alesya
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mercoledì 30 giugno 2010
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easy virtue
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Mrs. Whittaker: “Smile, Marion. ”
Marion Whittaker: “I don’t feel like smiling”.
Mr. Whittaker: “You’re English dear, fake it. ”
Frizzante e pungente….i termini a mio parere più appropriati per descrivere questa gustosa pellicola : un film del quale onestamente mi ero completamente dimenticata e forse passato un po’ inosservato rispetto ad altri giganteggianti titoli usciti lo scorso anno , ora so , a gran torto . Easy virtue (perchè questi benedetti traduttori sentono l’esigenza di dovere tradurre sempre con un titolo comprensibile nella nostra lingua anche a costo di non essere attinenti quando l’originale ha un fascino intraducibile !) è una commedia deliziosa che mette in scena con perfetta teatralità – non per niente è proprio dal teatro che viene lo script – i vizi quasi caricaturali della antica e polverosa società britannica , arrivata a un punto di dissolvenza per lasciare spazio al brio di una nuova era .
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Mrs. Whittaker: “Smile, Marion. ”
Marion Whittaker: “I don’t feel like smiling”.
Mr. Whittaker: “You’re English dear, fake it. ”
Frizzante e pungente….i termini a mio parere più appropriati per descrivere questa gustosa pellicola : un film del quale onestamente mi ero completamente dimenticata e forse passato un po’ inosservato rispetto ad altri giganteggianti titoli usciti lo scorso anno , ora so , a gran torto . Easy virtue (perchè questi benedetti traduttori sentono l’esigenza di dovere tradurre sempre con un titolo comprensibile nella nostra lingua anche a costo di non essere attinenti quando l’originale ha un fascino intraducibile !) è una commedia deliziosa che mette in scena con perfetta teatralità – non per niente è proprio dal teatro che viene lo script – i vizi quasi caricaturali della antica e polverosa società britannica , arrivata a un punto di dissolvenza per lasciare spazio al brio di una nuova era . La tipica freddezza british e i suoi stereotipi prendono vita nella calma insopportabile della matriarca Kristin Scott Thomas , nella cattiveria pettegola della due sorelle , in un maggiordomo complice e spettatore di drammi inesistenti , in eventi mondani e di beneficenza assolutamente snervanti e nello stesso John , erede e fresco sposo , perennemente annoiato e troppo occupato a giocare a tennis ; nemmeno lui , nato e cresciuto nella grande magione dei Witthaker , si rende davvero conto della freschezza e della bellezza della novella sposa . Spettatore e deus ex machina di questo teatrino di ipocrisia è il patriarca Colin Firth , di ritorno da una guerra che gli ha fatto aprire gli occhi con violenza su come tutto , di fronte al peso del dolore , si sgretoli e riveli il suo vero volto : i suoi interventi sono pungenti e ironici in perfetto stile british , ma nascondono sempre una verità che nessuno dei personaggi vuole vedere . Fulgido elemento di progresso e rinnovamento è la bella Larita , incarnata alla perfezione da Jessica Biel : personalmente ho sempre trovato i suoi lineamenti troppo moderni e inadatti a sostenere parti in costume , ma stavolta è proprio la sua modernità fisica a renderla perfetta per la parte : lei è il seme del cambiamento , simbolo di una continente nuovo e ansioso di rinnovarsi ; una donna esuberante che respinge le convenzioni e le “schiaccia” letteralmente alterando momenti incredibilmente comici per lo spettatore (fantastica la scena della morte del chiwawa e della caccia alla volpe con la moto) , a linee drammatiche e malinconiche che prendono vita nell’esperienza di un amore passato , provato dal dolore e dalla sofferenza , che più che mai l’ha temprata contro falsità e sorrisi di facciata . Lei è vincitrice indiscussa di una guerra che non valeva la pena di combattere , in un mondo che sta svanendo e che corre disperatamente verso il futuro , nel bellissimo finale apparentemente imprevedibile ma che tutti desideravamo arrivasse a compimento dopo quel fantastico tango… Seguite il mio consiglio : ritrovatevi una sera davanti a questo film e vedrete che vi lascierà una dolcezza e una piacevolezza che da tempo non mi capitava di provare per una commedia :brindate con una coppa di spumante frizzante e rilassatevi per un brindisi perfetto.
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luca
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lunedì 19 gennaio 2009
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let's misbehave!
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Il ritornello di un vecchio classico jazz euforicamente cantato durante un ballo frenetico da John e Larita, "Let's misbehave!", costituisce un'importante chiave ermeneutica del film, nel tragico scarto di intenzione tra i due ballerini: lei rigorosamente seria, lui appena divertito. Gli sviluppi della storia dimostrano (in maniera forse un po' pedante) le conseguenze esistenziali cui conduce tale pericolosa differenza di potenziale, in termini di attese e di risorse da spendere nel matrimonio, ridisegnando gli equilibri delle coppie familiari secondo nuove affinità drammaticamente maturate.
Il "misbehaviour" auspicato da Laurita non solo rappresenta la stagionata ma sempre fertile differenza di cultura tra vecchio e nuovo continente, fra l'antica, stratificata tradizione britannica e l'esuberante effervescenza di chi proviene da una nazione più recente della poltrona sulla quale è seduta (parafrasando una punta rivolta da Veronica alla nuora); esso diviene l'esigenza di un'indole tormentata, inappagata, di chi nella propria vita ha sperimentato situazioni al limite, nelle quali rispettando le regole si raccoglie solo dolore: la malattia terribile del primo marito di Larita e la perdita dei compagni da parte di Jim durante la Grande Guerra.
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Il ritornello di un vecchio classico jazz euforicamente cantato durante un ballo frenetico da John e Larita, "Let's misbehave!", costituisce un'importante chiave ermeneutica del film, nel tragico scarto di intenzione tra i due ballerini: lei rigorosamente seria, lui appena divertito. Gli sviluppi della storia dimostrano (in maniera forse un po' pedante) le conseguenze esistenziali cui conduce tale pericolosa differenza di potenziale, in termini di attese e di risorse da spendere nel matrimonio, ridisegnando gli equilibri delle coppie familiari secondo nuove affinità drammaticamente maturate.
Il "misbehaviour" auspicato da Laurita non solo rappresenta la stagionata ma sempre fertile differenza di cultura tra vecchio e nuovo continente, fra l'antica, stratificata tradizione britannica e l'esuberante effervescenza di chi proviene da una nazione più recente della poltrona sulla quale è seduta (parafrasando una punta rivolta da Veronica alla nuora); esso diviene l'esigenza di un'indole tormentata, inappagata, di chi nella propria vita ha sperimentato situazioni al limite, nelle quali rispettando le regole si raccoglie solo dolore: la malattia terribile del primo marito di Larita e la perdita dei compagni da parte di Jim durante la Grande Guerra.
Il "misbehaviour", dunque, diviene procedimento di liberazione dalle regole e di riappropriamento dell'essere: fumare in casa, in barba alle proibizioni; partecipare ad una caccia alla volpe cavalcando una moto; istigare Hilda a ballare il can-can senza biancheria intima; passare di nascosto a Marion della letteratura erotica; fino al capolavoro finale, il sensualissimo tango ballato insieme a Jim, che svela l'inevitabile e forse un po' scontata destinazione finale delle pulsioni venute via via emergendo.
Un'euforia vissuta contropelo, antidoto al male di vivere, alle conciliazioni mal tollerate, alla rinuncia alla pienezza; la rivincita graffiante di un amore sottopelle che non si piega a costrizioni strampalate, e leva la sua voce arrochita a spazzar via le nebbie, in un impeto di irrefrenabile rinnegamento.
That's all jazz!
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[+] splendida recensione!
(di roberta)
[ - ] splendida recensione!
[+] ha capito tutto !
(di franco)
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[+] attento a queste esortazioni :-)
(di let_8)
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tonino
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domenica 11 gennaio 2009
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grnde film !!!
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un film molto elaborato, quasi perfetto ... della sceneggiatura è inutile parlarne, visto che è tratta da una consolidata (e famosa) opera teatrale, ma per il resto ... attori (TUTTI) adattissimi nei loro ruoli, dialoghi entusiasmanti (forse in italiano si perde qualche sfumatura tutta english), stupefacente ritmo della narrazione, scenografie e costumi da paura, musiche perfette, fotografia eccezionale, regie, teatrale e filmica, grandiose (forse quella cinematografica fin troppo leziosa con la continua ricerca dell'inquadratura specchiata: specchio anamorfico del lavabo, biglia nera, ecc) ... insomma, un film veramente di alta scuola, assolutamente da vedere ...
PS prego tutti (T-U-T-T-I !!!) di non inserire recensioni prima dell'uscita del film ovvero senza averlo visto (ovviamente
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un film molto elaborato, quasi perfetto ... della sceneggiatura è inutile parlarne, visto che è tratta da una consolidata (e famosa) opera teatrale, ma per il resto ... attori (TUTTI) adattissimi nei loro ruoli, dialoghi entusiasmanti (forse in italiano si perde qualche sfumatura tutta english), stupefacente ritmo della narrazione, scenografie e costumi da paura, musiche perfette, fotografia eccezionale, regie, teatrale e filmica, grandiose (forse quella cinematografica fin troppo leziosa con la continua ricerca dell'inquadratura specchiata: specchio anamorfico del lavabo, biglia nera, ecc) ... insomma, un film veramente di alta scuola, assolutamente da vedere ...
PS prego tutti (T-U-T-T-I !!!) di non inserire recensioni prima dell'uscita del film ovvero senza averlo visto (ovviamente sono esclusi (anzi sono i benvenuti) coloro i quale riescono a vedere il film, prima dell'uscita nelle sale, in qualche anteprima)
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olgadikom
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venerdì 16 gennaio 2009
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una gustosa ricetta
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UN MATRIMONIO ALL’INGLESE Ingredienti: una pièce teatrale di un autore inossidabile come Noel Coward, da cui il film prende spunto; il conflitto tra vecchio e nuovo, allargato dagli individui al mondo, rappresentato dalla vecchia Inghilterra e dalla nuova America; le inquadrature originali e ricercate all’altezza di Gosford Park di Altman. A tali ingredienti base aggiungi: una scelta di brani musicali anni ’30 e seguenti o moderni (vedi Sex Bomb) che fanno respirare l’aria del periodo e hanno già dentro il sapore del jazz; una campagna inglese e una vecchia villa che rimangono negli occhi; un gruppo di interpreti all’altezza della situazione con qualche punta eccellente e qualcuna minore. Aggiungi infine al composto una sigla iniziale spiritosa e brillante come le battutine acide o fulminanti dei vari personaggi, servitù compresa.
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UN MATRIMONIO ALL’INGLESE Ingredienti: una pièce teatrale di un autore inossidabile come Noel Coward, da cui il film prende spunto; il conflitto tra vecchio e nuovo, allargato dagli individui al mondo, rappresentato dalla vecchia Inghilterra e dalla nuova America; le inquadrature originali e ricercate all’altezza di Gosford Park di Altman. A tali ingredienti base aggiungi: una scelta di brani musicali anni ’30 e seguenti o moderni (vedi Sex Bomb) che fanno respirare l’aria del periodo e hanno già dentro il sapore del jazz; una campagna inglese e una vecchia villa che rimangono negli occhi; un gruppo di interpreti all’altezza della situazione con qualche punta eccellente e qualcuna minore. Aggiungi infine al composto una sigla iniziale spiritosa e brillante come le battutine acide o fulminanti dei vari personaggi, servitù compresa.
Con queste componenti Stephan Elliott ha creato una commedia tra le migliori viste in questo periodo avaro di risate o sorrisi intelligenti. L’altezzosità e l’ostilità preconcetta degli inglesi snobbini e mummificati si scontrano con godibile esito con la freschezza della nuora americana, divorziata, spregiudicata e attenta a tutelare la sua libertà, anche se non mancano segreti poco limpidi nella sua vita. Questo a dimostrazione del fatto che quando si tratta di mettere a fuoco l’animale uomo nelle sue debolezze o nei suoi trionfi, spesso il nuovo e il vecchio si equivalgono. Comunque l’ambizione di dare uno sfondo alle caratteristiche personali dei protagonisti sembra riuscita perché il racconto, con qualche tratto melò, restituisce il senso della crisi di un periodo, di un passaggio d’epoca, simboleggiato da una donna che guida macchine da corsa , rifiuta gli stereotipi, afferma anche fisicamente il diritto di avere spazio e di fare scelte. Nel contesto più ampio, alla lentezza si sta sostituendo la velocità, c’è stato un primo conflitto mondiale e se ne prepara un altro con i relativi danni anche psicologici, nell’arte va in crisi la figurazione e irrompe l’astratto (vedi quadro di Picasso provocatoriamente regalato alla famiglia del marito dalla protagonista).
E ora la trama. Larita (Jessica Biel) incontra in Francia Iohn (Ben Barnes), un aristocratico inglese, ancora un ingenuo ragazzone che, affascinato dalla vissuta americana, la sposa. Successivamente i due si recano nella tenuta di famiglia per fare la conoscenza dei parenti di lui. L’incontro non è dei più facili, fatta eccezione per il suocero (Colin Firth) che con il suo disincantato distacco dalle piccinerie delle donne di casa è quello più aperto alle novità. Tra nuora e suocera (Christin K. S. Thomas) si scatena invece una vera e propria guerra, condotta con sottile e lampeggiante isteria dall’anziana, frustrata in tutti i suoi sogni circa il matrimonio del figlio e le mancate nozze delle due figlie zitelle. Il conflitto e la guerra dei nervi culminano prima in una caccia alla volpe alla quale Larita partecipa guidando una rombante motocicletta e poi in una chiarificazione che si svolge durante un ricevimento. Alla fine i due “diversi”, suocero e nuora, si ritrovano ad affermare insieme che chi rimane indietro non ha scampo. La decadenza della vecchia villa di famiglia prelude alla fine di chi vi si è rinserrato dentro senza nulla voler concedere a un mondo che sta cambiando.
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giulio
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lunedì 19 gennaio 2009
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un gioiello
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un vero gioiello di film!!!
ottimi la regia,la scenografia e gli interpreti
si ride di gusto a battute intelligenti e sardoniche, mai volgari ma feroci ,in puro stile british
un capolavoro di commedia
ottimi attori ottima storia
avercene di film così...
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yris2002
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martedì 10 marzo 2009
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quel sano ed autentico british humour!
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Brillante, frizzante, dolce, amaro, appassionato e appassionante, allegro e malinconico, autentico: è difficile non elargire aggettivi di elogio per un film che non mostra alcuna pecca. La costruzione è solida e dinamica allo stesso tempo, le interpretazioni attoriali ottime (sublime la Scott Thomas). Un film che sa farsi piacere, e riesce nel tentativo di accattivare il pubblico, non solo da un punto vista estetico, ma anche emotivo.
Il vero british humour che aleggia su tutto il film dall'inizio alla fine fa sorridere, ma anche pensare e sollecita riflessioni sulla necessità di abbandonare l'attaccamento ossessivo verso il passato, affrontando il nuovo che inesorabilmente avanza, e mette in discussione quelle certezze che sembravano inattaccabili e che si scoprono al contrario terribilmente fragili.
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Brillante, frizzante, dolce, amaro, appassionato e appassionante, allegro e malinconico, autentico: è difficile non elargire aggettivi di elogio per un film che non mostra alcuna pecca. La costruzione è solida e dinamica allo stesso tempo, le interpretazioni attoriali ottime (sublime la Scott Thomas). Un film che sa farsi piacere, e riesce nel tentativo di accattivare il pubblico, non solo da un punto vista estetico, ma anche emotivo.
Il vero british humour che aleggia su tutto il film dall'inizio alla fine fa sorridere, ma anche pensare e sollecita riflessioni sulla necessità di abbandonare l'attaccamento ossessivo verso il passato, affrontando il nuovo che inesorabilmente avanza, e mette in discussione quelle certezze che sembravano inattaccabili e che si scoprono al contrario terribilmente fragili.
Un film da vedere ed assaporare in ogni sua sottile piega!
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pg
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domenica 18 gennaio 2009
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spumeggiante.
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Godibile, ironico e spumeggiante. Graffiante affresco dell'upper class britannica raccontato da un Aussie che dimostra di conoscere bene il soggetto e l'epoca, anche se lo spider BMW fu prodotto dieci anni dopo. La Thomas recita il suo vero ruolo, quello della consorte acida. La Biel è alla sua altezza, con una marcia in più: il lato B mozzafiato.
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emilio zampieri
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giovedì 5 agosto 2010
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chi vuol esser lieto, sia!
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Che si fa quando non si ha voglia di vedere un film “impegnato”, ma allo stesso tempo non si vuole buttare una serata in una commediola esile-esile? Si guarda una commedia inglese in costume. E così, la bella yankee Larita (Jessica Biel) può essere (ingiustamente) accusata dalla perfida Mrs. Whittaker (Kristin Scott Thomas) di omicidio, senza scomporsi eccessivamente. La scena è intensa e drammatica. Lei confessa che iniettò all’ex marito malato del veleno letale, perché lui non aveva la forza per farlo da sé. E’ un sommo atto d’amore, un sacrificio che le procurò anche una causa penale in tribunale. Lui è pietrificato, e la telecamera inquadra, per un momento, la signora Whittaker: i suoi occhi sembrano dirci che il suo cuore indurito si è improvvisamente sciolto.
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Che si fa quando non si ha voglia di vedere un film “impegnato”, ma allo stesso tempo non si vuole buttare una serata in una commediola esile-esile? Si guarda una commedia inglese in costume. E così, la bella yankee Larita (Jessica Biel) può essere (ingiustamente) accusata dalla perfida Mrs. Whittaker (Kristin Scott Thomas) di omicidio, senza scomporsi eccessivamente. La scena è intensa e drammatica. Lei confessa che iniettò all’ex marito malato del veleno letale, perché lui non aveva la forza per farlo da sé. E’ un sommo atto d’amore, un sacrificio che le procurò anche una causa penale in tribunale. Lui è pietrificato, e la telecamera inquadra, per un momento, la signora Whittaker: i suoi occhi sembrano dirci che il suo cuore indurito si è improvvisamente sciolto. In fondo, anche lei ha avuto una vita difficile, costellata di dolori. Quindi, Medusa non è più Medusa? Certo che sì. “Lasciala andare”, dice Mrs. Whittaker al figlio, “verso il tramonto. A iniettare il suo veleno a un’altra famiglia. Va’ via di qui prima che il tuo passato ti raggiunga… di nuovo”. Difficile pensare a una battuta più crudele in un tale momento. Ma basta che Larita, prima di uscire, spinga vendicativamente a terra la statua della Venere di Milo (una copia, si spera…), frantumandola in mille pezzi, ché l’atmosfera si ricompone. La vita, non vale la pena di prenderla troppo seriamente. Un marito giovane e carino potrà forse essere rimpiazzato da uno più vecchio ma di certo più maturo e complice, e di certo il “clima” sarà più caldo altrove. Immergersi un po’ per sfiorare appena con le dita i fondali della tragedia, e prontamente risalire in superficie: ecco il segreto di questo genere.
Un plauso alla giovane Biel, a suo agio in tutto il film. Un baciamano all’impeccabile Kristin Scott Thomas che, se il copione lo avesse permesso, sarebbe riuscita persino a suscitare nello spettatore un po’ di comprensione per la iellata Mrs. Whittaker (quegli occhi che, per un istante, lasciano intravedere la vera Mrs. Whittaker!). Infine, un buffetto alla vera statua del film (altro che la Venere di Milo!): l’immarcescibile Colin Firth, che riesce sempre ad essere una presenza gradevole senza mai preoccuparsi di recitare. Se pubblicizzasse una marca di wurstel di suino, la sua espressione sarebbe sempre quella. O forse sono io ad avere le fette di suino sugli occhi?
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marco c.
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domenica 18 gennaio 2009
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bello davvero!
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Storia di una famiglia opulenta (ma oramai non più), tradizionale e chiusa al mondo esterno tanto che una donna americana (quindi evoluta per eccellenza) irrompe nell'ambiente arcaico e spudoratamente cieco, sconvolgendo gli equilibri (ma anche le speranze della "padrona"). Peraltro il figlio (marito dell’americana) non si era accorto (o non voleva accorgersene) delle aspettative riposte dalla madre nel condurre la famiglia fuori dalla crisi economica e come aggravante si ripropone anche la rivalità della “proprietà” del figlio. Ipocrisie, cattiverie, falsità, si scontrano con lo spirito libero di chi ha una visione di poche convenzioni, regole formali basate sull’ipocrisia, ma soprattutto aperta ai sentimenti interiori.
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Storia di una famiglia opulenta (ma oramai non più), tradizionale e chiusa al mondo esterno tanto che una donna americana (quindi evoluta per eccellenza) irrompe nell'ambiente arcaico e spudoratamente cieco, sconvolgendo gli equilibri (ma anche le speranze della "padrona"). Peraltro il figlio (marito dell’americana) non si era accorto (o non voleva accorgersene) delle aspettative riposte dalla madre nel condurre la famiglia fuori dalla crisi economica e come aggravante si ripropone anche la rivalità della “proprietà” del figlio. Ipocrisie, cattiverie, falsità, si scontrano con lo spirito libero di chi ha una visione di poche convenzioni, regole formali basate sull’ipocrisia, ma soprattutto aperta ai sentimenti interiori. Fa eccezione il marito della “padrona” bloccato dall’esperienza della guerra e rimasto sensibile solo alla sincerità e all’onestà. La “yankee” (anch’essa con un passato sofferente) ha investito sull’amore e si è ritrovata, suo malgrado, con un uomo che alla fine ha scelto il legame di sangue. Quindi in altre parole: conflitti tra modernità e arretratezza, rapporti tra genitori, figlio maschio e figlie femmine, e conflitti di classe (servitù), decritti con una ottima sceneggiatura, ottimi gli attori, così come i dialoghi e una più crescente capacità narrativa. Ottima l’interpretazione della “padrona” completamente presa a salvare la famiglia ostentando una dignità “formale” ma destabilizzata dagli eventi non più controllabili.
Ottimo!!
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marzaghetti
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domenica 13 gennaio 2013
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splendente jessica biel, stella di eleganza
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Tratto da una pièce teatrale dei primi del secolo, il film di Elliott rivisita in chiave briosa, moderna, quasi rock, contrapposizioni oggi forse un po' demodè: aplomb inglese e strafottenza americana, nobiltà e servitù, amore e convenienza, e via così... I dialoghi sono serrati e divertenti e le situazioni spaziano dal romantico /commovente all'assurdo/demenziale, senza apparente soluzione di continuità. Davvero splendente Jessica Biel, stella di eleganza e bellezza, che duella degnamente con la Scott Thomas, suocera odiosa da antologia.
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Tratto da una pièce teatrale dei primi del secolo, il film di Elliott rivisita in chiave briosa, moderna, quasi rock, contrapposizioni oggi forse un po' demodè: aplomb inglese e strafottenza americana, nobiltà e servitù, amore e convenienza, e via così... I dialoghi sono serrati e divertenti e le situazioni spaziano dal romantico /commovente all'assurdo/demenziale, senza apparente soluzione di continuità. Davvero splendente Jessica Biel, stella di eleganza e bellezza, che duella degnamente con la Scott Thomas, suocera odiosa da antologia. Emozionante il tango, triste e liberatorio, fra Biel e Firth. Valutazione: 3,0.
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