fabrizio friuli
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venerdì 27 agosto 2021
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una storia degna di essere conosciuta
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Un giovane ragazzo, durante una giornata scolastica, racconta ai suoi compagni la storia del cane Hachiko e del suo padrone, un professore di musica ( ovvero , il nonno del giovane ragazzo ) che lo trova e lo cresce sotto il suo tetto, ed ogni volta che il professor Wilson torna dal lavoro , il cane giapponese lo aspetta sempre nello stesso punto , però, in seguito alla tragica dipartita del docente Parker Wilson , l ' akita , pur essendo ignaro della disgrazia, vuole raggiungere il puntando incontro inesorabilmente e , pur riuscendoci, il fedele Hachiko può soltanto attenderlo , e , sebbene sia riuscito ad attirare l' attenzione della gente , la sua storia si conclude in modo infelice, infatti la sabbia della clessidra che rappresenta la sua esistenza si esaurisce ed Hachiko decede, divenendo però una figura emblematico, come Balto.
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Un giovane ragazzo, durante una giornata scolastica, racconta ai suoi compagni la storia del cane Hachiko e del suo padrone, un professore di musica ( ovvero , il nonno del giovane ragazzo ) che lo trova e lo cresce sotto il suo tetto, ed ogni volta che il professor Wilson torna dal lavoro , il cane giapponese lo aspetta sempre nello stesso punto , però, in seguito alla tragica dipartita del docente Parker Wilson , l ' akita , pur essendo ignaro della disgrazia, vuole raggiungere il puntando incontro inesorabilmente e , pur riuscendoci, il fedele Hachiko può soltanto attenderlo , e , sebbene sia riuscito ad attirare l' attenzione della gente , la sua storia si conclude in modo infelice, infatti la sabbia della clessidra che rappresenta la sua esistenza si esaurisce ed Hachiko decede, divenendo però una figura emblematico, come Balto.
È sicuramente un lungometraggio degno di essere visto , non solo perché si basa su una storia vera , ma anche per un ' altra ragione : il cane Hachiko dimostra che molti esseri umani ( anzi , tutti gli esseri umani ) dovrebbero imparare molto dai cani ( ovvero , dovrebbero imparare ad essere fedeli come loro , ed imparare ad amare come sanno amare i nostri amici a quattro zampe ) e invece , alcuni abietti esseri umani li abbandonano o li maltrattano , fortunatamente, non è stato il caso del protagonista. Proseguendo con l' analisi del lungometraggio, esso è dotato di una sceneggiatura notevole ed anche di una regia più che ottima , e ciò viene dimostrato dalla scena madre del film , ovvero quella in cui la fiamma della vita di Hachiko inizia ad indebolirsi fino alla sua estinzione, e in quel momento Hachiko rivede la vita gioiosa che Parker Wilson gli ha donato, prima della sua dipartita solitaria . Tuttavia , bisogna essere al corrente del fatto che alcuni spettatori potrebbero non essere restii alla visione del film , soprattutto se ci sono i soggetti che amano I cani , ed il lungometraggio " Hachiko- il tuo migliore amico" riesce a far versare innumerevoli lacrime sia agli amanti dei cani , ma anche agli spettatori più emotivi, nonostante ciò, questo lungometraggio è una meraviglia, e chiunque dovrebbe vederlo almeno una volta nella propria vita e saperlo amare, oppure provarci, però, dev'essere visto insieme a qualcuno/a che possa essere la spalla su cui piangere , perché un film oltre ad essere una meraviglia cinematografica, è atrocemente triste, tanto quanto Edward mani di forbice, Schindler ' s List e I Segreti di Brokeback Mountain, dei lungometraggi splendidi e iconici ma anch' essi sono atrocemente tristi , specialmente il lungometraggio burtoniano.
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valeone
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sabato 2 gennaio 2010
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rilancio delle emozioni o..operazione commerciale?
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E' vero: considerando ciò che mediamente ci offrono i film al giorno d'oggi, soprattutto in termini di valori rappresentati, Achiko suona piacevolmente come una voce fuori dal coro. La sua storia infatti , seppure appaia già vista sin dalle prime battute, ci prende x mano con la morbidezza di un peluche e ci accompagna fotogramma dopo fotogramma in un coacervo di affetti e malinconia, al quale , gioco forza, ci si adatta x poco + di un'ora e mezza. Già dall'uscita del cucciolo di Akita dalla sua gabbietta infatti, ci si ritrova istantaneamente nello stato d'animo di un bambino, ed il vero colpo di genio del regista stà nel congelare questa automatica sensazione di chiunque (dotato di un cuore pulsante) si trovi davanti allo schermo, per poi trasportarla sino alla fine della storia , in una progressione ineluttabile di rattristamento, enfatizzata da una soundtrack che muove subdolamente ogni sequenza.
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E' vero: considerando ciò che mediamente ci offrono i film al giorno d'oggi, soprattutto in termini di valori rappresentati, Achiko suona piacevolmente come una voce fuori dal coro. La sua storia infatti , seppure appaia già vista sin dalle prime battute, ci prende x mano con la morbidezza di un peluche e ci accompagna fotogramma dopo fotogramma in un coacervo di affetti e malinconia, al quale , gioco forza, ci si adatta x poco + di un'ora e mezza. Già dall'uscita del cucciolo di Akita dalla sua gabbietta infatti, ci si ritrova istantaneamente nello stato d'animo di un bambino, ed il vero colpo di genio del regista stà nel congelare questa automatica sensazione di chiunque (dotato di un cuore pulsante) si trovi davanti allo schermo, per poi trasportarla sino alla fine della storia , in una progressione ineluttabile di rattristamento, enfatizzata da una soundtrack che muove subdolamente ogni sequenza.
Il problema è che, aldilà di questa maestria nel gestire e soprattutto nel conservare x tutto il tempo del film un'emozione così naturale e immediata, in questa opera di Hallstrom nn c'è proprio null'altro: la storia è scontata (in quanto già leggenda), il plot narrativo è sconsideratamente piatto e monotòno, senza sussulti, senza variazioni, a volte persino senza allusioni. La malinconia diventa presto quasi angoscia, l'emozione diventa per taluni spettatori un giogo asfissiante, per altri semplicemente pianto disperato.
Le recitazioni impalpabili, compresa quella di Gere , scompaiono dietro alle espressioni (quasi sempre tristi) dei vari cani ke impersonano (esatto:impersonano!)il protagonista a 4 zampe, la fotografia è una cartolina illustrata da abbecedario, ma niente di + ....la musica, come già detto, diventa presto solo un viatico di ansia, tanto ke verrebbe a un certo punto da urlare,sempre più schiacciati nella propria poltrona: "SI' VA BENE ADESSO PIANGO....MA POI??!" .
Viene da chiedersi se tanta sapienza nel manipolare le emozioni doveva necessariamente estrinsecarsi in un modo così rigidamente unilaterale . Viene da chiedersi se in realtà nn sia stato fatto un film che, una volta sparsa la voce, voglia attirare proprio solo chi ha voglia di piangere...e nn chi dal cinema cerca pathos a 360° .
E' vero , sarebbe da far vedere a chi nn ama molto gli animali....peccato che costoro nn lo faranno mai..e per i bambini....meglio le polpette dal cielo !!
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(di marezia)
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il cinefilo
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lunedì 19 luglio 2010
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un fallimento quasi totale
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TRAMA:un piccolo cucciolo di cane denominato HACHIKO,proveniente dal Giappone,si ritrova ad affezionarsi ad un uomo di mezza età(Richard Gere,il quale sfiora il ridicolo)e insieme giocano,si tirano la palla,si ritrovano alla stazione dei treni ecc. e tutti coloro che gli stanno intorno si affezionano immediatamente a lui...ma quando il padrone-amico schiatta di colpo Hachiko andrà tutti i giorni alla stazione illudendosi di vederlo arrivare(ovviamente non arriverà più)e lo farà fino alla fine dei suoi giorni...RECENSIONE: Lasse Halstrom confeziona per il grande pubblico una piccola innocente fiaba che vorrebbe,forse,essere una riflessione sul rapporto che corre tra i cani e gli uomini(con annesso prologo del nipotino che racconta la storia a scuola,alla sua classe e ovviamente si commuovono tutti) o forse voleva semplicemente raccontare una "favola" che avesse come protagonista assoluto un piccolo,dolce,tenero cagnolino capace di arrivare dritto al cuore degli spettatori.
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TRAMA:un piccolo cucciolo di cane denominato HACHIKO,proveniente dal Giappone,si ritrova ad affezionarsi ad un uomo di mezza età(Richard Gere,il quale sfiora il ridicolo)e insieme giocano,si tirano la palla,si ritrovano alla stazione dei treni ecc. e tutti coloro che gli stanno intorno si affezionano immediatamente a lui...ma quando il padrone-amico schiatta di colpo Hachiko andrà tutti i giorni alla stazione illudendosi di vederlo arrivare(ovviamente non arriverà più)e lo farà fino alla fine dei suoi giorni...RECENSIONE: Lasse Halstrom confeziona per il grande pubblico una piccola innocente fiaba che vorrebbe,forse,essere una riflessione sul rapporto che corre tra i cani e gli uomini(con annesso prologo del nipotino che racconta la storia a scuola,alla sua classe e ovviamente si commuovono tutti) o forse voleva semplicemente raccontare una "favola" che avesse come protagonista assoluto un piccolo,dolce,tenero cagnolino capace di arrivare dritto al cuore degli spettatori.
Pultroppo l'operazione è miseramente(anche se moderatamente)fallita in quanto la sceneggiatura sembra partire dal presupposto che per scatenare la commozione sia sufficente appiccicare per quasi tutti i novanta minuti la cinepresa sui movimenti giocosi di Hachiko conditi con una dose eccessiva di "melensaggine zuccherosa" che,persistendo in continuazione minuto dopo minuto,finisce con scatenare una fastidiosa irritazione indegna dello scopo che ci si sarebbe voluti prefiggere.
Il piccolo protagonista canide non riesce quasi mai ad avvincere e divertire veramente(ne quando è piccolo ne quando muore)così come non convincono i personaggi di contorno della storia(il venditore di panini,il capostazione,l'amico giapponese)proprio a causa di quella fastidiosa "zuccherosità" che pervade l'atmosfera di innumerevoli sequenze del film che,insulsaggine dopo insulsaggine finisce per sfociare in un finale che rasenta fortemente il ridicolo involontario(ad Hachiko prima di tirare le cuoia gli viene spiattellato davanti un flashback di quando il padrone era vivo e giocavano insieme)e compie il miracolo negativo di riuscire a fare in modo che della morte di un dolce,tenero cagnolino non freghi niente a nessuno.
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(di vero2)
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(di ilenia nicoletti)
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