Queste sono le prime impressioni, dopo l'anteprima di questa sera su My movies, ma mi riprometto di vedere il film anche sul grande schermo, perché la visione al computer lo ha certamente penalizzato.
E' davvero una "cronaca di poveri amanti", quella girata da Pietro Marcello in una Genova popolata da umilissimi personaggi, uomini e donne marginali che prospettano l'altra faccia della città ricca e turistica dal nobile e signorile passato di regina del mare. In una realtà urbana alquanto squallida si situa la storia vera dell'amore fra Enzo, dal vissuto violento che gli è costato ventisette anni di galera, e Mary, transessuale dolcissima, che lo ha conosciuto in carcere, dove scontava una pena più lieve per reati legati a un' apparentemente invincibile tossico-dipendenza. L'innamoramento è vero e profondo, di quelli destinati a cambiare la vita, tanto che entrambi, riuscendo a trovare un senso alle loro rispettive esistenze, riescono a reinserirsi nella società, certamente migliorati. Mary lo ha atteso per molti lunghi anni, gli ha registrato messaggi in cui egli potesse, udendo la sua voce, trovare la forza per resistere alla desolazione del carcere e del tempo che che non passa mai, ha viaggiato in lungo e in largo per la penisola, in modo che la sua presenza non gli venisse a mancare. Ora che sono insieme, finalmente, affrontano le numerose difficoltà che ogni giorno la vitapresenta loro, con la serenità che il reciproco sostegno permette, dispensando amore anche a tre affettuosissimi e deliziosi cagnolini.
Il film si avvale di una eccellente fotografia dei quartieri degradati, a cui si alternano spezzoni di film amatoriali della Genova d'un tempo che va dai primi anni del 1900 alla fine del secolo scorso, cosicché è probabilmente, almeno a parer mio, la città di Genova, con la sua storia, la protagonista del film, quella che ancora conserva le tracce del suo passato soprattutto nella memoria custodita dalle vecchie pellicole.
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laulilla
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venerdì 26 febbraio 2010
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ho rivisto il film e aggiungo
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Dopo aver rivisto il film, vorrei aggiungere qualche considerazione: Innanzitutto la visione su grande schermo ha confermato largamente la positiva prima impressione, per la poesia della narrazione e per il rigore descrittivo di quest'angolo maledetto di Genova. L'umanità marginale che la abita è connotata da comportamenti contraddittori: è capace di grandi slanci affettivi e di grandi generosità, tanto quanto di atti violenti, come ben emerge dal racconto della vita del protagonista: ogni giorno è durissimo e la vita che i due amanti avevano sognato appare serena, ma fondata su un fragilissimo equilibrio. Lo scavo del regista, in proposito, è encomiabile perché testimonia che gli "uomini delle caverne", come vengono definiti dalla voce narrante, fuori campo, all'inizio del film, dovrebbero essere maggiormente aiutati a ritrovare il senso della dignità della loro vita, laddove la loro "diversità" è percepita in questa nostra società solo come pericolosa, col rischio perciò che si perpetuino atteggiamenti di sopraffazione e di violenza.
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Dopo aver rivisto il film, vorrei aggiungere qualche considerazione: Innanzitutto la visione su grande schermo ha confermato largamente la positiva prima impressione, per la poesia della narrazione e per il rigore descrittivo di quest'angolo maledetto di Genova. L'umanità marginale che la abita è connotata da comportamenti contraddittori: è capace di grandi slanci affettivi e di grandi generosità, tanto quanto di atti violenti, come ben emerge dal racconto della vita del protagonista: ogni giorno è durissimo e la vita che i due amanti avevano sognato appare serena, ma fondata su un fragilissimo equilibrio. Lo scavo del regista, in proposito, è encomiabile perché testimonia che gli "uomini delle caverne", come vengono definiti dalla voce narrante, fuori campo, all'inizio del film, dovrebbero essere maggiormente aiutati a ritrovare il senso della dignità della loro vita, laddove la loro "diversità" è percepita in questa nostra società solo come pericolosa, col rischio perciò che si perpetuino atteggiamenti di sopraffazione e di violenza. Il regista è meritoriamente lontano dal fornire un quadro edulcorato della vita di quel luogo: parole, gesti, comportamenti ci raccontano un mondo di duri, pronti però a intenerirsi "per un film di Walt Disney", come la dolce Mary ci fa sapere a proposito di Enzo.Il film, poi, ci narra Genova com'era e com'è, come ho già detto, ma vorrei aggiungere che la città, così come viene descritta ha riportato alla mia memoria, più d'una volta, oltre a quegli autori e cantautori che sono stati da altri giustamente citati, alcuni versi dalle Occasioni di Montale: " ................. lo spirosalino che straripadai moli e fa l'oscura primavera di Sottoripa. Paese di ferrame e alberaturea selva nella polvere del vespro." (mottetti 1, versi 3-9); nonché dagli Ossi di seppia, nell'indugiare a riprendere lo slancio delle bagnanti dal trampolino sul finale del film:"T'alzi e t'avanzi sul ponticello esiguo, sopra il gorgo che stride:il tuo profilo s'incide contro uno sfondo di perla.Esiti a sommo del tremulo asse,poi ridi, e come spiccata da un ventot'abbatti tra le braccia del tuo divino amico che t'afferra.Ti guardiamo noi, della razzadi chi rimane a terra. (Falsetto, versi 41- 51)Pura suggestione, o il regista ha citato anche Montale?
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(di laulilla)
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