo dalla parte di Sabine Spielrein, fragile e appassionata. Perchè Freud e Jung appaiono sì come delle grandi menti, ma la loro statura di "uomini" lascia alquanto a desiderare.
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Film non facile e non per tutti i gusti, si segue non di meno affascinati dalle parole di due grandi studiosi e della donna che uno di loro amò. La storia è la stessa che era già stata narrata in "Prendimi l'anima" di Roberto Faenza, storia vera d'altra parte, quindi difficilmente modificabile. Nel film di Faenza Freud non compariva, ma veniva soltanto citato, mentre qui i suoi incontri, discussioni e contrasti con Jung sono uno dei fulcri del film. Gara di cervelli, lotta di intelligenze, ma l'anima sembra stare solo dalla parte di Sabine Spielrein, fragile e appassionata. Perchè Freud e Jung appaiono sì come delle grandi menti, ma la loro statura di "uomini" lascia alquanto a desiderare.
Magnifica ambientazione, ottimi interpreti. Fino a qualche anno fa non avrei scommesso due soldi su Viggo Mortensen e invece eccolo qui, capace di interpretare i ruoli più diversi. Non ho mai amato molto Keira Knightley, ma riconosco la sua indubbia bravura in questo caso, è vibrante, terrorizzata, appassionata, innamorata. Ottimo Michael Fassbender nel ruolo ingrato di Jung, la cui freddezza viene infine scalfita dall'amore di Sabine.
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luana
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sabato 1 ottobre 2011
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paolo assandri
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Jung e non Young...Spielrein e non Spielrain ma questo è il meno.
Che tu azzardi una analisi di quel grande pensatore che è stato ed è Jung dicendo cose abominevoli come ridurre ad un esaurimento nervoso un vero e proprio viaggio psichico; come descrivere come un miracolo la guarigione della Spielrein fatta con tecniche freudiane a tuo dire; togliendo dunque di mezzo la personalità dell'analista e della volontà della paziente di guarire; che lo descrivi schiavo delle pulsioni sessuali!! proprio lui che al contrario di Freud ha dato una lettura dell'inconscio meno restrittiva ma semmai!! Non voglio addentrarmi però non si possono fare affermazioni così pregiudiziali su un episodio tra l'altro molto oscuro.
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Jung e non Young...Spielrein e non Spielrain ma questo è il meno.
Che tu azzardi una analisi di quel grande pensatore che è stato ed è Jung dicendo cose abominevoli come ridurre ad un esaurimento nervoso un vero e proprio viaggio psichico; come descrivere come un miracolo la guarigione della Spielrein fatta con tecniche freudiane a tuo dire; togliendo dunque di mezzo la personalità dell'analista e della volontà della paziente di guarire; che lo descrivi schiavo delle pulsioni sessuali!! proprio lui che al contrario di Freud ha dato una lettura dell'inconscio meno restrittiva ma semmai!! Non voglio addentrarmi però non si possono fare affermazioni così pregiudiziali su un episodio tra l'altro molto oscuro...episodio su cui la pruderie dei registi si accanisce come se questo si possa ricordare di Jung...
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paolo assandri
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sabato 1 ottobre 2011
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freud il padre, young il figlio.
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Sigmund Freud è il padre autoritario, Young il figlio rivoluzionario, che per tutta la vita tenterà di "ammazzare simbolicamente il padre", per liberarsi dalla rigidità della scienza analitica di quest’ultimo, come farebbe il più classico dei soggetti edipici freudiani. L'impresa di liberazione riuscirà tuttavia solo quando Freud morirà veramente, sollevando l'ormai famosissimo Young da un peso in verità insostenibile per chiunque. Il giovane psicanalista critica la riconduzione ossessiva alla problematica sessuale, per ogni tipo di patologia, del collega e patisce enormemente il suo carisma e la sua incrollabile autostima.
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Sigmund Freud è il padre autoritario, Young il figlio rivoluzionario, che per tutta la vita tenterà di "ammazzare simbolicamente il padre", per liberarsi dalla rigidità della scienza analitica di quest’ultimo, come farebbe il più classico dei soggetti edipici freudiani. L'impresa di liberazione riuscirà tuttavia solo quando Freud morirà veramente, sollevando l'ormai famosissimo Young da un peso in verità insostenibile per chiunque. Il giovane psicanalista critica la riconduzione ossessiva alla problematica sessuale, per ogni tipo di patologia, del collega e patisce enormemente il suo carisma e la sua incrollabile autostima. Poco a poco le incomprensioni sfoceranno in liti epistolari, che allontaneranno i due grandi studiosi definitivamente, dopo un fecondo periodo di studi associati.
L'occhio di Cronemberg si concentra sul rapporto tra Young e la sua paziente Sabina Spielrain, che, guarendo, diventa la sua amante. Le grandi teorie psicoanalitiche sempre in bilico tra la bontà della repressione e della cedevolezza all'istinto, sono, così, ironicamente incarnate dal Dottor Young, in dubbio sul cedere o meno alle "avances" della sua paziente. Infine, anche grazie all'incontro con lo psicoanalista bohemien Otto Gross, cederà. Abbandonandosi ad una vorace relazione carnale con lei. Salvo poi, dopo qualche tempo, abbandonare Sabina, oppresso dal senso di colpa per aver tradito in un sol colpo la sua deontologia professionale e la devota madre dei suoi figli. La Spielrain sola e disperata, chiederà aiuto alla sola persona che sa essere tenuta in considerazione dal suo perduto amante: Sigmund Freud. L'intromissione di Freud renderà ancor più tesi i rapporti tra i due scienziati, anche perché finirà per avvicinare l'ormai affermata psicanalista russa alle teorie sessuali del viennese, lasciando pressoché solo Young, considerato ormai da Freud poco più che un mistico, un sognatore.
Nella battuta in cui Freud corregge la corretta dizione di "psicanalisi" in “psico-analisi”, si percepisce, oltre ad una grande sceneggiatura, che cerca di definire due delle più eminenti personalità dell’Otto -Novecento con semplici sfumature dialogiche, la vera origine delle incomprensioni tra i due. Freud non vuole in nessun modo mettere in dubbio la propria autorità e si considera superiore (ed è lui stesso ad ammetterlo, quando andranno "a portare la peste" in America), mentre Young, da parte sua, non ha forza necessaria per schiacciare le tesi di Freud. Lo dimostra il fatto che la guarigione della Spielrain, un vero e proprio miracolo medico, è ottenuto dallo svizzero con tecniche freudiane e soprattutto il fatto che lo stesso Young, in presa ad un esaurimento nervoso, si mostra in completa balia dei più profondi impulsi del sesso: cerca da un lato di costruirsi un’amante in tutto e per tutto alterego della Spielrain, dall’altro di mantenere intatto il rapporto con la madre dei suoi figli, in quell'eden di candida illusione, che è la lussuosa dimora donata dalla famiglia di lei.
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[+] young - jung
(di paolo assandri)
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gioacchino64
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sabato 1 ottobre 2011
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amore e morte
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Il maestro Cronenberg entra con l'occhio della cinepresa all'interno dell'essenza umana e dell'ambivalenza di fondo che sottende l'esistenza, cioè l'indivisibile simmetria tra amore e morte, condivisione e individualità, caos ed ordine. Se vogliamo, ancora, tra femmina e maschio, tra padre e figlio e tra maestro ed allievo. La complessità di queste simmetrie, le innumerovoli sfaccettature della realtà così come noi la viviamo, la complessità del mondo intrapsichico e relazionale, viene tradotta in immagini, parole, impressioni e musica. Cosa si chiede al cinema? Di rivelare il nascosto, di parlare all'anima e di stupire.
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Il maestro Cronenberg entra con l'occhio della cinepresa all'interno dell'essenza umana e dell'ambivalenza di fondo che sottende l'esistenza, cioè l'indivisibile simmetria tra amore e morte, condivisione e individualità, caos ed ordine. Se vogliamo, ancora, tra femmina e maschio, tra padre e figlio e tra maestro ed allievo. La complessità di queste simmetrie, le innumerovoli sfaccettature della realtà così come noi la viviamo, la complessità del mondo intrapsichico e relazionale, viene tradotta in immagini, parole, impressioni e musica. Cosa si chiede al cinema? Di rivelare il nascosto, di parlare all'anima e di stupire. Sempre. E questo film, a mio avviso bellissimo e perfettamente compiuto, risponde a tutto ciò che un esteta del cinema chiede ad un film. Assolutamente da vedere. E rivedere. Perdutamente.
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barbara simoncini
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sabato 1 ottobre 2011
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american-remake
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Chi ha visto Prendimi l'anima non ha potuto, sicuramente, non restarne deluso perchè il paragone è d'obbligo. AMbedue puntano sulla relazione terapeutico/erotica tra Kung e la Spilrein e il contemporaneao dissidio tra Freud e Jung. Già in questo, per chi conosce un minimo di storia della psicanalisi ce n'è abbastanza per storcere il naso davanti a questa sceneggiatura edulcorata sugli aspetti politcally-correct (contrasto tra la cultura ebraica di Freud e quella protestante di Jung oltre alle rispettive visioni dell'inconscio e della psiche umana)e puntata più sull'aspetto sentimentale, un evergreen lo si potrebbe definire. Interpreti bravi, bella fotografia, la vista della vera casa di Jung una chicca per pochi ma la storia è finita.
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Chi ha visto Prendimi l'anima non ha potuto, sicuramente, non restarne deluso perchè il paragone è d'obbligo. AMbedue puntano sulla relazione terapeutico/erotica tra Kung e la Spilrein e il contemporaneao dissidio tra Freud e Jung. Già in questo, per chi conosce un minimo di storia della psicanalisi ce n'è abbastanza per storcere il naso davanti a questa sceneggiatura edulcorata sugli aspetti politcally-correct (contrasto tra la cultura ebraica di Freud e quella protestante di Jung oltre alle rispettive visioni dell'inconscio e della psiche umana)e puntata più sull'aspetto sentimentale, un evergreen lo si potrebbe definire. Interpreti bravi, bella fotografia, la vista della vera casa di Jung una chicca per pochi ma la storia è finita....perchè il regista si è stancato e ha peferito i titoletti per concludere? Ancora non ho capito a cosa volesse puntare Cronenberg con questo film dato che sorvola su troppe cose, moltissime neanche le cita (come il primo caso del giovane Jung al Burgozsly cioè l'uomo del fallo solare che gli aprì la porta sulla scoperta degli archetipi). Insomma: più per la curiosità di vedere il seno della protagonista che per il resto nonostante gli interpreti siano stati decisamente bravi. Meglio Prendimi l'anima con una regia decisamente migliore e anche attori migliori. Secondo me.
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